Tempo di lettura: 6 minutiLe fake news sono un pericolo dei nostri giorni da cui bisogna imparare a difendersi. Quando si parla di cancro, però, se alcune false informazioni possono essere innocue, altre incidono in maniera negativa sui comportamenti delle persone. “Dietro espressioni come ‘malattia grave’, ‘male incurabile’ eccetera – spiega Airc – si è creato un mondo di disinformazione, di convinzioni sbagliate e talvolta anche potenzialmente pericolose per la salute dell’individuo”.
Qualche anno fa l’American Cancer Society ha commissionato un sondaggio su alcune false credenze in materia di cancro per vedere quanto fossero diffuse. Un intervistato su quattro pensa che non è necessario modificare il proprio stile di vita in età giovanile per prevenire la malattia. Il 28% degli intervistati è convinto che esista già una cura definitiva per il cancro, ma che per qualche ragione viene tenuta nascosta. È la cosiddetta ‘teoria del complotto’, che nasce ovviamente dalla inconscia difficoltà ad accettare che non vi possa essere un rimedio unico e definitivo contro una malattia ancora troppo spesso mortale.
Solo la ricerca scientifica può contribuire a dare risposte ai dubbi, e quando le risposte non sono certe, ma solo ragionevolmente vere, è perché la ricerca deve procedere per successive approssimazioni.
AIRC ha creato una lista di falsi miti da sfatare:
La maggior parte delle persone che hanno un cancro ha un familiare malato
FALSO, la maggior parte dei tumori non è ereditaria. Solo una percentuale compresa tra il 5% e l’8% è ereditaria. La confusione nasce dal fatto che si dice spesso che il cancro è una ‘malattia genetica’. Una malattia dei geni, però, non è una malattia ereditaria: i geni possono infatti mutare in età adulta, oltre che essere ereditati in una determinata forma dai genitori. Ed è importante ricordare che ereditare un gene mutato che aumenta il rischio di un tumore non significa necessariamente sviluppare il cancro nel corso della propria vita.
Dopo anni che si fuma, smettere è inutile
FALSO, perché gli studi dimostrano che benché il rischio non si azzeri del tutto, le probabilità di ammalarsi di tumore del polmone si riducono quando si smette di fumare e dopo 10 anni dall’ultima sigaretta il rischio di morire a causa di questo tumore sono circa la metà rispetto a quelle di un fumatore. E anche il rischio di ammalarsi di altri tumori legati al fumo (molti tumori testa-collo, vescica, fegato, reni, pancreas, ovaio, stomaco eccetera) si riduce progressivamente più aumenta il tempo senza fumo. Ogni sigaretta in più aumenta il rischio, quindi in qualsiasi momento una persona decida di smettere di fumare, ne avrà comunque un guadagno.
Fare esercizio fisico previene il cancro
VERO, alcuni tipi di cancro sono sensibili agli effetti del movimento, che ne riduce l’incidenza: la relazione diretta è stata dimostrata per il cancro del colon, dell’endometrio e del seno, mentre per altri, come quello della prostata, i dati non sono ancora sufficienti per trarre conclusioni definitive. Anche se il meccanismo per cui l’attività fisica esercita un’azione anticancro non è ancora del tutto chiaro per alcuni tumori, spiega Airc, chi fa sport si ammala meno di chi conduce una vita sedentaria perché il movimento induce l’organismo a produrre sostanze protettive o a ridurre il livello di infiammazione dell’organismo e le concentrazioni di sostanze pro-cancro (come alcuni ormoni femminili o l’insulina). Non si sa neanche a che età è meglio cominciare, ma questo vale solo per il cancro: l’esercizio, infatti, è utile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e per evitare l’osteoporosi. Per questi obiettivi, prima si comincia meglio è.
Ciò che uno fa da giovane ha un impatto limitato sul rischio di ammalarsi di cancro in età avanzata
FALSO, poiché molte delle abitudini di vita acquisite durante l’infanzia o l’adolescenza hanno un forte impatto sul rischio di ammalarsi di cancro anche da anziani. Basta pensare all’importanza dell’alimentazione corretta o al fumo (abitudine spesso acquisita nell’adolescenza). Si può sempre correggere un comportamento errato, sottolinea Airc, ma non acquisirlo per niente è comunque la migliore strategia di prevenzione. In questo campo giocano un ruolo fondamentale gli educatori (genitori, insegnanti) che devono essere di esempio: è inutile insistere con un adolescente perché non fumi, se i genitori ‘bruciano’ un pacchetto di sigarette al giorno.
Cucinare con il microonde provoca tumori
FALSO, non c’è alcuna relazione tra questi due fattori. I forni a microonde, come peraltro le radio, emettono campi elettromagnetici a radiofrequenza. Sono stati svolti diversi studi in merito, e si è verificato che non ci sono rischi per la salute. Peraltro, i microonde sono schermati: solo gli apparecchi molto vecchi, deteriorati o con la porta che non chiude bene potrebbero essere potenzialmente pericolosi (perché scaldano i tessuti), ma solo se si sosta a lungo nelle loro vicinanze mentre sono in funzione.
I tralicci dell’alta tensione provocano tumori infantili
NÉ VERO NÉ FALSO, non c’è ancora certezza scientifica in materia. Questa incertezza è legata soprattutto al fatto che non è semplice condurre ricerche per provare l’esistenza di un legame causa-effetto tra i campi elettromagnetici ad alta frequenza, che sono quelli generati dalle linee elettriche, e lo sviluppo di alcuni tumori infantili (in particolare leucemie) e i risultati degli studi sono spesso contrastanti. Sulla base di analisi approfondite dei dati disponibili, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) ha comunque concluso che i campi elettromagnetici generati dai tralicci dell’alta tensione debbano essere considerati come un ‘possibile cancerogeno per l´uomo’.
‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è la più bassa delle tre categorie (‘cancerogeno per l’uomo’, ‘probabilmente cancerogeno per l’uomo’, ‘possibilmente cancerogeno per l’uomo’) usate dalla IARC per classificare le prove scientifiche relative ad agenti ambientali. Le conclusioni della IARC sono state poi rafforzate da quelle ottenute dall’Organizzazione mondiale della Sanità che ha condotto una propria valutazione dei dati scientifici disponibili. ‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è una classificazione usata per definire un agente per il quale esista una limitata prova di cancerogenicità nell’uomo e una prova meno che sufficiente negli animali da esperimento (nei modelli sperimentali).
La classificazione è basata sulla solidità delle prove scientifiche disponibili, non su quanto elevato sia il rischio. Ad oggi la situazione non si è ancora chiarita, ma gli esperti sostengono che, nel caso il legame esistesse, riguarderebbe solo una percentuale molto bassa di bambini (tra 1% e 4% di quelli esposti al livello più elevato), mentre non ci sarebbe un aumento degno di nota del rischio per i bambini esposti a campi elettromagnetici a livello basso, quello al quale la maggior parte di noi è esposto.
I colpi e i traumi possono provocare il cancro
FALSO, si tratta di una credenza antica, che ha avuto qualche successo anche tra i medici all’inizio del Novecento. Probabilmente è vero il contrario: un tumore può rendere una parte del corpo vulnerabile agli incidenti (per esempio un tumore osseo). Talvolta proprio grazie a una visita medica casuale per curare un piccolo trauma si notano rigonfiamenti sospetti. Le persone prestano più attenzione a una parte del corpo dolorante: il colpo non fa venire il tumore, fa scoprire un tumore che già c’era.
Per il cancro al polmone, è più rischioso vivere in una grande città che fumare
FALSO, l’inquinamento atmosferico provoca molte malattie polmonari (asma, bronchiti croniche), incluso il cancro del polmone, ma i tumori dovuti al fumo di sigarette sono molto più numerosi di quelli dovuti all’inquinamento. L’inquinamento aumenta l’infiammazione polmonare, che può favorire un tumore nelle persone già predisposte. Tra queste ci sono ovviamente i fumatori, che sommano l’effetto cancerogeno della sigaretta all’effetto negativo dell’infiammazione stessa.
Oggi ci si ammala di cancro più di un tempo
NÉ VERO NÉ FALSO, perché se alcuni tipi di tumore, come quello al polmone nelle donne, sono in crescita, altri, come quello del collo dell’utero o dello stomaco sono diminuiti. Numericamente ci sono più tumori ma ciò è dovuto al fatto che è aumentata l’età media della popolazione e che di cancro ci si ammala soprattutto in età avanzata. Inoltre, spiega Airc, il miglioramento delle capacità diagnostiche consente di trovare più tumori, che quindi risultano più frequenti di un tempo, ma in compenso si muore di meno.
Grigliare la carne produce sostanze cancerogene
VERO, anche se la dimostrazione certa è stata ottenuta solo in modelli animali. D’altro canto esiste un rischio quantificabile solo se si mangia carne grigliata (e soprattutto carne cotta al barbecue con carbonella) con una frequenza almeno giornaliera. Principali imputati per l’aumento del rischio sono le amine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze chimiche che derivano dalla trasformazione delle proteine della carne sottoposte a temperature elevate. Non bisogna dimenticare, spiega Airc, che le altre modalità di cottura non sono prive di rischio: per esempio stufati e fritti contengono generalmente più grassi, e quindi sono nocive per la salute del cuore e dei vasi. La strategia più corretta è quella di gustare raramente la grigliata, ma di farlo in tranquillità, evitando magari di consumare le parti grasse bruciate, che sono quelle più pericolose, e scegliendo carni meno grasse come per esempio il pollo, avendo cura però di eliminare la pelle.
Intervenire chirurgicamente per asportare un cancro può favorirne la diffusione
FALSO, si tratta di una falsa convinzione datata primi del Novecento, quando molti interventi per asportare tumori venivano effettuati quando in realtà il paziente aveva già metastasi, spiega Airc. Il fatto che poco dopo l’operazione si presentasse un nuovo tumore in un altro organo ha dato origine a questa credenza. Inoltre è effettivamente possibile che, asportando solo parzialmente un tumore, alcune cellule rimaste in sito possano dar luogo a metastasi, ma questa evenienza è diventata rara con lo sviluppo delle tecniche chirurgiche moderne e soprattutto degli strumenti diagnostici come la PET, che sono in grado di individuare anche tumori di poche cellule. Inoltre, per eliminare le cellule ‘sfuggite’, oggi si dispone della radioterapia e di altre strategie più o meno ‘intelligenti’.
La radioterapia può provocare il cancro
VERO, però la frequenza con cui ciò accade è molto inferiore al rischio di morire per un tumore già esistente non sufficientemente curato. La radioterapia, che consiste nell’emettere raggi X verso le cellule tumorali al fine di distruggerle, può favorire anche le mutazioni genetiche nelle cellule sane. La maggior parte di questi danni al DNA viene riparata dalle cellule stesse nel giro di poco tempo. Come per molte pratiche mediche, conclude Airc, si valuta l’opportunità di ricorrere a una certa cura alla luce dell’equilibrio tra rischi e benefici e non vi sono dubbi che, quando un medico suggerisce una radioterapia, i benefici sono di gran lunga superiori ai potenziali rischi.
Gaia e Pasquale, la storia di due studenti coraggiosi
News Presa, RubricheGaia e Pasquale non si conoscono, sono due ragazzi con vite diverse, ma hanno in comune qualcosa che li rende molto simili: nonostante siano colpiti entrambi da patologie che al momento li costringono in ospedale hanno saputo stringere il coraggio a due mani e hanno brillantemente sostenuto la prova d’esame per la maturità. «Ragazzi e professori riuniti per l’interrogazione, ma anche medici e infermieri, perché Gaia il suo esame di maturità lo ha dovuto sostenere in ospedale», scrive sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno Raffaele Nespoli. «Ieri, per un giorno, una sala della terza medicina del Cardarelli di Napoli si è trasformata in aula di scuola. Alle 14.30 una commissione d’esame del liceo Quinto Orazio Flacco di Portici è arrivata al nosocomio del Vomero e Gaia, ricoverata ormai da due settimane, ha potuto vivere una delle giornate più importanti della sua vita. Diciotto anni compiuti da poco meno di due mesi, la giovane studentessa è ricoverata nel reparto diretto dal professor Generoso Uomo a causa di un grave problema, il Lupus eritematoso sistemico (Les), malattia infiammatoria sistemica molto difficile da diagnosticare. Semplificando un po’, Gaia ha una patologia diffusa a tutto il corpo, causata da quelli che in gergo si definiscono “autoanticorpi”, cioè anticorpi che attaccano l’organismo creando gravi problemi. Nonostante questo la giovane studentessa non ha voluto trovare scuse. Il suo desiderio era quello di poter sostenere l’esame e diplomarsi come i sui compagni. Il sì è arrivato grazie alla grande disponibilità della scuola e degli insegnanti, ma anche grazie allo straordinario lavoro della direzione strategica del Cardarelli e di medici, reumatologi e infermieri che si sono stretti attorno alla ragazza».
Mi trovo nel cuore dell’inferno
La tesina proposta dalla giovane studentessa ha un titolo molto chiaro e in qualche modo evocativo: «Mi trovo nel cuore dell’inferno». L’inferno al quale si riferisce è quello dell’olocausto e la sofferenza che ne deriva è legata alla follia dei campi di sterminio nazisti. Gaia ha visitato quei luoghi assieme alla famiglia e ha deciso di approfondire il tema per discuterne in sede d’esame. Nelle settimane che hanno preceduto la prova, Gaia ha avuto il sostegno costante di mamma Lia e papà Nunzio, che si sono alternati in reparto giorno e notte. «Qui al Cardarelli abbiamo trovato un accoglienza eccezionale – dice Nunzio – sia la direzione che i medici sono stati splendidi e comprensivi con noi e con Gaia». Non a caso, ieri, all’esterno dell’aula d’esame c’era anche un insolito via di camici bianchi. Primi fra tutti i medici che più le sono stati vicini in queste settimane: Fernando Gallucci, Chiara Mastrobuoni e Anna Parisi. Tutti con i volti tesi e con una sola domanda ricorrente: «come sta andando?». Bene, Gaia ancora una volta ha gettato il cuore oltre l’ostacolo.
Vite parallele
Intanto, nel reparto di cardiochirurgia generale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” dell’Ospedale Monaldi, diretto da Marisa De Feo, anche Pasquale (in attesa di trapianto cardiaco) ha sostenuto l’esame di maturità scientifica. Ieri, grazie all’autorizzazione del direttore dell’ufficio scolastico regionale della Campania, Luisa Franzese, si è riunita la commissione del Liceo Virgilio di Pozzuoli e il giovane paziente ha sostenuto la prova di Italiano, scegliendo una traccia sulla paura. «Mio figlio aveva un po’ di timore a svolgere l’esame in ospedale – spiega la mamma – ma ha affrontato la prova con grande serenità e coraggio anche in una stanza di ospedale. Vorrei ringraziare i medici e il personale del reparto che si sono impegnati per fare in modo che Pasquale riuscisse a sostenere l’esame al meglio». Alla fine entrambe le prove sono andate più che bene, nonostante ai ragazzi non sia stato fatto alcun favoritismo. Gaia e Pasquale hanno davanti molte altre sfide dure da superare, ma la cosa sicura è che le affronteranno con il coraggio e la determinazione che hanno già ampiamente dimostrato di avere.
Startup made in Italy incontrano investitori al BioInItaly Investment Forum
Ricerca innovazioneDevice capaci a rendere più tollerabili i trattamenti chemioterapici o in grado di riprodurre microambienti fisiologici per test in laboratorio; nuovi possibili trattamenti contro la fibrosi cistica; prodotti cosmetici con ingredienti funzionali che combinano innovazione, sicurezza e rispetto dell’ambiente; terapie geniche contro l’iperlipidemia e ancora organi miniaturizzati realizzati attraverso le colture cellulari, così come soluzioni contro le infezioni virali, micro-sfere biodegradabili contro l’artrite fino a sistemi di monitoraggio da remoto di alcuni parametri vitali dei pazienti. Sono questi alcuni dei 15 progetti selezionati per l’edizione 2018 del BioInItaly investment Forum & Intesa Sanpaolo startup initiative: una due giorni che permette alle startupinnovative biotecnologiche e ai loro progetti di ricerca di incontrare investitori provenienti da tutto il mondo.
“Dalla prima edizione a oggi la manifestazione ha permesso di raccogliere oltre 43 milioni di euro per finanziare startup innovative nazionali, selezionate tra più di 500 progetti e grazie alla partecipazione di oltre 1600 tra aziende e investitori ai 10 Investment Forum organizzati in questi anni. – spiega Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica – Numeri sempre in crescita, che testimoniano quanto sia apprezzata l’Italia capace di nuove idee e di una ricerca di alto livello. Un’Italia delle idee che bisogna aiutare nel processo di trasformazione della ricerca in prodotti e brevetti, sostenendone e accompagnandone lo sviluppo.
L’edizione di quest’anno del BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative è iniziata a gennaio con l’organizzazione di un roadshow nazionale per la raccolta di progetti e candidature ed è proseguita, per una ventina di realtà selezionate, attraverso un percorso formativo presso Fondazione Filarete con il coach Bill Barber, investitore californiano che segue la StartUp Initiative di Intesa Sanpaolo. A conclusione i protagonisti sono stati chiamati a simulare la loro presentazione nel deal-line up di fronte a una platea di panelist selezionati fra investitori finanziari, esperti di settore e manager di impresa. Al termine di questo articolato viaggio: 15 promettenti finaliste (8 biotech e 7 healthcare e biomedicale) che oggi accedono all’Investment Forum di Milano presentando il proprio progetto e business plan agli investitori.
Bio, ma per finta. Sequestri per 100 tonnellate di alimenti
AlimentazioneSe da una parte cresce la ricerca di cibo biologico percepito come più sano, dall’altra aumentano i tentativi di frode. Sono state oltre 100 le tonnellate di cibo bio irregolare sequestrato tra marzo e maggio. Si tratta 1.500 confezioni di alimenti non idonei alla commercializzazione, nell’ etichettatura, per la tracciabilità e per ragioni igieniche e di scadenza. È il risultato di 186 controlli in soli tre mesi da parte dei carabinieri dei Nas nella filiera “biologica”. Le irregolarità sono state 31 presso altrettante aziende ed esercizi commerciali, in tutto 49 violazioni amministrative contestate, per un ammontare complessivo di 55 mila euro di sanzioni.
Negli ultimi mesi i militari del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno intensificato i controlli per la sicurezza della filiera dei prodotti da agricoltura biologica. Tutti gli alimenti che vengono comunemente definiti “biologici” provengono da coltivazioni o allevamenti che utilizzano tecniche agronomiche e zootecniche a basso impatto ambientale, attraverso protocolli produttivi nei quali è vietato o limitato l’impiego di diserbanti, insetticidi o concimi contenenti sostanze chimiche.
Per essere commercializzato come Bio un alimento deve essere stato prodotto da aziende certificate da Organismi autorizzati dal ministero dell’Agricoltura che appongono sui prodotti il loro logo, identificandoli come appunto biologici. Tra gli interventi più importanti i carabinieri del Nas di Treviso hanno sequestrato 1.950 kg di materie prime (farine biologiche di varie tipologie) tutte scadute. Nel maggio scorso hanno disposto l’immediata chiusura di una ditta della provincia di Milano (che produce alimenti per la prima colazione a base di cereali da agricoltura biologica e tradizionale), a causa di una estesa infestazione di roditori presenti nei locali di produzione e magazzino.
I Nas hanno anche eseguito un’ispezione presso una ditta di vendita all’ingrosso della provincia di Forlì-Cesena, sottoponendo a sequestro sanitario 7.000 kg di materie prime (erbe medicinali, sostanze aromatiche) e di integratori alimentari, alcuni da agricoltura biologica, con termine di conservazione superato in alcuni casi da più di un anno. Altri controlli sono stati realizzati ad Aosta e a Brescia. In quest’ultimo controllo il titolare di un’azienda agricola è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per tentata frode, per aver messo in vendita alimenti vari falsamente Bio.
Farmaci gratuiti, il progetto dell’Ordine di Napoli
FarmaceuticaDalla povertà sanitaria che solo nel 2015 ha riguardato oltre 13 milioni di italiani, un milione in più rispetto al 2014, che hanno limitato il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per ragioni economiche. Sono in questa condizione 20 famiglie a rischio e 42 povere su 100. Tra gli indigenti aumentano gli stranieri (+6,3 %) e, purtroppo, in queste condizioni ci sono sempre più minori (+3,2 per cento). Proprio per far fronte a questa emergenza è nato «Un farmaco per tutti», progetto che ha raggiunto numeri da record. Basti pensare che sono state donate sino ad oggi 100mila confezioni di farmaci e presìdi, per un valore economico di circa 1milione e 500mila euro. Questi farmaci e presìdi sono andati a chi non può permettersi cure. Con questo progetto solidale l’Ordine dei farmacisti della provincia di Napoli, assieme al cardinale Crescenzio Sepe, è in campo ormai da due anni, un sostegno concreto ai cittadini in difficoltà. Non a caso, Vincenzo Santagada, leader dei farmacisti napoletani, sottolinea come la categoria «si occupi quotidianamente del bene primario delle persone, quello alla salute. Sguardo e braccia operative a sostegno delle fasce sociali deboli – dice – che in questo momento soffrono e subiscono la cosiddetta povertà sanitaria, sono il primo passo per ridare linfa materiale e spirituale alla società. Napoli ormai rappresenta un modello di raccolta e distribuzione farmaceutica su base volontaristica replicabile in tutta Italia».
Donare tutto l’anno
L’iniziativa, a carattere permanente (è possibile donare e raccogliere farmaci ogni giorno) e volontario, distribuisce farmaci e dispositivi medicochirurgici facendo risparmiare oltre un milione di euro al Servizio sanitario nazionale. Le confezioni sono già state donate a Emergency, Croce non ancora scaduti, provenienti dalla donazione spontanea da parte di cittadini, aziende e privati che non hanno più bisogno del prodotto anche a seguito del cambio o della fine di una terapia o del decesso di un parente. I medicinali raccolti all’interno delle farmacie sono smistati ai vari enti assistenziali che hanno aderito all’iniziativa. «In Italia è in crescita la povertà sanitaria. Nel 2015 la richiesta di medicinali da parte degli enti caritativi è risultata in aumento del 6,4% rispetto allo scorso anno. Più di 400 mila le persone che non possono più permettersi i farmaci di cui hanno bisogno; gli italiani in difficoltà oggi sono oltre 183mila» spiega ancora il presidente Santagada. Accanto a questo progetto l’Ordine dei farmacisti opera anche con «Una visita per tutti» dedicando ogni mese alla prevenzione di una malattia: giugno è incentrato sull’insufficienza venosa.
Progetto itinerante
Con il «Camper della salute» vengono garantiti screening gratuiti a tutti. Un progetto itinerante che ha già fatto tappa il 13 giugno in piazza Vittorio Emanuele a Sant’Antonio Abate, il 15 giugno in via Cesare Battista a Torre del Greco, venerdì 22 giugno nella villa comunale di Villaricca; martedì 26 giugno a Frattaminore (in piazza Atella e in piazza San Maurizio); a Napoli mercoledì 27 giugno in via Leopardi a Fuorigrotta e infine a Bacoli, nella Villa vanvitelliana, venerdì 29 giugno. «Ogni giorno di povertà è una sconfitta per una società opulenta come quella attuale – conclude Santagada – per questo l’Ordine non ha alcuna voglia di restare a guardare né di fornire assistenza solo a chi può permettersi trattamenti medici». È grazie ad iniziative come queste che moltissime persone in stato di indigenza riescono comunque a veder garantito il proprio diritto alla cura e alla salute. Un diritto, certo, costituzionalmente garantito, ma non per questo sempre accessibile a tutti.
Stress, nemico troppo spesso sottovalutato
News PresaMarco Trabucco Aurilio
Tutti ne parlano e tutti lo subiscono o dicono di subirlo, ma forse nessuno lo conosce davvero: il termine «stress» è ormai quello più utilizzato dagli italiani. Un nemico che spesso ci accompagna durante tutta la giornata, tutto l’anno, spesso addirittura nei periodi di meritato relax. Siamo al punto che lo stress ha assunto ormai un vero e proprio carattere «psicosociale». Dallo stress che dilania, a giusta ragione, il lavoratore e il disoccupato, a quello più effimero dell’uomo, donna, giovane o anziano che non sa come «decomprimere» le tensioni legate al tran tran quotidiano. Del resto, dalla Harvad Medical Scholl a Stanford, generazioni di ricercatori si sono trovati concordi nell’individuare nello stress il principale responsabile (o quasi) della maggior parte delle patologie. Da quelle cardiologiche fino alle malattie oncologiche: prime due cause di mortalità nella società industrializzata. È stato ampiamente dimostrato, infatti, che alti livelli di stress stimolano la produzione di alcune citochine infiammatorie, per alcune delle quali è stato provato addirittura un rapporto direttamente proporzionale con l’insorgenza di alcune tipologie di malattie neoplastiche. Dunque, possiamo dire che lo stress è un nemico spesso sottovalutato: più di un lavoratore su quattro in Italia, ad esempio, soffre di stress lavoro correlato, legato principalmente all’incapacità di gestire le incombenze del proprio impiego, le richieste o le aspettative riposte. Ma, diciamola tutta, questo stress negli ultimi anni è sempre più spesso correlato all’incertezza e alla precarietà del lavoro. La cosa preoccupante è che, nella società dell’iperconnessione, lo stress non risparmia neanche le agognate vacanze, considerate molto spesso status symbol, più che momento di condivisione di tempo, passioni e disconnessione dal mondo virtuale. La vacanze diventano così troppo spesso «una prestazione» da condividere, sui social ovviamente. Un momento nel quale finiamo per riporre tante, troppe, aspettative. Di qui le relative ansie e paure. Il consiglio? Fare ciò che si vuole realmente, perché viaggiare è sempre esplorare prima se stessi. LEGGI L’ARTICOLO CORRELATO
Psicologi, una task force per le emergenze
PsicologiaUn servizio di intervento psicologico in emergenza per calamità naturali ed eventi traumatici, tra i quali episodi di violenza urbana. È il frutto di un protocollo d’intesa siglato tra l’Ordine degli Psicologi della Campania e la delegazione di Napoli del Sovrano Militare Ordine di Malta. Ed è proprio l’Ordine di Malta a donare agli psicologi campani un mezzo di pronto intervento che sarà operativo h24 su tutto il territorio regionale e che potrà essere allertato dalle istituzioni preposte.
Innovazione
Si tratta del primo esperimento in Italia con queste modalità di collaborazione e di intervento. A bordo del veicolo ci saranno psicologi impegnati con associazioni di volontariato, dipendenti dell’Asl o liberi professionisti, tutti esperti nell’emergenza e iscritti all’Ordine della Campania. L’Ordine degli Psicologi promuoverà la formazione, l’aggiornamento e la ricerca per i professionisti interessati. La supervisione scientifica è affidata al master in Psicologia dell’emergenza dell’università Federico II di Napoli, diretto dalla professoressa Fortuna Procentese.
Disagio
Per la presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra, questo nuovo progetto «sarà un’opportunità di sviluppo per la nostra comunità e per tutti i cittadini campani perché sperimenteremo la possibilità di intervento in casi di emergenza e urgenza, affrontando tutti gli aspetti che riguardano il disagio psicologico che emerge in casi calamità naturali o di traumatizzazioni urbane». Entusiasta dell’iniziativa anche il sindaco Luigi De Magistris, che ha sottolineato il valore di partire dal capoluogo partenopeo. «Una città dove c’è tanta competenza, professionalità, tanto bisogno e una forte attenzione alle fragilità. E’ importante anche perché negli ultimi anni c’è stata una compressione dei servizi di psicologia, di accoglienza nei confronti delle devianze, quindi l’aspetto del comprendere ciò che accade nelle persone più fragili è fondamentale, perché si avverte sempre di più un disagio, che se viene sottovalutato può diventare pericoloso per l’individuo e per gli altri. Questa iniziativa avrà quindi tutto il sostegno del Comune di Napoli, che in questi sette anni ha sempre avuto un rapporto di cooperazione con l’Ordine degli Psicologi».
Napoli, intervento innovativo al cuore per salvare una paziente
News PresaUn intervento innovativo al cuore ha salvato una paziente colpita da una severa insufficienza cardiaca, una donna di 48 anni affetta da un’insufficienza tricuspidale. La notizia arriva da Napoli, in particolare dal Monaldi, che è uno dei poli di riferimento per la Campania in fatto di cura delle malattie del cuore. A salvare la donna è stato l’impianto di un sistema denominato MitraClip, mai utilizzato in regione.
Uso compassionevole
Ad operare la donna è stata l’equipe del professore Paolo Golino, direttore della Unità Operativa Complessa di Cardiologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Per l’intervento, che fino ad oggi era stato effettuato solo presso il San Raffaele di Milano e il Ferrarotto di Catania, è stato necessario richiedere al Ministero della Salute l’autorizzazione all’utilizzo compassionevole del dispositivo medico che, attualmente, è impiegato per la riduzione percutanea dell’insufficienza mitralica.
Intervento complesso
«L’insufficienza della valvola tricuspide – conclude lo specialista – è responsabile di severi scompensi cardiaci e, attualmente, viene raramente trattata con metodiche chirurgiche a causa dell’elevata mortalità intraoperatoria e della scarsità di dati scientifici circa l’efficacia della stessa procedura chirurgica» spiega Paolo Golino. «L’impianto di MitraClip per trattare l’insufficienza tricuspidale, sebbene sia una procedura non ancora codificata, apre uno scenario molto importante per i pazienti affetti da questa patologia perché ci consente di trattarla con una metodica minimamente invasiva risparmiando al paziente gli elevati rischi della procedura chirurgica». Per Antonio Giordano, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera dei Colli, quello realizzato è «un intervento che segna un ulteriore passo avanti terapeutico che conferma la tradizione cardiorespiratoria dell’Azienda partenopea». Al momento la paziente è in buone condizioni e la speranza dei medici è che si possa rimettere presto, così che possa tornare a casa. Ovviamente saranno necessari ulteriori controlli, ma se tutto andrà per il meglio non dovrebbero esserci nuovi interventi chirurgici.
Cancro: i miti da sfatare. La lista di Airc
Stili di vitaLe fake news sono un pericolo dei nostri giorni da cui bisogna imparare a difendersi. Quando si parla di cancro, però, se alcune false informazioni possono essere innocue, altre incidono in maniera negativa sui comportamenti delle persone. “Dietro espressioni come ‘malattia grave’, ‘male incurabile’ eccetera – spiega Airc – si è creato un mondo di disinformazione, di convinzioni sbagliate e talvolta anche potenzialmente pericolose per la salute dell’individuo”.
Qualche anno fa l’American Cancer Society ha commissionato un sondaggio su alcune false credenze in materia di cancro per vedere quanto fossero diffuse. Un intervistato su quattro pensa che non è necessario modificare il proprio stile di vita in età giovanile per prevenire la malattia. Il 28% degli intervistati è convinto che esista già una cura definitiva per il cancro, ma che per qualche ragione viene tenuta nascosta. È la cosiddetta ‘teoria del complotto’, che nasce ovviamente dalla inconscia difficoltà ad accettare che non vi possa essere un rimedio unico e definitivo contro una malattia ancora troppo spesso mortale.
Solo la ricerca scientifica può contribuire a dare risposte ai dubbi, e quando le risposte non sono certe, ma solo ragionevolmente vere, è perché la ricerca deve procedere per successive approssimazioni.
AIRC ha creato una lista di falsi miti da sfatare:
La maggior parte delle persone che hanno un cancro ha un familiare malato
FALSO, la maggior parte dei tumori non è ereditaria. Solo una percentuale compresa tra il 5% e l’8% è ereditaria. La confusione nasce dal fatto che si dice spesso che il cancro è una ‘malattia genetica’. Una malattia dei geni, però, non è una malattia ereditaria: i geni possono infatti mutare in età adulta, oltre che essere ereditati in una determinata forma dai genitori. Ed è importante ricordare che ereditare un gene mutato che aumenta il rischio di un tumore non significa necessariamente sviluppare il cancro nel corso della propria vita.
Dopo anni che si fuma, smettere è inutile
FALSO, perché gli studi dimostrano che benché il rischio non si azzeri del tutto, le probabilità di ammalarsi di tumore del polmone si riducono quando si smette di fumare e dopo 10 anni dall’ultima sigaretta il rischio di morire a causa di questo tumore sono circa la metà rispetto a quelle di un fumatore. E anche il rischio di ammalarsi di altri tumori legati al fumo (molti tumori testa-collo, vescica, fegato, reni, pancreas, ovaio, stomaco eccetera) si riduce progressivamente più aumenta il tempo senza fumo. Ogni sigaretta in più aumenta il rischio, quindi in qualsiasi momento una persona decida di smettere di fumare, ne avrà comunque un guadagno.
Fare esercizio fisico previene il cancro
VERO, alcuni tipi di cancro sono sensibili agli effetti del movimento, che ne riduce l’incidenza: la relazione diretta è stata dimostrata per il cancro del colon, dell’endometrio e del seno, mentre per altri, come quello della prostata, i dati non sono ancora sufficienti per trarre conclusioni definitive. Anche se il meccanismo per cui l’attività fisica esercita un’azione anticancro non è ancora del tutto chiaro per alcuni tumori, spiega Airc, chi fa sport si ammala meno di chi conduce una vita sedentaria perché il movimento induce l’organismo a produrre sostanze protettive o a ridurre il livello di infiammazione dell’organismo e le concentrazioni di sostanze pro-cancro (come alcuni ormoni femminili o l’insulina). Non si sa neanche a che età è meglio cominciare, ma questo vale solo per il cancro: l’esercizio, infatti, è utile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e per evitare l’osteoporosi. Per questi obiettivi, prima si comincia meglio è.
Ciò che uno fa da giovane ha un impatto limitato sul rischio di ammalarsi di cancro in età avanzata
FALSO, poiché molte delle abitudini di vita acquisite durante l’infanzia o l’adolescenza hanno un forte impatto sul rischio di ammalarsi di cancro anche da anziani. Basta pensare all’importanza dell’alimentazione corretta o al fumo (abitudine spesso acquisita nell’adolescenza). Si può sempre correggere un comportamento errato, sottolinea Airc, ma non acquisirlo per niente è comunque la migliore strategia di prevenzione. In questo campo giocano un ruolo fondamentale gli educatori (genitori, insegnanti) che devono essere di esempio: è inutile insistere con un adolescente perché non fumi, se i genitori ‘bruciano’ un pacchetto di sigarette al giorno.
Cucinare con il microonde provoca tumori
FALSO, non c’è alcuna relazione tra questi due fattori. I forni a microonde, come peraltro le radio, emettono campi elettromagnetici a radiofrequenza. Sono stati svolti diversi studi in merito, e si è verificato che non ci sono rischi per la salute. Peraltro, i microonde sono schermati: solo gli apparecchi molto vecchi, deteriorati o con la porta che non chiude bene potrebbero essere potenzialmente pericolosi (perché scaldano i tessuti), ma solo se si sosta a lungo nelle loro vicinanze mentre sono in funzione.
I tralicci dell’alta tensione provocano tumori infantili
NÉ VERO NÉ FALSO, non c’è ancora certezza scientifica in materia. Questa incertezza è legata soprattutto al fatto che non è semplice condurre ricerche per provare l’esistenza di un legame causa-effetto tra i campi elettromagnetici ad alta frequenza, che sono quelli generati dalle linee elettriche, e lo sviluppo di alcuni tumori infantili (in particolare leucemie) e i risultati degli studi sono spesso contrastanti. Sulla base di analisi approfondite dei dati disponibili, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) ha comunque concluso che i campi elettromagnetici generati dai tralicci dell’alta tensione debbano essere considerati come un ‘possibile cancerogeno per l´uomo’.
‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è la più bassa delle tre categorie (‘cancerogeno per l’uomo’, ‘probabilmente cancerogeno per l’uomo’, ‘possibilmente cancerogeno per l’uomo’) usate dalla IARC per classificare le prove scientifiche relative ad agenti ambientali. Le conclusioni della IARC sono state poi rafforzate da quelle ottenute dall’Organizzazione mondiale della Sanità che ha condotto una propria valutazione dei dati scientifici disponibili. ‘Possibile cancerogeno per l’uomo’ è una classificazione usata per definire un agente per il quale esista una limitata prova di cancerogenicità nell’uomo e una prova meno che sufficiente negli animali da esperimento (nei modelli sperimentali).
La classificazione è basata sulla solidità delle prove scientifiche disponibili, non su quanto elevato sia il rischio. Ad oggi la situazione non si è ancora chiarita, ma gli esperti sostengono che, nel caso il legame esistesse, riguarderebbe solo una percentuale molto bassa di bambini (tra 1% e 4% di quelli esposti al livello più elevato), mentre non ci sarebbe un aumento degno di nota del rischio per i bambini esposti a campi elettromagnetici a livello basso, quello al quale la maggior parte di noi è esposto.
I colpi e i traumi possono provocare il cancro
FALSO, si tratta di una credenza antica, che ha avuto qualche successo anche tra i medici all’inizio del Novecento. Probabilmente è vero il contrario: un tumore può rendere una parte del corpo vulnerabile agli incidenti (per esempio un tumore osseo). Talvolta proprio grazie a una visita medica casuale per curare un piccolo trauma si notano rigonfiamenti sospetti. Le persone prestano più attenzione a una parte del corpo dolorante: il colpo non fa venire il tumore, fa scoprire un tumore che già c’era.
Per il cancro al polmone, è più rischioso vivere in una grande città che fumare
FALSO, l’inquinamento atmosferico provoca molte malattie polmonari (asma, bronchiti croniche), incluso il cancro del polmone, ma i tumori dovuti al fumo di sigarette sono molto più numerosi di quelli dovuti all’inquinamento. L’inquinamento aumenta l’infiammazione polmonare, che può favorire un tumore nelle persone già predisposte. Tra queste ci sono ovviamente i fumatori, che sommano l’effetto cancerogeno della sigaretta all’effetto negativo dell’infiammazione stessa.
Oggi ci si ammala di cancro più di un tempo
NÉ VERO NÉ FALSO, perché se alcuni tipi di tumore, come quello al polmone nelle donne, sono in crescita, altri, come quello del collo dell’utero o dello stomaco sono diminuiti. Numericamente ci sono più tumori ma ciò è dovuto al fatto che è aumentata l’età media della popolazione e che di cancro ci si ammala soprattutto in età avanzata. Inoltre, spiega Airc, il miglioramento delle capacità diagnostiche consente di trovare più tumori, che quindi risultano più frequenti di un tempo, ma in compenso si muore di meno.
Grigliare la carne produce sostanze cancerogene
VERO, anche se la dimostrazione certa è stata ottenuta solo in modelli animali. D’altro canto esiste un rischio quantificabile solo se si mangia carne grigliata (e soprattutto carne cotta al barbecue con carbonella) con una frequenza almeno giornaliera. Principali imputati per l’aumento del rischio sono le amine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze chimiche che derivano dalla trasformazione delle proteine della carne sottoposte a temperature elevate. Non bisogna dimenticare, spiega Airc, che le altre modalità di cottura non sono prive di rischio: per esempio stufati e fritti contengono generalmente più grassi, e quindi sono nocive per la salute del cuore e dei vasi. La strategia più corretta è quella di gustare raramente la grigliata, ma di farlo in tranquillità, evitando magari di consumare le parti grasse bruciate, che sono quelle più pericolose, e scegliendo carni meno grasse come per esempio il pollo, avendo cura però di eliminare la pelle.
Intervenire chirurgicamente per asportare un cancro può favorirne la diffusione
FALSO, si tratta di una falsa convinzione datata primi del Novecento, quando molti interventi per asportare tumori venivano effettuati quando in realtà il paziente aveva già metastasi, spiega Airc. Il fatto che poco dopo l’operazione si presentasse un nuovo tumore in un altro organo ha dato origine a questa credenza. Inoltre è effettivamente possibile che, asportando solo parzialmente un tumore, alcune cellule rimaste in sito possano dar luogo a metastasi, ma questa evenienza è diventata rara con lo sviluppo delle tecniche chirurgiche moderne e soprattutto degli strumenti diagnostici come la PET, che sono in grado di individuare anche tumori di poche cellule. Inoltre, per eliminare le cellule ‘sfuggite’, oggi si dispone della radioterapia e di altre strategie più o meno ‘intelligenti’.
La radioterapia può provocare il cancro
VERO, però la frequenza con cui ciò accade è molto inferiore al rischio di morire per un tumore già esistente non sufficientemente curato. La radioterapia, che consiste nell’emettere raggi X verso le cellule tumorali al fine di distruggerle, può favorire anche le mutazioni genetiche nelle cellule sane. La maggior parte di questi danni al DNA viene riparata dalle cellule stesse nel giro di poco tempo. Come per molte pratiche mediche, conclude Airc, si valuta l’opportunità di ricorrere a una certa cura alla luce dell’equilibrio tra rischi e benefici e non vi sono dubbi che, quando un medico suggerisce una radioterapia, i benefici sono di gran lunga superiori ai potenziali rischi.
Mare pulito, non sempre è come sembra
News PresaSabbia dorata o bianchissima e un mare cristallino, in Italia le mete da scegliere certo non mancano. Grazie al programma Bandiere Blu è facile individuare le migliori destinazioni e avere la certezza di fare il bagno in un mare pulito. Quest’anno, inoltre, la salute dei litorali nel belpaese sembra anche migliorata: se l’anno scorso i comuni con bandiera blu erano 163, nel 2018 sono diventati 175: complessivamente 368 spiagge. E a questo punto serve un piccolo chiarimento: il riconoscimento della Foundation for environmental education (Fee) può essere assegnato a più tratti di litorale che appartengono al comune, questo non significa bandiera blu per tutte le spiagge di quel comune. Essere certi di fare il bagno in acque pulite è importante, il perché lo spiega a chiare lettere la professoressa Maria Triassi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica della Federico II di Napoli. «La pelle è certamente una difesa per il nostro organismo, ma fare il bagno in acque solo apparentemente pulite può portare a diversi problemi di salute. L’acqua può essere veicolo di malattie enteriche, che possono avere come conseguenza forme più o meno gravi di dissenteria».In prossimità delle città o anche di fiumi, il rischio principale è quello di nuotare in un mare inquinato da scarichi industriali o domestici. Triassi chiarisce che a monitorare ed assegnare o meno la balneabilità ci sono le Arpa, ovvero le Aziende regionali per la protezione ambientale.
I criteri della balneabilità
Per assegnare il via libera «la norma attuale – chiarisce la docente – prevede la ricerca di “escherichia coli”, che (detta in gergo tecnico) dev’essere nei limiti di 500 unità formanti colonie. Si cercano anche enterococchi, vale a dire batteri che appartengono alla stessa famiglia, e in questo caso il limite è di 200 unità formanti colonie. La normativa per la balneabilità prevede, nella stagione estiva, l’analisi di un campione al mese. E irisultati sono consultabili on line». L’analisi può portare a quattro gradi di valutazione delle acque: eccellenti, sufficienti, buone o scarse. «A mio parere – aggiunge Triassi – questo tipo di analisi costituisce un limite, perché in questo modo non ci si avvede rispetto ad altri possibili inquinanti, magari di tipo chimico. Anche i nitrati possono essere fonte di inquinamento. Del resto, non possiamo non considerare che barche e campeggi possono essere rischiosi per la balneabilità delle acque. Non sarebbe la prima volta che qualcuno pensa di fare il furbo e ignorare le leggi in materia».Un inquinamento da colifecali può portare a contrarre delle infezioni intestinali, mentre un inquinamento chimico potrebbe causare sfoghi cutanei e allergie. Triassi mette in guardia anche dal rischio che ad essere inquinata sia la sabbia che, al pari dell’acqua, «potrebbe causare dermatiti o infezioni». Fortunatamente, in prima battuta i controlli delle Arpa e in aggiunta il programma Bandiera Blu, ci aiutano a tenerci lontano da questi rischi.
Bandiera Blu
L’assegnazione della Bandiera Blu, ad esempio, tiene in considerazione procedure stringenti, che seguono il protocollo Uni-En Iso 9001-2008. Le località vengono prima selezionate da una giuria internazionale e poi da una nazionale, fase in cui con la Fee collaborano molti enti istituzionali, dal ministero dell’Ambiente a quello della Cultura e del Turismo, passando per il comando generale delle capitanerie di porto-guardia costiera, l’Ispra, il laboratorio di oceanologia ed ecologia marina dell’università della Tuscia, il consiglio nazionale dei chimici e l’Anci. Ci sono poi piccoli indicatori che non sono esattamente “scientifici”, ma che tuttavia possono restituire un’idea della pulizia delle acque. La presenza di troppe alghe, ad esempio, non è mai un bene. Mentre, l’abbondanza di fauna marina potrebbe dirci che le acque sono in salute. Va invece sfatato il mito per cui la presenza di meduse sarebbe garanzia di mare pulito. Ma è chiaro che questi sono solo indicatori approssimativi, per andare sul sicuroèbene sempre affidarsi al lavoro degli esperti.
Vacanze sì, ma senza stress. Ecco come si fa
News Presa, SpecialiPer quanto possa sembrare un controsenso, uno degli stress maggiori dell’estate è proprio partire per le vacanze. L’attesa è tale che, arrivato il momento di liberarsi dal tran tran quotidiano, si finisce negli eccessi e l’imperativo è quello di sfruttare ogni giorno disponibile, in barba ad ogni forma di riposo. Insomma, come spiega lo psicologo Luca Chianura, si perde di vista l’essenza stessa della vacanza. «Ci sentiamo in dovere – dice – di comprimere tutto nel tempo che abbiamo a disposizione. Quindi, tempi stretti e aspettative altissime, e alla fine la vacanza diventa un lavoro». Chianura spiega che a ridosso delle vacanze, per molte persone, l’ansia e le crisi di panico tendono ad aumentare. La causa? «Spesso è la perdita di controllo, paradossalmente la routine ci “protegge” da questi momenti di smarrimento. Ciò non significa che non dobbiamo reagire». Per lo psicologo la risposta è nel programmare, ma anche nel lasciarsi andare all’imprevisto. «Un po’ di attività all’aria aperta, la possibilità di non definire nei minimi dettagli ogni istante della vacanza». E soprattutto, abbandonare per qualche tempo cellulare e tablet. «Staccare con il lavoro è essenziale, ma anche uscire da quella full immersion dei social. Sarebbe bene riprendere il contatto con l’altro e con ciò che ci circonda, stabilire o consolidare relazioni reali».
Buon senso
Ovviamente lo stress non è l’unico aspetto dal quale guardarsi, per una vacanza a prova di acciacchi è bene seguire qualche piccola (ma molto efficace) regola di buon senso. Secondo Salvatore Marotta, medico di famiglia specializzato in chirurgia d’urgenza e proto soccorso, alcune attenzione possono fare la differenza. Anche se «le precauzioni maggiori riguardano le persone con malattie croniche o comunque sottoposte a terapie farmacologiche». L’esempio classico è quello degli ipertesi. «Le persone – spiega il medico – tendono a sospendere le terapie ipertensive, credendo che con il caldo queste creino problemi. E’ un grave errore, perché qualsiasi variazione va definita di concerto con il medico di famiglia e prima di partire». La valutazione cambia anche a seconda della meta, che sia mare o montagna. «Ad esempio – prosegue Marotta – il paziente iperteso dovrebbe evitare di salire oltre i 1.000 metri, e se proprio non lo può evitare dovrebbe almeno tenersi sotto stretto controllo durante la vacanza». CONTINUA A LEGGERE CLICCA QUI