Tempo di lettura: 3 minutiDieta
Tristezza, ansia e stress in agguato al rientro delle ferie. “Nell’organismo umano l’umore e lo stato emotivo sono regolati dall’equilibrio di un certo numero di neurotrasmettitori cerebrali, tra cui la serotonina che è sintetizzata a partire dal triptofano, un amminoacido essenziale che deve essere introdotto con l’alimentazione. Cibi ricchi di questo amminoacido sono i funghi, le mandorle, le biete, gli anacardi, le uova, gli spinaci, il fegato, il cacao, il cefalo (muggine), il latte, i cereali integrali e i legumi”. Lo spiega la biologa nutrizionista dello Studio Abr Viviana Acclavio, che stila una sorta di decalogo per battere lo stress da rientro con l’aiuto dell’alimentazione.
“La serotonina, nota anche come ormone del buonumore – ricorda l’esperta intervistata da AdnKronos – manifesta a livello del sistema nervoso centrale diverse azioni, tra cui quella appunto di prendere parte al controllo del tono dell’umore, dei meccanismi del sonno e alla regolazione della sensazione di fame. Tra gli alimenti ricchi di triptofano c’è il cacao, ingrediente del cioccolato, dolce particolarmente ricercato quando ci si sente sottotono. Oltre a contenere triptofano, e quindi stimolare la sintesi di serotonina, il cioccolato è ricco di zuccheri (in quantità variabili a seconda che sia fondente, al latte, bianco, alle nocciole, eccetera), i quali attivano il sistema beta-endorfinico producendo una sensazione di benessere. Ma attenzione alle calorie”.
“Per gratificarci possiamo mangiare un alimento a noi particolarmente gradito, per esempio un dolce – suggerisce – ma nelle giuste quantità e preferibilmente accompagnato da una piacevole passeggiata”.
Ecco i consigli della biologa nutrizionista:
1) Solleviamo l’umore mantenendoci attivi e consumando cibi ricchi di triptofano andiamo a stimolare la secrezione di serotonina;
2) Dormiamo a sufficienza (almeno 7-8 ore per notte) perché, con il riposo, supportiamo numerose funzioni fisiologiche e patologiche, tra cui il rafforzamento della memoria e l’apprendimento. Inoltre eviteremo attacchi di fame;
3) Siamo fatti per il 60% circa di acqua, pertanto ricordiamoci di bere. Idratiamoci attraverso un regolare consumo di acqua e frutta e verdura di stagione, così aiuteremo anche il nostro organismo a eliminare le scorie metaboliche accumulate;
4) Limitiamo il più possibile le bevande alcoliche, in questo modo aiuteremo anche fegato e reni a depurarsi dagli aperitivi estivi. Fra tutte le bevande alcoliche, consumate eventualmente durante i pasti, diamo la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra);
5) Al mattino anticipiamo di 10 minuti la sveglia e dedichiamoci alla colazione. Ci sentiremo sazi più a lungo, introdurremo meno calorie nell’arco della giornata (rispetto a chi è abituato a saltare la prima colazione), tenderemo a mantenere il peso corporeo stabile. Inoltre, saltare il pasto più importante della giornata comporta un incremento della sintesi di cortisolo, detto anche ormone dello stress, la cui secrezione è già massima al mattino.
6) Consumiamo frutta, ortaggi, verdura, frutta secca, legumi, cereali integrali, tè, caffè e cacao, perché in questi alimenti troviamo anche dei fitocomposti ai quali si attribuiscono molteplici effetti: attività antiossidante e antinfiammatoria, stimolazione del sistema immunitario, modulazione del metabolismo ormonale, attività antibatterica e antivirale;
7) Per condire e insaporire preferiamo l’olio extravergine di oliva, poco sale ed erbe aromatiche. Tra i componenti dell’olio extravergine di oliva troviamo il beta-carotene, i tocoferoli e i polifenoli con azione antiossidante. Preferisci il sale iodato al sale comune, non superare comunque la quantità di 5 grammi al giorno (un cucchiaino da caffè), in quanto il sale contribuisce allo sviluppo dell’ipertensione arteriosa. Le erbe aromatiche contengono vitamine e composti fenolici contro l’invecchiamento cellulare;
8) Consumiamo 2-3 volte a settimana i prodotti della pesca. I pesci hanno una variabilità di composizione molto elevata, pertanto si consiglia di variarne la scelta. Sono la principale fonte alimentare di omega 3, oltre che una buona fonte di minerali come ferro, zinco, rame. Crostacei e pesci marini sono ricchi di iodio e fluoro (per quest’ultimo sono la principale fonte alimentare dopo l’acqua potabile);
9) Mastichiamo e non ingurgitiamo. Il pasto deve essere un momento conviviale e necessita di un tempo adeguato. Mangiando lentamente, e aumentando il numero di masticazioni, introduciamo meno calorie e aumentiamo il senso di sazietà. Al cervello occorrono circa 20 minuti per generare la sensazione di sazietà;
10) Facciamo il pieno di vitamina A, E, C e degli oligoelementi zinco e selenio per contrastare i malanni della stagione che ci aspetta. Questo autunno a tavola non potranno mancare agrumi, kiwi, cavoli, broccoli, cavolfiori, rucola, ravanelli, pesce e carne fonti di zinco e di selenio.
Mamme over 60, ecco che ne pensano i medici
News PresaA 62 anni suonati è diventata mamma. La storia di Maria Rosaria Veneruso ha fatto in un lampo il giro d’Italia. Del resto, riuscire ad ottenere e a portare a termine una gravidanza a quell’età non è cosa di tutti i giorni. Prima della nascita di Elias, questo il nome dato al bimbo, la donna aveva affrontato quattro gravidanze interrotte ed è riuscita ad avere un figlio solo a seguito di una cura ormonale. Un caso che, tra favorevoli e contrari, sta facendo molto discutere. Ma cosa ne pensano gli “addetti ai lavori”, qual è il parere dei ginecologi e dei pediatri?
Per il ginecologo Alessandro Resta il problema è sia medico che sociale.
«Dal punto di vista medico – spiega – una gravidanza a questa età, con la conseguente produzioni di ormoni, può aumentare il rischio di malattie come le lesioni mammarie o anche patologie cardio vascolari. Per un fisico non più giovanissimo, anche se allenato, il peso di una gravidanza può essere un problema. Per quanto riguarda il bambino aumenta poi il rischio di malattie genetiche ad esempio la Sindrome di Down e correlate. Al di là di questo esiste un problema di tipo sociale, con l’andare degli anni diventa difficile allevare dei figli adolescenti».
Per il pediatra Antonio D’Avino, segretario provinciale della Fimp Napoli, bisogna tutelare il diritto delle donne di essere madri. «Nella mia esperienza di pediatra di famiglia vedo infatti moltissime madri giovani che non sanno né apprezzare né prendersi cura nel modo adeguato dei propri figli. Allo stesso modo vedo invece madri “attempate” che hanno lottato per riuscire ad arrivare ad una gravidanza. Donne che sanno di dover affrontare la genitorialità in età avanzata, ma che hanno tutti gli strumenti per essere delle ottime madri». Lo dice Antonio D’Avino, segretario provinciale della Fimp Napoli in merito alle polemiche scatenate dalla nascita del piccolo Elias.
«E’ evidente – spiega D’Avino – che dal punto di vista medico portare a termine una gravidanza oltre i 60 anni espone la partoriente e il nascituro ad alcuni rischi. Tuttavia, con la dovuta assistenza e superato il parto, non c’è alcun rischio che la gravidanza possa mettere il bambino in una condizione di svantaggio rispetto a nascituri partoriti da madri non attempate». I pediatri sottolineano il valore di una corretta informazione per i genitori. Molte mamme, anche giovani, non hanno idea di come nitrire correttamente i propri bambini durante fasi delicate della crescita (8-9 anni). «La Campania – conclude D’Avino – ha un grave problema di obesità infantile, un problema che andrebbe affrontato velocemente». Clicca qui per i dati
Dati obesità
Farmaco-resistenza, l’apocalisse dei superbatteri
Farmaceutica, News PresaPer il quotidiano britannico The Guardian quella della farmaco-resistenza è una vera e propria apocalisse annunciata. I titoli, si sa, devono fare sensazione, ma in questo caso non si tratta di un’esagerazione. Per capirlo basta guardare ai 700mila decessi annui legati a infezioni resistenti agli antibiotici (dati Ocse). E sono addirittura 10milioni i morti previsti per lo stesso motivo nel 2050. Se questa non è l’apocalisse poco ci manca. I numeri sono talmente alti da far prevedere un sorpasso rispetto a malattie gravissime come il tumore o il diabete, e addirittura le morti per incidenti stradali.
I dati
Facile immaginare l’impatto negativo sul PIL mondiale; la stima (dati del Fondo Monetario Internazionale) è di una perdita che si aggirerà attorno al 3,5% in meno, con un costo indiretto sull’economia mondiale di 100mila i miliardi. Altro dato allarmante è che è prima nella classifica europea con percentuali di resistenza tra le più elevate (7% – 10%). Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) colpiscono 284.000 pazienti ogni anno e causano 4.500 – 7.000 decessi con costi annui superiori a 100 milioni di euro.
Uno scenario apocalittico, quindi, quello lanciato dall’Unione Europea che ha identificato l’AMR come una delle principali priorità della sua agenda politica e che con OMS, FAO, OIE, EFSA e EDCD definisce la resistenza agli antimicrobici come un serio rischio per la salute umana ed animale. Ed è proprio accendere i riflettori sull’avanzata mondiale delle infezioni, e sulla rapidità delle azioni da mettere in atto per contrastarla, l’obiettivo del convegno «Una nuova resistenza contro la sfida globale dei superbatteri». L’associazione G. Dossetti punta il dito sul problema antibiotico-resistenza e scattando una fotografia dello stato dell’arte dell’AMR. Un evento, quello di domani (21 settembre) di carattere nazionale – con il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità – al quale parteciperanno i maggiori esperti delle istituzioni pubbliche, del mondo clinico ed accademico e delle società scientifiche, e che darà voce anche all’industria farmaceutica, proprio nell’ottica del sistema one health raccomandato dalla comunità scientifica internazionale (per il programma della giornata, clicca qui Scheda convegno e Iscrizione)
«Il 21 settembre – dichiara Claudio Giustozzi Segretario Nazionale – l’associazione Dossetti inaugura l’era postantibiotica in Italia e farà le sue proposte, perché la resistenza dei superbugs mette a rischio la vita di tutti, mentre l’industria farmaceutica registra un numero sempre più limitato di nuovi antibiotici». La parola d’ordine del convegno sarà antimicrobial stewardship. «Non basterà – conclude Dossetti – lavarci bene le mani per evitare il primo morto in Italia questo è certo».
Infertilità di coppia, non scaricate la colpa su di lei
News Presa, PrevenzioneNella fertilità di coppia, e quindi anche nell’infertilità, le “responsabilità” non vanno cercate solo nella donna. Anzi, anche se spesso a finire sotto osservazione con esami e cure è lei, nel 50% dei casi il disturbo lo ha lui. In particolare il 25-30% degli under 18 ha già un problema che può compromettere la fertilità futura che sarebbe rimediabile facilmente, se riconosciuto in tempo. Il fatto è che in molti temono la visita dall’urologo o dall’andrologo, ignorando che il più delle volte non servono esami strumentali, analisi o trattamenti invasivi. Per informare gli uomini sull’importanza di una diagnosi attenta e tempestiva, in occasione del Fertility Day del 22 settembre la Società Italiana di Andrologia (SIA) propone regole per alleviare i problemi connessi all’infertilità di coppia che gravano di più sulla donna e ridurre il ricorso a procedure costose, lunghe e non sempre efficaci potrebbe essere fattibile con poche mosse, prima fra tutte l’obbligatorietà della presenza di un andrologo in tutti i centri di procreazione medicalmente assistita (PMA), proposta dagli andrologi a “garanzia” del benessere della coppia.
«La fertilità di coppia – spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA è legata indissolubilmente alla salute riproduttiva di entrambi i partner, perciò studiare solo le eventuali patologie femminili pregiudica la soluzione delle difficoltà di procreazione e soprattutto rende più spesso necessario il ricorso alle tecniche di PMA, anche quando potrebbero essere evitate, oltretutto peggiorandone i risultati. Tutto ciò inoltre, obbliga le donne a percorsi più impegnativi sia dal punto di vista medico sia psicologico, con un aumento della probabilità di complicanze e anche dei costi, legati al ricorso alla PMA e ai risultati non ottimali. Tutto questo può essere ovviato studiando a fondo anche il partner maschile». Una delle proposte SIA è che sia resa obbligatoria e vincolante la presenza della competenza andrologica in tutti i Centri di PMA e nei consultori del Servizio Sanitario Nazionale, per seguire il maschio in tutto il percorso della coppia; inoltre, presenta anche nuove raccomandazioni in cui sono inserite tutte le informazioni che ogni uomo dovrebbe conoscere per preservare la salute del proprio apparato sessuale e di quello dei figli.
Le regole SIA salva-fertilità
1 Attenzione all’alimentazione: diete ricche di grassi saturi riducono la concentrazione degli spermatozoi mentre gli omega-3 favoriscono la morfologia spermatica normale, inoltre occorre fare attenzione alla qualità dei cibi perché i pesticidi possono alterare lo sperma.
2 Mantenere il perso forma, perché l’obesità riduce i livelli di testosterone ed LH alterando la qualità e la quantità del seme.
3 Non fumare, perché il fumo si associa a una riduzione della conta spermatica, della motilità e a un incremento delle anomalie degli spermatozoi.
4 Non eccedere con gli alcolici, perché l’abuso è tossico sui testicolo ma anche un consumo abituale si associa a un progressivo peggioramento della fertilità, tanto più evidente quanto più è abbondante e frequente l’assunzione di alcol.
5 No all’attività sportiva in eccesso e ad androgeni anabolizzanti: sopprimono la spermatogenesi e riducono il volume dei testicoli. Gli effetti di solito sono reversibili una volta sospesa l’assunzione, ma possono servire anche due anni per tornare alla normalità.
6 No alle droghe di qualsiasi genere, marijuana compresa: provocano alterazioni dello sperma, con riduzione cospicua degli spermatozoi, che durano anche molto a lungo.
Droni e con fasci di luce, ecco come sono i defibrillatori del futuro
News PresaFasci di luce al posto delle scariche elettriche. L’idea di quelli che promettono di affermarsi come i defibrillatori del futuro è venuta ai ricercatori della John Hopkins University, negli Usa, in collaborazione con I’Università di Bonn, in Germania. Questi defibrillatori vengono definiti “ottici” perché al posto delle scariche elettriche si sfrutta il potere della luce. Ed è per questo che i ricercatori che sono a lavoro sul prototipo lo definiscono “un modo sicuro, delicato e indolore per ripristinare il funzionamento del cuore”. La differenza con gli impulsi elettrici è evidente. Gli impulsi di energia, oltre ad essere dolorosi, sono anche potenzialmente dannosi per il tessuto cardiaco. Le onde di luce riescono invece a modificare l’attività elettrica delle cellule.
I test
Nelle cavie è bastato pulsare la luce per un secondo per ripristinare il ritmo normale. Successo anche per il test sulla riproduzione fedele del cuore di un paziente che aveva già sperimentato un infarto e a rischio di aritmia. Mentre però nei topi è stata utilizzata luce blu, sulla riproduzione umana si è resa necessaria, per riuscire a penetrare completamente i tessuti, la luce rossa, che ha una lunghezza d’onda maggiore ed è quindi più potente. Le premesse sono dunque incoraggianti, ma i ricercatori della John Hopkins University hanno già chiarito che servirà ancora un lungo lavoro di sperimentazione prima che i defibrillatori ottici divengano parte integrante dell’equipaggiamento standard d’emergenza.
I droni
In fatto di defibrillatori esiste poi un’altra novità in arrivo dalla Germania, dove sta nascendo un progetto che prevede di utilizzare dei droni equipaggiati con defibrillatori automatici da far decollare in caso di necessità. Il responsabile del progetto “Deficopters” è Friedrich Nölle, geologo e presidente dell’organizzazione tedesca Definetz.
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L’idea è stata presentata in Italia al Forum di Samaritan International di Bolzano, forum che ha coinvolto le principali organizzazioni e associazioni di volontariato europee che si occupano di soccorso.
Virus Zika: diffusione triplicata a Miami Beach
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneTriplicata la diffusione del virus Zika nell’area di Miami Beach. Lo rende noto il Governatore della Florida, Rick Scott, secondo quanto riporta la Cnn.
Lo scorso mese erano stati cinque i casi accertati di persone contagiate dal virus. Finora, soltanto una zona del quartiere di Wynwood nella contea di Miami-Dade era stata identificata come sito di trasmissione locale del virus veicolato soprattutto dalle zanzare.
Il virus che terrorizza le mamme causa microcefalia (testa più piccola rispetto al resto del corpo) nei neonati, ma anche danni simili all’Alzheimer nel lungo periodo negli adulti. È quanto è emerso da una ricerca pubblicata sulla rivista ‘Cell Stem Cell’ secondo la quale si è visto che nelle cavie in cui è stato inoculato il virus, le cosiddette “staminali neuronali” (che danno poi vita alle cellule del cervello) vengono colpite. Ciò avviane in quelle aree come l’ippocampo che sono specializzate nell’apprendimento e nella memoria.
Secondo il professore Sujan Shresta del ‘La Jolla Institute of Allergy and Immunology’ benchè Zika negli adulti non manifesti sintomi gravi nel lungo periodo potrebbe danneggiare le staminali neuronali che vengono conservate in alcune zone del cervello gia’ sviluppato per sostituire i neuroni danneggiati. Questo potrebbe causare – i test sono stati finora limitati ai topi da laboratori – sintomi della demenza tipici dell’Alzheimer
Tumore del pancreas, troppi pazienti abbandonano la Campania
Economia sanitaria, News PresaIn Campania la migrazione sanitaria continua ad essere un grave problema, spesso a spingere i pazienti verso altre regioni è la necessità di dover curare un cancro. Per il tumore del pancreas, uno dei più letali, partono verso altre regioni circa 250 pazienti, il 40% dei nuovi casi diagnosticati. I dati emergono dal convegno dell’Associazione dei chirurgi ospedalieri italiani presieduto dal dottor Carlo Molino e ospitato al Cardarelli di Napoli. Gli esperti si sono ritrovati al Cardarelli proprio perché l’ospedale collinare, grazie al dottor Molino, è la principale azienda ospedaliera che riesce ad arginare questa emorragia di pazienti. Stando ai dati emersi in occasione del convegno, in Campania si registra anche un altro preoccupante fenomeno che riguarda sempre il tumore al pancreas. La Campania, regione nella quale non si registrava in passato una forte incidenza di questo tipo di tumore, ha invertito il trend. Siamo ormai molto vicini ad una prevalenza dell’1,3% del Nord Italia.
Oltre alla chirurgia tradizionale, il dottor Molino ha il primato di essere stato il primo del Mezzogiorno d’Italia a praticare al Cardarelli un intervento altamente innovativo riservato a pazienti altrimenti inoperabili. E’ certamente una semplificazione, ma aiuta bene a comprendere in cosa consiste l’elettroporazione irreversibile. «Questa tecnica non termica – spiega il dottor Molino – si usa nel trattamento dei tumori del pancreas non resecabili e non suscettibili di termoablazione.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=oOEqAy8Bb0U[/youtube]
Si usano campi elettrici che di fatto uccidono le cellule tumorali alterando la permeabilità delle membrane. In questo modo le strutture vascolari o biliari non vengono intaccate dal processo di distruzione del tumore. Altro vantaggio è quello di poter intervenire con una guida ecografica, questo consente di inserire e posizionare gli aghi nel tumore, attraverso i quali viene poi trasferita la corrente. L’obiettivo di questo convegno è anche quello di arrivare alla validazione di un protocollo che possa servire da guida nel trattamento dei casi che ogni chirurgo può trovarsi a dover affrontare».
Un killer silenzioso
Una delle caratteristiche che rendono il tumore del pancreas estremamente pericoloso è l’assenza di sintomi evidenti in una fase iniziale. In realtà anche quando sono presenti sintomi si tratta di disturbi aspecifici, che possono essere facilmente attribuiti ad altro sia dai pazienti sia dai medici. Questo in molti casi comporta una diagnosi tardiva, quando la malattia è già estesa. Sintomi più chiari, ma comunque variabili a seconda della zona del pancreas colpita dalla neoplasia, compaiono quando il tumore ha iniziato a diffondersi agli organi vicini o ha bloccato i dotti biliari. Alcuni di questi campanelli d’allarme sono la perdita di peso e di appetito, ittero, dolore nella parte superiore dell’addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito. In alcuni casi, circa il 10%, il paziente può sviluppare il diabete. Al convegno di Napoli hanno preso parte i maggiori esperti del campo provenienti da tutto il mondo. Tra di loro anche il professor Robert Martin, colui che ha messo a punto la tecnica di elettroporazione irreversiblie. Il convegno è stato aperto dal saluto del Direttore Generale del Cardarelli Ciro Verdoliva alla presenza dei presidenti Diego Piazza (Acoi), Francesco Corcione (Sic), Francesco Stanzione (Acgc), Guido De Sena (presidente onorario del convegno) e Carlo Molino
Fondo Globale: 20 milioni vite salvate da AIDS, tbc e malaria
Farmaceutica, News Presa, PrevenzioneSono più di 20 milioni le vite salvate dal Fondo Globale per la Lotta contro Aids, Tubercolosi e Malaria, nei paesi in cui opera, tra il 2002 e il 2014. I decessi per Hiv, Tbc e malaria sono diminuiti di un terzo. Oltre 9 milioni di persone hanno avuto il trattamento antiretrovirale (Art), oltre 15 milioni hanno ricevuto le cure per la Tbc e 659 milioni di zanzariere, impregnate di insetticida, sono state distribuite attraverso i programmi di lotta contro la malaria. In vista della Quinta Conferenza di Rifinanziamento del Fondo che si apre oggi, 16 settembre, a Montreal-Quebec in Canada, sono stati messi in campo, in questi mesi, programmi per sollecitare l’impegno dei governi. L’Italia ha gia’ annunciato un aumento del 30 per cento del suo contributo, portandolo a 130 milioni di euro per il triennio 2017-19. L’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’Aids ha chiesto al Fondo Globale di potenziare le attivita’ di monitoraggio dell’esecuzione dei propri interventi, per massimizzarne l’efficacia. The ONE Campaign sottolinea che: “Oltre 17.000 ragazze contraggono l’Hiv ogni settimana. Questa non e’ una coincidenza – la poverta’ e’ sessista. Sappiamo che il Primo Ministro Renzi e’ personalmente impegnato nella lotta contro la poverta’ estrema. Assicurandosi che l’Italia giochi la sua parte nel finanziamento del Fondo Globale in Canada, saranno gettate le basi per un’audace agenda della presidenza italiana del G7 il prossimo anno, che ponga al centro donne e bambine”.
Il Fondo Globale, creato durante il G8 di Genova nel 2001, e’ un organismo multilaterale composto da governi, societa’ civile e settore privato; un’istituzione che contribuisce al 57% dei finanziamenti internazionali per la tubercolosi, al 44% di quelli per la malaria e al 22% dei fondi per la lotta all’Aids. Raccoglie e investe oltre 3 miliardi di dollari all’anno per programmi gestiti da esperti locali in oltre 100 paesi.
Tiziana è stata uccisa dal cyber branco
News Presa, PsicologiaLa tragica fine di Tiziana Cantone lascia aperti molti interrogativi sulle dinamiche psicologiche che generano in rete delle cyber aggressioni. Pericolose quanto, se non addirittura più, di quelle reali. Dopo che quei video hot sono finiti sul web, la vita di Tiziana Cantone è cambiata per sempre. Lei ha provato a reagire, a tirarsi fuori dal fango, ma le mani di centinaia di migliaia di persone che non ha mai conosciuto l’hanno trascinata nuovamente giù. Il web non ha avuto per lei alcuna pietà. Per la professoressa Rossella Aurilio, presidente della Società italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale, si tratta di una vicenda che andrà analizzata molto e a lungo. Una storia nella quale non esiste una sola colpa ma alla fine c’è un’unica vittima.
Professoressa, perché questo accanimento?
«E’ l’area della sessualità che per sua natura scatena anche l’area della “morbosità”. Si arriva così all’estremo».
Si tratta del fenomeno del branco?
«C’è anche questa dinamica, resa ancor più brutale dal fatto che queste sono relazioni mediate. Chiunque abbia scritto insulti, abbia prodotto una parodia o semplicemente abbia messo un “mi piace” ad uno di questi post ha partecipato a questo dramma. Il problema è che chi faceva questo non vedeva negli occhi Tiziana, non veniva dissuaso dal suo dolore. Questa è anche un aspetto da tenere in considerazione».
Rossella Aurilio
I social sono dunque un pericolo?
«Lo sono se non ci poniamo il problema di comprenderli sino in fondo. Abbiamo creato un mondo virtuale del quale non conosciamo le leggi. Questo è il pericolo. Credo che i social facciano ormai parte della nostra vita quanto ogni altra cosa del nostro quotidiano. Dobbiamo prenderne coscienza e attrezzarci a viverci dentro nel modo giusto».
Tiziana è stata vittima di questo fenomeno?
«Credo che anche lei abbia commesso degli errori, anche se poi si dovrà capire sino a che punto la sua fragilità ne ha condizionato i comportamenti. Io però amplierei il discorso. Credo che dovremmo a questo punto fare una profonda autocritica, abbandonare ogni ipocrisia. Facciamo in modo che la fine di questa povera ragazza ci aiuti a migliorare. Facciamo in modo che il cyber branco non possa più aggredire nessuno».
Dieta: gli alimenti per battere lo stress da rientro
Alimentazione, News Presa, PsicologiaDieta
Tristezza, ansia e stress in agguato al rientro delle ferie. “Nell’organismo umano l’umore e lo stato emotivo sono regolati dall’equilibrio di un certo numero di neurotrasmettitori cerebrali, tra cui la serotonina che è sintetizzata a partire dal triptofano, un amminoacido essenziale che deve essere introdotto con l’alimentazione. Cibi ricchi di questo amminoacido sono i funghi, le mandorle, le biete, gli anacardi, le uova, gli spinaci, il fegato, il cacao, il cefalo (muggine), il latte, i cereali integrali e i legumi”. Lo spiega la biologa nutrizionista dello Studio Abr Viviana Acclavio, che stila una sorta di decalogo per battere lo stress da rientro con l’aiuto dell’alimentazione.
“La serotonina, nota anche come ormone del buonumore – ricorda l’esperta intervistata da AdnKronos – manifesta a livello del sistema nervoso centrale diverse azioni, tra cui quella appunto di prendere parte al controllo del tono dell’umore, dei meccanismi del sonno e alla regolazione della sensazione di fame. Tra gli alimenti ricchi di triptofano c’è il cacao, ingrediente del cioccolato, dolce particolarmente ricercato quando ci si sente sottotono. Oltre a contenere triptofano, e quindi stimolare la sintesi di serotonina, il cioccolato è ricco di zuccheri (in quantità variabili a seconda che sia fondente, al latte, bianco, alle nocciole, eccetera), i quali attivano il sistema beta-endorfinico producendo una sensazione di benessere. Ma attenzione alle calorie”.
“Per gratificarci possiamo mangiare un alimento a noi particolarmente gradito, per esempio un dolce – suggerisce – ma nelle giuste quantità e preferibilmente accompagnato da una piacevole passeggiata”.
Ecco i consigli della biologa nutrizionista:
1) Solleviamo l’umore mantenendoci attivi e consumando cibi ricchi di triptofano andiamo a stimolare la secrezione di serotonina;
2) Dormiamo a sufficienza (almeno 7-8 ore per notte) perché, con il riposo, supportiamo numerose funzioni fisiologiche e patologiche, tra cui il rafforzamento della memoria e l’apprendimento. Inoltre eviteremo attacchi di fame;
3) Siamo fatti per il 60% circa di acqua, pertanto ricordiamoci di bere. Idratiamoci attraverso un regolare consumo di acqua e frutta e verdura di stagione, così aiuteremo anche il nostro organismo a eliminare le scorie metaboliche accumulate;
4) Limitiamo il più possibile le bevande alcoliche, in questo modo aiuteremo anche fegato e reni a depurarsi dagli aperitivi estivi. Fra tutte le bevande alcoliche, consumate eventualmente durante i pasti, diamo la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra);
5) Al mattino anticipiamo di 10 minuti la sveglia e dedichiamoci alla colazione. Ci sentiremo sazi più a lungo, introdurremo meno calorie nell’arco della giornata (rispetto a chi è abituato a saltare la prima colazione), tenderemo a mantenere il peso corporeo stabile. Inoltre, saltare il pasto più importante della giornata comporta un incremento della sintesi di cortisolo, detto anche ormone dello stress, la cui secrezione è già massima al mattino.
6) Consumiamo frutta, ortaggi, verdura, frutta secca, legumi, cereali integrali, tè, caffè e cacao, perché in questi alimenti troviamo anche dei fitocomposti ai quali si attribuiscono molteplici effetti: attività antiossidante e antinfiammatoria, stimolazione del sistema immunitario, modulazione del metabolismo ormonale, attività antibatterica e antivirale;
7) Per condire e insaporire preferiamo l’olio extravergine di oliva, poco sale ed erbe aromatiche. Tra i componenti dell’olio extravergine di oliva troviamo il beta-carotene, i tocoferoli e i polifenoli con azione antiossidante. Preferisci il sale iodato al sale comune, non superare comunque la quantità di 5 grammi al giorno (un cucchiaino da caffè), in quanto il sale contribuisce allo sviluppo dell’ipertensione arteriosa. Le erbe aromatiche contengono vitamine e composti fenolici contro l’invecchiamento cellulare;
8) Consumiamo 2-3 volte a settimana i prodotti della pesca. I pesci hanno una variabilità di composizione molto elevata, pertanto si consiglia di variarne la scelta. Sono la principale fonte alimentare di omega 3, oltre che una buona fonte di minerali come ferro, zinco, rame. Crostacei e pesci marini sono ricchi di iodio e fluoro (per quest’ultimo sono la principale fonte alimentare dopo l’acqua potabile);
9) Mastichiamo e non ingurgitiamo. Il pasto deve essere un momento conviviale e necessita di un tempo adeguato. Mangiando lentamente, e aumentando il numero di masticazioni, introduciamo meno calorie e aumentiamo il senso di sazietà. Al cervello occorrono circa 20 minuti per generare la sensazione di sazietà;
10) Facciamo il pieno di vitamina A, E, C e degli oligoelementi zinco e selenio per contrastare i malanni della stagione che ci aspetta. Questo autunno a tavola non potranno mancare agrumi, kiwi, cavoli, broccoli, cavolfiori, rucola, ravanelli, pesce e carne fonti di zinco e di selenio.
Trombosi venosa: un’app tutta italiana per prevenirla
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa tecnologia digitale si conferma sempre più uno strumento di prevenzione. Una nuova applicazione per smartphone aiuta, infatti, a prevenire il rischio di trombosi venosa e di embolia polmonare e consente al medico una diagnosi più tempestiva. Il padre dell’invenzione è il direttore del modulo di Chirurgia traslazionale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, Paolo Zamboni che l’ha chiamata “Ve.Thro”, acronimo di Venous Thromboembolism. Lo sviluppo del software, funzionante sia sui sistemi Android sia su quelli Apple, lo si deve a “TechMobile”, azienda italiana specializzata nel settore telefonico fondata nel 2008 con sede a Cernusco sul Naviglio (Milano).
L’idea nasce nel 2007, “ho scritto un manuale tascabile – spiega il prof. Zamboni – per semplificare l’applicazione delle linee guida nelle corsie degli ospedali. Il libro e’ andato esaurito, ma come tutti i libri ha raggiunto solo una minoranza dei medici. Da qui e’ partita l’idea di digitalizzare il libro rendendolo una ‘app’. L’intuizione si basa su un presupposto: non esiste oggi medico che non abbia nel taschino uno smartphone”. L’applicazione ha però due versioni: una scaricabile liberamente dei pazienti e l’altra destinata esclusivamente ai medici. “Nel nostro dipartimento di Chirurgia – sottolinea Zamboni – stiamo progettando uno studio per verificare i vantaggi dell’utilizzo della ‘app’ professionale ‘Ve.Thro’ all’interno dell’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara”. Compilando un questionario sullo schermo dello smartphone, gli utenti non medici possono valutare il proprio grado di rischio tromboembolico ed eventualmente decidere di richiedere un consulto medico.
L’applicazione “Ve.Thro” prevede la risposta a un set di domande alle quali e’ associato un punteggio sulla base del quale l’applicazione fornisce una valutazione della classe di rischio del paziente. I medici, invece, possono utilizzare l’applicazione per valutare il livello di rischio dei propri pazienti e determinare le terapie piu’ adatte, differenziandole per grado di rischio, condizione medica, principi attivi utilizzabili e loro controindicazioni.