Tempo di lettura: 2 minutiUn nuovo importante passo nella comprensione dei meccanismi che regolano le cellule staminali. La scoperta arriva da uno studio del team diretto da Antonio Simeone dell’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati-Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Igb-Cnr) di Napoli. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, svela ora il ruolo di rilievo del gene regolatore Otx2 nella definizione dello stato delle cellule pluripotenti in vivo e in vitro e che questo dipende dal legame che esso ha con il gene Nanog. Otx2 è un gene regolatore noto anche per avere una funzione essenziale nello sviluppo del cervello. In parola povere, grazie a questo studio, i ricercatori sanno ora che il gene Otx2 potrebbe contribuire al controllo di queste cellule attraverso la regolazione diretta dell’espressione di questi fattori cruciali.
Contro i tumori
Il tema è molto complesso ma può avere implicazioni molto pratiche. Questa ricerca potrebbe avere infatti importanti risvolti in campo applicativo, visto che le cellule staminali embrionali hanno forti punti di contatto con le cellule staminali di alcuni tumori. Entrambe sono infatti immortali e questo significa che cogliere i meccanismi che controllano lo stato delle cellule staminali embrionali potrebbe aiutare a comprendere quelli delle staminali tumorali, oppure sviluppare delle strategie per interferire con il loro mantenimento.
Un ricercatore lavora su una coltura di staminali
Alla base della vita
Va precisato che esistono due tipi principali di cellule staminali pluripotenti, cioè capaci di generare tutti i tipi di cellule staminali somatiche, le cellule staminali embrionali (Esc) e le cellule staminali dell’epiblasto (EpiSc). Le prime corrispondono in vivo alle cellule dell’epiblasto precoce della blastocisti (nome che ha l’embrione prima di impiantarsi nell’utero) e le seconde a quelle dell’epiblasto maturo dell’embrione che si è appena impiantato nell’utero, per cui le seconde derivano dalle prime. Le cellule dell’epiblasto dell’embrione, oltre a perpetuarsi come fanno tutte le cellule staminali, sono anch’esse caratterizzate dall’essere pluripotenti. Infatti da queste derivano tutte le cellule dell’organismo.
Staminali, una nuova scoperta del Cnr
News Presa, Ricerca innovazioneUn nuovo importante passo nella comprensione dei meccanismi che regolano le cellule staminali. La scoperta arriva da uno studio del team diretto da Antonio Simeone dell’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati-Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Igb-Cnr) di Napoli. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, svela ora il ruolo di rilievo del gene regolatore Otx2 nella definizione dello stato delle cellule pluripotenti in vivo e in vitro e che questo dipende dal legame che esso ha con il gene Nanog. Otx2 è un gene regolatore noto anche per avere una funzione essenziale nello sviluppo del cervello. In parola povere, grazie a questo studio, i ricercatori sanno ora che il gene Otx2 potrebbe contribuire al controllo di queste cellule attraverso la regolazione diretta dell’espressione di questi fattori cruciali.
Contro i tumori
Il tema è molto complesso ma può avere implicazioni molto pratiche. Questa ricerca potrebbe avere infatti importanti risvolti in campo applicativo, visto che le cellule staminali embrionali hanno forti punti di contatto con le cellule staminali di alcuni tumori. Entrambe sono infatti immortali e questo significa che cogliere i meccanismi che controllano lo stato delle cellule staminali embrionali potrebbe aiutare a comprendere quelli delle staminali tumorali, oppure sviluppare delle strategie per interferire con il loro mantenimento.
Un ricercatore lavora su una coltura di staminali
Alla base della vita
Va precisato che esistono due tipi principali di cellule staminali pluripotenti, cioè capaci di generare tutti i tipi di cellule staminali somatiche, le cellule staminali embrionali (Esc) e le cellule staminali dell’epiblasto (EpiSc). Le prime corrispondono in vivo alle cellule dell’epiblasto precoce della blastocisti (nome che ha l’embrione prima di impiantarsi nell’utero) e le seconde a quelle dell’epiblasto maturo dell’embrione che si è appena impiantato nell’utero, per cui le seconde derivano dalle prime. Le cellule dell’epiblasto dell’embrione, oltre a perpetuarsi come fanno tutte le cellule staminali, sono anch’esse caratterizzate dall’essere pluripotenti. Infatti da queste derivano tutte le cellule dell’organismo.
Vaccino per il cancro, non più un sogno In Europa già partiti i primi trial clinici
Prevenzione, Ricerca innovazioneVaccino per il cancro. Ricercatori e scienziati li chiamano “vaccini terapeutici”; sono vaccini che non servono a fare prevenzione, si somministrano a chi è già malato. Una delle applicazioni più interessanti di questi vaccini si prospetta in campo oncologico, questo significa che in un futuro non lontano li useremo per guarire dal cancro. In diversi Istituti di ricerca europei (molti dei quali sono in Italia) i vaccini per il cancro stanno diventando realtà, e si sta arrivando ai trial clinici.
L’idea alla base di diverse ricerche è quella di potenziare in laboratorio il sistema immunitario del paziente, “istruendolo” a riconoscere e ad aggredire le cellule cancerose. Questa, semplificando non poco, si chiama “immunoterapia” e i vaccini contro il cancro ne costituiscono una parte importante. Si potrebbe arrivare presto ad un vaccino universale.
Cambia insomma l’approccio alla malattia. Se il cancro fosse il nostro bersaglio, le terapie tradizionali potrebbero essere considerate come cartucce di un fucile da caccia: colpire un bersaglio è più facile se si usa una rosa di pallini, ma si fanno più danni. Con l’immunoterapia è come sostituire il fucile da caccia con un fucile di precisione. Un solo colpo per centrare il bersaglio, in maniera estremamente selettiva. Si tratta di terapie che in parte stanno già arrivando e in parte arriveranno nei prossimi anni. Insomma, un futuro più vicino di quanto si possa credere. In questo contesto merita di essere menzionata la scoperta della proteina Mical2, definita la proteina “amica” dei tumori, perché favorisce la proliferazione delle cellule malate. Cancellarla significherebbe bloccare le metastasi. La scoperta è arrivata da un gruppo internazionale coordinato dall’Italia, con la Scuola Superiore Sant’ Anna di Pisa. Altro Istituto che è molto avanti nella ricerca che porterà ad un vaccino terapeutico contro il cancro è l’Istituto Nazionale Tumori – Pascale di Napoli, in questo caso si cerca di combattere i tumori del fegato e presto si arriverà ai trial clinici. Si tratta naturalmente di un grandissimo passo in avanti, e certamente di una speranza concreta per un futuro non troppo lontano.