Tempo di lettura: 2 minuti1 – LAVATI SPESSO LE MANI
Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono decisivi per prevenire l’infezione.
Le mani vanno lavate con acqua e sapone per almeno 20 secondi.
Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol al 60%.
2 – EVITA IL CONTATTO RAVVICINATO CON PERSONE CHE SOFFRONO DI INFEZIONI RESPIRATORIE ACUTE
Mantieni almeno un metro di distanza dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso a distanza ravvicinata.
3 – NON TOCCARTI OCCHI, NASO E BOCCA CON LE MANI
Il virus si trasmette principalmente per via respiratoria, ma può entrare nel corpo anche attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non ben lavate.
Le mani, infatti, possono venire a contatto con superfici contaminate dal virus e trasmetterlo al tuo corpo.
4 – COPRI BOCCA E NASO E STARNUTISCI O TOSSISCI
Se hai un’infezione respiratoria acuta, evita contatti ravvicinati con le altre persone, tossisci all’interno del gomito o di un fazzoletto, preferibilmente monouso, indossa una mascherina e lavati le mani. Se ti copri la bocca con le mani potresti contaminare oggetti o persone con cui vieni a contatto.
5 – NON PRENDERE FARMACI ANTIVIRALI NE’ ANTIBIOTICI A MENO CHE SIANO PRESCRITTI DAL MEDICO
Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’uso dei farmaci antivirali prevenga l’infezione da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Gli antibiotici non funzionano contro i virus, ma solo contro i batteri. Il SARS-CoV-2 è, per l’appunto, un virus e quindi gli antibiotici non vengono utilizzati come mezzo di prevenzione o trattamento, a meno che non subentrino co-infezioni batteriche.
6 – PULISCI LE SUPERFICI CON DISINFETTANTI A BASE DI CLORO O ALCOL
I disinfettanti chimici che possono uccidere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) sulle superfici includono disinfettanti a base di candeggina / cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio.
Il tuo medico e il tuo farmacista sapranno consigliarti.
7 – USA LA MASCHERINA SOLO SE SOSPETTI DI ESSERE MALATO O ASSISTI PERSONE MALATE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus, e presenti sintomi quali tosse o starnuti, o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus (viaggio recente in Cina e sintomi respiratori).
8 – I PRODOTTI MADE IN CHINA E I PACCHI RICEVUTI DALLA CINA NON SONO PERICOLOSI
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi dalla Cina non sono a rischio di contrarre il nuovo coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici. A tutt’oggi non abbiamo alcuna evidenza che oggetti, prodotti in Cina o altrove, possano trasmettere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).
9 – GLI ANIMALI DA COMPAGNIA NON DIFFONDONO IL NUOVO CORONAVIRUS
Al momento, non ci sono prove che animali da compagnia come cani e gatti possano essere infettati dal virus.
Tuttavia, è sempre bene lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il contatto con gli animali da compagnia.
10 – CONTATTA IL NUMERO VERDE 1500 PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Il Ministero della Salute ha attivato il numero di pubblica utilità 1500.
Alzheimer, dalla saliva del polpo una nuova cura
Prevenzione, Ricerca innovazioneChe relazione c’è tra il polipo e l’Alzheimer? Da oggi potrebbe essercene una molto interessante nell’ottica di una cura. La chiave sarebbe nella saliva di una particolare specie, il polpo rosso o Octopus maya, che contiene una sostanza capace di paralizzare le prede. Questa sostanza potrebbe avere un effetto importante sul sistema nervoso centrale degli esseri umani.
La ricerca
Protagonista di questa scoperta è il ricercatore messicano Sergio Rodriguez Morales, professore di Chimica Organica del Dipartimento di Farmacia e Scienze del Farmaco all’Università degli Studi di Chimica (UNAM) di Sisal nello Yucatan. In sostanza, ad agire sul sistema nervoso centrale sarebbe uno dei componenti della saliva del polipo Maya, capace di inibire la formazione dei “beta-amiloide”, vale a dire una sorta di placca che impedisce la comunicazione tra i neuroni. Placca che è associata all’Alzheimer.
Prevenzione e non solo
La cosa interessante è che questa sostanza funzionerebbe non solo ad evitare lo sviluppo ulteriore di questa placca nei pazienti che hanno già l’Alzheimer. Ma anche, in coloro che godono di buona salute, a sviluppare un’azione preventiva. Come sempre il vero punto è capire quanto tempo possa servire per sviluppare un farmaco da questa sostanza. Secondo il professor Rodriguez Morales dovrebbero essere necessari fra i 10 e i 15 anni di ricerca e sperimentazione con animali da laboratorio.
La malattia
Conosciuta dai non addetti ai lavori in maniera spesso superficiale, il morbo di Alzheimer è una malattia del cervello che provoca un lento declino delle capacità di memoria, del pensare e di ragionamento. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che si occupa anche della tutela degli ammalati di queste malattie neurodegenerative, ricorda che circa 47 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da demenza senile, ed il morbo di Alzheimer è il tipo più comune. La mancanza si una cura, poiché le medicine attuali possono solo temporaneamente alleviare i sintomi, comporta il fatto che non solo chi è colpito dalla malattia ne subisce le conseguenze che lo portano ad un decadimento progressivo sino alla morte, ma anche i propri familiari che devono assisterli.
Ricerca choc, moltissimi i bambini ipertesi
News Presa, Ricerca innovazioneSono bambini ma sono già ipertesi. La colpa? E anche dei videogiochi. Il dato scioccante emerge da un dossier realizzato dalla Società italiana di ipertensione arteriosa (Siia), che ha messo nero su bianco quello che molti genitori sospettavano: la sedentarietà dei bambini, a causa dei videogames, sta minando la loro stessa salute. A questo si aggiunge naturalmente una cattiva alimentazione, con un largo uso di snack e fritture, ma anche l’abitudine di fare pochissimo sport. Ne viene fuori un quadro disarmante: il 4% dei bambini e ragazzi tra i 4 e i 18 anni ha la pressione alta, e 4 bambini su 100 sono ipertesi già alle elementari. A complicare le cose ci si mette non solo l’abuso di videogames, ma anche un uso smodato di dispositivi quali tablet e cellulari.
Un bambino su 20 è in sovrappeso
Sempre secondo i dati della Società italiana di ipertensione arteriosa il 20,9% dei bambini nella fascia 8-9 anni è sovrappeso, e il 9,8% è obeso. Un bambino sovrappeso su 20 ha la pressione elevata e un bambino obeso su 4 è iperteso. E addirittura il 14% dei ragazzi nella fascia di età 18-35 anni ha problemi di pressione. «L’ipertensione arteriosa e le sue gravi complicanze – spiega Gianfranco Parati, presidente Siia – si combattono efficacemente solo iniziando presto, prima che questa condizione abbia fatto danni a cuore e vasi arteriosi”. E ancora: “Un bambino iperteso sarà molto probabilmente un adulto iperteso – spiega Simonetta Genovesi, ricercatrice del dipartimento medicina e chirurgia dell’Università degli Studi Milano-Bicocca – Per lavorare in modo produttivo su questo tema è necessaria la collaborazione con i pediatri. Anche in Italia abbiamo condotto studi che sottolineano come esista una correzione tra il tempo trascorso su pc, tablet e smartphone e dipendenza, obesità e ipertensione».
Maestre violente: riconoscere i segnali dei bambini
News PresaNon sempre l’asilo è un luogo protetto per un bambino. Indagini, filmati, testimonianze hanno portato alla luce veri e propri episodi di violenza verbale, psicologica e fisica subiti dai bambini nelle scuole dell’infanzia o al nido.
“Il problema purtroppo – spiega Maura Manca, Psicoterapeuta Presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza – è molto più esteso, ci sono troppe condizioni di negligenza educativa, di forzature, di punizioni nelle scuole dell’infanzia. Vedo quasi quotidianamente adulti e adolescenti segnati da un qualche tipo di esperienza negativa vissuta in queste strutture nei primi anni di vita, che custodiscono ancora segretamente dentro con dolore e sofferenza”.
Ciò che crea un danno importante a livello psicologico è legato al fatto che i bambini non riescano a comprendere il concetto di violenza intenzionale. Si aspettano che un adulto non possa far del male a un bimbo, ma lo possa far soltanto giocare, mangiare e lo accudisca. “I bambini – continua Manca – sono completamente dipendenti dai genitori e se loro gli dicono di fidarsi, che l’asilo è bello, ci sono tanti bambini con cui giocare, che le maestre sono buone e brave, loro si fidano e piano piano accettano ed introiettano l’asilo come un luogo alternativo a casa in cui potersi esprimere perché tanto poi il genitore torna a riprenderlo. Se invece viene castrato, punito, isolato, denigrato, tutto ciò può essere vissuto in maniera traumatica, si rischia venga esperito come un tradimento emotivo, venga subito passivamente e quindi il piccolo rischia di sentirsi schiacciato dagli eventi”.
La psicoterapeuta ha creato una guida per aiutare i genitori a capire i segnali di disagio del bambino:
– Fare attenzione quando il bambino cambia idea in maniera abbastanza drastica o repentina sull’asilo o scuola materna. Se per esempio non ci vuole più andare, fa le storie per alzarsi, vestirsi, uscire di casa e/o entrare dentro.
– Attenzione ai disegni e al gioco, molto spesso i bambini esprimono attraverso questi due canali comunicativi ciò che hanno dentro, tra cui paure e disagi.
– Non assumere mai un tono inquisitorio tipo “ti hanno fatto”, “ti hanno detto”, “ la maestra così….”. Non parleranno. Chiedere le cose sotto forma di racconto, farsi fare degli esempi esplicativi. Un giorno un bambino mi raccontava che a scuola facevano il gioco della sedia. Io gli chiesi in cosa consistesse ed è emerso che era un gioco punitivo in cui il bimbo quando faceva qualcosa di sbagliato veniva messo come alla gogna davanti ai suoi compagni e sgridato davanti a tutti. Il genitore, riprendendo questo esempio, non si deve fermare a dire “o che bello avete fatto il gioco della sedia”, ma deve andare oltre e chiedere spiegazioni con calma e tranquillità perché altrimenti il piccolo si blocca.
– Capisco che vi aspettiate che vostro figlio in caso di necessità si rivolga direttamente a voi e vi racconti tutto quello che gli succede ma non è così, anzi, tante volte è lui che si aspetta che voi sappiate cogliere i suoi segnali e che lo capiate prima che lui proferisca parola.
– Non sempre i bambini esprimono attraverso le parole il loro disagio, a volte utilizzano il corpo come spesso accade quando somatizzano ciò che subiscono. Attenzione quindi a frequenti malattie, mal di testa, mal di pancia, al fatto che lasciano la merenda, che non mangiano, che non dormono o dormono male e che magari fanno brutti sogni.
– Attenti anche se vedete un calo dell’emotività che prima c’era, sembrano un po’ più chiusi o svogliati o, al contrario, possono manifestare più rabbia e nervosismo, magari rispondo più male del solito, sono irrequieti, hanno difficoltà di concentrazione e sembrano più oppositivi.
– Attenzione, qualora scopriate qualche situazione poco consona per la crescita di vostro figlio a non avere reazioni troppo esagerate davanti a lui, subirà anche voi e non mi sembra il caso aggiungergli un ulteriore stress emotivo. Lui deve capire che si può fidare di voi e deve poter contare sulle vostre reazioni che non possono essere insulse, ma contenitive ed efficaci.
– Andate a scuola e cercate di capire cosa succede senza fermarvi alle apparenze, se emergono condizioni gravi andate dalle forze dell’ordine e cercate di risolvere in maniera lecita la situazione. Però nello stesso tempo evitate inutili allarmismi.
Orto negli ospedali per combattere solitudine e depressione
Alimentazione, Economia sanitaria, News Presa, Prevenzione, PsicologiaInfezioni post operatorie: uno spreco da 600 milioni l’anno
Economia sanitaria, News Presa, PrevenzionePresentato ieri a Roma lo studio del Ceis-Eehta Tor Vergata e Ministero della Salute sull’impatto economico delle infezioni del sito chirurgico nelle operazioni sanitarie, nell’ambito del convegno “Il ruolo dell’adozione di pratiche assistenziali e dei dispositivi medici innovativi di comprovata efficacia clinica nella prevenzione e riduzione dell’insorgenza delle infezioni ospedaliere”.
Francesco Saverio Mennini (Ceis Tor Vergata): Infezioni post operatorie, uno spreco da 600 milioni l’anno e un danno grave per 47 pazienti su 1000.
Roma, 25 febbraio 2020. Le infezioni ospedaliere nei ricoveri per acuti possono costare la vita ai pazienti e sottraggono risorse preziose al Servizio sanitario nazionale: colpiscono 47 degenti su mille e costano 600 milioni all’anno. Per un ricovero con infezione sono necessari mediamente 17 giorni di degenza per un costo di 9.416 euro: risorse che potrebbero essere spese per la qualità dei servizi, inoltre dal 2006 al 2018, la situazione è peggiorata e i casi sono quasi raddoppiati passando da 25 a 47 su mille.
Lo dice lo studio presentato oggi a Roma sull’impatto economico delle infezioni del sito chirurgico nelle operazioni sanitarie, finanziato dal Ministero della Salute, e condotto dal CEIS-EEHTA (Economic Evaluation and HTA) della Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata. La ricerca è stata illustrata nell’ambito del convegno “Il ruolo dell’adozione di pratiche assistenziali e dei dispositivi medici innovativi di comprovata efficacia clinica nella prevenzione e riduzione dell’insorgenza delle infezioni ospedaliere” alla presenza di Claudio D’Amario (direttore generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute), di Marcella Marletta (direttore generale dei Dispositivi medici e del Servizio farmaceutico del Ministero della Salute), di Giovanni Rezza (direttore dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità) e di Massimo Andreoni (Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata).
In dettaglio, spiega il prof. Francesco Saverio Mennini, direttore dei Ceis: “Considerando che un solo giorno di degenza costa mediamente 800 euro, le infezioni allungano il periodo di ricovero facendo un doppio danno: il primo alla salute del paziente, il secondo alle risorse della sanità. Per ogni ricovero in cui si sviluppa un’infezione il costo medio è di 9.500 euro, risorse sprecate che potrebbero essere investite per migliorare i servizi sanitari, per la prevenzione delle stesse infezioni e per eventuali assunzioni di personale. Un’infezione per un intervento di ernia vale 4.627 euro e si passa ai 12.745 per una laparocele: un’enormità che deve far riflettere e spingere a mettere mano a un cambiamento”.
“Per questo – precisa ancora Mennini – il peggioramento del quadro statistico nei 12 anni analizzati è dovuto solo in piccola parte a una migliore misurazione del fenomeno e dunque a un’attenzione più specifica a questo grave fenomeno connesso all’assistenza, ma anche e soprattutto da una situazione complessivamente più critica anche a causa del progressivo definanziamento della sanità, a una minore attenzione alla prevenzione, a un basso utilizzo di dispositivi medici di ultima generazione e più efficaci e ad uno scarso ricorso alla cura delle infezioni mediante utilizzo di antibiotici efficaci, accompagnati da un calo del personale impiegato nella nostra sanità pubblica”.
LA RICERCA
Le infezioni ospedaliere rappresentano l’80% di tutte quelle osservate e interessano quattro principali distretti anatomici: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio, il torrente circolatorio (sepsi, batteriemie). Per calcolare il valore economico delle infezioni post operatorie è stato stimato il valore delle giornate di degenza aggiuntive imputabili alle infezioni confrontando la durata di degenza media, DRG specifica, dei ricoveri con e senza insorgenza di infezioni.
“Sono state prese in considerazione esclusivamente le infezioni che insorgono durante la degenza in ospedale, o in alcuni casi dopo che il paziente è stato dimesso, e che non erano manifeste clinicamente né in incubazione al momento del ricovero” sottolinea Mennini. Gli interventi esaminati sono stati: appendicite, calcolosi, colecistite, diverticolite, ernia e laparocele.
Lo studio parte da una considerazione di metodo: in Italia non esiste un sistema di sorveglianza stabile delle infezioni ospedaliere, ma sono stati condotti numerosi studi multicentrici di prevalenza. Per questo è possibile stimare che il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera e dunque ogni anno si verificano in Italia 450-700 mila infezioni, di queste, circa il 30% sono potenzialmente prevenibili: nell’1% dei casi sono direttamente causa del decesso.
Per analizzare il fenomeno sono stati selezionati tutti i ricoveri acuti, in regime ordinario, con data di dimissione compresa tra il 1° gennaio 2006 e il 31 dicembre 2018, che presentavano in diagnosi principale o secondaria uno dei codici ICD9CM individuati: Escherichia coli; Staphylococcus aureus; Klebsiella spp; Infezione intestinale da Clostridium difficile, ma anche da altro (infezione batterica non specificata, infezione intestinale, meningite batterica, stenosi uretrale dovuta a infezione).
Alluce valgo? Cancellato in 15 minuti
Ricerca innovazioneTanto dolore, ma anche tanta paura di subire un intervento traumatico. Chi è affetto da alluce valgo combatte tra il desiderio di tornare ad avere una vita normale e il terrore di dover stare settimane, se non addirittura mesi, senza poter camminare. Fortunatamente, però, le cose stanno cambiando. L’innovazione nella chirurgia del piede riguarda proprio una tecnica che garantisce un ritorno celere alla vita di sempre dopo aver detto addio all’odiato alluce valgo.
La nuova procedura chirurgica consente di riallineare le dita dei piedi senza creare gravi traumi al piede, come invece avviene nelle procedure a cielo aperto degli interventi ortopedici tradizionali. Altra innovazone è che non viti, fili o cambre metalliche. In questo modo si intacca ancor meno il tessuto osseo e il suo metabolismo, evitando così sindromi di intolleranza o vie di propagazione per i germi. Il risultato è un piede bello, senza vistose cicatrici, ma soprattutto funzionale. Non bastasse, l’intervento è anche del tutto indolore.
Come si procede
Per ogni dito da trattare, lo si fa rigorosamente in anestesia locale, bastano dei piccoli forellini. Si può poggiare il piede a terra quasi subito, circa 2 o 3 ore dopo l’intervento, basta una scarpa dedicata che consente di non compromettere la correzione chirurgica.
Semplificando un po’ l’intervento, che dura una quindicina di minuti, può essere idealmente suddiviso in due fasi: in un primo momento il chirurgo pratica due micro accessi cutanei nella zona sulla quale occorre intervenire e con strumenti ad hoc, alcuni dei quali simili a quelli usati in odontoiatria polverizza la “cipolla”. Il secondo step consiste nel creare una micro frattura in un punto strategico del metatarso per riposizionare correttamente il dito del piede. L’operazione si conclude con una bendatura morbida che ha il compito fondamentale di tenere in posizione l’osso. La bendatura si mantiene di norma per tre settimane, e viene controllata e rinnovata settimanalmente. E in men che non si dica l’alluce valgo è solo un ricordo. Miracoli della chirurgia mininvasiva.
Artrite reumatoide, le più colpite sono le donne
News PresaRidurre il dolore, bloccare il processo di distruzione delle articolazioni, tenere sotto controllo le patologie collegate e recuperare le funzioni motorie. Sono i quattro obiettivi che deve avere una terapia per la cura dell’artrite reumatoide, una malattia reumatica infiammatoria cronica che porta all’erosione delle articolazioni. Questa patologia in Italia ha un’incidenza dello 0,4% e il quadro della sua diffusione è uniforme. Le più colpite sono le donne. La fascia di popolazione in cui si riscontrano più casi è, invece, quella che va dai 35 ai 60 anni.
«Per alleviare il dolore, bisogna controllare il processo infiammatorio e per questo si usano gli anti-dolorifici, che però hanno una potenziale tossicità e vanno monitorati soprattutto negli anziani. Con questo genere di farmaci si riesce a ridurre la sensazione di avere le articolazioni intorpidite con cui si svegliano al mattino», spiega Raffaele Scarpa, direttore dell’unità operativa di reumatologia della Federico II di Napoli. Terapie del genere – continua il professor Scarpa – «sono indicate per le forme lievi, mentre quelle moderatamente aggressive hanno bisogno di combinazioni di farmaci sintetici e biotecnologici, che riducono la portata dell’infiammazione e le distruzioni articolari».
Malattie associate
Ma all’artrite reumatoide si accompagnano altri problemi, infatti, come sottolinea Scarpa: «Questi pazienti sono più soggetti ad avere l’osteoporosi secondaria e patologie cardiovascolari, per questo bisogna monitorare il metabolismo osseo. Poi si deve dare spazio alla terapia fisica, anche preventivamente, in modo da poter riprendere la funzione delle articolazioni».
Importante nella cura dell’artrite reumatoide è anche arrivare per tempo perché, come chiarisce Giovanni Lapadula, professore ordinario di reumatologia all’università di Bari: «Complessivamente la patologia non è adeguatamente trattata, perché manca un riconoscimento precoce della malattia. In questo, esiste un difetto organizzativo nel sistema sanitario nazionale che non è uniforme in tutte le regioni. Al Sud vediamo persone con danni articolari già avanzati e questo inficia fortemente le possibilità terapeutiche, perché un paziente con artrite può neutralizzare la malattia se inizia a curarsi nei primi 3-6 mesi di malattia».
L’artrite reumatoide non è complessa solo da riconoscere, ma anche da trattare, infatti, nel corso della vita i pazienti devono cambiare le terapie più volte, perché il loro organismo smette di rispondere. Questo discorso riguarda anche i farmaci biotecnologici, che si usano dal 1999.
Immuno soppressori
«Con i biotecnologici si iniettano nell’organismo del malato degli anticorpi, spesso dei recettori, che sono in grado di arrestare l’effetto di alcune sostanze che inducono l’infiammazione. Questi colpiscono esattamente il bersaglio, a differenza dei farmaci di sintesi che, invece, agiscono su molti punti e possono determinare più effetti collaterali. Il problema è che si tratta di materiale proteico e ci possono essere reazioni allergiche e lo sviluppo di anticorpi contro il farmaco. Così si inibisce la sua attività. Questo significa che questi farmaci in un paio d’anni perdono efficacia», spiega Lapadula.
In questi casi c’è quindi necessità di integrare la terapia con degli immuno soppressori, che però non sono molto tollerati dai pazienti, perché – aggiunge Lapadula – «Spesso creano dei disturbi come la soppressione addominale. Sorge allora il problema dell’aderenza alla terapia: i pazienti tendono ad autogestirsi». Come fare in questi casi? Risponde Lapadula: «Da un lato, ci sono farmaci che possono essere somministrati in monoterapia, cioè da soli, ed hanno un’alta efficacia nelle fasi iniziali. Inoltre riescono a ridurre il problema dell’anemia post-infiammatoria. Anche in questo caso, possono avere degli effetti collaterali sul fegato e sui globuli bianchi, ma non creano gravi problemi di salute. Dall’altra parte, però, anche il medico deve motivare il paziente e creare una relazione di fiducia, in questo può essere sicuramente aiutato da infermieri e psicologi».
Coronavirus: NIENTE PANICO, ecco le 10 regole da seguire
News Presa, Prevenzione1 – LAVATI SPESSO LE MANI
Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono decisivi per prevenire l’infezione.
Le mani vanno lavate con acqua e sapone per almeno 20 secondi.
Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol al 60%.
2 – EVITA IL CONTATTO RAVVICINATO CON PERSONE CHE SOFFRONO DI INFEZIONI RESPIRATORIE ACUTE
Mantieni almeno un metro di distanza dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso a distanza ravvicinata.
3 – NON TOCCARTI OCCHI, NASO E BOCCA CON LE MANI
Il virus si trasmette principalmente per via respiratoria, ma può entrare nel corpo anche attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non ben lavate.
Le mani, infatti, possono venire a contatto con superfici contaminate dal virus e trasmetterlo al tuo corpo.
4 – COPRI BOCCA E NASO E STARNUTISCI O TOSSISCI
Se hai un’infezione respiratoria acuta, evita contatti ravvicinati con le altre persone, tossisci all’interno del gomito o di un fazzoletto, preferibilmente monouso, indossa una mascherina e lavati le mani. Se ti copri la bocca con le mani potresti contaminare oggetti o persone con cui vieni a contatto.
5 – NON PRENDERE FARMACI ANTIVIRALI NE’ ANTIBIOTICI A MENO CHE SIANO PRESCRITTI DAL MEDICO
Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’uso dei farmaci antivirali prevenga l’infezione da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Gli antibiotici non funzionano contro i virus, ma solo contro i batteri. Il SARS-CoV-2 è, per l’appunto, un virus e quindi gli antibiotici non vengono utilizzati come mezzo di prevenzione o trattamento, a meno che non subentrino co-infezioni batteriche.
6 – PULISCI LE SUPERFICI CON DISINFETTANTI A BASE DI CLORO O ALCOL
I disinfettanti chimici che possono uccidere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) sulle superfici includono disinfettanti a base di candeggina / cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio.
Il tuo medico e il tuo farmacista sapranno consigliarti.
7 – USA LA MASCHERINA SOLO SE SOSPETTI DI ESSERE MALATO O ASSISTI PERSONE MALATE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus, e presenti sintomi quali tosse o starnuti, o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus (viaggio recente in Cina e sintomi respiratori).
8 – I PRODOTTI MADE IN CHINA E I PACCHI RICEVUTI DALLA CINA NON SONO PERICOLOSI
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi dalla Cina non sono a rischio di contrarre il nuovo coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici. A tutt’oggi non abbiamo alcuna evidenza che oggetti, prodotti in Cina o altrove, possano trasmettere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).
9 – GLI ANIMALI DA COMPAGNIA NON DIFFONDONO IL NUOVO CORONAVIRUS
Al momento, non ci sono prove che animali da compagnia come cani e gatti possano essere infettati dal virus.
Tuttavia, è sempre bene lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il contatto con gli animali da compagnia.
10 – CONTATTA IL NUMERO VERDE 1500 PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Il Ministero della Salute ha attivato il numero di pubblica utilità 1500.
Tiroide, la sfida del benessere
Benessere, Medicina funzionale, News Presa, PrevenzioneChi ha problemi di tiroide spesso parla di un “malessere diffuso” o di aver “perso il proprio benessere. E in effetti questa sensazione è una delle peculiarità dell’ipotiroidismo (la più frequente delle malattie tiroidee). Paolo Vitti, presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia (Sie), coordinatore e responsabile scientifico della Settimana Mondiale della Tiroide chiarisce che i sintomi sono spesso così sfumati da rendere difficile per il medico una diagnosi precoce.
Campanelli d’allarme
È bene in presenza di un sospetto prestare attenzione a stanchezza, scarsa capacità di tollerare il freddo, alterazioni del tono dell’umore, difficoltà di concentrazione, palpitazioni, nervosismo, insonnia, gonfiore, pelle e capelli secchi ma l’elenco potrebbe continuare.
La sfida da vincere
Le malattie tiroidee devono essere propriamente inquadrate e i trattamenti devono essere personalizzati, ma la vera sfida è ridare quel benessere che tante persone dichiarano di avere perso. La tiroide svolge una serie di funzioni vitali per il nostro organismo come la regolazione del metabolismo, il controllo del ritmo cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso, l’accrescimento corporeo, la forza muscolare e molto altro. Proprio per il ruolo di “centralina”, quando questa ghiandola non funziona correttamente, tutto il corpo ne risente. Può colpire ad ogni età e per questo motivo occorre non trascurare alcuni campanelli di allarme rivolgendosi al proprio medico in caso di dubbio.
Prevenzione
“Il modo più efficace per prevenire le malattie della tiroide – spiega Massimo Tonacchera, Professore Associato di Endocrinologia e Coordinatore Nazionale Comitato della Prevenzione della Carenza Iodica – è assumere iodio in quantità adeguate; questo elemento è il costituente essenziale degli ormoni tiroidei. La carenza di iodio anche lieve, che affligge ancora alcune aree del nostro paese, può provocare conseguenze anche gravi soprattutto se la carenza nutrizionale si verifica durante la gravidanza o la prima infanzia”.
Carenza di iodio
“Una grave iodocarenza – aggiunge Roberto Gastaldi della SIEDP, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica – può determinare la morte del feto in utero, cretinismo neurologico e ipotiroidismo congenito. Proprio quest’ultima patologia rappresentava la prima causa di ritardo mentale nel nostro Paese prima dell’introduzione dello screening neonatale grazie al quale è possibile eseguire diagnosi e trattamento precoci. Dopo l’età neonatale è comunque importante assicurare una adeguata quantità di iodio sia per garantire un regolare processo di crescita e di sviluppo del bambino che per prevenire patologie della tiroide come ad esempio i noduli”.
Bimbi italiani troppo sedentari. Il 44% ha la TV in camera
Bambini, News Presa, Nuove tendenze, Prevenzione, SportL’Italia ha il tasso di obesità infantile più alto d’Europa. Una tendenza negativa che si riflette anche sulle attitudini sportive e sulla sedentarietà dei bimbi italiani. Il 23,5% dei bambini, infatti, svolge giochi di movimento non più di 1 giorno a settimana, il 33,8% dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di 1 giorno a settimana e il 18% non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine. Inoltre, solo circa 1 bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Insomma, i bimbi italiani sono troppo sedentari e queste abitudini tendono a radicalizzarsi per via dell’uso scorretto delle tecnologie vecchie e nuove: il 44 % ha la Tv in camera, il 41% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi/tablet/cellulari per più di 2 ore al giorno che è il massimo del tempo raccomandato dagli esperti.
Sovrappeso e obesità infantile sono un problema di sanità pubblica a livello mondiale e un fattore di rischio di malattie croniche. In età pediatrica, ad esempio, nei bambini obesi (e sedentari) possono insorgere più precocemente patologie tipiche dell’età adulta. Per contrastare questo fenomeno, l’Unione Europea (Ue) e l’OMS stilano strategie e Piani d’azione, raccomandando di investire nella prevenzione, anche con il coinvolgimento attivo di settori della società esterni al sistema sanitario, sia istituzionali, come la scuola, che della società civile. Tutte le Regioni sono, inoltre, impegnate nella realizzazione del Piano Nazionale della Prevenzione (Pnp) che, secondo l’approccio del Programma Guadagnare salute, interviene attraverso strategie di popolazione in specifici “setting”.
Il Pnp, in particolare, per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili ha come obiettivo, dal punto di vista alimentare: l’aumento del 25% dei bambini in allattamento materno esclusivo fino al sesto mese (180 giorni di vita), incremento del 15% di bambini di 8-9 anni che consumano almeno 2 volte al giorno frutta e-o verdura, riduzione del 30% di soggetti di 3 anni e più che non prestano attenzione alla quantità di sale e-o al consumo di cibi salati.