Tempo di lettura: 2 minutiNonostante le temperature ancora basse in tutto il Paese, l’estate non tarda ad arrivare e con la bella stagione iniziano le esposizioni ai raggi solari. Proprio come si fa per l’autopalpazione del seno, è il momento giusto per fare un esame della propria pelle, con una visita dermatologica o anche semplicemente osservandola e individuando eventuali nei sospetti. Il melanoma è una patologia in costante crescita negli ultimi anni. Secondo il National Cancer Institute, nel 2019 si prevedono solo in America 96000 nuove diagnosi e 7200 decessi. I dati sono in linea con l’Italia, dove ogni anno, secondo il registro AIRTUM, si sviluppano 7300 nuovi casi di melanoma tra gli uomini e 6700 tra le donne, con una incidenza raddoppiata negli ultimi 10 anni. La buona notizia è che il progresso nella sopravvivenza è stato tra i più alti: oggi circa il 90% dei malati di melanoma sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Da qui l’importante ruolo dell’auto-esame della pelle. Gli esperti in occasione della giornata dedicata alla prevenzione del melanoma qualche giorno fa, hanno dato suggerimenti per individuare i nei sospetti. Innanzitutto serve una buona illuminazione ed uno specchio con ingrandimento.
Auto-esame
Si può partire dal volto, esaminando allo specchio il naso, le labbra, la bocca e le orecchie (davanti e dietro). Dalle mani alla schiena, è importante controllare tutto il corpo sotto la lente d’ingrandimento: i palmi e il dorso, tra le dita e sotto le unghie, per poi passare ai polsi e la parte anteriore e superiore degli avambracci. Davanti ad uno specchio integrale, si può ispezionare il gomito, il collo, petto e tutto il tronco. Le donne dovrebbero anche controllare sotto al seno. Con la schiena rivolta ad uno specchio usandone uno più piccolo si può controllare la parte posteriore del collo, le spalle, la parte superiore e inferiore della schiena e delle braccia, i glutei e la parte posteriore delle gambe, i genitali e le mucose. Inoltre anche i talloni, la parte superiore del piede, tra le dita e sotto le unghie.
Nei sospetti
Il segnale principale del melanoma cutaneo è un neo differente dagli altri. Sono sospetti punti dove c’è una lesione diversa da tutte le altre sulla pelle. Inoltre vale la regola ABCDE. A come “asimmetria” nella forma. Un neo benigno è solitamente circolare o tondeggiante, un melanoma è più irregolare e può essere piatto o in rilievo. B come “bordi” irregolari e indistinti. C come “colore” variabile: può essere marrone, nero, rossastro e cambiare nel tempo. D come «dimensioni ». Sono da guardare con sospetto nei con diametro superiore ai 5-6 millimetri. E come “evoluzione” del neo che, in un tempo piuttosto breve, tende a crescere, ad allargarsi.
Fattori di rischio
Lampade abbronzanti e sole senza protezione sono fattori di rischio. Chi sta in spiaggia nelle ore centrali, tra le 11:00 e le 16:00, senza creme con filtri protettivi adeguati al fototipo di pelle è più a rischio. E poi ci sono le lampade e i lettini UV: secondo gli studi, chi ricorre a questi dispositivi ha un rischio fino a 4 volte maggiore di sviluppare un tumore della pelle, incluso il melanoma, rispetto a quelli che non li hanno mai utilizzati. Questo è ancora più significativo nei soggetti giovani (<40 anni). Le radiazioni UV emesse dei lettini solari determinano un danno del DNA delle cellule costituenti cutanee e, nel lungo periodo, l’accumularsi di tali danni può causare l’insorgenza di tumori della pelle oltre ad un precoce invecchiamento. Il rischio è maggiore anche per chi svolge una professione a contatto con il sole o all’aria aperta; chi ha molti nei, nei atipici e occhi, capelli e pelle chiari.
Chi ha un’ intelligenza superiore si ammala meno
Ricerca innovazioneAvere un’intelligenza superiore alla media assicura una vita più lunga e meno rischio di ammalarsi. A dirlo sono alcuni studi: non aiuta soltanto ad eccellere nel lavoro o negli studi, ma c’è un legame tra abilità cognitive nella prima infanzia, longevità, e minor rischio di contrarre patologie cardiovascolari, tumori e altre gravi malattie. La scienza che studia questo campo è la cosiddetta epidemiologia cognitiva, il cui padre è lo psicologo scozzese Ian Deary, direttore del Centro per l’invecchiamento cognitivo dell’Università di Edimburgo, che è stato in Italia di recente, ospite del Festival della Scienza Medica di Bologna. “L’epidemiologia cognitiva è un campo di studi che indaga come, e perché, le capacità cognitive mostrate durante l’infanzia siano associate alla salute e alla mortalità durante la vecchiaia”, ha detto Deary. Lo scienziato ha parlato delle sue ricerche, spiegando che lo studio delle abitudini e della genetica nelle persone più intelligenti potrebbe aiutare tutti a invecchiare in salute.
Lo studio
Lo scienziato ha parlato delle sue ricerche partendo dai dati dello Scottish Mental Survey 1947. Un sondaggio condotto il 4 giugno del 1947 in cui quasi tutti i bambini scozzesi (70 mila partecipati) nati nel 1936 sono stati sottoposti agli stessi test cognitivi nello stesso giorno. Il gruppo di ricerca di Deary ha realizzato uno studio sulla base dei dati, pubblicato sul British Medical Journal, in cui sono stati messi in relazione i risultati dei test cognitivi con la mortalità dei partecipanti nei successivi 68 anni. La ricerca ha permesso a Deary di sondare il legame tra i livelli di intelligenza registrati a 11 anni nei bambini scozzesi, e il rischio di morte fino all’età di 79 anni. Anche se modesto, esiste un nesso tra un punteggio alto nei test cognitivi durante l’infanzia e il rischio di morire a causa di malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori legati al fumo di sigaretta, e diverse altre patologie.
Tuttavia, spiega lo studioso, “queste associazioni statistiche sono legate anche al livello di educazione e allo status lavorativo, così come dall’adozione di comportamenti salutari come non fumare. Ma in parte esiste anche una piccola sovrapposizione sul piano genetico tra intelligenza e una salute migliore”.
Sembra esistere anche un collegamento sul piano genetico. Alcuni geni che rendono intelligenti potrebbero anche rendere più resistente l’organismo. Inoltre, l’intelligenza potrebbe essere il riflesso di un cervello più sano. Nel frattempo l’epidemiologia cognitiva continua a lavorare per rispondere alle molte domande ancora aperte. Secondo lo studioso, studiare come si comportano le persone più intelligenti può ridurre anche le disuguaglianze nel campo della salute.
Infezioni ospedaliere, 49mila morti l’anno
FarmaceuticaE’ un vero e proprio bollettino di guerra quello che emerge dal Rapporto Osservasalute rispetto ai decessi causati da infezioni ospedaliere, nello specifico si è passati dai 18.668 decessi del 2003 ai 49.301 del 2016. L’Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Dati che hanno spinto Walter Ricciardi (direttore dell’osservatorio nazionale sulla salute) a parlare di «una strage in corso». Ricciardi ha ribadito come ogni giorno migliaia di persone muoiono a causa di queste infezioni, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l’idea che si tratti di un fatto ineluttabile».
ANTIBIOTICI
Una delle cause di questo fenomeno in grande, e preoccupante crescita, è quella dell’uso indiscriminato di antibiotici. Non a caso la professoressa Maria Triassi (direttore del Dipartimento di Salute Pubblica della Federico II) lancia la proposta di «vietare la vendita di antibiotici senza prescrizione medica». Per Triassi questo sarebbe un primo importante passo per «evitare di proseguire in una strada che porterà molto presto a centinaia di migliaia di morti l’anno». Tra luci ed ombre la posizione della Campania. Se da un lato la nostra regione sconta ancora ritardi e carenze strutturali, dall’altro la politica ha fatto molto per promuovere le buone pratiche e ridurre i rischi
IMMUNODEPRESSI
«Si muore sempre più per polmoniti batteriche e sepsi, ma nell’analisi delle cause di questi decessi non si possono trascurare tre elementi – spiega Triassi -. In primo luogo, non mi stancherò mai di dirlo, c’è un uso dissennato degli antibiotici da parte dei cittadini. Oggi, con Google, molti cittadini diventano medici di se stessi. Alle prime linee di febbre corrono in farmaci e comprano antibiotici per far sparire i sintomi, senza rendersi conto che questo è un comportamento ad alto rischio. Ecco perché ritengo che questi farmaci dovrebbero essere venduti solo dietro prescrizione medica. In secondo luogo, c’è il paradosso delle migliori cure. Grazie alle nuove terapie, penso ad Hiv e tumori, abbiamo negli ospedali un numero crescente di soggetti immunodepressi. Soggetti ad alto rischio che spesso finiscono per pagare lo scotto più alto. Infine, il problema degli investimenti ridotti in nuovi antibiotici. Un campo che al momento non sembra essere prioritario per i grandi gruppi farmaceutici». Triassi sottolinea che la Campania è nella lotta alle infezioni ospedaliere «al passo con i tempi. Di recente – spiega – è partita dalla Regione un’iniziativa che vede ad un tavolo la Direzione Generale Salute, le Università Federico II e Vanvitelli e società scientifiche, così da promuovere buone pratiche per la gestione dei cateteri vascolari, molto problematici proprio per il rischio di infezioni. Se non cambiamo rotta – conclude la docente – molto presto la conta dei decessi sarà drammatica».
GESTIONE DEL RISCHIO
Intanto, domani, organizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II, prende il via un percorso formativo di perfezionamento su quello che in gergo tecnico si definisce Healthcare Risk Management e Patient Safety (Gestione del rischio sanitario e sicurezza del paziente), così da assicurare ai professionisti della sanità la capacità di operare al meglio sia nelle funzioni di governo e di staff (direzioni professionali, direzione sanitaria, rischio clinico, qualità, accreditamento) che nelle funzioni di gestione operativa (direzione di dipartimento e unità operativa). Tra gli obiettivi anche quello di trasferire una più ampia e articolata cultura sul Risk Management aziendale, che consenta di identificare e valutare tutti i fattori di rischio che gravano sulla gestione delle strutture sanitari. L’appuntamento di presentazione di questo nuovo corso è per giovedì 16 maggio alle 11, alla Facoltà di Scienze Biologiche in via Tommaso de Amicis 95.
Seduti a lungo aumenta rischio tumore del colon retto da giovani
Stili di vitaTrascorrere molte ore seduti aumenta il rischio di avere un tumore del colon retto già in giovane età. Lo ha affermato un gruppo di ricercatori della Washington University di St Louis. Secondo lo studio, il rischio relativo di sviluppare un tumore all’intestino prima dei 50 anni aumenta di circa il 69 per cento se si trascorrono più di 14 ore alla settimana seduti a guardare la televisione.
Lo studio
Il team di studiosi americani ha esaminato i dati di circa 90.000 donne per capire se l’incidenza del tumore del colon retto a insorgenza giovanile fosse più alta tra coloro che avevano l’abitudine di stare a lungo davanti allo schermo. Sono stati confrontati i dati di altre donne che, invece, dichiaravano di trascorrere al massimo 7 ore alla settimana davanti allo schermo. I risultati hanno mostrato come esista un nesso tra il tempo trascorso sul divano e il rischio di sviluppare un tumore, anche tenendo conto di altri due fattori importanti, come l’attività fisica e l’obesità. In sostanza, chi trascorre più di 14 ore alla settimana seduto a guardare la TV ha due volte e mezzo più probabilità di ammalarsi di tumore del colon-retto rispetto a chi ne passa meno di 7 alla settimana. A fare la differenza non è senz’altro la televisione, ma il comportamento sedentario. La sedentarietà è uno dei principali fattori di rischio per molte malattie croniche tra cui il diabete, le patologie cardiovascolari e, appunto, il tumore del colon-retto. Gli scienziati hanno sottolineato che risultati analoghi si potrebbero avere anche in persone che passano molto tempo senza muoversi, ad esempio leggendo, giocando a videogiochi o navigando su internet e sulle piattaforme social.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute Cancer Spectrum. Quello del colon-retto a insorgenza giovanile è un tipo di tumore che, rispetto a quello che colpisce persone sopra i 60 anni, viene spesso diagnosticato a uno stadio più avanzato ed è inoltre più aggressivo.
Allergeni in cucina, ecco come evitarli
AlimentazioneStare male e non sapere perché, alcune volte la risposta è nel cibo. Al di là di quanti hanno delle allergie o intolleranze evidenti e “conclamate”, molti non sono consapevoli di avere un problema e non riescono a capire il motivo di problemi intestinali apparentemente inspiegabili. Meteorismo, diarrea continua, colite e tanti altri sintomi possono essere campanelli d’allarme da non sottovalutare. Ma attenzione, meglio non affidarsi mai alle soluzioni fai da te. Il primo passo è sempre quello di rivolgersi al medico di famiglia e farsi consigliare, se necessario, uno specialista.
I SOLITI SOSPETTI
Benché si possa credere di essere molto attenti a ciò che si mangia, in pochi conoscono il volto dei “nemici” da evitare. Nemici, si intende, solo per quanti hanno delle intolleranze o vere e proprie allergie. Oltre ai “soliti sospetti”, vale a dire a quegli alimenti che ormai si evitano anche per moda, ci sono ben 14 elementi ai quali, chi è allergico, deve fare attenzione. Sono infatti 14 gli allergeni riconosciuti e che possono far male anche se presenti in cibi che ne contengono solo una traccia: glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, sesamo, solfiti, lupini, molluschi.
IL DECALOGO
Per aiutare gli chef a realizzare una cucina sicura, ma anche per chi vuole cucinare a casa nel modo migliore, è nato il “Decalogo allergeni in cucina”, presentato al Ministero della Salute insieme al “Roadshow per la formare i ristoratori a una sana e corretta alimentazione in pausa pranzo”.
Realizzato dalla Federazione Italiana Pubblici esercizi (Fipe), con il patrocinio del programma Fighting Obesity Trough Offer and Demand (FOOD) e del Ministero della Salute, il vademecum presenta alcune regole cui attenersi per gestire gli allergeni, pensate per i ristorati ma utili anche per tutti coloro che si trovano, in famiglia o tra amici, a cucinare per una persona allergica:
Melanoma: come riconoscere i nei sospetti
PrevenzioneNonostante le temperature ancora basse in tutto il Paese, l’estate non tarda ad arrivare e con la bella stagione iniziano le esposizioni ai raggi solari. Proprio come si fa per l’autopalpazione del seno, è il momento giusto per fare un esame della propria pelle, con una visita dermatologica o anche semplicemente osservandola e individuando eventuali nei sospetti. Il melanoma è una patologia in costante crescita negli ultimi anni. Secondo il National Cancer Institute, nel 2019 si prevedono solo in America 96000 nuove diagnosi e 7200 decessi. I dati sono in linea con l’Italia, dove ogni anno, secondo il registro AIRTUM, si sviluppano 7300 nuovi casi di melanoma tra gli uomini e 6700 tra le donne, con una incidenza raddoppiata negli ultimi 10 anni. La buona notizia è che il progresso nella sopravvivenza è stato tra i più alti: oggi circa il 90% dei malati di melanoma sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Da qui l’importante ruolo dell’auto-esame della pelle. Gli esperti in occasione della giornata dedicata alla prevenzione del melanoma qualche giorno fa, hanno dato suggerimenti per individuare i nei sospetti. Innanzitutto serve una buona illuminazione ed uno specchio con ingrandimento.
Auto-esame
Si può partire dal volto, esaminando allo specchio il naso, le labbra, la bocca e le orecchie (davanti e dietro). Dalle mani alla schiena, è importante controllare tutto il corpo sotto la lente d’ingrandimento: i palmi e il dorso, tra le dita e sotto le unghie, per poi passare ai polsi e la parte anteriore e superiore degli avambracci. Davanti ad uno specchio integrale, si può ispezionare il gomito, il collo, petto e tutto il tronco. Le donne dovrebbero anche controllare sotto al seno. Con la schiena rivolta ad uno specchio usandone uno più piccolo si può controllare la parte posteriore del collo, le spalle, la parte superiore e inferiore della schiena e delle braccia, i glutei e la parte posteriore delle gambe, i genitali e le mucose. Inoltre anche i talloni, la parte superiore del piede, tra le dita e sotto le unghie.
Nei sospetti
Il segnale principale del melanoma cutaneo è un neo differente dagli altri. Sono sospetti punti dove c’è una lesione diversa da tutte le altre sulla pelle. Inoltre vale la regola ABCDE. A come “asimmetria” nella forma. Un neo benigno è solitamente circolare o tondeggiante, un melanoma è più irregolare e può essere piatto o in rilievo. B come “bordi” irregolari e indistinti. C come “colore” variabile: può essere marrone, nero, rossastro e cambiare nel tempo. D come «dimensioni ». Sono da guardare con sospetto nei con diametro superiore ai 5-6 millimetri. E come “evoluzione” del neo che, in un tempo piuttosto breve, tende a crescere, ad allargarsi.
Fattori di rischio
Lampade abbronzanti e sole senza protezione sono fattori di rischio. Chi sta in spiaggia nelle ore centrali, tra le 11:00 e le 16:00, senza creme con filtri protettivi adeguati al fototipo di pelle è più a rischio. E poi ci sono le lampade e i lettini UV: secondo gli studi, chi ricorre a questi dispositivi ha un rischio fino a 4 volte maggiore di sviluppare un tumore della pelle, incluso il melanoma, rispetto a quelli che non li hanno mai utilizzati. Questo è ancora più significativo nei soggetti giovani (<40 anni). Le radiazioni UV emesse dei lettini solari determinano un danno del DNA delle cellule costituenti cutanee e, nel lungo periodo, l’accumularsi di tali danni può causare l’insorgenza di tumori della pelle oltre ad un precoce invecchiamento. Il rischio è maggiore anche per chi svolge una professione a contatto con il sole o all’aria aperta; chi ha molti nei, nei atipici e occhi, capelli e pelle chiari.
Andrea Bocelli parla del suo dolore cronico al Congresso Nazionale Federdolore-SICD
News Presa“Credo che sia necessario, importante e morale destinare la maggior parte delle risorse possibili alla ricerca contro il dolore perché è un aspetto che incide fortemente sulla qualità della nostra vita”. Così Andrea Bocelli in occasione dell’apertura del Congresso Federdolore-SICD che si aprirà domani.
Interverranno tanti clinici del dolore tra medici, infermieri, psicologi, reumatologi e fisiatri, attesi a Roma da domani 15 a venerdì 17 maggio presso Hotel Eurostars di Roma Aeterna (via Casilina 125).
“Il dolore è un tema centrale per me, un tema di cui mi sono occupato e preoccupato –continua Bocelli – Il dolore dolore è una cosa che mi ha sempre colpito. Credo di non essere il solo, e di aggiungere anche una banalità se dico che il problema non è quello di morire ma di come si muore. Quello che sconvolge non è tanto il fatto che “si parte”, d’altra parte bisogna anche lasciare spazio agli altri, ma è come si lascia questo mondo. Credo che agli inizi del 3° millennio ci siano tutti i presupposti per creare una prospettiva di partenza molto più leggera e molto meno dolorosa” .
Un messaggio forte quello dell’artista che ha voluto essere presente almeno “virtualmente” al Congresso Federdolore-SICD a causa dei numerosi impegni che lo vedono coinvolgo in tutto il mondo.
“Siamo orgogliosi di poter ospitare il contributo un artista del calibro di Andrea Bocelli capace di trasferire messaggi carichi di intensità legati a un suo aspetto personale ma anche motivanti per i clinici impegnati nella ricerca – interviene Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD – che si confronteranno in un denso programma di incontri e aggiornamenti. Quest’anno la giornata pre-congressuale è stata pensata per i giovani clinici e modulata secondo le loro esigenze e reali potenzialità, con anche esercitazioni pratiche su ecografi e simulatori di neurostimolazione. Le 2 giornate successive vedranno protagonisti nomi illustri per trattare tematiche legate soprattutto alle prospettive della Ricerca, della telemedicina e degli aspetti giuridici del dolore cronico”.
“Nell’ottica di assoluta collaborazione, abbiamo invitato e hanno accettato di intervenire – conclude De Carolis – anche i Presidenti italiani delle principali Società Scientifiche nazionali e internazionali che si occupano del dolore quali la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD), European Society of Regional Aenesthesia (ESRA), Word Institute of Pain (WIP) e l’International Neuromodulation Society (INS)”.
Open d’Italia Disabili al via, il golf oltre ogni barriera
SportIl golf può essere un mezzo per abbattere barriere e raggiungere traguardi che superano il risultato sul campo. L’ Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme, quest’anno alla sua diciannovesima edizione, si terrà dal 16 al 17 maggio al Golf del Ducato di Sala Baganza (PR). Il torneo internazionale non è soltanto una competizione golfistica, ma è un evento all’insegna dell’inclusione sociale. Per il secondo anno consecutivo avrà il supporto come Title Sponsor di Sanofi Genzyme, divisione specialty care dell’azienda farmaceutica Sanofi, specializzata in malattie rare, sclerosi multipla, oncologia e immunologia. Nell’ambito del Progetto Ryder Cup 2022, la Federazione Italiana Golf conferma così la propria vicinanza nei confronti degli atleti paralimpici e porta in evidenza la trasversalità di uno sport per tutti. L’evento sarà presentato in conferenza stampa giovedì 16 maggio alle ore 16:30, presso la Sala Stampa della Residenza Municipale di Parma (Strada della Repubblica 1). Interverranno Marco Bosi, Vicesindaco di Parma; Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022; Marcello Cattani, Direttore della Divisione Oncologia Sanofi Genzyme. Per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla interverrà Oriella Magnani, Presidente della Sezione Provinciale AISM di Parma. Edoardo Biagi, Coordinatore del Settore Attività Paralimpica della FIG racconterà la sua esperienza sul campo come golfista paralimpico.
La premiazione
Al Golf Del Ducato di Sala Baganza venerdì 17 maggio si disputerà il secondo giro che decreterà il vincitore dell’Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme. Al termine del torneo (ore 16:00 ca.) si terrà la cerimonia di premiazione alla presenza di Franco Chimenti, Vicepresidente vicario del Coni e Presidente della Federazione Italiana Golf.
La formula di gioco
L’ Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme, torneo aperto a tutte le tipologie di disabilità e alle sei categorie di golf handicap, si disputerà sulla distanza di 36 buche, 18 al giorno. Saranno 39 i giocatori in gara, molti in grado di proporsi in alta classifica. Tra gli stranieri, il portoghese José Pedro Sotomayor, i francesi José Bagnarelli e Patrick Ringuet, il cileno Hernan Garcia e la svedese Lia Rasmus. Tra gli azzurri, Pierfederico Rocchetti, più volte in evidenza nell’ Open d’Italia, e Stefano Palmieri, autore di ottime prestazioni con successi all’estero nelle gare per golfisti non vedenti. Tra i protagonisti della scorsa edizione ci sono Vittorio Cascino, a segno nella seconda categoria dell’Open, Pietro Andrini, vincitore del campionato italiano, Paolo Vernassa e Michael Terzi terminati alle sue spalle e il trio protagonista della categoria pareggiata tricolore con Alessandro Ossola, Luisa Ceola e Alessandra Donati. E poi ancora Mirko Ghiggeri (primo classificato nella categoria sensory nel 2018), Rodolfo Cappellazzo, Edoardo Biagi, Coordinatore dell’attivita paralimpica FIG e Roberto Punzo, Tenente Colonnello dell’Esercito Italiano e atleta del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.L’Open d’Italia Disabili è ospitata dal Golf del Ducato di Sala Baganza e ha il supporto di Sanofi Genzyme (title sponsor), PreSa (major sponsor), Capital Strategy (official sponsor); con la collaborazione dei Partner Istituzionali: EDGA (European Disabled Golf Association), CIP (Comitato Italiano Paralimpico), INAIL Superabile, AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).
Bonus bebè, ecco cosa cambia
Economia sanitariaLa politica punta su misure che possano incentivare le famiglie a fare figli, consapevoli il nostro è un Paese che allo stato attuale è destinato ad un invecchiamento precoce. E dunque, il bonus bebè viene potenziato e ampliato ai redditi Isee fino a 35mila euro, per intercettare il “ceto medio” con un nuovo ‘incentivo alla natalità’, e detrazioni fiscali per l’acquisto di pannolini e latte in polvere. Sono i due emendamenti governativi pro famiglia presentati dal ministro Lorenzo Fontana al decreto crescita.
“Continuiamo la politica seria e concreta per il rilancio della natalità – spiega Fontana – dopo quasi un anno, tutti nel governo si sono resi conto che il rilancio demografico è la sfida per lo sviluppo e il futuro del Paese. Sono diventati miei discepoli”.
DA 80 A 110 EURO
“Bravo il ministro Fontana sulla famiglia, finalmente risposte concrete. Domani annunceremo, come Lega, un altro impegno che manterremo entro l’anno per tanti italiani in difficoltà”. Lo afferma in una nota Matteo Salvini. Bonus bebè che passa da 80 a 110 euro al mese per un anno per i nuovi nati e detrazione al 19% delle spese per i prodotti della prima infanzia, dal latte ai pannolini, fino a un tetto di 1.800 euro. Sono le norme leghiste proposte negli emendamenti presentati al decreto crescita dal ministro Fontana che utilizzano per le coperture i risparmi del reddito di cittadinanza (51 milioni nel 2019, 315 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021 per il bonus bebè e 288 milioni nel 2020 e 464 nel 2021 per gli sgravi fiscali)
I DATI
A certificare il drammatico calo delle nascite nel nostro Paese sono i dati Istat, che dipingono una situazione tutt’altro che rosea. “Nel 2017 – si legge – sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali. La diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni (circa 900 mila donne in meno) osservata tra il 2008 e il 2017 spiega quasi i tre quarti della differenza di nascite che si è verificata nello stesso periodo. La restante quota dipende invece dai livelli di fecondità, sempre più bassi. Il calo dei nati è particolarmente accentuato per le coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 358.940 nel 2017 (14 mila in meno rispetto al 2016 e oltre 121 mila in meno rispetto al 2008)”. Senza fare allarmismi è evidente che senza una netta inversione di rotta la situazione si farà presto molto complessa, anche per questo politiche come quella annunciata vanno salutate con favore.
In coma, giovanissimo ritrova la vita al Gaslini
News PresaPer ragioni di privacy lo chiameremo Anton, lui è un giovanissimo albanese che in Italia – al Gaslini di Genova – ha ritrovato speranza e salute. A soli 15 anni, la sua è una di quelle storie che scaldano il cuore e danno speranza a chi pensa di non averne. All’istituto genovese Anton ci era arrivato in stato vegetativo da mesi, con una grave disfagia, una doppia emiparesi e blocco delle articolazioni. Il ragazzo era rimasto vittima di un incidente a agosto, in Albania. Nel suo paese, dopo un lungo ricovero, sembrava non esserci più speranza alcuna fino a quando, grazie a una raccolta di fondi lanciata dai genitori attraverso una emittente albanese, i parenti sono riusciti a organizzare un trasporto straordinario e far arrivare il ragazzo al Gaslini.
UNA LUCE
Oggi, a distanza di nove mesi dall’incidente e a cinque mesi dal ricovero al Gaslini il ragazzo è stato dimesso. Il Gaslini lo ha «restituito a una vita normale – ha detto il dg del Gaslini Petralia -. Un successo di squadra grazie alla perseveranza e alla sincronia dei diversi operatori del Policlinico – Gastroenterologia, Riabilitazione, Chirurgia e Ortopedia – che insieme hanno restituito speranza e guarigione al ragazzo». Il giovanissimo Anton non è il solo ad aver ritrovato speranza grazie al Sistema sanitario italiano. Molto presto anche dieci bambini venezuelani con gravi patologie arriveranno a giorni all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per ricevere cure e, in alcuni dei casi, il trapianto di midollo. L’Ospedale ha infatti dato la disponibilità rispondendo alla richiesta di accoglienza per i piccoli lanciata da Croce Rossa Internazionale e ospedale di Caracas. Garantirà l’accoglienza umanitaria dei 10 bimbi e dei loro accompagnatori. Due hanno già ottenuto i documenti per la partenza e non ci sarebbero ostacoli neppure per gli altri.
CATENA UMANITARIA
I bambini che verranno accolti a titolo umanitario al Bambino Gesù, secondo quanto si apprende, sono affetti da gravi patologie oncologiche e neurologiche: 5 dei piccoli necessitano di interventi di neurochirurgia, 4 sono malati oncologici e per loro è urgente il trapianto di midollo. Un bambino è invece affetto da una grave patologia cardiaca. Anche il Bambino Gesù, come alcune altre strutture sanitarie italiane, ha un credito pregresso con le autorità del Venezuela per il trattamento di pazienti accolti in passato ma tale situazione, si sottolinea dall’ospedale pediatrico, non impedisce l’accoglienza di nuovi piccoli pazienti a titolo umanitario.
Medici, un lungo applauso per Noemi
News PresaPiù di 500 giovani medici per un applauso che dal Teatro Augusteo di Napoli si è levato sino al letto d’ospedale della piccola Noemi. E’ il tributo che i camici bianchi di Napoli, riuniti per il Giuramento di Ippocrate, hanno voluto dedicare alla bimba che ha lottato e vinto la propria battaglia per la vita. Un momento di grande commozione che non ha fatto passare in secondo piano le esigenze della categoria. Come ha sottolineato il presidente dei Medici Silvestro Scotti: «Per la sanità chiediamo attenzione riferita al ripristino dei numeri. Bisogna riportare le risorse umane all’interno del sistema. Dobbiamo dare atto che c’è un momento di riorganizzazione della Sanità che sta iniziando a dare risposte». Scotti ha sottolineato che oggi l’Ordine «si apre all’ingresso di nuove forze e alla volontà di nuove capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini. L’Ordine – ha aggiunto – non è una corporazione ma è un organo istituzionale dello Stato che garantisce ai cittadini rispetto alle condotte professionali». Il leader dei camici bianchi partenopei ha messo in luce lo straordinario lavoro portato a termine dai medici che hanno affrontato il caso della piccola Noemi. “Il valore aggiunto – è quello della formazione continua, essere medici significa essere pronti ad affrontare al meglio ogni situazione, anche quella inattesa in una zona che non sia di guerra di dover salvare una bimba con una grave ferita da arma da fuoco. Voglio ricordare a tutti, però, che gli stessi medici che hanno salvato Noemi sono spesso costretti a scappare dalle violenze che subiscono mentre cercano di svolgere il proprio lavoro nei pronto soccorso e nelle corsie degli ospedali. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo».
TROPPE PROMESSE
Critico nei confronti della sanità è stato nel suo intervento il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: «La politica deve smettere di ingannare perché nella Sanità gli inganni della politica sono stati diffusi nel tempo ed è particolarmente odioso quando ci sono commistioni opache e scandali che purtroppo sono diffusi”. Il primo cittadino ha sottolineato la necessità “di una buona politica che sappia programmare, che investa sul pubblico, che si opponga all’autonomia differenziata che rafforzerà sempre di più non solo l’emigrazione dei pazienti ma anche dei medici. Sono tutti temi – ha aggiunto – che negli anni anno riguardato le politiche nazionali e regionali che non sempre sono state convincenti e anzi spesso sono state deludenti». Il sindaco ha tuttavia evidenziato come a Napoli ci siano medici e personale sanitario “straordinario che interpretano in modo fedele il giuramento di Ippocrate, basta pensare – ha concluso – al lavoro straordinario che in questi giorni hanno fatto i medici del Santobono che con professionalità e abnegazione si sono occupati di Noemi. Le professionalità ci sono, serve solo maggiore buona politica fatta di programmazione, investimenti e onestà».
CAMICI GRIGI
In Campania (e in Italia) si registra ancora oggi un altro problema, quello dei “camici grigi”. Lo ricorda il consigliere dell’Ordine dei Medici di Napoli Luigi Sodano (SUMAI). “Troppo spesso sentiamo parlare di carenza dei medici in tutta la sanità. Un problema che non riguarda solo la Campania ma l’Italia intera, a fronte di tanti colleghi che si laureano non entrano nelle scuole di specializzazione e nei corsi di formazione per la medicina generale altrettanti medici”. A margine del giuramento, parlando del caso Noemi, il presidente Vincenzo De Luca ha parlato di una realtà di assoluta eccellenza. De Luca ha anche messo in luce l’esigenza di immettere nel sistema della sanità campana “forze fresche”, sottolineando come nei prossimi mesi saranno avviati i concorsi per 7.600 nuovi posti. Ancora una volta ha sottolineato che la Campania è di fatto fuori dal Commissariamento avendo raggiunto e superato i limiti previsti in termini di bilancio e Lea. Commuovente anche il tributo alla memoria del giovane medico Francesco Napoleone , prematuramente scomparso.Alla moglie del medico è stata consegnata una targa commemorativa. Un segno di cordoglio per la famiglia, ma anche di grande stima e affetto da parte di tutta la categoria. Francesco Napoleone era tra i promotori della prima espressione di partecipazione dei giovani medici prevista dall’Ordine di Napoli, ovvero “lo sportello giovani” oggi trasformato in Osservatorio Giovani.