Tempo di lettura: 2 minutiBuone notizie sul fronte della ricerca e Sviluppo (R&S). Nel 2014, infatti, la spesa intra-muros sostenuta da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università sfiora i 22,3 miliardi di euro. La spesa, rispetto al 2013 (circa 21 miliardi di euro), aumenta in misura consistente, in termini sia nominali (+6,2%) sia reali (+5,3%). Lo rivelano i recenti dati sulla situazione del Paese diffusi da ISTAT.
L’incidenza percentuale della spesa per R&S intra-muros sul Pil risulta pari all’1,38%, in aumento rispetto al 2013 (1,31%). Rispetto al 2013 la spesa per R&S cresce in tutti i settori: +7,5% in quello delle imprese, +6,5% in quello delle Università, +5,5% nelle istituzioni private non profit e 0,8% nelle istituzioni pubbliche.
Il contributo del settore privato (imprese e istituzioni non profit) alla spesa per R&S intra-muros passa dal 57,7% del 2013 al 58,3% del 2014. Il contributo delle istituzioni pubbliche scende invece dal 14,0% al 13,3%. Rimane pressoché stabile il peso delle Università (dal 28,3% al 28,4%).
Crescono ricerca e sviluppo in Italia specie nel Mezzogiorno. Rispetto al 2013, la spesa per R&S intra-muros cresce in tutte le ripartizioni geografiche; l’aumento maggiore è registrato nel Mezzogiorno (+12,6%), seguono il Nord-ovest (+5,7%), il Nord-est (+4,6%) e il Centro (+4,1%).
Il personale impegnato in attività di ricerca (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) risulta pari a 249.467 unità, con una crescita complessiva dell’1,1% rispetto al 2013. La dinamica degli addetti alla ricerca è differenziata per settore, con aumenti nei settori delle istituzioni private non profit (+7,2%) e delle imprese (+3,6%), e diminuzioni nei settori delle Università (-2,3%) e delle istituzioni pubbliche (-1,3%).
Nel 2014 il numero di ricercatori (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) è pari a 118.183 unità, in crescita dell’1,7% sul 2013. L’aumento investe tutti i settori ad eccezione delle istituzioni pubbliche, dove si registra una diminuzione dell’1,3%.
Per il 2015 la programmazione formulata dalle imprese sulla base delle informazioni disponibili nel periodo della raccolta dati indica una diminuzione della spesa per R&S rispetto al 2014 in termini sia nominali (-1,8%) sia reali (-2,4%).
Per il 2016 è confermata un’ulteriore diminuzione della spesa (-1,4% sul 2015) nelle istituzioni pubbliche, mentre è dichiarato un aumento nelle istituzioni private non profit (+2,2%) e nelle imprese (+5,2%). Non sono disponibili i dati di previsione per le Università.
Infine, nel 2015 diminuiscono gli stanziamenti per R&S delle Amministrazioni Centrali, Regioni e Province autonome: i fondi passano da 8.450,4 milioni di euro del 2014 (previsioni di spesa assestate) a 8.266,6 milioni di euro del 2015 (previsioni di spesa iniziali).
Vaccini, nel referendum vince il sì. I falsi miti svelati dall’esperto
Partner, PrevenzioneVaccinarsi o non vaccinarsi, questo è il problema. O no? La verità è che tutti i dubbi sulle vaccinazioni non sono frutto di scienza, ma di falsi miti e informazioni fuorvianti. La prima bufala da sfatare è quella che il vaccino possa essere in qualche modo collegato all’insorgere della sindrome autistica. «Una bufala colossale», ha spiegato il professor Paolo Bonanni, intervenuto alle pillole di salute di Good Morning Kiss Kiss. Nel corso del programma radiofonico realizzato in partnership con PreSa il professor Bonanni ha chiarito che «esistono più di 30 studi scientifici che mostrano l’assoluta falsità di questo accostamento».
Il professor Paolo Bonanni
Un obbligo morale
Prima ancora che un obbligo di legge, vaccinare e vaccinarsi è un obbligo morale. «Se oggi molti genitori non sanno neanche cosa sia la polio o la difterite – ha aggiunto il prof – è perché negli anni passati queste malattie sono state eradicate con i vaccini. I nostri nonni invece si ricordano bene quali drammatiche conseguenze comportavano. Per questo non vaccinarsi e non vaccinare i propri figli è un atto scriteriato. Non si mette a rischio solo la propria salute, ma di tutta la collettività».
Il vaccino per l’influenza
Il professor Bonanni ha anche spiegato che il vaccino dell’influenza «non serve per eliminare al 100% il rischio di ammalarsi, bensì per evitare che un’influenza possa degenerare in qualcosa di più grave». Questo è il momento di vaccinarsi, il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico di medicina generale per capire se nel caso specifico il vaccino e consigliabile e quindi per prenotare l’iniezione. Anche per quel che riguarda il morbillo, Bonanni ha detto la sua. «Molti genitori – ha spiegato – sottovalutano questa malattia. Il morbillo in alcuni casi può portare a cefalite e in altri, anche se molto rari, anche alla morte». Infine, in fatto di prevenzione ha concluso «oggi abbiamo a disposizione armi efficacissime quali ad esempio il vaccino per il papilloma virus, non usarle significa esporsi volontariamente a un rischio. Una follia».
La psoriasi non è tabù, l’evoluzione si può bloccare: a Napoli le cure
PrevenzioneUn open day dedicato a chi soffre di psoriasi. L’iniziativa è dell’unità operativa della Clinica Dermatologica della Seconda Università degli Studi di Napoli e si terrà venerdì 25 novembre. Visite, controlli e colloqui informativi saranno dedicati a chi soffre di psoriasi o sospetta di presentare i sintomi. Durante l’open day un team di esperti sarà a completa disposizione dei cittadini, non solo per le visite, ma anche per dare ai pazienti delle figure di riferimento che oltre a gestire la complessità della malattia e prescrivere la terapia farmacologica possano comprendere e accogliere il bisogno di ascolto dei pazienti.
Un cambio di prospettiva
«Contrariamente a quanto si pensava fino a qualche decennio fa – spiega la professoressa Ada Lo Schiavo, docente di dermatologia della Sun – la psoriasi non è una malattia solo della pelle, e da recenti indagini risulta che i pazienti che ne sono affetti spesso non si curano o si curano in maniera inadeguata. Questo porta ad un peggioramento delle comorbidità frequentemente associate alla malattia, come l’artrite, che ha andamento evolutivo, ingravescente e spesso invalidante, oppure le patologie cardiovascolari, il diabete e la depressione, soprattutto in caso di una psoriasi grave non trattata. Forse ancor più importante da considerare è la severa riduzione della qualità di vita determinata dalla psoriasi, anche per forme lievi, a causa del prurito, della visibilità della malattia e della frequente repulsione sociale vissuta dai malati».
Diagnosi precoce
Studi recenti dimostrano invece che una terapia mirata e intrapresa per tempo è in grado di controllare non solo le manifestazioni cutanee causa di gravi disagi,ma anche le gravi comorbidità associate alla psoriasi, bloccandone l’evoluzione nel tempo. Per avvicinare il paziente psoriasico, spesso scoraggiato, a cure adeguate, è importante fare tanta informazione ed “aprire le porte” delle strutture perché possano diventare così degli importanti punti di riferimento sul territorio che prendano in carico il paziente a 360 gradi. Per prenotarsi all’open day esiste il numero verde 800 625 043.
Italia: ricerca e sviluppo in crescita specie nel Mezzogiorno
Economia sanitaria, News Presa, Ricerca innovazioneBuone notizie sul fronte della ricerca e Sviluppo (R&S). Nel 2014, infatti, la spesa intra-muros sostenuta da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università sfiora i 22,3 miliardi di euro. La spesa, rispetto al 2013 (circa 21 miliardi di euro), aumenta in misura consistente, in termini sia nominali (+6,2%) sia reali (+5,3%). Lo rivelano i recenti dati sulla situazione del Paese diffusi da ISTAT.
L’incidenza percentuale della spesa per R&S intra-muros sul Pil risulta pari all’1,38%, in aumento rispetto al 2013 (1,31%). Rispetto al 2013 la spesa per R&S cresce in tutti i settori: +7,5% in quello delle imprese, +6,5% in quello delle Università, +5,5% nelle istituzioni private non profit e 0,8% nelle istituzioni pubbliche.
Il contributo del settore privato (imprese e istituzioni non profit) alla spesa per R&S intra-muros passa dal 57,7% del 2013 al 58,3% del 2014. Il contributo delle istituzioni pubbliche scende invece dal 14,0% al 13,3%. Rimane pressoché stabile il peso delle Università (dal 28,3% al 28,4%).
Crescono ricerca e sviluppo in Italia specie nel Mezzogiorno. Rispetto al 2013, la spesa per R&S intra-muros cresce in tutte le ripartizioni geografiche; l’aumento maggiore è registrato nel Mezzogiorno (+12,6%), seguono il Nord-ovest (+5,7%), il Nord-est (+4,6%) e il Centro (+4,1%).
Il personale impegnato in attività di ricerca (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) risulta pari a 249.467 unità, con una crescita complessiva dell’1,1% rispetto al 2013. La dinamica degli addetti alla ricerca è differenziata per settore, con aumenti nei settori delle istituzioni private non profit (+7,2%) e delle imprese (+3,6%), e diminuzioni nei settori delle Università (-2,3%) e delle istituzioni pubbliche (-1,3%).
Nel 2014 il numero di ricercatori (espresso in termini di unità equivalenti a tempo pieno) è pari a 118.183 unità, in crescita dell’1,7% sul 2013. L’aumento investe tutti i settori ad eccezione delle istituzioni pubbliche, dove si registra una diminuzione dell’1,3%.
Per il 2015 la programmazione formulata dalle imprese sulla base delle informazioni disponibili nel periodo della raccolta dati indica una diminuzione della spesa per R&S rispetto al 2014 in termini sia nominali (-1,8%) sia reali (-2,4%).
Per il 2016 è confermata un’ulteriore diminuzione della spesa (-1,4% sul 2015) nelle istituzioni pubbliche, mentre è dichiarato un aumento nelle istituzioni private non profit (+2,2%) e nelle imprese (+5,2%). Non sono disponibili i dati di previsione per le Università.
Infine, nel 2015 diminuiscono gli stanziamenti per R&S delle Amministrazioni Centrali, Regioni e Province autonome: i fondi passano da 8.450,4 milioni di euro del 2014 (previsioni di spesa assestate) a 8.266,6 milioni di euro del 2015 (previsioni di spesa iniziali).
L’importanza delle vaccinazioni: intervista al Prof. Bonanni
PodcastLa genetica previene il tumore ovarico
PrevenzioneSono quasi 43 mila le donne in Italia che vivono con una pregressa diagnosi di tumore all’ovaio, una cifra pari al 2% di quelle con una pregressa diagnosi tumorale di altro tipo. Il tumore ovarico ha una componente genetica studiata e ormai riconosciuta e il 10% delle donne affette da questa malattia, proprio per questa caratteristica genetica (mutazione dei geni BRCA), hanno maggiori rischi di sviluppare questo tipo di tumore. Da poco, uno studio ha dimostrato l’esistenza di una terapia (attiva con un farmaco specifico detto PARP Inibitore) capace di funzionare solo contro i tumori che colpiscono le donne che abbiano sviluppato questa caratteristica genetica.
Dal momento che ora, grazie alla genetica, è possibile individuare le pazienti che potrebbero utilizzare questo farmaco, la rete la Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta, ha ideato un protocollo specifico dedicato a queste pazienti e ha identificato nella Città della Salute di Torino, diretto dalla professoressa Barbara Pasini, la struttura dove saranno eseguiti i test genetici. Un luogo, questo, che rispecchia determinati standard di alta qualità in cui effettuare test sofisticati e specifici come quelli genetici dove potrebbero essere chiamate, si stima, 300 donne ogni anno.
Nel 2016 questa malattia potrebbe colpire circa 5200 donne. Il rischio di sviluppare un tumore all’ovaio nel corso della vita di una donna è di 1 su 74; un rischio molto basso nelle donne fino ai 49 anni (1 su 499) più alto invece per le donne sopra i 50 anni (1 su 70). Il numero delle donne uccise da questa malattia nel 2013 é stato di 3302, pari al 5% dei decessi causati da tumore nelle donne. Secondo i dati, sono il 38% le donne che sopravvivono 5 anni dopo una diagnosi di tumore ovarico in Italia, nel Nord Europa invece il 41%.
Prevenzione cardiovascolare, in Valle d’Aosta si fa con la campagna “Ci sta a cuore il tuo cuore”
News, PrevenzioneProseguirà fino alla fine di novembre la campagna per la prevenzione cardiovascolare che la rete di farmacie Apoteca Natura ha organizzato in tutto il Paese con il sostegno della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI). Diverse le regioni che hanno aderito all’iniziativa (quasi 600 le farmacie aderenti in tutta Italia) tra cui la Valle d’Aosta. “Ci sta a cuore il tuo cuore”, questo il nome della campagna, torna per il quinto anno mettendo a disposizione dei cittadini attività di controllo e screening gratuiti per sensibilizzare alla prevenzione. Con accertamenti precoci infatti è possibile oggi, valutare con anticipo il grado di probabilità di sviluppare nel futuro, ictus, infarto o diabete mellito di tipo 2.
I cittadini che sceglieranno di aderire alla campagna di prevenzione cardiovascolare nelle farmacie aderenti, avranno la possibilità di misurare la pressione arteriosa attraverso screening della fibrillazione atriale, misurare la colesterolemia totale e avere una valutazione dello stato di salute del proprio cuore, e quindi individuare eventuali fattori di rischio, attraverso la compilazione di un questionario cardiovascolare.
Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, i decessi causati ogni anno da malattie cardiovascolari sono oltre 17 milioni e, nonostante si tratti di patologie di cui sono ben conosciuti i fattori di rischio (alimentazione scorretta, scarsa o nulla attività fisica, sovrappeso, pressione arteriosa alterata), queste rappresentano ancora la principale causa di morte nel mondo (il 44% di tutti i decessi solo in Italia). Inoltre, il 23,5% della spesa farmaceutica nel nostro Paese (pari all’1,34 del prodotto interno lordo), è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare (Relazione sullo stato di salute del Paese, 2000).
Nel nostro Paese, dal 2013 ad oggi, grazie alla campagna “Ci sta a cuore il tuo cuore” sono stati eseguiti circa 100 mila screening vascolari gratuiti e solo nel novembre dell’anno scorso 31.599 test di prevenzione, il 78% in più rispetto al 2014.
Paziente esperto, per “cominciare a operare nei tavoli decisionali”
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, News PresaPaola Kruger entro fine anno conseguirà la laurea di “paziente esperto” grazie al progetto EUPATI (European Patient Academy on Therapeutic Innovation) che dal 2014 forma pazienti in tutta Europa. Kruger, però, ha deciso di non fermarsi, ha fatto domanda di partecipazione al Leadership Program “Innovating Health for the Future” organizzato dall’INSEAD (business school nota a livello mondiale, da tanti anni partner della Johnson&Johnson Corporate Citizenship Trust) ed è stata presa.
Entrerà, quindi, a far parte del gruppo di studenti che parteciperanno al corso di formazione per professionisti che si terrà all’INSEAD Campus di Fontainebleau in Francia.
Il corso è rivolto a Senior Manager del settore Healthcare, sia clinici che non-clinici, che siano in grado di influenzare l’ambito salute sia a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. L’obiettivo è identificare nuovi modelli di business che possano migliorare il settore salute e il benessere dei pazienti in modo più efficace ed efficiente.
“Siamo molto felici di questo annuncio. Paola è una persona meravigliosa, un’oratrice fantastica e una paziente molto ben informata ed esperta. Sta contribuendo a dare un grande valore aggiunto al nostro lavoro e siamo molto orgogliosi della nostra collaborazione. Le auguro buona fortuna in questa nuova avventura” ha detto Loretta Mameli, Patient Engagement and Advocacy Lead di Janssen Italia.
Per Filippo Buccella, Chairman del Comitato Esecutivo dell’Accademia dei Pazienti Onlus”il vissuto dei pazienti è un ingrediente prezioso che unito alla formazione di EUPATI può migliorare la qualità della ricerca farmacologica, proprio questo ci ha spinto a credere e sostenere questo progetto anche a livello nazionale. Dobbiamo ora definire delle regole di ingaggio per operare ufficialmente nei tavoli decisionali. Ricordiamo che Eupati (European Patient Academy on Therapeutic Innovation) è un progetto europeo finanziato da IMI a cui Janssen ha dato costante supporto. Speriamo che questa nuova esperienza renda Paola una Paziente Esperta ancora più entusiasta ed efficace”.
”Eupati – ha detto Paola Kruger – mi ha permesso di diventare un paziente attivo e più consapevole del mondo che sta dietro una malattia, come il percorso di ricerca e sviluppo dei farmaci che normalmente i pazienti vivono solo come utilizzatori finali. Far parte del corso Eupati ha per me significato poter identificare aree di utilità dove la mia esperienza di paziente può essere messa a buon frutto in maniera professionale. E soprattutto mi ha permesso di interagire con gli altri stakeholder del percorso salute alla pari, perchè essere un Paziente Esperto è un vero e proprio lavoro al servizio degli altri pazienti e della salute in senso più ampio”.
Ed è già proiettata verso il futuro: ”Con il corso INSEAD mi aspetto di approfondire le mie conoscenze ed imparare ad usarle in maniera innovativa, soprattutto mi piacerebbe sviluppare dei progetti che rendano la figura del Paziente Esperto fruibile su più livelli, non solo in ambito istituzionale, ma anche in quello ospedaliero. Spero che il corso consolidi le mie conoscenze acquisite e apra la mia mente a nuovi modi di pensare al concetto di salute”.
Paola Kruger ha un background in Public Affairs e ha lavorato a Londra, Bruxelles e Roma rappresentando gli interessi di aziende e soggetti politici sia nel settore profit che non-profit. Ha anche lavorato a stretto contatto con le Istituzioni Europee per due anni. Nel 2010 le è stata diagnosticata la Sclerosi Multipla e dal 2012 collabora con il Centro Sclerosi Multipla di un ospedale romano aiutando i clinici a partecipare a bandi europei.
Il suo scopo è offrire maggiori opzioni ai pazienti e contribuire allo sviluppo di un nuovo modello di interazione medico-paziente in cui si possa dimostrare che la collaborazione dei clinici con i Pazienti Esperti porta benefici a tutti i soggetti coinvolti.
Al Cardarelli di Napoli un percorso contro la violenza sulle donne
News Presa, Prevenzione, PsicologiaC’è molto della storia di Carla Caiazzo e di chi come lei ha rischiato di morire nell’impegno che il Cardarelli di Napoli ha scelto di mettere in campo contro la violenza sulle donne. In occasione della ricorrenza della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’ospedale collinare di Napoli si veste di rosa, anzi di rosso (colore universalmente associato al femminicidio), e inaugura ufficialmente il Centro Dafne. «E’ l’inizio di un percorso al quale teniamo in modo particolare», spiega il Direttore Generale Ciro Verdoliva. «In un pronto soccorso come il nostro, che ogni anno intercetta decine di migliaia di pazienti, non potevamo non dedicare un’attenzione particolare a quei segnali dietro i quali si maschera la violenza». Per questo motivo, in linea con gli obiettivi del Presidente De Luca e con il pieno sostegno dell’assessore regionale Chiara Marciani (che tra le sue deleghe annovera quella alle Pari Opportunità), il Cardarelli ha scelto di lanciare un segnale forte e concreto, accelerando con decisione e inaugurando il Centro Dafne – codice rosa (padiglione M, piano terra), che è la componente più visibile di un enorme lavoro che inizia già dal pronto soccorso e si estende lungo tutto il percorso di assistenza alle donne vittime di violenza.
Centro Dafne – percorso rosa
Il Percorso Rosa in Pronto Soccorso
Grazie alla formazione che da più di un anno coinvolge il personale medico e infermieristico del pronto soccorso, portata avanti dall’Associazione Salute Donna, oggi al Cardarelli è possibile individuare precocemente i segni di una violenza in quelli che a prima vista potrebbero sembrare gli effetto di un “incidente”. E’ a questo punto che alla cartella della paziente viene applicato dal personale competente il “codice PR” (c.d. Percorso Rosa). Questo significa che in quel preciso momento la paziente viene trasferita in una medicheria dedicata, un ambiente protetto nel quale viene garantita oltre all’assistenza anche la privacy assoluta.
La cartella blindata
«A regime – aggiunge Ciro Verdoliva – il Percorso Rosa porterà all’introduzione di una speciale cartella clinica “blindata”, dove il verbale di pronto soccorso e i dati clinici della paziente saranno consultabili solo dalla Direzione Sanitaria dell’ospedale e dalla responsabile di Pronto Soccorso. Le donne vittime di violenza devono sapere che il Cardarelli è al loro fianco, senza se e senza ma. La nostra struttura ha gli strumenti per garantire loro sicurezza, privacy e sostegno psicologico». Uno dei rischi, nei casi di violenza, è infatti che i dati della paziente possano essere utilizzati dall’aggressore per costruire una tesi difensiva laddove dovesse esserci una denuncia. Spesso per paura e perché non sono state adeguatamente accolte e informate dalla struttura sanitaria alla quale si sono rivolte dopo l’aggressione, molte donne dopo le cure fingono che nulla sia accaduto, esponendosi ad un rischio ancora maggiore.
Il Centro Dafne – codice rosa
Il Centro Dafne – codice rosa, sarà un luogo dove le pazienti potranno trovare il dovuto sostegno da parte delle psicologhe dell’Associazione Salute Donna, ma anche la consulenza necessaria ad inserire in cartella un referto che chiarisca, e dia valore legale, al danno psicologico che è conseguenza della violenza fisica o morale. «Le nostre psicologhe sono pronte ad accogliere e sostenere tutte le pazienti che vorranno rivolgersi a noi» spiega Elvira Reale, psicologa – Rappresentante Regionale dell’Osservatorio Nazionale Antiviolenza e Responsabile del Centro Dafne – codice rosa del Cardarelli. «Questo percorso, oltre che essere un adempimento previsto dalla legge, è il primo fondamentale passo per una possibile uscita dalla violenza. La direzione generale del Cardarelli ci ha sostenuto con forza e riteniamo che la formazione continua del personale sia cruciale anche come prevenzione del femminicidio».
Il Cardarelli sotto una nuova luce
Nei giorni che precederanno la giornata contro la violenza sulle donne, a partire dalla sera del 21 novembre, la facciata dello storico edificio che ospita la direzione generale del Cardarelli sarà illuminata da un’avvolgente luce rossa. La stessa luce, diffusa e calda, avvolgerà fino al 25 novembre, il passaggio di quanti ogni giorno attraverseranno l’androne dell’ospedale. Un modo per attirare l’attenzione dei cittadini che induca a riflettere su un tema tanto importante, sul quale ancora c’è tanto da fare. «L’allestimento luminoso – conclude il direttore generale – resterà al di là della manifestazione del 25 novembre come elemento di comunicazione con la città, che sempre più deve guardare al Cardarelli come ad un baluardo a tutela della salute dei cittadini. Questo è il nostro unico obiettivo, lavorare per garantire salute».
La salute passa anche per cibo sano e sport
Prevenzione, SportUn racconto a fumetti, un elaborato e uno spot che raccontino quanto in famiglia, a scuola o con gli amici si parli di sport e alimentazione e di come in questi contesti si faccia prevenzione. Modi diversi per esprimere idee, iniziative, proposte, considerazioni sui comportamenti necessari a vivere in modo sano e corretto. E’ questo ciò che viene chiesto di realizzare rispettivamente agli alunni di quinta elementare, delle scuole secondarie e di quelle superiori del Piemonte nell’ambito del concorso “La salute per tutti. Movimento, alimentazione sana e corretti stili di vita per il benessere della persona”. Praticare in modo costante attività fisica, mantenersi in movimento, mangiare in modo sano infatti, sono strumenti importanti di prevenzione contro diverse patologie e malattie degenerative oltre che un modo per garantire benessere al proprio organismo.
Promosso dal Consiglio regionale del Piemonte con gli Stati generali dello sport e la Consulta regionale dei giovani, il concorso prevede anche numerose attività che si svolgeranno nel corso dell’anno scolastico 2016/2017. L’iniziativa, realizzata con il patrocinio del Coni Piemonte e in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale focalizza l’attenzione sui grandi benefici che derivano dal praticare sport e mangiare e vivere in modo sano. Il termine per la consegna degli elaborati è previsto per il 12 dicembre 2016. Alla scadenza, una commissione di esperti e funzionari della Regione Piemonte valuterà e selezionerà i materiali secondo diversi criteri.
Per tutte le scuole, di ogni ordine e grado, verranno selezionati tre vincitori che, nel corso di una cerimonia si svolgerà nella sede del Consiglio regionale, riceveranno premi per il valore di 2500 euro (il primo classificato), 1500 (il secondo), 1000 (il terzo). Ciascun premio sarà assegnato alle scuole e dovrà essere utilizzato per l’acquisto di materiali didattico sportive e per la realizzazione di progetti legati allo sport.
Dna alieno in molti pazienti affetti da leucemia mieloide acuta
Ricerca innovazioneUna sequenza di Dna alieno, non umano, è presente in una persona su due affette da leucemia mieloide acuta. Fa saltare sulla sedia la scoperta che arriva da uno studio che parla italiano e pubblicato su Scientific Reports. Gli ematologi del Niguarda e i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano hanno aperto la strada a qualcosa di veramente incredibile. Ma non è una scoperta che arriva dal nulla, già in precedenza lo stesso gruppo si era accorto che nelle cellule tumorali si trovava in maniera anomala la proteina WNT10B. L’obiettivo da quel momento è stato andare oltre, e cercare di capire perché nell’organismo si attivasse quell’ordine di replicazione auto-proliferativa. Ed è questa la chiave che ha portato ad individuare nell’analisi di 125 pazienti trattati al Niguarda un 56% di individui che nelle leucemie mieloidi acute presentavano una sequenza di Dna non umana.
Nuove speranze
Inoltre i ricercatori hanno trovato un’altra correlazione che difficilmente può passare inosservata: hanno scoperto la stessa alterazione genetica anche in alcune cellule di tumore della mammella. Le evidenze al momento sono meno approfondite, ma è un input di ricerca che potrebbe delineare novità importanti anche per questa patologia. Nel frattempo le ricadute sul trattamento della leucemia mieloide acuta sono promettenti. Con questa scoperta, infatti, si è identificato un nuovo target per le terapie a bersaglio molecolare. I prossimi passi della ricerca si concentreranno sullo sviluppo di nuovi farmaci che vadano a stoppare in modo mirato i meccanismi proliferativi mediati da WNT10B. E’ una possibilità in più per una malattia che ogni anno solo in Italia conta 2.000 nuove diagnosi in più, con una prevalenza di casi al maschile e con un picco di insorgenza dopo i 60 anni di età. Resta però da capire come una sequenza di Dna alieno, non umano, possa essere entrata in una cellula umana. Il lavoro è stato completamente autofinanziato e ha ricevuto il sostegno delle Associazioni di Volontariato (Associazione Malattie del Sangue-Milano, Como Hematology and Oncology, Como) senza finanziamenti dalle case farmaceutiche.