Tempo di lettura: 2 minutiDal punto di vista clinico si definisce “disturbo ossessivo compulsivo”, un problema più diffuso di quanto si possa credere. I sintomi? Un susseguirsi incontrollato e ripetitivo di idee indesiderate, in genere incongrue, sconnesse dal resto del pensiero. Dubbi irrisolvibili, riti, di azioni finalizzate a evitare eventi indesiderati in modo magico e premure esasperanti. Spesso il disturbo – spiega la psichiatra Gemma Trapanese – è complicato da depressione e da una grave menomazione nella vita sociale, tanto che gli stessi familiari o colleghi possono essere condizionati in modo significativo. Nelle azioni di controllo che hanno spesso una componente fobica, spiccano l’ossessione per la pulizia e la continua incertezza/verifica di misure atte a chiudere il gas, la luce, l’acqua, le porte, le finestre, ma anche azioni più complesse volte a eliminare possibilità assai fantasiose di provocare disastri o di evitare contatti. Questi sintomi producono a volte gravi problemi relazionali».
Come nasce
La genesi del disturbo ossessivo è quasi sempre associata «ad una certa ambivalenza, coesistenza dell’amore e dell’odio in ogni manifestazione dei propri sentimenti nei confronti di una persona affettivamente significativa e dalla paura di danneggiare con i propri desideri sessuali l’oggetto desiderato. Il completamento ossessivo deve contenere da una parte l’aggressività o il desiderio sessuale, impedendo loro di estrinsecarsi e dall’altra dare loro una soddisfazione, indiretta e camuffata». Gli impulsi indesiderati non sono adeguatamente rimossi. La persona finisce col difendersi disconnettendosi dal resto dei suoi vissuti. «Questo meccanismo – continua la psichiatra – è molto evidente nell’isolamento di un contenuto ideativo compromettente dal resto delle emozioni e dell’attività mentale. Questo disturbo va comunque distinto da un disturbo analogo, detto ossessivo compulsivo di personalità, in cui gli schemi di comportamento, duraturi, non causano disagio ai pazienti, che sono perfettamente adattati, riuscendo addirittura ad eccellere in alcuni ambiti, proprio grazie a certe personali caratteristiche: rigorosa devozione al lavoro, attenzione al dettaglio, all’ordine, all’organizzazione, parsimonia, ostinatezza.
Guarire si può
Dal disturbo si guarisce: «è pur vero che molti pazienti resistono agli sforzi terapeutici». Questo perché, spesso, questi sintomi proteggono da scompensi più gravi: rappresentano, cioè, per il paziente una “soluzione” che per quanto scomoda, serve ad andare avanti e a mettersi al riparo dalle ragioni profonde. «La psicoterapia può migliorare notevolmente il funzionamento interpersonale dei pazienti, affrontando così problematiche relazionali secondarie alla sintomatologia. In definitiva – conclude la psichiatra – la patologia ossessiva colma lo spazio di una impossibile intimità».
Dieta povera di carboidrati più efficace per perdere peso
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneUna dieta povera di carboidrati dà migliori risultati di una a basso contenuto di grassi per la perdita di peso, perlomeno nel breve periodo. Lo dice una ricerca della Mayo Clinic di Scottsdale in Arizona, pubblicata su Journal of the American Osteopathic Association.
Gli studiosi hanno revisionato tutte le ricerche da gennaio 2005 ad aprile 2016, per un totale complessivo di 72 studi, e dai risultati è emerso che le diete a basso contenuto di carboidrati, ad esempio con poco pane e pasta, tra cui alcune note e in voga anche tra le star come la dieta Atkins, quella South Beach e la Paleo, sono sicure da seguire fino a sei mesi. Non sembrano provocare, quindi, danni particolari alla salute, sopratutto a pressione, glucosio e colesterolo, e a seconda del regime alimentare scelto, fanno perdere da poco meno di un chilo a quattro chili in più rispetto a quelle a basso contenuto di grassi. “La conclusione migliore da trarre, in linea generale, è che seguire una dieta a basso contenuto di carboidrati a breve termine sembra essere sicuro e si associa a una riduzione di peso”, spiega Heather Fields, autrice principale della ricerca. Restano, però, sia i rischi legati a un maggiore consumo di carne, perché pane e pasta vengono ridotti, sia il fatto che queste diete non fanno comunque miracoli rispetto a quelle a basso contenuto di grassi e infine la considerazione che non esiste una dieta adatta a tutti. “La cosa più importante e’ incoraggiare i pazienti a evitare cibi lavorati, soprattutto carni come pancetta, salsicce, salumi, hot dog, e prosciutto”, conclude Fields.
Cancro, come diagnosticarlo prima che si sviluppi
Ricerca innovazioneArriva da Napoli, in particolare da Pozzuoli, una nuova tecnica diagnostica per il cancro. Ancora una volta a far parlare di sé è il Cnr che, grazia ad un team di giovani ricercatori dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti, ha fatto una scoperta sensazionale: identificare grazie ad una nuova le cellule estranee che circolano all’interno del flusso sanguigno, le cosiddette Ctc (Circulating Tumor Cells). La ricerca è stata pubblicata su Light: Science and Applications, rivista del gruppo Nature.
Il metodo classico
Il sangue è composto da milioni di cellule (globuli rossi, bianchi, piastrine e linfociti). La diagnostica di malattie del sangue si esegue con l’emocromo, che fornisce parametri statistici sulle cellule esaminate. Si pensi al volume delle cellulare, l’emoglobina e così via. Per ottenere informazioni morfologiche è però necessario studiare al microscopio queste cellule, il restringe l’analisi a una piccola parte delle cellule, vale a dire quelle del campione che si sta esaminando. Inoltre il risultato è reso soggettivo dall’interpretazione del medico che studia l’immagine.
Il nuovo metodo
Con questa nuova tecnica diventa possibile studiare l’intero flusso, su campioni liquidi, con una tecnologica che si Lab-on-a-Chip. «Questa nuova tecnica di tipo interferometrico, basata sull’olografia digitale, consente di analizzare anche milioni di cellule mentre scorrono in un canale microfluidico fornendo parametri quali l’emoglobina, al pari del classico emocromo. Inoltre è in grado di analizzare ogni singola cellula praticamente in tempo reale, ricostruendone l’immagine tridimensionale con una accuratezza senza precedenti», spiegano gli autori Francesco Merola, Lisa Miccio, Pasquale Memmolo e Martina Mugnano di Isasi-Cnr. «In questo modo è possibile identificare cellule rare, sintomo precoce di eventuali patologie, che passerebbero inosservate a un’analisi tradizionale».
Nuovi scenari
Lo studio è stato svolto in collaborazione con il Consorzio Ceinge-biotecnologie avanzate, di cui fa parte l’Università di Napoli Federico II. Il team di ricercatori ha ottenuto un risultato che potrà avere un forte impatto sulla diagnostica oncologica. Questa prima tomografia completa in flusso continuo apre infatti la strada alla possibilità di trovare il famoso “ago nel pagliaio”, ovvero le cellule tumorali circolanti, primissimo segnale premonitore di metastasi finora inafferrabile.
Fumo: ogni anno tra i 70 e gli 80 mila decessi in Italia
Associazioni pazienti, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneIn Italia il 22 per cento della popolazione fuma e non è un dato in calo rispetto allo scorso anno. Negli ultimi anni sono state avviate campagne di prevenzione e lotta al tabagismo anche attraverso campagne visive (come le immagini dei danni provocati dal fumo riportate sui pacchetti di sigarette).
Dai dati diffusi da Doxa, i fumatori nel nostro paese sono 11,5 milioni, il 22 per cento della popolazione (e non sono in calo). Gli ex fumatori sono 7,1 milioni (il 13,5 per cento della popolazione); i non fumatori 33,8 milioni (il 64,4 per cento della popolazione).
Il 27,3 per cento degli uomini consuma tabacco, contro il 17,2 per cento della popolazione femminile:
Si stima che il fumo causi ogni anno, in Italia, tra i 70mila e gli 83mila decessi, non solo per il tumore al polmone, ma anche per malattie respiratorie, cardiovascolari e altre patologie.
Un’associazione finlandese, impegnata nella lotta al fumo, si è inventata una campagna che sta facendo molto discutere. Ha infatti deciso di mettere a confronto l’immagine di una persona sana che non fuma con quella della stessa persona se fosse una fumatrice. Il progetto è visibile sul sito: tobaccobody.fi e riporta tutti gli effetti indesiderati del fumo per uomini e donne dividendoli in diverse categorie: dal sesso all’acne. Non usa mezzi termini quando parla delle conseguenze delle sigarette sulla pelle e non solo: dal colorito meno sano e tendente con più facilità alla formazione di rughe e all’acne, al rischio di ingrassare nella zona addominale.
Per quanto riguarda gli uomini, il flusso sanguigno nei fumatori è più problematico, con una maggiore probabilità che si formino dei trombi nei vasi sanguigni. Ci sono poi anche altri effetti indesiderati, come: patologie che interessano lo stomaco; eccessiva peluria e unghie da un aspetto poco piacevole; alitosi e stress.
Insomma, il sito usa toni durissimi, con un unico obiettivo: spingere la popolazione a non fumare. “La vita sessuale di una fumatrice non è come quella di una non fumatrice”, spiega che quando una donna fuma, il fegato distrugge gli estrogeni, gli ormoni femminili, e di conseguenza diminuisce il l’ appetito sessuale. “Non fumare – scrive – è un buon modo per avere una vita sessuale sana. Il fumo compromette alcuni dei batteri che proteggono dalle infezioni genitali, di conseguenza le fumatrici contraggono più spesso infezioni vaginali e producono più facilmente secrezioni bianche dal cattivo odore (leucorrea)”. Non risparmia ovviamente gli uomini: “fumare – continua Tobacco body – indebolisce il flusso sanguigno verso il pene, ragion per cui i fumatori hanno il doppio delle probabilità di avere problemi erettili”. “Il numero di rapporti sessuali dei fumatori è la metà di quello dei non fumatori. Si potrebbe persino dire che non fumare è il rimedio più economico ai problemi di erezioni: la metà dei casi di impotenza sono causati da problemi di circolazione sanguigna e del sistema nervoso”. Ogni anno, il fumo provoca vittime per patologie respiratorie, ecco perché continuano a nascere in molti paesi nuove campagna per sensibilizzare la popolazione.
fumo: dopo i 15 anni 1 su 4 accende la sigaretta. Fumo passivo choc
Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneUna persona su quattro, sopra i 15 anni, fuma e una su cinque respira fumo passivo. Gli uomini fumano più delle donne: 28,7% contro i 19,5 punti percentuali femminili. La fotografia è stata scattata dall’Eurostat, l’ ufficio Statistico dell’Unione Europea e ritrae l’Europa nel 2014. Nella classifica, l’ Italia si piazza al ventesimo posto, con una quota di fumatori che si aggira intorno al 22%, due punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Tra i fumatori, 19 persone su 100 ne fanno un uso quotidiano, meno del 5% un utilizzo occasionale.
Tra i paesi europei, Svezia e Regno Unito hanno il primato per il minor numero di fumatori, con una quota di poco superiore al 15%. L’ ultimo posto va alla Bulgaria, dove si sfiora il 35% dei fumatori e a seguire la Grecia (32,6%), l’Austria (30,0%), la Slovacchia (29,6%) e Lettonia (29,5 %).
In alto in classifica si trovano le popolazioni del Lussemburgo e della Danimarca dove la cifra è compresa tra il 20 e il 21%. Le sigarette sono più amate dagli uomini che dalle donne, ma se lo scarto, nella media europea è di meno di 10 punti percentuali, ci sono dei paesi in cui il divario è enorme, come in Lituania dove i maschi sono il 40,3% e le donne il 12,3%. Lo stacco tra i due sessi supera i 20 punti in: Romania, a Cipro, in Lettonia ed Estonia. Guardando la classifica dei fumatori passivi la situazione rimane invariata: la più alta percentuale è in Grecia, dove, quasi due terzi della popolazione respira, quotidianamente, il fumo di altri. La percentuale più bassa è tra svedesi e finlandesi.
Secondo la media europea, la metà di coloro che sono esposti al fumo passivo lo è spesso, l’altra metà in modo occasionale, meno di un’ora al giorno.
L’Eurostat, conclude il rapporto sottolineando come oggi il fumo rappresenti la principale causa di molte forme di cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Eppure, aggiunge, potrebbe essere del tutto evitabile.
Il disturbo ossessivo compulsivo? «Molto più frequente di quanto si creda»
PsicologiaDal punto di vista clinico si definisce “disturbo ossessivo compulsivo”, un problema più diffuso di quanto si possa credere. I sintomi? Un susseguirsi incontrollato e ripetitivo di idee indesiderate, in genere incongrue, sconnesse dal resto del pensiero. Dubbi irrisolvibili, riti, di azioni finalizzate a evitare eventi indesiderati in modo magico e premure esasperanti. Spesso il disturbo – spiega la psichiatra Gemma Trapanese – è complicato da depressione e da una grave menomazione nella vita sociale, tanto che gli stessi familiari o colleghi possono essere condizionati in modo significativo. Nelle azioni di controllo che hanno spesso una componente fobica, spiccano l’ossessione per la pulizia e la continua incertezza/verifica di misure atte a chiudere il gas, la luce, l’acqua, le porte, le finestre, ma anche azioni più complesse volte a eliminare possibilità assai fantasiose di provocare disastri o di evitare contatti. Questi sintomi producono a volte gravi problemi relazionali».
Come nasce
La genesi del disturbo ossessivo è quasi sempre associata «ad una certa ambivalenza, coesistenza dell’amore e dell’odio in ogni manifestazione dei propri sentimenti nei confronti di una persona affettivamente significativa e dalla paura di danneggiare con i propri desideri sessuali l’oggetto desiderato. Il completamento ossessivo deve contenere da una parte l’aggressività o il desiderio sessuale, impedendo loro di estrinsecarsi e dall’altra dare loro una soddisfazione, indiretta e camuffata». Gli impulsi indesiderati non sono adeguatamente rimossi. La persona finisce col difendersi disconnettendosi dal resto dei suoi vissuti. «Questo meccanismo – continua la psichiatra – è molto evidente nell’isolamento di un contenuto ideativo compromettente dal resto delle emozioni e dell’attività mentale. Questo disturbo va comunque distinto da un disturbo analogo, detto ossessivo compulsivo di personalità, in cui gli schemi di comportamento, duraturi, non causano disagio ai pazienti, che sono perfettamente adattati, riuscendo addirittura ad eccellere in alcuni ambiti, proprio grazie a certe personali caratteristiche: rigorosa devozione al lavoro, attenzione al dettaglio, all’ordine, all’organizzazione, parsimonia, ostinatezza.
Guarire si può
Dal disturbo si guarisce: «è pur vero che molti pazienti resistono agli sforzi terapeutici». Questo perché, spesso, questi sintomi proteggono da scompensi più gravi: rappresentano, cioè, per il paziente una “soluzione” che per quanto scomoda, serve ad andare avanti e a mettersi al riparo dalle ragioni profonde. «La psicoterapia può migliorare notevolmente il funzionamento interpersonale dei pazienti, affrontando così problematiche relazionali secondarie alla sintomatologia. In definitiva – conclude la psichiatra – la patologia ossessiva colma lo spazio di una impossibile intimità».
Lo sport per i piccoli? Tutta salute!
Prevenzione, SportSono pochi in Liguria (circa il 10%) i bimbi che praticano sport con regolarità. Ecco perché la Regione ha stabilito l’estensione del progetto Cops (centro di orientamento e promozione sportiva) all’intero territorio regionale, con l’obiettivo di valorizzare la pratica sportiva nell’ambito della prevenzione. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Coni e rivolto ai bambini nella fase pre agonistica, ha già avuto un grande successo tra gli i bambini sotto i tredici anni e per questo l’idea è di estenderlo nel prossimo futuro, anche alla terza età. Obiettivo principale del progetto è capire se la scelta di un determinato sport sia davvero corretta per ciascun ragazzo e, in caso contrario, individuare un percorso individuale che sia capace di portarlo alla scelta dello sport che più fa per lui, perché praticandolo non faccia solamente bene, ma risulti anche gratificante.
L’iniziativa, che rientra nel piano regionale di prevenzione 2014-1018 e che prevede interventi e azioni mirate sui programmi di prevenzione e promozione di corretti stili di vita e di salute e benessere nella scuola, ha già coinvolto nella prima fase sperimentale 300 ragazzi delle scuole primarie di Genova e ora vuole ampliarsi fino a coinvolgere 1200 bambini in tutta la regione.
Il Liguria, il 13% dei ragazzi è obeso ed è quindi più propenso a sviluppare da adulto malattie quali il diabete, l’asma e malattie cardiovascolari. La conferma dei numeri viene dallo studio internazionale HBCS (Helth Behaviour in School-aged Children – comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) che viene svolto ogni quattro anni in collaborazione con l’OMS. Solo 11 ragazzi su 100 in Liguria si muovono per almeno un’ora al giorno, mentre la media internazionale è di 21 ragazzi su 100. Tra gli 11 ai 15 anni, infine, l’attività fisica svolta si riduce ulteriormente e sono le ragazze, in tutte le fasce d’età, a praticare in assoluto meno sport.
Ansie e timori dei malati immaginari: la causa è nel cervello “diverso”
Ricerca innovazioneIl malato immaginario? Lo è per la conformazione del suo cervello. Dietro alle ansie, al timore di ammalarsi e alla convinzione di avere sempre qualcosa c’è un meccanismo fisiologico. Lo rivela uno studio pubblicato dalla rivista Cortex e condotto dall’equipe campana diretta da Dario Grossi (docente di Neuropsicologia e Neuroscienze Cognitive e direttore del dipartimento di Psicologia dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”).
Il meccanismo
Insomma, il cervello dei malati immaginari non funziona come gli altri cervelli. Paradossalmente, gli ipocondriaci, o meglio il cervello degli ipocondriaci, non ha una corretta percezione del suo corpo, né una sufficiente consapevolezza corporea. Insomma, il male immaginario, in realtà, è generato proprio dalla sua testa e risponde semplicemente a un meccanismo fisiologico. La paura generata dalla mente, dunque, corrisponde a un meccanismo del cervello: la prima è semplicemente il corrispettivo dell’altro.
Lo studio ha dimostrato l’ipotesi circa l’esistenza negli ipocondriaci di un’alterazione della connettività funzionale (cioè del continuo scambio di informazioni) tra strutture cerebrali impegnate nella rappresentazione del corpo. In particolare l’alterazione riguarda il “colloquio” tra due aree del cervello. Una contribuisce al riconoscimento visivo delle parti corporee e a distinguere se queste sono le proprie oppure no (Self Recognition); l’altra è la principale struttura cerebrale che integra le informazioni motorie e sensoriali somatiche. Nei soggetti normali queste due aree sono funzionalmente connesse in maniera molto consistente e lavorano in maniera “sincronica” proprio per consentire l’integrazione della Coscienza Corporea, con una piena coscienza di Sé e del proprio corpo. Negli ipocondriaci i Ricercatori riscontrano una “asincronia” di funzionamento della normale integrazione della Coscienza Corporea.
Troppo concentrati su se stessi
«Sembra un paradosso – spiega Grossi – gli ipocondriaci sono eccessivamente concentrati sul loro corpo, hanno un’amplificata enterocezione, ma hanno una ridotta funzionalità nelle reti neurali che consentono la consapevolezza corporea. Forse proprio queste discordanti elaborazioni cerebrali consentono la costruzione di malattie immaginarie».Chi sa cosa ne avrebbe pensato Argante (Alberto Sordi) nel celebre film Il malato immaginario.
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News PresaTennis, nuoto, aerobica e ciclismo, gli sport con più vantaggi salvavita
News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazione, SportTutti gli sport fanno bene alla salute, ma alcuni un po’ di più rispetto ad altri. Almeno stando a quello che dice una ricerca internazionale guidata dall’Università di Sydney. Lo studio ha infatti scoperto che tennis, nuoto, aerobica e ciclismo offrono vantaggi salvavita superiori rispetto alla corsa e al calcio. Pubblicato ieri sul British Journal of Sports Medicine, la ricerca ha anche riscontrato che, in particolare, la morte per malattie cardiovascolari si riduce nelle persone che praticano questo tipo di attività fisica. L’indagine ha esaminato 80.000 adulti di oltre 30 anni di età, per valutare il legame tra la pratica di 6 diverse discipline sportive eil rischio di morte. I ricercatori hanno tratto le risposte da 11 indagini sanitarie annuali rappresentative a livello nazionale perl’Inghilterra e la Scozia, realizzate tra il 1994 e il 2008. Da quanto osservato, il rischio di morte per qualsiasi causa è risultato:del 47% più basso fra coloro che praticano sport con racchetta(tennis, squash, badminton); del 28% più basso fra i nuotatori; del 27% inferiore tra coloro che fanno aerobica; del 15% più basso tra i ciclisti. Il tutto rispetto a chi non ha mai provato queste attività. In particolare, il rischio di morte per malattie cardiovascolari è risultato del 56% più basso fra i tennisti, del 41% inferiore fra i nuotatori e del 36% più basso fra i cultori dell’aerobica. “I nostri risultati indicano che non è importante solo quanto spesso si fa sport, ma anche che tipo di esercizio si sceglie”, spiega l’autore senior della ricerca, Emmanuel Stamatakis. “Gli studi futuri – conclude – dovrebbero aiutare a rafforzare ulteriormente questa base di dati specifici, e a capire come consentire una maggiore partecipazione sportiva a tutte le età e in tutti i ceti sociali”
La salute al femminile, così le donne finiscono nel mirino degli uomini
Prevenzione, Psicologia