Tempo di lettura: 2 minutiL’insufficienza venosa è un problema che le donne si trovano spesso ad affrontare, ma che spesso sottovalutano. Stando ai dati epidemiologici, questa condizione colpisce più del 55% delle donne nei Paesi industrializzati.
Lanfranco Scaramuzzino
«Il fatto che le signore sottovalutino la malattia – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare all’Ospedale Internazionale di Napoli – è di per se un fattore di rischio. Non dando peso a campanelli d’allarme come pesantezza, gonfiore alle caviglie e prurito, varici o vene varicose, o a fattori di rischio come familiarità, età, sovrappeso, gravidanze o contraccezione orale, solo 1 su 3 alla fine sa di essere malata e quindi viene curata».
Rendez-vous di esperti
I dati campani rispecchiano la realtà italiana, ma con un’inversione di tendenza rispetto al passato, perché le donne campane stanno finalmente mostrando una maggiore attenzione verso la prevenzione. Sul tema, nei prossimo giorni, a Napoli si terrà il 30° congresso “Flebologia Oggi”,
«Faremo il punto sull’importanza della nutrizione come terapia per molte malattie – spiega Scaramuzzino – sulla trombosi venosa, sempre di grande attualità, sul trattamento del piede diabetico, sull’insufficienza venosa ».
In memoria di Mario Caruso
Nel corso del congresso sarà anche commemorato Mario Caruso, giornalista del Mattino scomparso di recente, tra i pionieri dell’informazione sanitaria e medico-scientifica a Napoli e in Italia, con la consegna di una targa ricordo ai figli. Durante la giornata, infine, è in programma anche un’iniziativa di medicina preventiva e dello sport per i ragazzi, organizzata da Asc Sport Campania e Control Point, che mette a disposizione un camper attrezzato, e patrocinata dalla Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dalla Triennale dell’area sanitaria (FKT) dell’Università Federico II di Napoli. Dalle 9 alle 14 i ragazzi potranno sottoporsi ad una visita finalizzata all’attività sportiva senza rilascio di certificazione. Prenotazioni al 3928394501 (ore 9.00 13.00, dal lunedì al venerdì
FVG, aumenteranno gli screening sui tumori alla mammella e sul carcinoma all’ovaio
News, PrevenzioneAumenterà in Friuli Venezia Giulia il numero di donne invitate a sottoporsi agli screening per la diagnosi precoce dei tumori alla mammella e del carcinoma all’ovaio. Le beneficiarie saranno tutte coloro le quali, in famiglia, hanno avuto uno o più casi di questo tipo di patologie.
Ad affermarlo è stato l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca in occasione di un convegno sul carcinoma mammario organizzato a Udine dalla sezione provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT): è stato definito un protocollo di sorveglianza che prevede una consulenza genetica per determinare la eventuale predisposizione ad ammalarsi e le modalità di informare sulle conseguenze della malattia e dei modi in cui essa può essere prevenuta o curata.
Abbassare l’età delle utenti coinvolte negli screening sui tumori
Il Friuli Venezia Giulia è una realtà regionale in cui l’adesione al programma di screening mammografico è molto alta (lo stesso, purtroppo, non vale per quel che concerne l’intercettazione precoce dei tumori al colon e al collo dell’utero); l’obiettivo, ora, è quello di intensificare i controlli abbassando l’età delle persone coinvolte. Questa “mission” vedrà coinvolti tutti i professionisti del settore, a partire dai medici di famiglia, che potranno contare sull’importante collaborazione con la LILT, che – a detta della Telesca – ha una consolidata tradizione di capacità di intervento a fianco delle istituzioni per accrescere la sensibilità alla prevenzione. Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati circa mille casi di tumori, per un totale di circa 360.000 all’anno, di cui 9.000 in Friuli Venezia Giulia, dove convivono con la malattia ben 80.000 persone.
Grazie ai progressi della medicina e alle iniziative di prevenzione, questa malattia, potenzialmente grave, ha una percentuale di guaribilità molto buona (l’85 per cento dei casi).
Dall’UE, una nuova molecola contro il cancro
FarmaceuticaIl nome della molecola, come sempre, è molto complesso. Si chiama Olaratumab e la Commissione europea ne ha ratificato l’immissione in commercio. Perché questo sia importante è legato al fatto che viene impiegata per il trattamento dei sarcomi dei tessuti molli (STS) in fase avanzata, una grave e rara forma di cancro che nasce dal tessuto connettivo del corpo e può interessare nervi, ossa, cartilagini, vasi sanguigni e tessuti sottocutanei.
In circa il 60% dei casi la malattia si manifesterà in forma avanzata e soltanto la metà di questi pazienti vivrebbe più di 5 anni con le terapie attualmente disponibili. La aspettativa di vita per chi è malato da questa forma di cancro è la stessa da 40 anni, e questo dato che evidenzia l’urgente bisogno di farmaci nuovi e più efficaci per questa patologia. Olaratumab – il primo anticorpo monoclonale approvato per questa patologia – sarà dunque disponibile in Europa, in combinazione con doxorubicina per i pazienti adulti con STS avanzato non suscettibili di trattamento curativo con la radioterapia o la chirurgia e che non sono stati precedentemente trattati con doxorubicina.
I risultati
La decisione arriva dalla analisi dei risultati di uno studio di fase II, che ha mostrato un significativo miglioramento della sopravvivenza globale mediana (risultata quasi doppia rispetto alle attuali terapie) nei pazienti che avevano ricevuto olaratumab in associazione alla doxorubicina. La pubblicazione certifica l’approvazione scientifico-regolatoria da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), che ha dato il via libera in forma accelerata all’immissione in commercio della molecola, in considerazione della valenza clinica del farmaco, soprattutto in termini di sopravvivenza globale, della rarità della patologia e della assenza da decenni di nuove alternative terapeutiche per questi pazienti. L’approvazione della molecola è candidata a segnare una svolta nel trattamento di questa grave forma tumorale, Una vera boccata di ossigeno per i pazienti affetti da questa forma di tumore raro che colpisce circa 23.000 persone ogni anno nell’Unione Europea, di cui circa 3.000 ogni anno solo in Italia.
In Italia infezioni ospedaliere uccidono più della strada
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News Presa, PrevenzioneLe infezioni contratte in ospedale fanno più vittime della strada. I numeri parlano di 5000 morti contro delle 3.300 avvenute a seguito di incidenti stradali. A lanciare l’allarme è l’Amcli, l’associazione dei Microbiologi Clinici Italiana in occasione della giornata mondiale dell’antibiotico in programma per domani: la “lotta alla piaga delle infezioni da batteri antibiotico resistenti” deve “procedere di pari passo alla diffusione di una maggiore cultura ed appropriatezza nella somministrazione di trattamenti antibiotici nei pazienti che realmente ne abbiano necessita'”. In Europa ogni anno si registrano 4 milioni di infezioni ospedaliere, con 37mila decessi. In Italia ci si attesta sulle 500.000 infezioni, causa di 5000 decessi, le vittime della strada, invece, sono inferiori (3381 morti nel 2014). “Questo trend – sostiene Amcli – in continua crescita si deve da un lato alla grande capacita’ di evoluzione dei batteri, in grado di modificarsi e rendersi per questo ancora più resistenti ai trattamenti antibiotici attualmente disponibili. Parimenti, l’industria farmaceutica fatica a reggere il passo con i tempi”. “Proprio in occasione della giornata europea degli antibiotici Amcli ribadisce con forza il proprio impegno affinché siano valorizzate e sostenute microbiologie che svolgono il fondamentale lavoro di identificazione delle resistenze ai trattamenti antibiotici. Un momento essenziale per identificare l’antibiotico realmente più efficace per il paziente e, al tempo stesso, evitare sprechi economici effetto di terapie progressive che non riescono a contrastare efficacemente e con tempestività l’infezione in corso” ha dichiarato Pierangelo Clerici, Presidente Amcli e Direttore dell’Unita’ Operativa di Microbiologia dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Milano Ovest.
In Lombardia si lotta contro il diabete
PrevenzioneBanchi informativi, depliant esplicativi, screenign gratuiti, appuntamenti e incontri con medici, infermieri, personale sanitario specializzato. Questo e molto altro, per un totale di 1200 eventi, è stato organizzato dal 7 al 13 novembre in quasi 500 città d’Italia in occasione della “Giornata mondiale del Diabete 2016”. Giunta quest’anno all’undicesima edizione, questa giornata viene organizzata nel nostro Paese da 14 anni dall’associazione Diabete Italia Onlus per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sulla prevenzione e gestione di questa malattia. La giornata è stata istituita istituita dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1991 e viene celebrata il 14 novembre.
In Lombardia, regione che ha preso parte attivamente alla manifestazione, circa il 6% degli abitanti è colpito dal diabete; dei 580.000 diabetici, 430.000 sono casi conclamati e 150.000 quelli che invece non sanno di averlo. Secondo i dati forniti dall’assessore al Welfare Giulio Gallera, questa è una delle patologie croniche più diffuse sul territorio e comporta costi altissimi soprattutto perché è una malattia che tende a generare complicanze a lungo termine e perché tende a colpire sempre più frequentemente i giovani. In Lombardia il 90% dei malati assume medicinali e un paziente costa al servizio sanitario regionale 3000 euro ogni anno. Una cifra che può arrivare anche a 36 mila euro quando vi siano complicanze.
Secondo quanto riferito da Gallera, l’obiettivo della legge di riforma del sistema socio sanitario lombardo è proprio quello di rivolgere maggiore attenzione ai malati cronici, in particolari a quelli affetti da diabete passando dalla “semplice” cura del paziente ad un’assistenza che inizi con la prevenzione e che sostenga il malato durante l’intero percorso sanitario: dalla prevenzione, alla cura, anche negli stadi più difficili della malattia.In questo modo sarebbe garantito anche un importante risparmio economico.
Sono 415 milioni le persone adulte nel mondo affette da diabete e le stime parlano di 640 milioni entro il 2040.
Italia: un bimbo su 3 a rischio povertà ed esclusione sociale
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, PsicologiaIn Italia nel 2014 circa il 3 per cento dei bambini non disponeva di due paia di scarpe (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione), il 6 per cento non mangiava carne almeno una volta al giorno e non possedeva giochi a casa o da usare all’aria aperta, il 7 per cento doveva rinunciare a festeggiare il compleanno (quasi un bambino su tre è a rischio esclusione sociale), quasi il 10 per cento non poteva indossare abiti nuovi o partecipare a gite scolastiche, il 30 per cento non sapeva che cos’è una settimana di vacanza lontano da casa. Le oscillazioni territoriali mostrano valori quasi doppi nel Mezzogiorno. Il problema maggiore, però, non è la privazione materiale: chi nasce in povertà deve spesso fare i conti fin da piccolo con un’autentica, dolorosa, condizione di esclusione affettiva e sociale. Il bambino povero è spesso un minore più solo perché ha meno occasioni di svago e di socializzazione dei suoi pari: non può festeggiare il suo compleanno e di frequente non partecipa a quelli degli altri, né alle gite scolastiche; non può invitare gli amici a casa, condividere i suoi giochi con gli altri, anche perché a volte non ne possiede. Fin da piccolo, suo malgrado, comincia a essere segnato dallo ‘stigma’ della sua appartenenza sociale, a sperimentare quotidianamente e a volte con vergogna la propria ‘diversità’, perché sa di non poter accedere a una serie di beni e di servizi, ai quali tutti gli altri accedono e che anche lui vorrebbe poter fruire anche solo per fare parte del gruppo, per sentirsi alla pari e tra pari: nelle situazioni più estreme non ha la possibilità di acquistare una maglietta o un paio di scarpe nuove, ma sono in tanti a dover rinunciare a una bicicletta o a un monopattino di cui i suoi compagni di scuola fanno sfoggio.
Negli ultimi anni, in seguito ai provvedimenti messi in atto da alcuni comuni, deve rinunciare alla mensa scolastica e mangiare un panino un’aula a parte.
Il bambino povero finisce spesso per essere percepito come ‘altro’, ‘diverso’ dai suoi stessi amici, per essere emarginato dai giochi, in qualche caso perfino bullizzato in classe.
Sono migliaia i bambini e ragazzi protagonisti del 7°Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini, Supereroi” di Save the Children, che quest’anno, per la prima volta, viene pubblicato da Treccani e sarà disponibile nelle librerie italiane da inizio dicembre 2016.
Si tratta di un viaggio nell’Italia dei bambini e con i bambini per portare alla luce la dura realtà dell’infanzia a rischio ma che, allo stesso tempo, valorizza le risorse e le capacità di resilienza dei minori, veri e propri “Superpoteri” per resistere a situazioni di precarietà e superare condizioni di vita difficili.
È la fotografia di un paese in cui quasi 1 minore su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d’inverno perché i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Più di 1 minore su 4 abita in appartamenti umidi, mentre l’abitazione di oltre 1 bambino su 10che vive in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa.
Quello che le donne sanno… ma spesso sottovalutano
PrevenzioneL’insufficienza venosa è un problema che le donne si trovano spesso ad affrontare, ma che spesso sottovalutano. Stando ai dati epidemiologici, questa condizione colpisce più del 55% delle donne nei Paesi industrializzati.
Lanfranco Scaramuzzino
«Il fatto che le signore sottovalutino la malattia – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare all’Ospedale Internazionale di Napoli – è di per se un fattore di rischio. Non dando peso a campanelli d’allarme come pesantezza, gonfiore alle caviglie e prurito, varici o vene varicose, o a fattori di rischio come familiarità, età, sovrappeso, gravidanze o contraccezione orale, solo 1 su 3 alla fine sa di essere malata e quindi viene curata».
Rendez-vous di esperti
I dati campani rispecchiano la realtà italiana, ma con un’inversione di tendenza rispetto al passato, perché le donne campane stanno finalmente mostrando una maggiore attenzione verso la prevenzione. Sul tema, nei prossimo giorni, a Napoli si terrà il 30° congresso “Flebologia Oggi”,
«Faremo il punto sull’importanza della nutrizione come terapia per molte malattie – spiega Scaramuzzino – sulla trombosi venosa, sempre di grande attualità, sul trattamento del piede diabetico, sull’insufficienza venosa ».
In memoria di Mario Caruso
Nel corso del congresso sarà anche commemorato Mario Caruso, giornalista del Mattino scomparso di recente, tra i pionieri dell’informazione sanitaria e medico-scientifica a Napoli e in Italia, con la consegna di una targa ricordo ai figli. Durante la giornata, infine, è in programma anche un’iniziativa di medicina preventiva e dello sport per i ragazzi, organizzata da Asc Sport Campania e Control Point, che mette a disposizione un camper attrezzato, e patrocinata dalla Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dalla Triennale dell’area sanitaria (FKT) dell’Università Federico II di Napoli. Dalle 9 alle 14 i ragazzi potranno sottoporsi ad una visita finalizzata all’attività sportiva senza rilascio di certificazione. Prenotazioni al 3928394501 (ore 9.00 13.00, dal lunedì al venerdì
Tumore al pancreas, ecco cosa sta succedendo in Italia
PrevenzioneTumore al pancreas
Il dato è enorme e fa paura: nel 2016 in Italia sono previste 13mila 500 nuove diagnosi di tumore del pancreas. Negli ultimi cinque anni il numero di casi è cresciuto del 18% (erano 11.000 nel 2011). Un incremento di incidenza che preoccupa, visto che si tratta di una delle neoplasie a prognosi più sfavorevole. Sotto accusa sono gli stili di vita, soprattutto la scorretta alimentazione e l’eccesso di peso. L’obesità aumenta del 12% il rischio di questa insidiosa malattia. Ma solo l’8% degli italiani sa che anche a tavola è possibile prevenirla. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha perciò deciso di aderire alla Terza Giornata Mondiale sul Tumore del Pancreas. L’evento internazionale si celebra domani ed è promosso da oltre 50 associazioni di pazienti, medici e semplici cittadini di 20 diversi Paesi. Le iniziative che interesseranno la Penisola sono presentate oggi a Milano in una conferenza stampa. «E’ una malattia in forte crescita in tutto il Mondo – spiega il professor Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Nel 2020 colpirà a livello globale 418mila persone e diventerà la seconda causa di morte per cancro in Europa. Le nostre conoscenze risultano ancora limitate e i programmi di screening sono inesistenti. In Italia solo il 7% dei casi è diagnosticato allo stadio iniziale cioè quando possiamo intervenire con maggiore efficacia. La prevenzione primaria oncologica è quindi ancora più importante. Scarsa attività fisica, alimentazione ricca di grassi e zuccheri e chili di troppo sono tutti fattori di rischio che possono essere contrastati attraverso corrette campagne informative ed educazionali».
La giornata mondiale
In Italia la Giornata Mondiale sul Tumore del Pancreas è realizzata sotto l’egida della Federazione Italiana delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia (FAVO) e di Salute Donna. Tra le varie iniziative si segnala quella di Napoli che si svolge venerdì sera presso al Teatro Sannazaro. L’evento musicale, dal titolo “Insieme per un futuro degno di nota”, vede l’esibizione dei diversi artisti ed è preceduto da un momento di talk show condotto da Cesara Buonamici. La compagnia Flamenco Tango Neapolis si esibisce nello spettacolo “VIENTO – Da Napoli a Siviglia… a Buenos Aires”. In tutta Italia verrà anche distribuito l’opuscolo relativo al progetto «Cooking Comfort Care – la nutrizione per la lotta contro il tumore del pancreas».
Aumenta depressione tra i giovani: 27 ricoveri al giorno
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, Psicologia, Ricerca innovazioneLa depressione è sempre più diffusa: l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nel 2030 sarà la patologia cronica più diffusa al mondo. Aumenta anche la diffusione tra i giovani e i giovanissimi: nel 2014 in Italia ci sono stati 9.924 ricoveri di adolescenti nella fascia 14-18, con una media annua di 27 ricoveri al giorno.
A lanciare l’allarme è la Sifo – Società Italiana di farmacia ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle aziende sanitarie. Disturbi dello spettro psicotico, del comportamento alimentare o della personalità, talvolta in compresenza di abusi di sostanze, dall’alcol agli stupefacenti, sono molto diffusi tra i giovani sempre piu’ spesso costretti al ricovero. Il fenomeno ormai, rappresenta una vera e propria emergenza. Eppure in Italia, denuncia la Sifo, (che terrà a Milano, dal 1º al 4 dicembre, un congresso sulle malattie psichiatriche ed in particolare sulla depressione come crisi globale) “c’e’ ancora carenza di strutture dedicate alla psicopatologia di pazienti d’eta’ compresa tra i 14 e i 18 anni. Capita spesso, infatti, che i ragazzi bisognosi di cure nelle fasi acute vengano ricoverati nei reparti psichiatrici per adulti”. Sul totale dei ricoveri, quasi uno su tre (il 27%) e’ avvenuto nei reparti di Psichiatria per adulti e non in Neuropsichiatria infantile o in un reparto dedicato in modo specifico alla Psicopatologia degli adolescenti, con cure e personale ad hoc.
“Il cambiamento del tessuto sociale, la crisi economica – aggiunge la SIFO – l’evoluzione del quadro famigliare, ma anche le migrazioni e le adozioni internazionali, in costante aumento” sono tra le cause principali dell’aumento tra i giovani.
La depressione aumenta in generale e il tema richiede attenzione – sottolinea la Sifo – l’aumento della casistica comporta una crescita dei costi per il Servizio sanitario nazionale e per l’area sociale, poiche’ si tratta di una patologia che riduce le funzioni della persona, limitando o impedendo il lavoro e la gestione familiare. La depressione, che colpisce in modo molto piu’ frequente le donne, puo’ essere dovuta a molte cause (ambientali, predisposizioni genetiche, stress, malattie organiche, farmaci, periodo post partum); non c’e’ quasi mai un unico fattore scatenante”.
«Sguardi d’energia» contro il tumore ovarico
News Presa, PrevenzioneSguardi d’energia, torna l’iniziativa che aiuta le donne malate di tumore a prendersi cura di sé e della propria bellezza, non rinunciare mai alla propria femminilità nonostante la malattia. Anche questo significa combattere il tumore ovarico, il più insidioso e meno conosciuto dei tumori femminili. Insomma, c’è bisogno di tutta l’energia possibile, perché recuperare un rapporto positivo con l’immagine di sé aiuta ad affrontare meglio le terapie. Per questo da lunedì 12 a venerdì 16 dicembre 2016, dalle ore 9 alle ore 17 presso l’UMACA di Oncoematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II (Via Sergio Pansini, 5- Edificio 1, piano terra, stanza 27), saranno organizzate delle sedute di trucco individuali riservate alle donne in cura per patologia neoplastica con i make up artist professionisti della Youngblood Mineral Cosmetics, azienda cosmetica americana che utilizza prodotti minerali e antiallergici. In Italia circa 37.000 donne convivono con un tumore ovarico: circa 5.000 i nuovi casi ogni anno e i numeri sono in forte aumento. Ma secondo un’indagine promossa da ACTO onlus, in Italia 6 donne su 10 non conoscono questa patologia, e il 70% non sa indicarne i sintomi e gli esami a cui sottoporsi.
L’iniziativa
“Sguardi d’energia” è promossa da ACTO Onlus (Alleanza contro il Tumore Ovarico), in partnership con Youngblood, e con il sostegno di Roche che si propone di aiutare le donne con tumore ovarico a riappropriarsi della propria bellezza. Gli incontri prevedono una seduta di di preparazione della pelle di circa 15 minuti e una di trucco della durata di 45 minuti, per un totale di un’ora. Ogni donna riceverà un kit personalizzato contenente i prodotti utilizzati nella seduta di trucco. È possibile iscriversi all’iniziativa entro lunedì 5 dicembre, contattando la segreteria organizzativa ai numeri 081-7463660 (dalle 10 alle 12) oppure 347-1361443 (dalle 14.30 alle 16) oppure 081/7462037 (dalle 10 alle 12) e 338-1141269 (dalle 14.30 alle 16).
ACTO
«ACTO è nata per stare accanto alle pazienti e sostenerle nel difficile percorso di malattia. Un percorso segnato da sofferenze fisiche e psicologiche in cui i cambiamenti spesso devastanti dell’aspetto fisico, conseguenti alle terapie, occupano un posto molto importante in quanto incidono profondamente sulla qualità di vita delle pazienti – spiega Nicoletta Cerana, Presidente di ACTO onlus – Alleanza contro il Tumore Ovarico – con questo progetto desideriamo aiutare le donne a riappropriarsi della propria bellezza nonostante la malattia, perché ognuna di loro guardandosi allo specchio dopo il trattamento non veda più la malattia ma solo una donna più bella e infinitamente più forte di prima».
Diabete, un’epidemia mondiale
PrevenzioneIl diabete? Secondo i clinici è ormai una vera e propria epidemia globale. Non è difficile crederci, visto che nel mondo se sono affette poco più di 400milini di persone. Se poi si pensa che le stime parlando di un incremento a 642milioni di pazienti nel 2040 il dramma è evidente. In Italia, paese che dovrebbe avere nel suo DNA i benefici della Dieta Mediterranea, il diabete colpisce oggi circa 3milioni di persone. Quindi il 5,5 della popolazione, numero al quale si aggiungono tutti i cittadini che sono malati, ma che non sanno di esserlo.
La giornata mondiale
Il 14 novembre si celebra la giornata mondiale contro il diabete ed è bene ricordare che oggi più che mai il diabete è una malattia che, se non trattata, può condurre alla morte. Purtroppo l’eventualità in molti casi è certezza, e l’Italia non fa eccezione. Lo dimostrano i dati di un’analisi del Global Burden of Disease 2015 Study che analizza le cause di mortalità legate a 249 malattie in 195 Paesi (tra cui l’Italia). Ne viene fuori un quadro nero. Il diabete causa ancora oggi in tutto il mondo oltre 1 milione e mezzo di morti, con un incremento del 32% nell’ultimo decennio (2002-2015). Ovviamente la malattia pesa, e non poco, sulle casse dei sistemi sanitari nazionali. Uno studio dell’Osservatorio Arno Diabete, nato dalla collaborazione tra la Sid e il Cineca (consorzio interuniversitario), ha stimato che il costo medio annuo per paziente è pari a 2.792 euro. Cifra generata dalle spese di assistenza ospedaliera (51%), di spesa farmaceutica (32%) e di assistenza ambulatoriale (17%), a cui vanno aggiunti i costi indiretti, che derivano per lo più da prepensionamenti e assenze dal lavoro.
L’alimentazione
«La dieta ideale per il diabete – si legge sul portale della Fondazione Veronesi – non è complessa o restrittiva. Pur dovendo fornire un apporto calorico giornaliero uguale a quello di una persona non diabetica (ovviamente se c’è sovrappeso è indicato un regime ipocalorico), in relazione alla costituzione fisica, al sesso, all’età, alla statura e all’attività lavorativa, deve avere quattro obiettivi: il controllo glicemico, il raggiungimento ed il mantenimento del peso corporeo, la prevenzione ed il trattamento dei principali fattori di rischio cardiovascolare, il mantenimento di uno stato di benessere non solo fisico ma anche psichico».