Tempo di lettura: 3 minuti«Il 63% delle donne e il 54% degli uomini colpiti dal cancro sconfiggono la malattia». Il dato, pazzesco se comparato a quello di un decennio fa, è messo in luce da Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Si tratta di numeri che si riferiscono a persone che si sono ammalate nel 2005-2009, e mettono in evidenza un rilevante miglioramento rispetto a coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore nel quinquennio precedente (nel 2000-2004 le percentuali erano del 60% nelle donne e del 51% negli uomini). Per i cinque tumori più frequenti (seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica) questo passo in avanti si è tradotto in oltre 6.200 persone in vita.
Il volume
Il tema fa parte dell’introduzione ad un volume che in 100 risposte esplora in modo semplice e diretto il cancro. Per il presidente Pinto «gli importanti progressi registrati negli ultimi decenni nella lotta al cancro possono essere ricondotti ai continui progressi nella prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori, che include a pieno titolo la chemioterapia, ancora oggi arma fondamentale e con aspetti di innovatività da non trascurare». E’ lui stesso a spiegare in prefazione che «il libro con le 100 domande e risposte sulla chemioterapia e sul “pianeta” cancro vuole essere una guida per tutti i cittadini per comprendere a fondo la “terapia” che in più di 70 anni ha rappresentato il cardine della lotta ai tumori e che è ancora insostituibile nella cura della maggioranza delle neoplasie.
Fake news
Negli anni sono state diffuse false informazioni o mistificazioni prive di fondamento per screditarne l’efficacia e allontanare o demotivare i pazienti. Insieme abbiamo anche assistito alla pericolosa diffusione di teorie pseudoscientifiche sulle cure miracolose del cancro: dal siero Bonifacio che prese il nome dal veterinario di Agropoli che produceva un vaccino ricavato da capre, a quello dello squalo (l’assurda ipotesi di fondo è che la cartilagine di squalo funzionerebbe come una sorta di antidoto). E ancora, il veleno dello scorpione cubano e il cosiddetto metodo Di Bella. Terapie “alternative” o “naturali” proposte o ricercate speculando su speranze e disperazione dei malati e dei loro familiari dopo una diagnosi di cancro o per l’evoluzione della malattia stessa. Sulla chemioterapia inoltre grava lo stigma di una cura con “pesanti” effetti collaterali che spesso fanno paura più del cancro stesso, reminiscenza del passato e molto lontano dalle attuali possibilità di cura.
Progressi e nuove terapie
«Oggi non è più così – prosegue Pinto -, ed è compito di una società scientifica come l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sensibilizzare tutti i cittadini: la chemioterapia si è continuamente sviluppata e innovata, non è più quella di 30 anni fa, ed è più “dolce” rispetto al passato, perché si basa su farmaci più efficaci e meno tossici, e soprattutto abbiamo oggi a disposizione trattamenti complementari che ne riducono in maniera rilevante gli effetti collaterali come la nausea e il vomito. Con le dovute differenze a seconda del tipo di tumore, dello stadio della malattia e della finalità della cura stessa, sono disponibili terapie che non provocano la caduta dei capelli, altre che rispettano la produzione di globuli bianchi e rossi e piastrine da parte del midollo osseo, o sono meno impattanti per le mucose. Non è certamente una modalità di cura superata, malgrado i progressi ottenuti con altre terapie, per esempio con i farmaci a target molecolare e l’immuno-oncologia, si continua a fare ricerca in quest’ambito. Oggi infatti molte delle “nuove” terapie sono somministrate in combinazione o in sequenza con la chemioterapia “più tradizionale”. Più armi quindi insieme per ridurre e migliorare i sintomi come dolore, dispnea, disfagia, prolungare la vita e migliorare le percentuali di guarigioni dopo chirurgia in un sempre più elevato numero di malati. Nel rispetto delle scelte del paziente i clinici devono lavorare per fornire ai malati corrette informazioni, sapendone ascoltare i bisogni, le speranze e le paure, per una piena condivisione del progetto di cura e per evitare perdita di fiducia o rinuncia alle terapie o anche che diventino preda di promesse terapeutiche infondate. Serve cioè una buona dose di empatia ed è quindi necessario disporre degli strumenti per leggere correttamente informazioni e notizie. La chemioterapia nel terzo millennio è ancora quindi un importante strumento nella cura dei tumori solidi, che richiede competenze e professionalità per raggiungere un’adeguata scelta e gestione nella strategia terapeutica di ogni singolo paziente. Tutto questo è possibile e realizzato nelle strutture di Oncologia Medica del nostro Paese, che dispongono di personale medico e infermieristico formato e costantemente aggiornato con conoscenze su efficacia e tossicità dei farmaci, ma soprattutto del malato oncologico nella sua globalità. Con questo volume ci proponiamo di dare risposte a tante domande fatte o solo pensate da pazienti e cittadini perché il diritto all’informazione rappresenta il punto di partenza per garantire a tutti l’accesso alle migliori cure».
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Pillole per l’impotenza comprate on line, allarme da Napoli
News Presa«Troppi ragazzini comprano pillole sul web, spesso smart drugs o farmaci per l’impotenza, pur di riuscire ad arrivare a prestazioni da porno divi». A lanciare l’allarme è il professor Fabrizio Iacono, specialista in urologia e andrologia. Secondo il medico «i ragazzini acquistano queste pillole senza preoccuparsi dei rischi che possono derivare per la salute. Pericoli enormi perché gli adolescenti acquistano le pillole dell’amore on-line, non certo nelle farmacie, e inoltre ne fanno un uso “ricreativo” e molto pericoloso».
«Smetto quando voglio»
Nel fortunato film «Smetto quando voglio» il tema delle smart drugs è trattato con ironia e intelligenza. [youtube]https://www.youtube.com/watch?v=-kr54FEdMyw[/youtube]La verità è che questa moda degli “acquisti on-line” di farmaci e talvolta anche di smart drugs si è diffusa a livello nazionale in maniera impressionante. Il timore di Iacono è che a Napoli si stia sviluppando un mercato particolarmente florido. Per questo l’urologo napoletano lancia un appello ai ragazzi, ma anche ai genitori: «Non fate sciocchezze – dice – utilizzare questi prodotti è rischioso e insensato». Iacono spiega che molti giovani «fanno scorta di queste pasticche in vista dell’estate, con l’idea di poter avere approcci da veri “latin lovers”. Il grosso problema è che la maggior parte di questi prodotti non solo non servono a garantire prestazioni migliori, ma sono addirittura pericolosi».
I dati della contraffazione di farmaci in Italia
Il mercato dei farmaci contraffatti (spesso acquistati sul web) è enorme e in continua crescita. Lo rivela un’indagine dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma. Su un campione di mille internauti, emerge che oltre il 41% valuta positivamente l’acquisto di farmaci online ed il 43,4% ritiene il web una fonte molto sicura cui rivolgersi per comprare medicinali. A conferma di questi dati c’è il numero di sequestri di farmaci contraffatti: nel corso di una recente operazione di controllo (PANGEA IX), cui hanno aderito 103 paesi nel 2016, sono state sequestrate a livello mondiale oltre 12 milioni di unità di farmaco – illegali o contraffatte. Per quanto riguarda l’Italia, nel corso della stessa operazione, sono state sequestrate circa 80mila unità in una settimana di controlli. Inoltre – pur di fronte ad un mercato ‘sommerso’ e difficilmente quantificabile in termini numerici – secondo dati PSI (Pharmaceutical Security Institute) i medicinali contraffatti, in un caso su 3 non contengono alcun principio attivo il 20% ne contiene quantità non corrette, il 21,4% è composto da ingredienti sbagliati, il 15,6% ha corrette quantità di principi attivi ma un packaging falso, l’8,5% contiene alti livelli di impurità e contaminanti.
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Il cancro in 100 domande, e 100 risposte
News Presa, Prevenzione«Il 63% delle donne e il 54% degli uomini colpiti dal cancro sconfiggono la malattia». Il dato, pazzesco se comparato a quello di un decennio fa, è messo in luce da Carmine Pinto, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Si tratta di numeri che si riferiscono a persone che si sono ammalate nel 2005-2009, e mettono in evidenza un rilevante miglioramento rispetto a coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore nel quinquennio precedente (nel 2000-2004 le percentuali erano del 60% nelle donne e del 51% negli uomini). Per i cinque tumori più frequenti (seno, colon-retto, polmone, prostata, vescica) questo passo in avanti si è tradotto in oltre 6.200 persone in vita.
Il volume
Il tema fa parte dell’introduzione ad un volume che in 100 risposte esplora in modo semplice e diretto il cancro. Per il presidente Pinto «gli importanti progressi registrati negli ultimi decenni nella lotta al cancro possono essere ricondotti ai continui progressi nella prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori, che include a pieno titolo la chemioterapia, ancora oggi arma fondamentale e con aspetti di innovatività da non trascurare». E’ lui stesso a spiegare in prefazione che «il libro con le 100 domande e risposte sulla chemioterapia e sul “pianeta” cancro vuole essere una guida per tutti i cittadini per comprendere a fondo la “terapia” che in più di 70 anni ha rappresentato il cardine della lotta ai tumori e che è ancora insostituibile nella cura della maggioranza delle neoplasie.
Fake news
Negli anni sono state diffuse false informazioni o mistificazioni prive di fondamento per screditarne l’efficacia e allontanare o demotivare i pazienti. Insieme abbiamo anche assistito alla pericolosa diffusione di teorie pseudoscientifiche sulle cure miracolose del cancro: dal siero Bonifacio che prese il nome dal veterinario di Agropoli che produceva un vaccino ricavato da capre, a quello dello squalo (l’assurda ipotesi di fondo è che la cartilagine di squalo funzionerebbe come una sorta di antidoto). E ancora, il veleno dello scorpione cubano e il cosiddetto metodo Di Bella. Terapie “alternative” o “naturali” proposte o ricercate speculando su speranze e disperazione dei malati e dei loro familiari dopo una diagnosi di cancro o per l’evoluzione della malattia stessa. Sulla chemioterapia inoltre grava lo stigma di una cura con “pesanti” effetti collaterali che spesso fanno paura più del cancro stesso, reminiscenza del passato e molto lontano dalle attuali possibilità di cura.
Progressi e nuove terapie
«Oggi non è più così – prosegue Pinto -, ed è compito di una società scientifica come l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) sensibilizzare tutti i cittadini: la chemioterapia si è continuamente sviluppata e innovata, non è più quella di 30 anni fa, ed è più “dolce” rispetto al passato, perché si basa su farmaci più efficaci e meno tossici, e soprattutto abbiamo oggi a disposizione trattamenti complementari che ne riducono in maniera rilevante gli effetti collaterali come la nausea e il vomito. Con le dovute differenze a seconda del tipo di tumore, dello stadio della malattia e della finalità della cura stessa, sono disponibili terapie che non provocano la caduta dei capelli, altre che rispettano la produzione di globuli bianchi e rossi e piastrine da parte del midollo osseo, o sono meno impattanti per le mucose. Non è certamente una modalità di cura superata, malgrado i progressi ottenuti con altre terapie, per esempio con i farmaci a target molecolare e l’immuno-oncologia, si continua a fare ricerca in quest’ambito. Oggi infatti molte delle “nuove” terapie sono somministrate in combinazione o in sequenza con la chemioterapia “più tradizionale”. Più armi quindi insieme per ridurre e migliorare i sintomi come dolore, dispnea, disfagia, prolungare la vita e migliorare le percentuali di guarigioni dopo chirurgia in un sempre più elevato numero di malati. Nel rispetto delle scelte del paziente i clinici devono lavorare per fornire ai malati corrette informazioni, sapendone ascoltare i bisogni, le speranze e le paure, per una piena condivisione del progetto di cura e per evitare perdita di fiducia o rinuncia alle terapie o anche che diventino preda di promesse terapeutiche infondate. Serve cioè una buona dose di empatia ed è quindi necessario disporre degli strumenti per leggere correttamente informazioni e notizie. La chemioterapia nel terzo millennio è ancora quindi un importante strumento nella cura dei tumori solidi, che richiede competenze e professionalità per raggiungere un’adeguata scelta e gestione nella strategia terapeutica di ogni singolo paziente. Tutto questo è possibile e realizzato nelle strutture di Oncologia Medica del nostro Paese, che dispongono di personale medico e infermieristico formato e costantemente aggiornato con conoscenze su efficacia e tossicità dei farmaci, ma soprattutto del malato oncologico nella sua globalità. Con questo volume ci proponiamo di dare risposte a tante domande fatte o solo pensate da pazienti e cittadini perché il diritto all’informazione rappresenta il punto di partenza per garantire a tutti l’accesso alle migliori cure».
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Baby food: nasce marchio a garanzia della qualità e sicurezza
BambiniIl Baby Food è il settore che comprende tutti gli alimenti dell’infanzia. Se nel resto d’Europa, le mamme si fidano dei vari prodotti messi in commercio, «in Italia – secondo il Dr. Luciano O. Atzori, Biologo, Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute – le mamme sono molto più esigenti».
In generale, nel mondo c’è una crescente attenzione alla salute (ricerca di cibi con pochi zuccheri aggiunti, di sale, di olio di palma, di acidi grassi saturi, ecc.), ma le madri italiane conservano un approccio legato alle tradizioni quindi, quando possono, scelgono con più cura materie prime di elevata qualità (spesso biologiche, a km zero, ecc.) e tendono a preparare con le loro mani gli alimenti per i propri figli.
«Quando non ci riescono – spiega il biologo – nella scelta dei baby food, stanno molto attente agli ingredienti, alle date di scadenza, al tipo di imballaggio (in quanto alcuni, in particolari condizioni, potrebbero rilasciare per migrazione alcune sostanze chimiche pericolose). Insomma, la maggior parte delle mamme italiane sono molto informate e cercano di attuare per i loro bimbi un consumo consapevole».
Le aziende produttrici di alimenti per l’infanzia, anche a seguito del costante calo di nascite, registrano una costante diminuzione delle vendite. Inoltre, la forte regolamentazione, grazie alle norme che impongono tutta una serie di limiti, comporta una certa sofferenza del settore.
Questo panorama ha spinto le aziende produttrici ad andare incontro alle esigenze delle nuove mamme, studiando e mettendo in campo diverse strategie quali:
* il miglioramento degli ingredienti attraverso l’introduzione delle materie prime biologiche (questi sono gli unici alimenti del settore che registrano un buon trend positivo);
* l’introduzione tra gli ingredienti di cibi funzionali che possono essere utili allo sviluppo degli infanti;
* la costante ricerca atta a migliorare la sicurezza alimentare;
* la crescente qualità degli ingredienti attraverso ricette semplici e molto vicine agli alimenti preparati in casa: assenza di glutine, di aromi, di coloranti, di conservanti, di dolcificanti e di sale, senza amidi aggiunti, ecc.;
* l’aumento della shelf-life (vita commerciale del prodotto), possibilmente senza l’uso di additivi quindi ottenuta attraverso processi innovativi.
Inoltre, per creare maggiore fiducia nelle mamme italiane l’AIIPA (Associazione Italiana delle Industrie dei Prodotti Alimentari) ha realizzato un marchio sulla qualità nutrizionale e sulla sicurezza degli alimenti destinati alla prima infanzia.
Questo marchio è applicato nelle etichette dei baby food prodotti da aziende specializzate che producono alimenti destinati ai bambini sino al terzo anno di età con l’obiettivo di tutelare gli alimenti dell’infanzia, garantire una nutrizione sicura e comunicare la qualità e la sicurezza del prodotto.
Ovviamente gli alimenti con questo logo dovranno essere prodotti seguendo un rigoroso codice deontologico imposto dall’Aiipa chiamato “Alimenti Prima Infanzia scaricabile dal sito” www.alimentiprimainfanzia.it.
«Insomma – conclude Atzori – adesso le mamme italiane potranno avere un’ulteriore forma di garanzia a tutela della corretta nutrizione e salute dei loro piccoli».
È nata l’Alleanza Italiana per le Malattie Rare
News PresaFavorire politiche a sostegno dei pazienti. Nasce con questo intento, un patto d’intesa tra Intergruppo Parlamentare Malattie Rare e Osservatorio Farmaci Orfani. Obiettivo dell’Alleanza, secondo il Memorandum d’Intesa firmato nei giorni scorsi, è favorire un circolo virtuoso di collaborazione tra la società civile ed il mondo politico istituzionale con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione dell’intero settore delle malattie rare e dei farmaci orfani. Da settembre, invece, sono previsti tavoli congiunti con le associazioni di pazienti. L’accordo è stato siglato alla Camera dei Deputati tra l’Intergruppo Parlamentare Malattie Rare e l’Osservatorio Farmaci Orfani (OSSFOR), l’Alleanza Italiana per le Malattie Rare. Promotori dell’iniziativa l’On. Paola Binetti e la Sen. Laura Bianconi, coordinatrici dell’Intergruppo nelle due ali del Parlamento.
“Tutto il lavoro dell’Alleanza sarà basato sull’esperienza e sulla competenza delle associazioni di pazienti che fin da oggi chiamiamo ad aderire al progetto ed a partecipare ai tavoli di confronto su priorità e modalità di lavoro – ha dichiarato l’On. Paola Binetti, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare – La collaborazione con l’Osservatorio Farmaci Orfani ci consentirà di ottenere analisi tecniche, dati e strumenti utili ad aprire un dialogo a più voci e cercare insieme soluzioni efficaci ed efficienti per il settore”.
“In un anno di attività Osservatorio Farmaci Orfani ha coinvolto ai suoi tavoli di lavoro tutti gli stakeholder del sistema malattia rare, dai Ministeri competenti alle Regioni, dalle organizzazioni nazionali ed europee dei pazienti fino agli enti regolatori – ha dichiarato Francesco Macchia, coordinatore di OSSFOR – ora, grazie all’Alleanza, riusciremo ad avere un rapporto continuo e collaborativo con il legislatore nazionale e ci auguriamo che questo porti a delle soluzioni importanti, capaci di migliorare e uniformare la presa in carico, i tempi e modi di accesso alle cure in tutto il paese, senza difformità territoriali”.
“Gli ultimi anni hanno registrato notevoli successi nella cura delle malattie rare e, in particolare, nella scoperta di nuove opportunità terapeutiche farmacologiche; i farmaci orfani, per definizione considerati un settore di scarso interesse economico, anche grazie agli incentivi riconosciuti a livello internazionale al settore, stanno attirando un crescente interesse e quindi investimenti. La crescita delle opportunità, insieme alle caratteristiche proprie del settore (pochi pazienti e alti prezzi delle tecnologie) hanno evidenziato la difficoltà di una corretta governance, che sia capace di coniugare il diritto all’accesso alle cure per tutti ai problemi di efficienza legati alla sostenibilità e alla concentrazione degli oneri. Per questo è necessario che le decisioni politiche (e anche l’attività di advocacy delle Associazioni dei Pazienti) siano supportate da una rigorosa analisi scientifica delle informazioni disponibili: compito che ci siamo assunti come C.R.E.A. Sanità, insieme ad Osservatorio Malattie Rare, dando vita ad OSSFOR”, hanno dichiarato Federico Spandonaro e Barbara Polistena di C.R.E.A. Sanità.
“Per creare un sistema favorevole alle persone colpite da una malattia rara è necessario che le associazioni di pazienti abbiano ruolo attivo in questa Alleanza – ha detto Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore dell’Osservatorio Malattie Rare – Vogliamo che siano loro a suggerire orientamenti di lavoro e che partecipino direttamente ai tavoli di incontro con i referenti istituzionali e con i tecnici. Siamo consapevoli che il mondo delle malattie e dei tumori rari è variegato e le priorità talvolta diverse, ma siamo altrettanto certi che si possano individuare tematiche di interesse trasversale sulle quali aprire degli specifici focus e identificare soluzioni che, grazie all’Alleanza con l’Intergruppo, avranno concrete possibilità di trasformarsi in un reale miglioramento del sistema. Le associazioni che vorranno partecipare ai lavori, che partiranno dopo la pausa estiva, possono scrivere alla segreteria di OSSFOR, all’indirizzo e-mail collet@osservatoriofarmaciorfani.it”.
Alla presentazione dell’Alleanza ha preso parte anche la presidente della LIFC – Lega Italiana Fibrosi Cistica, Gianna Puppo Fornaro, che per l’occasione ha presentato il portale ‘Trovo il mio lavoro’, progetto pilota per le persone affette da Fibrosi Cistica da estendere poi a tutte le persone affette da malattie rare.
L’Intergruppo Parlamentare per le Malattie Rare è composto da parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica uniti dalla comune sensibilità al tema delle malattie rare. L’Intergruppo nasce nel 2012 per promuovere un dibattito a livello parlamentare nel quale convergano aspetti scientifici, clinici e sociali, economici e politici.
L’Osservatorio Farmaci Orfani (OSSFOR) è il primo centro studi e think-tank interamente dedicato allo sviluppo di policy innovative per la governance e la sostenibilità del settore delle cure per malattie rare. Nasce nel 2016 da una iniziativa congiunta del centro di ricerca C.R.E.A. Sanità (consorzio per la ricerca economica applicata in sanità) e della testata giornalistica Osservatorio Malattie Rare (OMAR) con l’obiettivo di colmare la lacuna di conoscenze e informazioni sul settore e per favorire su tali informazioni un confronto aperto e diretto tra istituzioni e principali stakeholder.
Arriva il «Pro-Ctcae», così si batte il tumore
Ricerca innovazioneGli effetti collaterali delle terapie contro il tumore non sono uguali per tutti i pazienti, tuttavia in Italia questo – sino ad oggi – non sembra essere stato un problema. O meglio, lo è stato, ma solo per quei pazienti che si sono trovati a vivere un dramma nel dramma. Per questo viene accolta come un passo in avanti enorme la nascita del «Pro-Ctcae» italiano.
Io sto così
Pro-Ctcae è un termine impronunciabile, ma è l’acronimo Patient Reported Outcomes – Common Terminology Criteria for Adverse Event. Si tratta di un questionario utilizzato nelle ricerche cliniche negli USA e in altri paesi e consente realmente di mettere il paziente colpito da tumore «al centro», perché è il paziente che segnala in autonomia e in maniera dettagliata gli effetti collaterali delle terapie anti-tumorali. Questo, in soldoni, garantisce cure personalizzate. Sono serviti due anni, e una vagonata di buona volontà, per far si che sul sito del prestigioso National Cancer Institute venisse pubblicata una versione italiana. La traduzione è stata resa possibile grazie a una alleanza tra pazienti e ricercatori; alleanza che ha portato alla costituzione, nel 2014, dell’Italian Pro-Ctcae Study Group. Un progetto realizzato grazie alla collaborazione di oltre 200 pazienti in 15 centri oncologici Italiani, che hanno partecipato alle fasi di verifica della comprensione e validazione dello strumento da oggi disponibile.
Studio della tossicità
«Con questo strumento – spiega Francesco Perrone, ricercatore dell’Istituto dei tumori di Napoli – abbiamo reso un servizio all’oncologia medica italiana dal momento che i Pro-Ctae sono e saranno sempre più spesso usati negli studi clinici nazionali ed internazionali sui nuovi farmaci e la mancanza di una traduzione validata avrebbe di fatto escluso i centri Italiani dal contesto della ricerca più avanzata nei prossimi anni. Inoltre – aggiunge – speriamo di superare la tendenza alla sottostima da parte dei medici delle tossicità con maggiore componente soggettiva. Non per negligenza, ma per le dinamiche tipicamente insite nella relazione tra paziente e medico, che solo uno strumento apposito può superare. E, soprattutto, abbiamo uno strumento che migliora il rispetto per la persona malata poiché gli consente di essere al centro del processo valutativo dei nuovi farmaci, riportando in maniera diretta quanto gli effetti collaterali delle terapie contro il tumore possono pesare sulla vita di tutti i giorni a livello relazionale, psico-fisico e in tutti i versanti dell’esistenza». Grazie alla rilevazione effettuata mediante il PRO-CTCAE, infatti, la rilevanza e la tollerabilità degli effetti collaterali di chemioterapia ed altre terapie oncologiche non saranno segnalati indirettamente dal curante ma direttamente dalla persona che li vive sulla propria pelle. Potrebbe accadere, infatti, che effetti come nausea o difficoltà di concentrazione possano essere avvertiti dal singolo paziente come fortemente invalidanti e pregiudizievoli per la propria qualità di vita mentre per il medico curante gli stessi effetti potrebbero essere ritenuti meno rilevanti o gravi dal punto di vista strettamente clinico.
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Irisina, l’ormone dello sport che salva le ossa
SportEra il 2012. I ricercatori dell’Harvard Medical School, scoprivano un ormone prodotto dal tessuto osseo e dai muscoli durante l’allenamento fisico (quando cioè si trovano in uno stato di sollecitazione). A questa sostanza viene dato il nome di Irisina anche se in molti la chiamano “l’ormone dello sport”.
Da allora è stata studiata in diversi centri di ricerca (università di Pechino, dall’università politecnica delle Marche in collaborazione con l’università di Bari, ecc.) dimostrando che l’irisina può contrastare l’osteoporosi (quindi ridurre il rischio di fratture) e l’atrofia muscolare (di conseguenza favorire l’irrobustimento dei muscoli). Entrambi questi effetti potrebbero essere molto importanti considerando il crescente invecchiamento della popolazione.
Ma come agisce l’originale? Gli effetti sono dovuti al fatto che questa sostanza favorisce la fissazione del calcio nel tessuto osseo e attiva gli osteoblasti stimolando la costruzione del tessuto osseo.
Inoltre migliorerebbe anche la sensibilità delle cellule all’insulina (fenomeno positivo per ridurre i rischi da diabete) e produrrebbe l’aumento della quantità del tessuto adiposo bruno cioè del “grasso bruno” corporeo (che grazie alla termogenina “brucia” i grassi per produrre calore cioè per attuare la termogenesi) e non del “grasso bianco” (che se in eccesso può essere pericoloso per la salute).
Un altro recente studio effettuato dall’università di Pechino su oltre cento donne e pubblicato sul “Joint Bone Spine Journal”, ha dimostrato che basse concentrazioni di irisina aumentano il rischio di fratture ossee.
Insomma, le evidenze scientifiche portano all’esigenza di ridurre la sedentarietà e optare per uno stile di vita dinamico attraverso un costante movimento fisico.
C’è da dire, in conclusione, che l’attività fisica, anche se moderata, specialmente in alcuni casi (anziani, defedati, ecc.), necessita dell’indicazione e il controllo di personale qualificato che possa suggerire l’esercizio più adatto alle caratteristiche del soggetto.[wl_chord][wl_cloud]
Dormire bene per sentirsi bene. Prima regola: spegnere la tv
News Presa, PrevenzioneVestiti sparsi qua e là, lo stendino vicino al letto e le carte di lavoro buttate sulla scrivania: spesso la camera da letto si trasforma in un ripostiglio. Si tende a pensare che tanto di notte si dorme e quindi non si vede nulla. Il fatto è che il cervello umano memorizza l’ambiente circostante: se si dorme in un ambiente disordinato, anche il riposo sarà irrequieto. Insomma, se si vuole dormire bene bisogna iniziare a mettere a posto la camera. Dalle numerose ricerche, messe in campo negli ultimi anni, emergono alcune regole da seguire per rendere la camera da letto a prova di sonno profondo.
La prima fra tutte è: eliminare la TV. Alcuni studi hanno dimostrato che la luce blu della TV impedisce la produzione dell’ormone del sonno, la melatonina, rallentando quindi il momento in cui si prende sonno. Alla pari della televisione, anche cellulari e computer dovrebbero essere spenti prima di andare a dormire e se possibile stare in un’altra stanza.
Un’altra regola per dormire bene è pulire anche sotto il letto. Una persona normale perde circa 1,5 litri di sudore di notte e poiché il materasso assorbe tutta l’umidità, è importante che respiri. Pulire sotto il letto elimina anche il laniccio che si accumula, che è dannoso soprattutto per chi soffre di allergie.
Anche liberare il davanzale della finestra è importante, per poter aprire completamente la finestra al mattino, appena ci si sveglia per far cambiare l’aria e lasciar uscire l’umidità. Il tasso di umidità ideale secondo gli esperti è al 50% e la temperatura tra i 16°C e i 18°C gradi.
Inoltre, i ricercatori consigliano di usare tende molto scure (se non si hanno già le tapparelle). Se l’ambiente in cui si dorme è buio, viene stimolata la produzione di melatonina che favorisce un buon riposo.
Infine, per dormire bene, si deve fare attenzione alla posizione del letto, soprattutto se ci si sveglia con il torcicollo, dolori alle articolazioni o mal di testa. Prima di prendere le solite medicine è meglio controllare la posizione del letto. Secondo gli esperti, la testa del letto non dovrebbe essere contro muri che si rivolgono all’esterno, perché, soprattutto in inverno, questi muri sono freddi.
Procreazione assistita, ecco cosa è cambiato in 25 anni
News Presa, Ricerca innovazioneVenticinque anni fa la prima procedura di procreazione medicalmente assistita (in particolare la Icsi) ideata e introdotta nel 1992 nella pratica clinica. Ora gli esperti si danno appuntamento a Caserta, a San Leucio, per fare il punto sulle nuove metodiche e sui progressi che permettono a tante coppie di superare lo scoglio dell’infertilità e di costruire una famiglia. Ma come funziona la procreazione medicalmente assistita? Una delle metodiche più avanzate consiste nel praticare un’iniezione «intracitoplasmatica» dello spermatozoo (in inglese Intracytoplasmatic Sperm Injection), che si effettua direttamente nel citoplasma ovocitario. Non è un procedimento doloroso e si riesce così a superare molti degli scogli che si frappongono all’applicazione delle altre tecniche di fertilizzazione in vitro aumentando considerevolmente le percentuali di successo riproduttivo nelle coppie che hanno difficoltà ad avere un bambino.
Rendez vous campano
Il pioniere di quella tecnica, Gianpiero Palermo, responsabile del centro di medicina riproduttiva Cornell Universitydi New York, sarà in Campania il 7 e 8 luglio al Belvedere di San Leucio insieme ai massimi studiosi italiani e internazionali di tecnologie per la riproduzione umana, ospiti di una Conferenza di altissimo livello scientifico promossa da Genesis Day surgery Iatropolis Caserta. Tra gli esperti che si ritroveranno a San Leucio anche Yves Menezo, altro pioniere nelle colture embrionali noto in tutta Europa, lo specialista indiano Satish Adiga, Richard Anderson di Edinburgo, lo svizzero Jean Marie Wenger e gli italiani Gerardo Catapano, Gianni Baldini e Csilla Krausz dell’Università di Firenze, Maria Giulia Minasi da Roma, Liborio Stuppia da Chieti oltre a molti esperti universitari campani.
Le innovazioni
La direzione scientifica dell’appuntamento è affidata a Raffaele Ferraro responsabile della struttura clinica e di ricerca di Caserta e a Riccardo Talevi, responsabile del dipartimento di Biologia dell’Università Federico II e a capo del team scientifico di Genesis day surgery Iatropolis Caserta. «Qui a Caserta, soprattutto negli ultimi 5 anni, abbiamo avuto un ottimo incremento di cicli di Pma. La Icsi – prosegue Talevi – è stata una svolta per consentire la fertilizzazione anche a chi aveva pochissimi spermatozoi. Oggi, dopo anni di standardizzazione delle metodiche i fari sono puntati su nuovi percorsi e tecnologie che vanno dalla preservazione della fertilità in pazienti oncologici ai nuovi scenari disegnati dalla crioconservazione di spermatozoi e ovocellule, alle tecniche di selezione dei gameti più adatti a sostenere lo sviluppo embrionale, al monitoraggio computerizzato dei primi stadi di sviluppo». Ricerca di base, conoscenze biologiche, alte tecnologie sono le basi dei nuovi sistemi di coltura in vitro di tessuto ovarico utile nella preservazione della fertilità nei pazienti oncologici che aprono la strada alla follicologenesi in vitro.
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Scoperto il vaccino contro il colesterolo
News Presa, Ricerca innovazioneMolto presto sarà possibile vaccinarsi contro il colesterolo. La notizia lanciata dall’European Heart Journal (rivista della Società europea di cardiologia) fa saltare sulla sedia centinaia di migliaia di persone, costrette a combattere tutti i giorni con diete ferree e cibi a basso contenuto di grassi. Il vaccino si chiama «AT04A» (quando sarà in commercio avrà certamente un nome più semplice) e la sua capacità è quella di stimolare la produzione di anticorpi contro un enzima che determina l’accumulo di colesterolo «cattivo», vale a dire l’Ldl.
I test
I primi successi di questo vaccino sono arrivati con test su cavie da laboratorio, ora i ricercatori del Dipartimento di farmacologia clinica della Medical University di Vienna stanno valutando la sicurezza e l’attività di questo vaccino, ma anche di un altro composto chiamato «AT06A», sull’uomo. I test sono già partiti su 72 volontari sani, si tratta di un trial di fase clinica I, iniziato nel 2015, e dovrebbe essere completato entro l’anno.
Anticorpi
Ciò che succede nel corpo dopo l’iniezione del vaccino AT04A è sorprendente. Semplificando un po’ il composto è in grado di dimezzare i livelli di colesterolo totale (-53%), di abbattere del 64% i danni aterosclerotici ai vasi sanguigni e di ridurre del 21-28% i marcatori biologici spia di infiammazione vascolare. Gli anticorpi anti-PCSK9 (quindi indirettamente anti-colesterolo) sono rimasti funzionali durante tutto il periodo di studio e le concentrazioni restavano elevate anche a ricerca conclusa. Facile comprendere quali vantaggi potrebbero arrivare su persone che si alimentano con diete particolarmente ricche di grassi. «I livelli di colesterolo continuino ad abbassarsi con un effetto long-lasting», spiega Günter Staffler, Chief Technology Officer di Affiris e tra gli autori dell’articolo. «Se questi risultati si replicheranno nell’uomo, potrebbe significare disporre di una terapia a lunga durata d’azione che, dopo la prima somministrazione, necessiterebbe solo di un “richiamo” annuale. Un vero e proprio approccio immunoterapico, efficace e conveniente per i pazienti, che aumenterebbe l’adesione al trattamento».
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Così longevi, saremo tutti pazienti
News Presa, Rubrichedi Marco Trabucco Aurilio
Saremo tutti pazienti! Scongiuri a parte, i recenti dati sullo stato di salute degli italiani parlano chiaro: aumenta l’aspettativa di vita ma, parallelamente, aumentano le malattie croniche. Quasi 24 milioni di cittadini soffrono di una malattia cronica, ipertensione e diabete su tutti. Nella stessa direzione anche le patologie oncologiche con quasi mille nuove diagnosi al giorno con aumento dell’incidenza principalmente negli over 65. In uno scenario con il quale realisticamente dobbiamo abituarci a convivere, per questo è fondamentale l’equazione “medico – paziente – cura”. Proprio parlando di cure, è innegabile che la ricerca in campo farmaceutico abbia fatto passi da gigante: dall’oncologia con terapie innovative sia in termini di efficacia che di riduzione degli effetti collaterali alle malattie rare, dove si tutela il diritto alla salute con soluzioni terapeutiche realizzate anche per poche persone – i cosiddetti “farmaci orfani”.
Marco Trabucco Aurilio
Il medico e gli operatori sanitari in genere hanno visto nel corso della storia un’evoluzione relazionale nel rapporto con i pazienti molto discontinua. Dal medico ippocratico del “prendersi cura” e della centralità del paziente, ai forti passi indietro dei secoli dal Trecento al Seicento dove non è più il soggetto-paziente ad essere centrale, ma soltanto la malattia e la disfunzione. Non dilungandoci oltre nella storia, possiamo certamente dire che oggi nella società iperconnessa e dei tuttologi del web, il medico ha il difficile compito non solo di coinvolgere, ma spesso di convincere. L’empowerment dei pazienti e cittadini diventa, quindi, elemento imprescindibile per una corretta attuazione delle politiche sanitarie. Il recente decreto sui vaccini ne è un esempio calzante: proteste di molte mamme all’esterno del Ministero, Regioni che fanno ricorso contro il decreto e soliti antivax infestatori seriali del web che impazzano. Pur fortemente convinti, come sempre ribadito anche su queste pagine, dell’alto e insostituibile valore in termini preventivi e sociali dei vaccini, non si può non evidenziare una discutibile strategia comunicativa del decreto, a dimostrazione che senza condivisione e confronto, dal piccolo ambulatorio di paese fino alla partecipazione delle associazioni nei tavoli istituzionali(Agenas e Aifa su tutti) non esiste programmazione sanitaria.