Tempo di lettura: 2 minutiCon più di 4.000 presenze e 1.100 visite mediche gratuite effettuate, quella dell’“Atelier della Salute: esperienze, percorsi, soluzioni per vivere… meglio» è stata un’edizione da record. La manifestazione organizzata dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II si è tenuta venerdì 21 e sabato 22 settembre al Policlinico federiciano. Dermatologia, flebologia e prevenzione dell’ictus ischemico. Ma anche nutrizione, endocrinologia, gastroenterologia, pneumologia, sono state le branche maggiormente richieste.
I numeri
Tra gli esami strumentali più gettonati c’è stata invece la spirometria. Sempre con gli occhi puntati ai numeri record di questa seconda edizione, circa il 15% dei casi richiederà ora un approfondimento diagnostico. vero e proprio record, per il solo stand esperienziale organizzato dal Corso di laurea in infermieristica ed infermieristica pediatrica sono stati effettuati: 300 controlli glicemici, 280 pressioni arteriose, 200 esami della saturazione, 20 simulazioni di manovra di disostruzione delle vie aeree per gli adulti e 4 per l’area pediatrica. Moltissime le attività proposte: 40 workshop interattivi, 50 stand esperienziali, 15 attività nell’area benessere, 7 show-cooking, circa 30 diverse tipologie di prestazioni specialistiche gratuite effettuate in 10 tende della Protezione civile dai professionisti dell’Azienda in collaborazione con Campus salute Onlus e Fondazione Pro Onlus.
Terra dei fuochi
Tra le tematiche che hanno riscosso maggiore interesse proposte nell’ambito dei workshop e degli stand esperienziali: l’inquinamento e la terra dei fuochi, le allergie, l’uso della cannabis per uso terapeutico, la misurazione dello stress e gli approfondimenti dedicati alla sana alimentazione, passando per le innovazioni in neurochirurgia e gli effetti dell’alcol sull’organismo.
Show-cooking
Tutti sold-out gli show-cooking durante i quali noti chef del territorio campano, insieme agli esperti di nutrizione del Policlinico Federico II, hanno spiegato ai partecipanti come riscoprire il binomio gusto-salute. Dalla pizza con l’acqua di mare ai grani antichi, dalla stagionalità degli alimenti fino ai prodotti senza glutine e cotti al vapore.
Le università
Successo da record anche per l’area benessere svolta sul prato centrale in cui si sono alternati sport e tecniche di rilassamento, dalla lotta olimpica al taekwondo, passando per la difesa personale, lo yoga e il tai-chi, grazie anche alla collaborazione con il CUS Napoli. Presente anche uno stand dedicato alle Universiadi, in programma a Napoli a Luglio 2019. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, insieme alle Università di Salerno e Caserta, collaborerà all’organizzazione dell’attesa manifestazione garantendo i servizi medici a circa 12000 partecipanti ed accompagnatori. L’attività sarà coordinata da Amato de Paulis, ordinario di medicina interna.
Oltre la salute
A dare il via all’Atelier, la cerimonia inaugurale, moderata dalla giornalista Chiara del Gaudio, svoltasi nella gremita Aula Magna “Gaetano Salvatore”, che ha puntato l’attenzione su un tema complesso quanto attuale: le disuguaglianze di salute, con un confronto aperto tra esperti nazionali e istituzioni locali, un momento di grande riflessione e anche l’opportunità per tracciare nuove prospettive regionali sull’argomento. A completare il programma già fitto di appuntamenti, la presenza di personaggi e artisti del mondo della cultura e dello spettacolo. Indimenticabili gli incontri con Marina Confalone, che ha chiuso la prima giornata dell’evento con una performance teatrale che ha raccolto la standing ovation del pubblico; l’intervento di Michele Mirabella che, tra ricordi e riflessioni, ha condotto i partecipanti in un intenso itinerario nel mondo della comunicazione della salute, ed infine, il percorso musicale di Danilo Rea, un concerto per solo piano che ha incantato gli ospiti di Atelier per un “viaggio nel tempo a ritmo di jazz”. Una manifestazione che ha puntato sulla condivisione delle conoscenze e sul valore delle esperienze, per una due giorni che, da progetto sperimentale, si sta prefigurando come appuntamento fisso per la cittadinanza campana.
Sconforto passeggero o depressione?
News PresaCapita a tutti di sentirsi giù di morale, ma quando il malessere dura troppo a lungo è meglio chiedere aiuto. Lo stress, il cambio di stagione o la stanchezza possono influire sull’umore. Tuttavia, una sensazione di sconforto può essere l’avvisaglia di un “buio” che può durare a lungo e sfociare in una vera e propria depressione. Ma come si distingue un disturbo vero e proprio da un malumore passeggero? Il primo campanello d’allarme è la durata: il dubbio di trovarsi davanti a qualcosa di più serio sorge quando il calo dell’umore non è breve e occasionale, ma tende a persistere nel tempo e a peggiorare.
Più a rischio anziani, donne e disoccupati
La depressione è il disturbo mentale più diffuso nel nostro Paese: colpisce 2,8 milioni di persone. Si tratta di una malattia in aumento soprattutto fra gli anziani, secondo gli ultimi dati ISTAT. E anche se l’Italia è uno dei Paesi Ue con meno depressi (5,5% contro il 7,1% della media Ue), tra gli over 65 questo valore raddoppia (11,6% contro l’8,8% della media Ue). Il disturbo riguarda in misura maggiore le donne e chi non ha un lavoro. Il tasso di depressione femminile è quasi doppio rispetto a quello maschile (9,1% contro 4,8%). Per quanto riguarda il lavoro, nella popolazione tra i 35 e i 64 anni, ansia e disturbi depressivi interessano l’8,9% dei disoccupati e il 10,8% degli inattivi rispetto ad appena il 3,5% degli occupati.
I segnali che indicano la depressione
Secondo il Manuale statistico diagnostico dell’American Psychiatric Association (DSM-5) per parlare di depressione devono essere presenti insieme cinque o più sintomi, uno dei quali è l’umore depresso o perdita di interesse/piacere per le usuali attività della vita quotidiana. Per parlare di malattia, lo sconforto deve perdurare per almeno due settimane ed essere presente nella maggior parte delle ore del giorno. I sintomi che spesso accompagnano l’umore depresso o la perdita di interesse per la vita in generale vanno da un evidente dimagrimento (senza aver seguito una dieta) a un aumento di peso; dall’insonnia all’ipersonnia; dall’agitazione al rallentamento fisico e mentale. Inoltre possono sorgere: sentimenti di autosvalutazione, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni e pensieri ricorrenti di morte o di suicidio. Se la sensazione di sconforto è una fisiologica risposta del cervello a qualcosa che non va, la depressione è una malattia in cui si modifica il modo di percepire se stessi e il mondo circostante. Questo disturbo in aumento negli ultimi decenni, può manifestarsi anche in assenza di motivi evidenti (come un lutto o la perdita del lavoro). In generale chi è affetto da un disturbo depressivo non riesce a provare interesse per le normali attività e si sente inadeguato nello svolgimento delle manzioni abituali. Le difficoltà che prima apparivano superabili, diventano un problema irrisolvibile. La vita sociale viene meno e il senso di vuoto si ripercuote anche sugli affetti familiari.
Non è questione di volontà, la depressione è una malattia
Chi non ha mai sofferto di depressione è spinto a pensare che basterebbe un po’ di volontà per reagire. In realtà a una persona che si trova nel vortice della depressione non basta un semplice sforzo per stare meglio. La depressione è una malattia, comporta vere e proprie alterazioni nel funzionamento del sistema nervoso centrale, produce modificazioni emotive, comportamentali e somatiche che sfuggono al controllo della volontà, e come tale va curata e ha bisogno di cure mirate per ogni caso.
Influenza, ecco al previsione degli esperti
News PresaL’influenza è alle porte, ma che dobbiamo aspettarci quest’anno? Se lo chiedono in molti, sopratutto adesso che che l’estate sembra aver lasciato definitivamente il posto (o quasi) a temperature decisamente poco miti e gradevoli. Beh, secondo gli esperti la prossima stagione influenzale non è di quelle che si faranno sentire più di tanto, diciamo di “intensità media”, meno forte di quella appena conclusa.
Non abbassare la guardia
Questo non significa che non sia giusto tenete alta l’attenzione e fare, dove necessario, opera di prevenzione. La stima è infatti di almeno 5 milioni di persone costrette a letto. In particolare, come riportato dall’agenzia di stampa Ansa, Fabrizio Pregliasco (virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano) spiega che «questa è la previsione che possiamo fare sulla base della stagione influenzale che si sta concludendo in Australia e Nuova Zelanda, dove è stata di media intensità». Pregliasco aggiunge che il in quei paesi «è circolato soprattutto il virus AH1N1, anche se in quest’ultima parte di stagione rimane l’incognita del virus B, che potrebbe innalzare il numero dei casi». Dunque, nonostante la previsione degli esperti sia quella di una stagione più tranquilla, « non bisogna sottovalutarla. Quanto è successo l’anno scorso ce l’ha ricordato chiaramente. Ci aspettavamo una stagione influenzale di media intensità e invece è stata la peggiore degli ultimi 15 anni – prosegue – Molto dipenderà anche dal meteo: se questo inverno dovesse essere più lungo e freddo sicuramente si avranno molti più malati».
Virus para influenzali
Oltre al vero virus dell’influenza, in giro ci saranno anche altri 262 virus che determinano forme simil-influenzali, che possono «causare altrettanti casi come l’ influenza». Intanto è stata appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Determina dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con la composizione dei vaccini influenzali per la stagione 2018-2019. Le campagne di vaccinazione dovrebbero iniziare, raccomanda l’Agenzia, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre. La protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo la vaccinazione e dura per 6-8 mesi
Over 70: al via progetto per prevenire e vincere cancro
AnzianiSolo il 48,4% delle donne e il 48,1% degli uomini, fra gli over 70 in Italia, sono vivi a cinque anni dalla diagnosi di tumore. Una netta differenza rispetto alla fascia d’età poco più giovane (55-69 anni) che invece registra una sopravvivenza del 68,2% nelle donne e del 56% negli uomini. Tra le cause: stili di vita scorretti, non inserimento nei programmi di screening (che solitamente si fermano all’età di 69 anni), ritardo nella diagnosi e meno accesso alle terapie più efficaci e agli studi clinici. AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Fondazione AIOM, in collaborazione con Senior Italia FederAnziani, hanno lanciato il primo progetto nazionale per prevenire e vincere i tumori negli anziani (“Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”), presentato in un convegno nazionale in Vaticano.
L’incontro è stato preceduto da un’udienza in cui Papa Francesco ha accolto una delegazione di AIOM, Fondazione AIOM e di Senior Italia FederAnziani dando il proprio sostegno al progetto di sanità pubblica. “Preoccupa la diffusione di stili di vita scorretti fra gli anziani – ha detto Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar” . Il 57% degli over 65 è in sovrappeso o obeso, il 10% fuma, il 48,7% è sedentario (soltanto il 10,3% pratica attività fisica con costanza) e solo l’11% consuma 5 o più porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Grazie a questo progetto, gli oncologi entreranno nei centri anziani per coinvolgerli in programmi di prevenzione primaria, relativi cioè agli stili di vita corretti. La campagna avrà uno sviluppo articolato, con corsi di cucina nei centri anziani per insegnare le regole della corretta alimentazione e lezioni di danza per favorire l’attività fisica. inoltre saranno sviluppate campagne per combattere il tabagismo, ancora troppo diffuso fra gli anziani e l’eccessivo consumo di alcol. Saranno realizzati anche progetti per migliorare l’adesione agli screening, punti cardine della prevenzione secondaria che permettono di individuare la malattia in fase iniziale quando le possibilità di guarigione sono più elevate.
La prevenzione
In Italia il Servizio Sanitario Nazionale fornisce gratuitamente tre programmi di screening anticancro: per il tumore del seno (mammografia ogni due anni per le donne tra i 50 e i 69 anni), della cervice uterina (Pap test ogni tre anni per le donne tra i 25 e i 64 anni; in sei Regioni – Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata è stato adottato il test HPV ogni 5 anni) e del colon-retto (ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni per uomini e donne tra i 50 e i 69 anni). “L’età limite per la mammografia e per il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci è fissata a 69 anni – ha sottolineato Stefania Gori -. In realtà, questi esami andrebbero estesi almeno fino a 74 anni, perché hanno contribuito a ridurre in maniera costante e statisticamente significativa la mortalità per queste neoplasie. L’età è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo del cancro. Ad esempio, il tumore del colon-retto è il terzo più frequente negli uomini over 70 (14% dei casi) e il secondo fra le donne in questa fascia d’età (17%). E il carcinoma della mammella è il più diagnosticato nelle over 70 (22%). In Italia, alcune Regioni, tra cui Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana e Lombardia, hanno ampliato in maniera strutturata fino a 74 anni la fascia d’età da coinvolgere in questo programma di screening, seguendo l’indicazione dell’ultimo Piano Nazionale della Prevenzione. Nel 2016 però è rimasto invariato il numero di donne sopra i 70 anni sia invitate che aderenti allo screening mammografico: quindi, nulla è cambiato nei fatti in gran parte del nostro Paese”.
I numeri
Ogni anno in Italia più di 184.500 casi di tumore vengono diagnosticati negli over 70 (oltre la metà del totale delle diagnosi). Le 5 neoplasie più frequenti negli uomini che hanno superato questa soglia sono quelle della prostata (20%), polmone (17%), colon-retto (14%), vescica (12%) e stomaco (5%). Nelle donne, al primo posto si trova il carcinoma della mammella (22%), seguito dal colon-retto (17%), polmone (7%), pancreas (5%) e stomaco (5%).
“In 40 anni (1975-2015) – ha spiegato Fabrizio Nicolis – la speranza di vita si è molto allungata in entrambi i sessi: oggi un over 65 ha ancora davanti a sé più di un ventennio. Ecco perché diventa fondamentale correggere il proprio stile di vita e sottoporsi a regolari controlli medici e agli screening anche in età avanzata: una diagnosi precoce può fare la differenza”.
L’età non deve rappresentare più un limite alle terapie oncologiche: questo è presupposto del progetto. “Il numero di guariti, che include molti over 70, è in costante aumento ed è necessario garantire alla persona anziana colpita da tumore il ritorno alla vita attiva – ha detto Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -.
Il salone dell’innovazione biomedicale: al via EuroBioHighTech 2018
News PresaL’obiettivo è far sì che le conoscenze accumulate nei centri di ricerca sì trasformino in innovazione a favore sia della crescita competitiva delle aziende già esistenti sia della nascita di nuove imprese. EuroBioHighTech si terrà mercoledì 26 e giovedì 27 settembre alla Stazione Marittima di Trieste. Il salone espositivo e congressuale internazionale è dedicato a chi fa innovazione in Italia e nell’Europa Centro Orientale nel settore biomedicale, nelle biotecnologie, nell’informatica medica e bioinformatica e nell’Ambient Assisted Living.
Arrivato alla seconda edizione, quest’anno diventa anche un’iniziativa ProEsof 2020, presentato in conferenza stampa dal Presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia Antonio Paoletti che ha ricordato l’importanza del settore della salute, “sempre più strategico”, che in Regione “conta ben 5 mila addetti”, impiegati in 120 aziende con un fatturato di 1 miliardo di euro. In Italia il comparto invece vale un fatturato superiore ai 30 miliardi di euro l’anno, mentre a livello locale traina l’economia regionale e in particolare modo quella di Trieste.
“Per lo sviluppo economico-imprenditoriale di un territorio come quello di Trieste, ma ciò vale per tutti i territori – ha rimarcato anche Diego Bravar, presidente Business network BioHighTech NET e vicepresidente Confindustria Vg – è necessario avere una strategia di sistema per l’innovazione e la capacità di mettere insieme ricerca, formazione e finanza per avere una visione condivisa”.
Il salone rappresenterà una rete di trenta imprese che operano nel settore biomedicale, bioinformatico e biotecnologico e le grandi infrastrutture di ricerca che si occupano anche di salute. Il Friuli Venezia Giulia e l’area di Trieste sono i maggiori investitori in innovazione in Italia, per una media pari a 1.500 euro per abitante, si tratta del doppio della media francese e tre volte della media italiana, ma tuttavia c’è ancora da recuperare uno svantaggio con Nord Europa e Stati Uniti.
Notte della ricerca, scienza e arte al Pascale
News PresaCome nel film «Una notte al museo», anche per la «Notte Europea dei Ricercatori» sono attese cose straordinarie. Il Pascale di Napoli aprirà le sue porte a bambini, giovani e adulti a partire dal tardo pomeriggio, mettendo in campo incontri, laboratori, mostre, dimostrazioni di esperimenti, seminari divulgativi e molto altro. Il filo conduttore sarà «Made in science», per una scienza intesa come vera e propria filiera della conoscenza, come marchio di fabbrica, una garanzia di eccellenza della ricerca che migliora la vita quotidiana di tutti.
L’appuntamento
L’evento del Pascale di Napoli sarà realizzato in collaborazione con il Cnr, il modo migliore per festeggiare il grande evento, promosso dalla Commissione Europea, che da tredici anni porta in tutta Europa e in 52 città italiane la scienza (e quindi i ricercatori) tra i cittadini e in particolare tra i giovani e gli studenti. Durante l’evento, che avrà inizio alle 19 e si concluderà intorno alla mezzanotte, la città potrà visitare l’Istituto, e in particolare i laboratori, ma anche sperimentare le apparecchiature più sofisticate, discutere, giocare e perfino affrontare gli scienziati del più grande polo oncologico del Mezzogiorno e i professori del Cnr. Ben tredici sono gli stand dei ricercatori che verranno sistemati lungo i viali dell’Istituto. A fare da guida agli ospiti i 250 ricercatori del Pascale. Tra loro molti giovani precari. Ma anche gli studenti della scuola infermieristica e, in definitiva, tutti gli operatori del Pascale. Scienza, ma non solo.
Non solo scienza
La serata sarà animata da quattro momenti di intrattenimento. Su palchi allestiti nell’atrio del day-Hospital, davanti alla ludoteca, nella hall della palazzina degenze e nel giardino d’inverno della Radioterapia si alterneranno Luisa Ranieri, Lina Sastri, Patrizio Rispo, Ruggero Cappuccio, Pino Mauro, i gruppi musicali Brigan e Blu 70, Luca Signorini, Nicola Mormone e il Mago della Risata, il professore Rodolfo Matto. Una festa che dura tutta la notte non può non prevedere momenti di ristoro. Nei viali dell’Istituto verranno allestiti forni per gustare la pizza Pascalina, la pizza anticancro che grazie ai suoi ingredienti è inserita nella piramide alimentare del Pascale come elemento consigliato dai nutrizionisti del polo oncologico secondo i principi della dieta mediterranea e le linee guida contro i tumori della Worl Cancer Research Fund e sulle evidenze scientifiche più recenti su dieta e prevenzione dei tumori. «Quest’iniziativa – dice il direttore generale dell’Irccs, Attilio Bianchi – rappresenta per noi un momento importante in cui apriamo l’Istituto alla città. Voglio ringraziare tutti i nostri ricercatori senza i quali non sarebbe possibile raggiungere i nostri obiettivi di ricerca avanzata».
Dopo un allenamento il corpo brucia più calorie anche da fermo
SportSi possono bruciare calorie anche stando seduti sul divano? La risposta è sì e il consumo aumenta dopo aver praticato sport. Il corpo umano, infatti, ha un consumo calorico costante, anche quando si svolgono attività comuni come dormire, leggere o guardare la tv. Anche se apparentemente si sta fermi, il corpo in realtà sta lavorando per mantenere attive le funzioni vitali minime. Il cosiddetto metabolismo basale (MB), o BMR, dall’inglese Basal metabolic rate, è il dispendio energetico di un organismo vivente a riposo, comprendente dunque l’energia necessaria per le funzioni metaboliche vitali (respirazione, circolazione sanguigna, digestione, attività del sistema nervoso, ecc.). Questo consumo aumenta notevolmente subito dopo un allenamento. Un meccanismo che si chiama “eccesso di consumo di ossigeno post esercizio”, ossia le calorie che si bruciano dopo un’attività fisica, anche da fermi.
L’extra consumo di ossigeno post esercizio
Si tratta di un dispendio energetico extra che si verifica dopo aver fatto sport. Il termine tecnico “eccesso di consumo di ossigeno post esercizio” deriva dall’acronimo inglese EPOC. Questo processo avviene perché dopo l’attività sportiva, soprattutto dopo la corsa, il corpo deve eseguire alcuni processi per recuperare:
Tutti questi processi richiedono molto ossigeno (ed ecco perché il suo consumo aumenta dopo l’allenamento) e anche energia extra (è in questo momento che si bruciano altre calorie, oltre a quelle bruciate durante l’allenamento).
Tipo di allenamento
Il miglior tipo di allenamento, secondo gli esperti, per beneficiare dell’EPOC è l’allenamento HIIT (High Intensity Interval Training). Si tratta di un tipo di allenamento ad alta intensità che pone l’accento su intervalli brevi, alternando fasi di sforzo e recupero. Anche con una corsa continua si bruciano calorie ma l’EPOC non è così efficace, a detta degli esperti. Tuttavia è importante non dimenticare di assicurare al corpo il “carburante” necessario prima dell’allenamento, attraverso i cibi giusti.
La forza
L’accrescimento della massa muscolare e la diminuzione del grasso nei tessuti risveglia il metabolismo e accresce anche il BMR (il numero di calorie di cui il corpo ha bisogno a riposo). Tuttavia se l’obiettivo è dimagrire, le calorie bruciate durante l’allenamento sono sempre maggiori rispetto a quelle bruciate successivamente. Questo numero inoltre è soggettivo, ma una ricerca dell’American Council on Exercise (ACE) ha stabilito che l’EPOC può aumentare le calorie bruciate da un minimo del 6 per cento a un massimo del 15 per cento.
Malattie rare, si vince facendo rete
News PresaImmaginate per un attimo di essere affetti da una grave malattia della quale nessuno sa dirvi nulla, per la quale non esistono farmaci né cure. E’ più o meno ciò che prova chi è affetto da una malattia rara, condizione nella quale la solitudine è quasi grave quanto il quadro clinico. Esistono poi malattie rare endocrine, che spesso sono anche più difficili da individuare e curare. Qualche esempio concreto? L’acromegalia, la sindrome di Cushing, il deficit di ormone della crescita, l’iperplasia surrenale congenita, le lipodistrofie. E ancora, l’ipotiroidismo congenito, la sindrome di Turner, la sindrome di Prader Willi e tante altre. Malattie rare che si associano ad una serie di importanti complicanze, ad esempio l’ipertensione arteriosa, il diabete, la displipidemia, l’osteoporosi e la depressione, insieme con una riduzione dell’attività sessuale e della fertilità. Malattie per le quali c’è un disperato bisogno di un approccio in centri altamente specializzati.
Il network
Fortunatamente, le malattie rare endocrine nella comunità europea sono al centro di un progetto centrato sui pazienti che spesso non sanno a chi rivolgersi, hanno difficoltà proprio per la rarità di alcune patologie per le quali non ci sono ancor terapie per le circa 2.000 malattie rare endocrine che riguardano anche in Campania almeno millecinquecento persone. Ma molti non sanno di avere una malattia rara. Annamaria Colao, professore di endocrinologia della Federico II e referente nazionale della rete europea, gli ERN (European Reference Network), delle vere e proprie reti europee che hanno l’obiettivo di organizzare ed omogeneizzare sinergicamente la conoscenza e la ricerca sulle patologie rare, spiega che «nell’ambito degli European Reference Network si è dato vita a un insieme di network correlati alle diverse aree specialistiche di studio e in una tale ottica è quindi nata anche sottorete ENDO-ERN che si propone di studiare le patologie rare in campo endocrinologico. Oggi la Federico II è il centro di riferimento per la Campania, ed è quello più a sud in Europa».
Il workshop
Domani dalle 15 alle 18 e venerdì dalle 9 alle 18 all’Hotel Terminus di Napoli si terrà un interessante workshop dal titolo «Restare – Rete Malattie Rare – SUD», partendo dalla considerazione che l’Università Federico II è stata individuata come unico reference site più a sud d’Europa e che è quanto mai necessaria l’avvio di una rete delle regioni del Sud che si proponga di omogeneizzare la conoscenza delle patologie rare endocrine che sono correlate ad una serie di complicanze importanti. «Quello che è fondamentale per il paziente – rimarca Colao, tra le prime 15 scienziate al mondo – è che deve affidarsi a centri specializzati di riferimento perché solo lì si può avere la possibilità di trovare tutti gli specialisti che si interfacciano per l’assistenza».
Malattie cardiovascolari prima causa di morte in Italia
PrevenzioneIn Italia le malattie cardiovascolari sono responsabili del 44% di tutti i decessi. Si tratta della principale causa di morte e il numero di persone che si ammalano aumenta ogni anno costantemente. I dati sono stati diffusi oggi dall’Associazione ‘Fondazione Italiana per il Cuore’ (FIpC), in un incontro organizzato con Conacuore e Regione Lombardia in occasione della Giornata Mondiale del Cuore prevista per il 29 settembre prossimo.
“Adottare e promuovere scelte di vita salutari al fine di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari è una priorità della Regione Lombardia – ha detto l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera – da sempre impegnata nella promozione di uno stile di vita sano, campagne mirate e l’adozione di specifici piani di prevenzione”.
In tutto il mondo, le malattie cardiovascolari ogni anno provocano 17,5 milioni di morti premature. Tuttavia si tratta di patologie prevenibili nella maggior parte dei casi: modificando lo stile di vita e adottando semplici scelte di salute come smettere di fumare, fare esercizio fisico, mangiare e bere in modo sano. La prevenzione è dunque fondamentale.
Ogni anno sono tante le iniziative di sensibilizzazione della popolazione, eppure avvertono gli esperti, da un’indagine a sul territorio nazionale emerge che solo il 38% di pazienti ad alto rischio mostra una buona consapevolezza della propria condizione e la capacità di mettere in atto concretamente comportamenti e stili di vita adeguati. Emanuela Folco, presidente FIpC ha ribadito che tra gli obiettivi principali c’è la riduzione del 25% dell’incidenza delle malattie non trasmissibili, come richiesto dall’Organizzazione Mondiale della Salute. Mancano solo 2.655 giorni per raggiungere questo importante traguardo. In occasione della Giornata Mondiale per il Cuore del prossimo 29 settembre è stata lanciata anche un’iniziativa rivolta a tutti: ognuno è invitato a condividere le promesse fatte al proprio cuore con #WorldHeartDay. L’obiettivo è quello di incentivare stili di vita migliori.
Record di presenze per l’Atelier della Salute
PrevenzioneCon più di 4.000 presenze e 1.100 visite mediche gratuite effettuate, quella dell’“Atelier della Salute: esperienze, percorsi, soluzioni per vivere… meglio» è stata un’edizione da record. La manifestazione organizzata dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II si è tenuta venerdì 21 e sabato 22 settembre al Policlinico federiciano. Dermatologia, flebologia e prevenzione dell’ictus ischemico. Ma anche nutrizione, endocrinologia, gastroenterologia, pneumologia, sono state le branche maggiormente richieste.
I numeri
Tra gli esami strumentali più gettonati c’è stata invece la spirometria. Sempre con gli occhi puntati ai numeri record di questa seconda edizione, circa il 15% dei casi richiederà ora un approfondimento diagnostico. vero e proprio record, per il solo stand esperienziale organizzato dal Corso di laurea in infermieristica ed infermieristica pediatrica sono stati effettuati: 300 controlli glicemici, 280 pressioni arteriose, 200 esami della saturazione, 20 simulazioni di manovra di disostruzione delle vie aeree per gli adulti e 4 per l’area pediatrica. Moltissime le attività proposte: 40 workshop interattivi, 50 stand esperienziali, 15 attività nell’area benessere, 7 show-cooking, circa 30 diverse tipologie di prestazioni specialistiche gratuite effettuate in 10 tende della Protezione civile dai professionisti dell’Azienda in collaborazione con Campus salute Onlus e Fondazione Pro Onlus.
Terra dei fuochi
Tra le tematiche che hanno riscosso maggiore interesse proposte nell’ambito dei workshop e degli stand esperienziali: l’inquinamento e la terra dei fuochi, le allergie, l’uso della cannabis per uso terapeutico, la misurazione dello stress e gli approfondimenti dedicati alla sana alimentazione, passando per le innovazioni in neurochirurgia e gli effetti dell’alcol sull’organismo.
Show-cooking
Tutti sold-out gli show-cooking durante i quali noti chef del territorio campano, insieme agli esperti di nutrizione del Policlinico Federico II, hanno spiegato ai partecipanti come riscoprire il binomio gusto-salute. Dalla pizza con l’acqua di mare ai grani antichi, dalla stagionalità degli alimenti fino ai prodotti senza glutine e cotti al vapore.
Le università
Successo da record anche per l’area benessere svolta sul prato centrale in cui si sono alternati sport e tecniche di rilassamento, dalla lotta olimpica al taekwondo, passando per la difesa personale, lo yoga e il tai-chi, grazie anche alla collaborazione con il CUS Napoli. Presente anche uno stand dedicato alle Universiadi, in programma a Napoli a Luglio 2019. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, insieme alle Università di Salerno e Caserta, collaborerà all’organizzazione dell’attesa manifestazione garantendo i servizi medici a circa 12000 partecipanti ed accompagnatori. L’attività sarà coordinata da Amato de Paulis, ordinario di medicina interna.
Oltre la salute
A dare il via all’Atelier, la cerimonia inaugurale, moderata dalla giornalista Chiara del Gaudio, svoltasi nella gremita Aula Magna “Gaetano Salvatore”, che ha puntato l’attenzione su un tema complesso quanto attuale: le disuguaglianze di salute, con un confronto aperto tra esperti nazionali e istituzioni locali, un momento di grande riflessione e anche l’opportunità per tracciare nuove prospettive regionali sull’argomento. A completare il programma già fitto di appuntamenti, la presenza di personaggi e artisti del mondo della cultura e dello spettacolo. Indimenticabili gli incontri con Marina Confalone, che ha chiuso la prima giornata dell’evento con una performance teatrale che ha raccolto la standing ovation del pubblico; l’intervento di Michele Mirabella che, tra ricordi e riflessioni, ha condotto i partecipanti in un intenso itinerario nel mondo della comunicazione della salute, ed infine, il percorso musicale di Danilo Rea, un concerto per solo piano che ha incantato gli ospiti di Atelier per un “viaggio nel tempo a ritmo di jazz”. Una manifestazione che ha puntato sulla condivisione delle conoscenze e sul valore delle esperienze, per una due giorni che, da progetto sperimentale, si sta prefigurando come appuntamento fisso per la cittadinanza campana.
Tumore al polmone, lo fiuta Blatt
News PresaNegli affari serve fiuto? A quanto pare anche nella salute, e non è un modo di dire. Lo sa bene il dolcissimo Blatt, che a 4 anni si è laureato a pieni voti in medicina. Non si tratta di uno scherzo, né di un bambino prodigio. Blatt è in realtà un cagnolino di quattro anni (un incrocio di labrador-pitbull) ed è il protagonista di uno studio presentato alla conferenza mondiale sul tumore al polmone. Il giovane Blatt è infatti capace di fiutare la presenza di noduli maligni odorando campioni di esalazioni dei pazienti. La cosa straordinaria è che questo piccolo “cane medico” ha un altissimo grado di affidabilità. In realtà Blatt non è il solo cane ad avere queste doti, anche altri esemplari appositamente addestrati possono intercettare, fiutandole, malattie gravi.
Addestramento
Lo studio è stato presentato da Angela Guirao della Hospital Clinic di Barcellona e la stessa equipe di ricercatori ha già dimostrato in un altro recente studio come i cani addestrati possano identificare la presenza di un tumore al polmone, ma il nuovo studio aveva l’obiettivo di verificare se fossero anche in grado di fiutare la presenza di noduli maligni partendo da campioni di gas esalati con il respiro dei pazienti. I cani, spiega l’esperta, «cambiano il loro comportamento in presenza di varie patologie. La nostra teoria è che il tumore al polmone cambia la natura dei composti volatili organici (Vocs) esalati da un soggetto e che possono dunque essere individuati nel respiro dal momento che tali esalazioni arrivano direttamente dall’organo malato».
Nuovi screening
Angela Guirao spiega che la diagnosi precoce è ancora oggi una grande sfida, visto che il 75% dei pazienti ha una diagnosi in fase avanzata, quando la malattia non può essere curata. Per questo, rileva, «è fondamentale sviluppare nuovi screening per la diagnosi e pensiamo che l’identificazione del Vocs potrebbe essere usata in combinazione con l’esame di screening di tomografia computerizzata». Nello studio, Blatt ha riconosciuto con successo 27 pazienti con tumore al polmone (su un campione totale di 30 soggetti) di cui tre con noduli maligni. «I risultati di Blatt – afferma Gurao – sono sorprendenti, ma non tanto quanto si potrebbe pensare. Infatti, l’olfatto dei cani ha una più alta concentrazione di biosensori rispetto alla più avanzata tecnologia al momento disponibile. Per questo quasi tutti i cani potrebbero essere addestrati ad individuare il Vocs. Ora – conclude Guirano – la sfida è identificare il modello di esalazione Vocs individuato dai cani, per sviluppare ulteriori modelli di screening per la diagnosi precoce.