Tempo di lettura: 2 minutiIn alcune parti del mondo, gli insetti fanno parte della dieta. E in effetti alcuni di essi, come grilli e cavallette, hanno un contenuto di proteine confrontabile a quello della carne. Lo rivela una ricerca coordinata da Yemisi Latunde-Dada, del King’s College London e pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.
Lo studio, secondo i ricercatori, dimostra che gli insetti potrebbero davvero diventare i cibi del futuro e soddisfare le esigenze nutrizionali di un pianeta sempre più affollato. Insomma, potrebbero entrare a far parte anche della dieta degli occidentali.
In particolare, come rileva un rapporto della Fao da tempo gli insetti fanno parte della dieta tradizionale di regioni della Terra abitate da circa 2 miliardi di persone. In totale, nel mondo, sono circa 1.900 le specie di insetti che vengono comunemente mangiate e vendute nei mercati.
Che siano una fonte di proteine è risaputo ma, secondo gli autori dello studio, se si guarda agli insetti come sostituti della carne, bisogna fare una valutazione delle proteine e del ferro contenuti.
I ricercatori, infatti, hanno voluto scoprire se alcuni dei cibi del futuro potrebbero davvero essere l’equivalente di una bistecca.
Il ferro, ad esempio, è un nutriente particolarmente importante che spesso manca nelle diete senza carne, causando anemia, problemi di cognizione, al sistema immunitario e problemi in gravidanza.
Alla luce di questi dati, sono stati analizzati i livelli di ferro, calcio, rame, magnesio, manganese e zinco contenuti in cavallette, grilli, vermi e larve del coleottero Alphitobius diaperinus (vermi di bufalo). Inoltre è stata valutata anche la capacità che l’organismo umano ha di assorbire queste sostanze fornite da insetti e vermi. E’ emerso che, tra gli insetti commestibili, i grilli hanno i più alti livelli di ferro. Inoltre i minerali come calcio, rame e zinco contenuti in cavallette, grilli e vermi sono più facili da assorbire rispetto agli stessi minerali contenuti nella carne di manzo.
Il nuovo spray nasale che cura il raffreddore
News, Ricerca innovazioneIl raffreddore è una delle infezioni che più colpiscono l’uomo e, ad oggi, non esiste una cura vera e propria ma solamente rimedi che alleviano i sintomi senza accorciarne la durata. Alla cura e alla prevenzione di questa fastidiosa patologia ci penserà un nuovo spray nasale antivirale.
A progettare quello che potrebbe diventare il primo farmaco capace di curare effettivamente quest’infezione, prevenire l’insorgenza dei sintomi e la trasmissione,è Panoxyvir, Startup proveniente dal settore della bio medicina che ha vinto la XII Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta, concorso organizzato da alcuni incubatori universitari tra cui: I3P del Politecnico di Torino, 2i3T – Incubatore d’Impresa dell’Università degli Studi di Torino, Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale e Pépinière d’Entreprises Espace Aosta con il sostegno della Regione Piemonte.
Il nuovo spray nasale, quando verrà prodotto, attraverso l’uso di molecole fisiologiche che provengono dall’ossidazione enzimatica del colesterolo, gli ossisteroli, sarà in grado di prevenire e curare definitivamente il raffreddore.
Il progetto è stato sviluppato dal dottor David Lembo, responsabile laboratorio di Virologia Molecolare e Ricerca Antivirale – Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche di Orbassano; Giuseppe Poli, responsabile laboratorio Patologia – Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche di Orbassano e dai due Dottori di Ricerca che hanno contribuito alla scoperta, Andrea Civra, PhD, virologo attualmente assegnista presso Università di Torino e Valeria Cagno, PhD, virologa, attualmente borsista presso Università di Ginevra.
Un cuore da preservare
News Presa, PrevenzioneCi sta a cuore il tuo cuore. Con questo slogan la prevenzione cardiovascolare torna nelle farmacie italiane. La campagna 2016 promossa dalle quasi 600 farmacie della rete Apoteca Natura è ai nastri di partenza. Quali benefici per i cittadini? Prima di tutto controlli gratuiti per prevenire ictus, infarto e diabete. La campagna è realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) e l’Associazione Medici Diabetologici (AMD).
Le malattie cardiovascolari
Ogni anno per queste patologie si contano oltre 17 milioni di decessi in tutto il mondo, eppure le malattie cardiovascolari continuano ad essere sottovalutate, nonostante se ne conoscano molto bene i fattori di rischio. In questi ultimi tre anni la Campagna di prevenzione ha valutato fino al 2015 lo stato di salute cardiovascolare di 98.235 persone (64% donne e 36% uomini), di cui circa un terzo con meno di 55 anni.
Il questionario
A novembre verrà reso disponibile nelle farmacie Apoteca Natura un questionario per la prevenzione cardiovascolare le cui risposte consentiranno di valutare, tra l’altro, la probabilità di sviluppare in futuro un infarto o un ictus o il diabete mellito di tipo 2. I dati raccolti verranno elaborati e serviranno a sviluppare una vera e propria «Mappa del benessere cardiovascolare», che servirà a guidare le persone in un percorso di salute preventivo specifico. Altri benefici per i cittadini legati a questa campagna consistono nell’erogazione di servizi su prenotazione come la misurazione della pressione arteriosa con screening della fibrillazione atriale e la misurazione della colesterolemia totale, oltre alla compilazione del questionario. Insomma, un buon modo per prendersi cura del proprio cuore.
CDSS: il futuro passa per l’informatizzazione ospedaliera
Ricerca innovazioneIl futuro della Città della Salute e della Scienza di Torino (CDSS), passa anche per l’informatizzazione ospedaliera.
I quattro presidi ospedalieri dell’Azienda Ospedaliero Universitaria torinese fino a poco tempo fa utilizzavano sistemi informativi diversi tra loro che non permettevano di far circolare le informazioni sui singoli pazienti. Ora sono invece tutti “in rete” e parlano lo stesso linguaggio informatico.
Il progetto di informatizzazione ospedaliera (basato sul sistema informativo sanitario integrato TrakCare di InterSystems) nasce per unificare i diversi sistemi informativi dei quattro presidi e consentirà di velocizzare e snellire molte procedure.
Da ora infatti, la storia clinica del cittadino sarà “conosciuta” in tutti gli ospedali di CDSS e diventerà a portata di click per ogni dipartimento; in questo modo ogni medico potrà conoscere in tempo reale il passato medico del paziente e avere una panoramica più precisa del presente. Inoltre, non dovendosi più recare al CUP, sarà poi più semplice e veloce per il paziente, prenotare gli esami dopo una visita ambulatoriale.
Dal primo trimestre 2017, poi, TrakCare di CDSS potrà essere integrato col fascicolo sanitario elettronico della Regione Piemonte, pertanto gli esami che il cittadino effettuerà presso qualsiasi ospedale di CDSS saranno visibili in tutto il Piemonte.
Attraverso questo sistema sarà infine possibile avere la “Ricetta elettronica“, ovvero la gestione dematerializzata delle impegnative, che evita al medico di base di utilizzare la cosiddetta “ricetta rossa” ed al medico ospedaliero le cosiddette “autoimpegnative” o ricette bianche.
In Valle d’Aosta un piano contro la ludopatia
PrevenzioneSi articola in 9 punti il nuovo piano contro la ludopatia e il gioco d’azzardo patologico (GAP) presentato in Consiglio Regionale dall’Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali della Regione Valle d’Aosta, insieme all’azienda USL e con altri partner istituzionali e del territorio. A partire dal 13 ottobre i gestori delle sale da gioco e degli spazi per il gioco organizzato, dovranno frequentare un corso di formazione obbligatorio gestito dal Serd dell’Azienda USL, insieme alla Chambre valdôtaine e alla Confcommercio Valle d’Aosta. Ma l’assessorato sta predisponendo anche un progetto più ampio per trattare questa ‘patologia del gioco’ che si concluderà con l’approvazione del Piano Integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di Gioco d’azzardo patologico per il triennio 2016-2018.
Secondo quanto previsto dal nuovo piano, verrà costituito un tavolo tecnico aziendale costituito dai rappresentanti dei soggetti pubblici o privati che si occupano direttamente o indirettamente del GAP. Sarà poi istituito un osservatorio epidemiologico dedicato al tema (in collaborazione con l’Università della Valle d’Aosta) e stabilito in seguito un piano di azioni formative rivolte ai commercianti.
Anche la popolazione verrà coinvolta attraverso la collaborazione del Serd e degli operatori delle comunità terapeutiche, delle associazioni di volontariato e di altri enti pubblici e privati con iniziative di informazione: incontri a tema nei centri di aggregazione (biblioteche, locali da ballo, centri commerciali), Cineforum, iniziative culturali.
Attenzione particolare sarà poi rivolta alla popolazione a rischio come giovani, disoccupati e pensionati per i quali è prevista altra attività di informazione nei luoghi di aggregazione e di ritrovo e iniziative di prevenzione dei comportamenti a rischio, coinvolgeranno anche le fasce d’età più basse.
Verrà poi predisposto uno specifico punto di accoglienza, diagnosi, cura e riabilitazione dal GAP, un numero verde con informatori preparati sul tema oltre che un sito web aziendale ed un canale Youtube dedicati al GAP.
Transcan, le ricerche del Pascale all’avanguardia in Europa nella lotta ai tumori
News Presa, Ricerca innovazioneE’ una sorta di sportello bancario voluto da un consorzio di paesi europei per finanziare progetti di ricerca traslazionale in ambito oncologico. Si chiama Transcan, il coordinamento amministrativo è del Ministero della Salute, ma i soldi vengono dati soltanto ai più bravi. Quest’anno il tema su cui i ricercatori dovevano misurarsi per ottenere fondi è stata l’immunoterapia, la nuova e formidabile arma con cui si combattono i tumori. Hanno vinto in sette nell’ambito di una selezione internazionale. Nella lista anche due progetti coordinati da ricercatori del Pascale. I nomi dei due progetti dell’Istituto dei tumori di Napoli? «Hepamut» e «ReVolution», che portano la firma di Luigi Buonaguro e di Stefania Scala.
«La creazione di network tra team scientifici provenienti da diversi Paesi – dicono i due ricercatori – consente di concentrare competenze e approcci complementari sulla stessa proposta progettuale e di raggiungere sinergie che un istituto da solo non potrebbe realizzare». Ognuno dei due progetti include, infatti, partners da varie parti d’Europa: Italia, Francia, Spagna, Belgio, Estonia, Lettonia e Israele.
Nel dettaglio
Il progetto di Luigi Buonaguro, ha lo scopo di identificare molecole (antigeni) mutate utili per lo sviluppo di un vaccino terapeutico per il carcinoma epatocellulare (HCC) che è il tumore maligno primitivo del fegato più comune e rappresenta circa il 6% di tutti i nuovi casi di cancro diagnosticati in tutto il mondo (circa 750.000). «Attualmente, – spiega Buonaguro – la maggior parte dei pazienti arriva all’osservazione in uno stadio della malattia che può essere trattata con terapie con un impatto sulla sopravvivenza solo nel 10 massimo 30 per cento dei casi. In questo quadro generale al Pascale il nostro team multidisciplinare, che coinvolge anche il Direttore della S.C. Chirurgia Oncologica Addominale ad indirizzo epatobiliare, Francesco Izzo, è attivamente impegnato nello sviluppo di strategie vaccinali terapeutiche per il tumore del fegato».
L’altro progetto, quello di Stefania Scala, nasce da una collaborazione con il Dipartimento Uroginecologico dell’Irccs napoletano diretto da Sandro Pignata, ed ha come obiettivo il trattamento del cancro del rene metastatico. «Ogni anno in Italia – spiega Scala – vengono diagnosticati circa 12.000 nuovi casi di tumore del rene ed il 30 per cento si presenta già con malattia diffusa. Il nostro studio si propone di identificare nuovi biomarcatori che consentano di predire ed ottimizzare la risposta ai farmaci già in uso e di potenziare l’efficacia terapeutica attraverso nuove molecole». La buona notizia per il Pascale arriva a meno di un mese dall’insediamento del nuovo direttore generale, Attilio Bianchi, e al termine del mandato di direttore scientifico, Gennaro Ciliberto, in procinto di rivestire il prestigioso incarico al Regina Elena di Roma. «Questo importante risultato – dice Ciliberto – è un chiaro segno della presenza di elevate competenze e del lavoro di squadra portato avanti negli ultimi anni da numerosi protagonisti della nostra ricerca tra cui in particolare Paolo Ascierto e Gerardo Botti. Questo ulteriore finanziamento permetterà di accrescere la visibilità internazionale dell’istituto dei tumori di Napoli e dei suoi ricercatori ogni giorno impegnati a contribuire a scoperte dirette a migliorare la diagnosi e la terapia dei malati oncologici».
Grilli, stessi livelli di ferro di una bistecca
Alimentazione, News Presa, Ricerca innovazioneIn alcune parti del mondo, gli insetti fanno parte della dieta. E in effetti alcuni di essi, come grilli e cavallette, hanno un contenuto di proteine confrontabile a quello della carne. Lo rivela una ricerca coordinata da Yemisi Latunde-Dada, del King’s College London e pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.
Lo studio, secondo i ricercatori, dimostra che gli insetti potrebbero davvero diventare i cibi del futuro e soddisfare le esigenze nutrizionali di un pianeta sempre più affollato. Insomma, potrebbero entrare a far parte anche della dieta degli occidentali.
In particolare, come rileva un rapporto della Fao da tempo gli insetti fanno parte della dieta tradizionale di regioni della Terra abitate da circa 2 miliardi di persone. In totale, nel mondo, sono circa 1.900 le specie di insetti che vengono comunemente mangiate e vendute nei mercati.
Che siano una fonte di proteine è risaputo ma, secondo gli autori dello studio, se si guarda agli insetti come sostituti della carne, bisogna fare una valutazione delle proteine e del ferro contenuti.
I ricercatori, infatti, hanno voluto scoprire se alcuni dei cibi del futuro potrebbero davvero essere l’equivalente di una bistecca.
Il ferro, ad esempio, è un nutriente particolarmente importante che spesso manca nelle diete senza carne, causando anemia, problemi di cognizione, al sistema immunitario e problemi in gravidanza.
Alla luce di questi dati, sono stati analizzati i livelli di ferro, calcio, rame, magnesio, manganese e zinco contenuti in cavallette, grilli, vermi e larve del coleottero Alphitobius diaperinus (vermi di bufalo). Inoltre è stata valutata anche la capacità che l’organismo umano ha di assorbire queste sostanze fornite da insetti e vermi. E’ emerso che, tra gli insetti commestibili, i grilli hanno i più alti livelli di ferro. Inoltre i minerali come calcio, rame e zinco contenuti in cavallette, grilli e vermi sono più facili da assorbire rispetto agli stessi minerali contenuti nella carne di manzo.
Ottobre, mese della vista anche in Liguria
PrevenzioneSono stati un centinaio circa i genovesi che nelle prime settimane di ottobre si sono sottoposti agli screening gratuiti della vista proposti da Vistatour 2016, la campagna di prevenzione oculistica promossa in occasione del mese della vista da Commissione Difesa Vista Onlus per contrastare la scarsa educazione alla prevenzione che caratterizza gli italiani. Nel corso di alcune giornate, medici oculisti, ottici e studenti dell’istituto professionale Meucci, si sono alternati per offrire visite e controlli tra i quali l’esame della refrazione e test di Amsler e l’esame del fon oculare. Al termine di ogni test i sanitari, hanno rilasciato un foglio esiti utile per effettuare eventuali controlli più approfonditi.
Il problema della scarsa prevenzione sembra essere molto serio secondo i dati forniti da CDV: il 66% della popolazione italiana ha difetti visivi, il 70% dei genitori ritiene che una visita oculistica ‘non sia strettamente necessaria’ e il 60% dei bambini non si è mai sottoposto ad un controllo; tra gli adulti invece, il 50% dei soggetti di età tra i 40 e i 65 anni, non si sottopone a una visita oculistica da più di due anni o utilizza occhiali inadatti.
Il glaucoma nel nostro Paese è la patologia più in crescita ed è anche una delle più frequenti cause di cecità nel mondo, che colpisce circa il 2% dei soggetti di età superiore ai 35 anni. “Si tratta di una patologia subdola – spiega Giuseppe Bianchi del sindacato italiano ottici – e, purtroppo, quando poi si manifesta il rischio è che sia veramente troppo tardi. Uno dei campanelli di allarme, però, può essere quello di notare dei flash nell’occhio che ci devono far andare a misurare la pressione per capire se la nostra vista è a rischio”.
La Campania punta al benessere psicologico
PsicologiaDal 7 al 12 novembre torna in Campania la Settimana per il benessere psicologico, manifestazione organizzata dall’Ordine regionale degli Psicologi in collaborazione con l’Anci. Il programma, anche quest’anno ricco di iniziative dedicate ai cittadini, sarà illustrato mercoledì 2 novembre; ma già sono noti alcuni dettagli che lasciano pensare ad una manifestazione di grande successo. Ad aprire la kermesse ci sarà quest’anno il Sestetto Stradivari con un concerto dal titolo «Note di benessere». L’evento, coorganizzato con l’assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, vedrà il gruppo di musicisti dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia esibirsi lunedì 7 novembre dalle 20.30 al Teatrino di corte di Palazzo Reale.
La presidente Bozzaotra
«Il benessere psicologico – aveva detto la presidente Bozzaotra in occasione della scorsa edizione – è fondato sulla relazione tra gli individui e i luoghi in cui essi vivono. Ogni riflessione non può che partire quindi dai nodi problematici che emergono nei contesti sociali e dalle relazioni che in essi si vivono. Il benessere è quindi uno stato di equilibrio fra la persona e le richieste dell’ambiente in cui vive. Una delle finalità dell’intervento psicologico è quella di cogliere le risorse presenti nei contesti e utilizzarle in modo tale da favorire il cambiamento».
Benessere interno lordo
Con la settimana del benessere è nato anche l’indicatore “Bil”, Benessere interno lordo. Un indicatore che misura la qualità della vita dell’uomo e della comunità in cui vive e che non si contrappone al classico Prodotto interno lordo, ma lo integra facendone emergere la complessità. All’idea del Bil è legata la promozione di stili di vita che producono benessere psicologico, un benessere fatto cioè di conoscenza, cura e consapevolezza.
Sesso per noia tra gli adolescenti: educare ai sentimentI
Adolescenti, News Presa, Pediatria, Prevenzione, PsicologiaIn Italia gli adolescenti fanno sesso per noia, mancanza di attenzione e rispetto per il proprio corpo. Nell’ambiente si parla già di “banalizzazione del sesso”. «E infatti il quadro è preoccupante – si legge in una nota diffusa in occasione del Congresso nazionale congiunto della Società italiana di contraccezione e della Federazione Italiana di sessuologia scientifica. «Negli ambulatori ginecologici – rivela – c’è la fila delle 15enni che chiedono la pillola del giorno dopo o l’interruzione di gravidanza. A essere vittime del sesso facile e delle scarse conoscenze sulla contraccezione sono soprattutto le ragazze che per poco, una ricarica del cellulare, una borsa o qualche euro, si prostituiscono con i coetanei». «Una realtà inquietante per chi apprende per la prima volta questo fenomeno – commenta il professor Salvo Caruso, ginecologo, docente dell’Università di Catania e Past President della FISS -. Ma, per chi lavora tutti i giorni per risolvere incidenti di percorso a cui vanno incontro gli adolescenti (in questo caso, le adolescenti) questa notizia non fa notizia. Una cosa è certa: gli adolescenti fanno sesso, sesso a rischio, non solo per la gravidanza indesiderata e per l’aborto che ne consegue, ma anche per le malattie sessualmente trasmesse la cui infezione non è così pronta a dare segni di se (come la gravidanza). La malattia sessualmente trasmessa è più subdola, direi più a rischio per esiti alcune volte devastanti, sulla base del tipo di malattia acquisita. Nell’insieme, queste notizie sono il segnale, anzi una realtà, dell’insuccesso di progetti educativi/informativi rivolti agli adolescenti. Progetti non codificati, a random, insufficienti».
Per il ginecologo della Federazione dei sessuologi è ora che nel nostro Paese si insegni nelle aule l’educazione alla sessualità e ai sentimenti come materia con crediti scolastici. «Non ultimo – aggiunge – in questo momento storico sarebbe probabilmente più opportuno educare gli adulti (genitori) all’affettività verso i loro ragazzi, a trasmettere loro principi di sicurezza e di prevenzione. Ad essere più vicini a loro, sapendo che la sessualità fa parte delle curiosità dei giovani».
Gender, per molti genitori italiani è una parolaccia
News Presa, PsicologiaModerni, ma non troppo. I genitori italiani sono pronti, nella maggior parte dei casi, ad accettare l’omosessualità; tuttavia per la grande maggioranza di loro “gender” resta un termine sconosciuto, ma fonte di angosce, che non si riescono a placare con il dialogo perché sul tema c’è spesso un muro insormontabile con i figli e le parole restano mute. Così, anche se il 46% delle mamme e papà si rende conto che i figli attraversano l’adolescenza con evidenti incertezze, conflittualità e dubbi di orientamento sessuale più o meno marcati, uno su tre non sa come affrontarli e vive nella paura: anche se uno su due ammette che il mancato dialogo su questo tema possa compromettere una crescita armoniosa dei ragazzi, il 59% pensa che le discussioni sul gender possano disgregare la famiglia intesa in senso tradizionale, ritenuta tuttora l’unica accettabile da oltre un genitore su due.
L’osservatorio Paidòss
Un quadro di incertezza e timori che emerge dai dati di un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) presentata in occasione del terzo Forum della Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) condotta per cercare di capire se e come i genitori stiano comprendendo i grandi cambiamenti avvenuti nella famiglia negli ultimi anni. Se due genitori su tre ritengono ormai assimilabili alle famiglie tradizionali le coppie di fatto e uno su due considera la trasformazione dei modelli familiari sempre più presente e ineludibile nella società attuale, tuttora il 54% pensa che l’unica famiglia possibile sia quella fra uomo e donna e il 52% è contrario alla fecondazione eterologa. L’indagine è stata condotta da Datanalysis intervistando 1000 genitori di adolescenti dai 12 ai 16 anni, rappresentativi della popolazione generale.
Educare alla differenza
“L’identità di genere maschile e femminile è al centro di molti dibattiti educativi – spiega Giuseppe Mele, presidente Paidòss – e i nostri dati per la prima volta cercano di fare luce su ciò che pensano i genitori e dimostrano che nelle case degli italiani c’è soprattutto confusione, paura e ignoranza su questi temi. Eppure educare alla differenza e trasformarla in risorsa è fondamentale in ogni percorso di educazione affettiva e sessuale: oggi un milione di italiani si dichiara omosessuale o bisessuale, altri due milioni di persone hanno avuto esperienze sessuali o attrazione per persone dello stesso sesso. I primi segni di un diverso orientamento di genere si manifestano nell’80% dei casi prima dei 18 anni e sono moltissimi i ragazzi che devono affrontare dubbi e incertezze durante il difficile periodi dell’adolescenza: i genitori se ne rendono confusamente conto, ma sembrano incapaci di affrontare il tema con consapevolezza e con un obiettivo educativo. Al Nord del Paese l’apertura verso forme di genitorialità e di famiglia diverse è maggiore, ma ovunque c’è disorientamento, insicurezza e poca conoscenza del problema”.