Tempo di lettura: 3 minutiNegli ultimi due anni, l’affollamento degli ospedali, la paura del Covid e la necessità di essere accompagnati, hanno rallentato moltissimo le visite di controllo per la prevenzione cardiovascolare. Per contrastare questo trend preoccupante, l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari porta in piazza l’iniziativa “Sabato della Salute”. Dal 5 marzo un camper con attrezzature per ECG e personale medico effettuerà screening cardiologici gratuiti alla popolazione di 7 comuni del Centro Italia, per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei controlli diagnostici a tutela della salute.
Screening gratuiti nelle piazze. L’iniziativa
Tra gennaio 2019 e dicembre 2021, si stima che le diagnosi di fibrillazione atriale siano diminuite del 6%, corrispondenti a 41mila nuove diagnosi perse durante la pandemia, mentre l’accesso alle visite specialistiche sarebbe crollato del 36% (625 mila visite in meno), e diminuiti del 2% gli esami diagnostici (-393 mila elettrocardiogrammi). Per contribuire a invertire questo trend allarmante, l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari (INRC) ha deciso di portare la prevenzione cardiovascolare direttamente nelle piazze del Centro Italia con “Il Sabato della Salute,”un’iniziativa realizzata con il supporto non condizionato di Daiichi Sankyo Italia, che toccherà Lazio, Abruzzo e Umbria.
Dal prossimo 5 marzo e per i successivi weekend, infatti, le principali piazze di 7 comuni che si trovano in zone distanti dalle strutture ospedaliere, saranno raggiunte da un camperattrezzato di eco portatile-ECG e tutte le attrezzature necessarie per la valutazione cardiologica. In queste piazze, dalle ore 10 alle 15 del sabato o della domenica, il personale medico e infermieristico che accompagna il truck, sarà a disposizione dei cittadini per effettuare screening gratuiti di prevenzione cardiovascolare, con anamnesi, ECG con referto medico, ecocardiografia, controllo saturazione e misurazione delle pressione.
Salute del cuore. Dati preoccupanti a causa della pandemia
Secondo i dati dell’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, in Italia si continuano a effettuare meno visite specialistiche rispetto al periodo pre-pandemico. Una riduzione pesantissima del 29%, per esempio, riguarda gli accertamenti per gli esenti per età e reddito, cioè coloro che hanno meno di 6 anni o più di 65 e un reddito familiare inferiore ai 36mila euro. Seppur difficile stabilirlo con esattezza, si stima una diminuzione del 60% delle visite di controllo relative alla prevenzione primaria, ovvero quelle non dettate da una necessità conclamata ma che sono consigliabili per età, familiarità o altri fattori di rischio cardiovascolare. Invece le visite specialistiche delle persone affette da problemi cronici, che quindi hanno bisogno di costante monitoraggio, sono calate del 22%.
Anche la variante Omicron ha impedito diagnosi, accertamenti, interventi e terapie per i pazienti affetti da malattie cardiovascolari. Già uno studio della Società Italiana di Cardiologia aveva evidenziato che nei primi 3 mesi di pandemia il tasso di mortalità per infarto era salito dal 3,7% dello stesso periodo del 2019 al 14% del 2020, e oggi su tutto il territorio nazionale si riscontra un nuovo calo dei ricoveri e delle visite ambulatoriali, anche perché i pazienti preferiscono ancora rimandare. Da un’analisi realizzata da lqvia su dati real world provenienti da un campione di 900 medici di medicina generale e 450 specialisti nel periodo tra gennaio 2019 e dicembre 2021, risulta che le diagnosi di fibrillazione atriale sono diminuite del 6%, ovvero 41mila nuove diagnosi mancate durante la pandemia, mentre l’accesso alle visite specialistiche è crollato del 36% (625 mila visite in meno) e sono diminuiti del 2% gli esami diagnostici (-393 mila elettrocardiogrammi).
“Il ritardo nelle visite specialistiche e nel rivolgersi alle strutture ospedaliere, dovuto anche al timore dei contagi, ha purtroppo portato all’aumento di complicanze collegate ad eventi cardiovascolari, tra cui peggioramenti nella prognosi di patologie cardiache e aritmie maligne preesistenti. Ma chi soffre di patologie cardiovascolari, anche se non conclamate come può accadere a pazienti obesi, diabetici o ipertesi, ha anche un rischio maggiore di sviluppare complicanze da Covid-19. Per queste persone i controlli e gli interventi tempestivi diventano cruciali – Spiega il Prof. Francesco Fedele, Ordinario di Cardiologia presso il Policlinico Umberto I (La Sapienza, Università di Roma) e Presidente dell’Istituto Nazionale Ricerche Cardiovascolari – Per questa ragione l’INRC ha deciso di portare la prevenzione cardiovascolare direttamente nelle piazze di alcuni comuni del Centro Italia particolarmente distanti dalle strutture ospedaliere, sia per favorire l’accesso della popolazione ai controlli medici, sia per sensibilizzare la popolazione verso la tutela della salute”
Le date e i luoghi dei sabati della Salute
5/03 Piazza Unità d’Italia Roccasecca (FR)
6/03 Piazza Guglielmo Marconi Santo Padre (FR)
12/03 Campo Sportivo Broccostella (FR) – in occasione della partita amichevole della Nazionale di calcio
13/03 Piazza Iannucci, Loc . Madonna del Piano Castro dei Volsci (FR)
19/03 Avezzano (AQ)
20/03 Piazza Notarianni Lenola (LT)
26/03 Via Osteria Parrano (TR)
Per approfondire: www.inrc.it/sabatodellasalute
In edicola lo speciale che PreSa dedica ai temi della salute
News PresaAncora una volta il network editoriale PreSa ha dedicato assieme a Il Mattino un intero speciale per sostenere i valori della prevenzione e della salute. Nel numero di domenica scorsa spazio alle malattie rare, ma anche alle nuove tecniche e tecnologie che contraddistinguono i migliori centri pubblici del nostro Paese. Un’informazione semplice, ma allo stesso tempo molto efficace, per aiutare il lettore a aumentare la propria consapevolezza e prendersi cura di sé.
Clicca qui per leggere lo Speciale.
Glaucoma: 90 iniziative in tutta Italia per proteggere la vista
PrevenzioneAlmeno 1 milione e 200mila persone in Italia sono a rischio glaucoma ma solo la metà lo sa. “Il Glaucoma è una malattia che fa perdere la vista ma può essere curato, nella maggior parte dei casi, con un semplice collirio. Per questo è essenziale farsi visitare regolarmente da un Medico Oculista per diagnosticare tempestivamente la malattia. Non bruciare la tua vista: una visita di controllo può proteggerti dal glaucoma”. In sintesi, è questo il significato della Settimana Mondiale del Glaucoma 2022 nell’appello di Mario Barbuto, presidente di IAPB Italia Onlus, la sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, che ricorda come “il glaucoma è la seconda causa di cecità al mondo ed è particolarmente insidioso, perché non presenta sintomi in fase iniziale nella maggior parte dei casi ma si avverte solo quando il danno al nervo ottico e alla vista è irreparabile”. Per questa sua caratteristica è stato chiamato ladro silenzioso della vista.
Quest’anno, per rappresentare simbolicamente gli effetti del glaucoma sull’occhio, IAPB Italia Onlus ha scelto l’immagine di “un uovo al tegamino bruciato ai bordi. Dove tuorlo e albume rievocano facilmente pupilla e iride e le bruciature che appaiono sui bordi dell’uovo, quando cuoce a temperatura troppo alta e troppo a lungo, evocano invece la progressione del glaucoma, che “brucia” gradualmente la vista periferica senza che la persona se ne accorga – spiega lo chef Alessandro Circiello, che ha prestato il suo nome per la campagna IAPB Italia Onlus “Non distrarti. Il glaucoma può bruciare la tua vista” – In entrambi i casi, questo accade perché ci siamo dimenticati di controllare o per sottovalutazione”.
Da Aosta ad Enna, da Cremona a Pesaro saranno circa 90 gli appuntamenti nelle piazze di tutta Italia organizzati da IAPB Italia Onlus assieme alla Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Prenderanno la forma di incontri di sensibilizzazione tra la cittadinanza e i medici ma anche di controlli gratuiti della vista.
Sul sito www.settimanaglaucoma.it l’elenco completo delle iniziative città per città, nella settimana dal 6 al 12 marzo 2022. “Per non distrarsi, per non sottovalutare il glaucoma, l’informazione diventa elemento cardine per difendersi dalla malattia – conclude il presidente Mario Barbuto – La prevenzione dipende dalle scelte attive dei singoli. E le scelte dipendono dalla loro consapevolezza. La visita oculistica ogni anno dopo i sessant’anni – e ogni due tra i 40 e i 60 – si conferma la principale forma di prevenzione”.
HPV: tutto sul virus che può portare al tumore al collo dell’utero
News PresaHPV sta per “Human Papilloma Virus”, un virus a trasmissione sessuale che comprende oltre 200 ceppi diversi, alcuni dei quali responsabili di forme tumorali. Si stima che 8 donne su 10 vengano contagiate nel corso della vita dal Papilloma Virus. Tuttavia l’80% delle infezioni si risolve spontaneamente entro due anni dal contagio, in alcuni casi, invece, può evolvere in un tumore. Per questo sono fondamentali gli screening di prevenzione e il vaccino. La diffusione dell’HPV è ampissima: dell’80% delle donne sessualmente attive che contrae l’infezione almeno una volta nella vita (con una prevalenza nelle giovani donne tra i 25 e i 35 anni), circa il 50% viene a contatto con un ceppo “ad alto rischio”. La trasmissione può avvenire anche attraverso contatti genitali senza penetrazione, ecco perchè l’uso del profilattico non protegge del tutto. I fattori di rischio più rilevanti sono la giovane età, il numero di partner sessuali e la frequenza dei rapporti. Fattori secondari legati soprattutto al tumore cervicale sono il fumo di sigaretta, l’uso prolungato di contraccettivi orali e l’abuso di droghe e alcol.
Che cos’è il Papilloma virus e quali sono i ceppi ad alto rischio
Si tratta di un’infezione molto diffusa, trasmessa prevalentemente per via sessuale. “Sebbene nella maggior parte dei casi sia transitoria e priva di sintomi evidenti, talvolta si manifesta attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose – spiega la Fondazione Veronesi, da anni impegnata nella ricerca contro tutte le forme di tumore –. In casi più rari, in cui il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, l’Hpv può determinare l’insorgenza di forme tumorali quali il tumore della cervice uterina, oggi l’unica forma di neoplasia riconosciuta come totalmente riconducibile a un’infezione”. Il virus è anche coinvolto nella patogenesi di altri tumori in sede genitale (vulva, vagina, ano, pene) ed extragenitale (cavità orale, faringe, laringe). Quando l’infezione è cronica, la lesione tumorale si sviluppa in genere nell’arco di 7-15 anni dal contagio. È il tipo di ceppo virale a determinare le ripercussioni patologiche. Ad oggi sono più di 120 i tipi di Hpv identificati, classificati in base al rischio di trasformazione neoplastica. Dei 12 ceppi classificati ad alto rischio, due (HPV 16 e 18) si sono rivelati i principali responsabili dell’evoluzione tumorale dell’infezione, mentre tra i ceppi a basso rischio, che provocano tipicamente lesioni genitali a minor rischio di trasformazione maligna, i sierotipi 6 e 11 sono da soli responsabili di circa il 90% delle verruche genitali.
I sintomi dell’Hpv
Nei sierotipi a basso rischio, dopo le prime fasi, quasi sempre asintomatiche, l’infezione si manifesta con la comparsa di verruche in sede genitale su cervice uterina, vulva, vagina, perineo o ano, oppure extragenitale a livello di naso, bocca o laringe. Le lesioni possono essere anche escrescenze grandi e in questi casi si parla di condilomi acuminati. Spesso innocui, in alcuni casi le verruche e i condilomi possono provocare prurito, fastidio e dolore di lieve entità. Tuttavia condilomi o verruche non sono associati a un maggiore rischio di tumore.
I sierotipi ad alto rischio, invece, possono avere manifestazioni subcliniche, visibili solo con esami specifici. “I sintomi del tumore al collo dell’utero possono essere del tutto assenti, oppure così lievi e sfumati da passare completamente inosservati – scrive la Fondazione Veronesi –. Mano a mano che il cancro alla cervice uterina progredisce, e le possibilità di cura diminuiscono, possono comparire i tipici sintomi della malattia: sanguinamenti dopo un rapporto sessuale e leggero dolore durante lo stesso, perdite vaginaliacquose o sanguinolente, talvolta di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica, sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa. Anche le altre formi tumorali correlate all’infezione da Hpv possono svilupparsi in assenza di segni o sintomi, che insorgono tipicamente solo quando raggiungono uno stadio avanzato difficile da trattare”.
La prevenzione
La prevenzione, attraverso i programmi di screening (con Pap-Test o Hpv-Test), è fondamentale per individuare precocemente le lesioni da Hpv e intervenire. Il Pap-Test, se eseguito a intervalli regolari (ogni 2-3 anni), secondo i dati, riduce il rischio di sviluppare tumore cervicale di circa il 70 per cento. Il Pap-test è un programma di screening che in Italia include tutte le donne dai 25 ai 65 anni ed è il principale strumento per salvaguardare la salute del collo dell’utero, infatti rientra nel Livelli Essenziali di Assistenza. Tutte le donne, infatti, sono invitate a partecipare gratuitamente tramite lettera inviata dalla propria Asl di competenza. Un’altra possibilità di diagnosi è data dalla ricerca del Dna del Papillomavirus umano, esame in grado di riscontrare la presenza di Dna di virus oncogeno (ovvero responsabile dell’insorgenza del tumore) nei tessuti della cervice uterina. Quest’esame consente di individuare le donne a rischio con maggiore anticipo. Per questo è consigliato alle pazienti di eseguire il test con minore frequenza (ogni cinque anni). La positività non significa necessariamente che una donna svilupperà nel tempo un tumore, ma consente di tenere sotto controllo un’eventuale alterazione al collo dell’utero e di rilevare in anticipo la formazione di qualsiasi anomalia.
Come si previene e cura l’HPV
Al momento non esistono terapie farmacologiche per eradicare il virus dall’organismo. Nei casi in cui l’infezione non regredisca spontaneamente, verruche e condilomi possono essere trattati con creme ad azione antivirale o con trattamenti chirurgici locali per la rimozione delle escrescenze. L’asportazione chirurgica è utilizzata anche per le cellule precancerose localizzate nel collo uterino, garantendo ottimi risultati senza inficiare le funzioni riproduttive della donna. Se invece la condizione è quella di tumore già sviluppato, i trattamenti previsti sono diversi e variano in base alla gravità. Tuttavia “la maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria – spiega la Fondazione –, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da sierotipi ad alto rischio, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio, ma è bene tenere sotto controllo se questo avviene. In alcune regioni italiane il test dell’Hpv è stato introdotto nello screening primario, in sostituzione del Pap-test, rendendo l’Italia uno dei primi Paesi impegnato ad aggiornare gli esami di screening primari su questo fronte. Esistono molti Hpv-test in commercio ma solo alcuni sono considerati clinicamente validi, soprattutto nel caso siano utilizzati per lo screening. Prima di eseguire un Hpv-test è quindi importante accertarsi che sia utilizzato un test adeguato, consultandosi col proprio ginecologo di fiducia. In caso di anomalie si procede con la colposcopia, un esame ambulatoriale che permette di individuare eventuali alterazioni a livello della cervice uterina attraverso la visualizzazione ingrandita dei tessuti. Se necessario, in questa sede si effettuano anche biopsie mirate per ottenere analisi più approfondite”. La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione e costituisce oggi la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV. I vaccini disponibili sono tre: bivalente, quadrivalente e, dal 2017, 9-valente. Tutti sono indicati contro i ceppi 16 e 18 responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nella cervice uterina. Il Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale ha inserito la vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal dodicesimo anno di età.
Le regole, semplici, per una sana alimentazione
AlimentazioneUna giusta alimentazione è veramente il primo passo per sentirsi bene. E allo stesso modo l’alimentazione, se basata su cattive abitudini e cibi troppo calorici, può essere un grande problema per la salute. Tipiche dei paesi industrializzati sono infatti le “malattie del benessere”, ovvero tutte quelle patologie legate in larga misura alla sedentarietà e a un’alimentazione scorretta. Un giusto modo di guardare al cibo è quello di non considerarlo mai “un premio”, bensì la benzina per le nostre attività quotidiane. Ma quali sono le regole generali della sana nutrizione? Sono in realtà molto più semplici di quanto si potrebbe pensare, non sono molte e sono tutte indicare nel Codice Europeo contro il Cancro. Il primo obiettivo dev’essere quello di raggiungere un e mantenere un peso salutare. Mangiare in abbondanza cereali integrali, legumi, verdura e frutta. Al contrario limitare i cibi ad alto contenuto calorico (cibi con alto contenuto di zuccheri, grassi e farine raffinate). Evitare le bevande zuccherate e la carne conservata, come i salumi. Limitare la carne rossa e i cibi ad alto contenuto di sale. Meglio ridurre al minimo il consumo di alcolici.
NESSUNA SCORCIATOIA
Altra regola, se così la vogliamo considerare, è che non esiste una scorciatoia o una formula magica; per tenersi in forma e in salute si deve lavorare giorno per giorno alla cura del proprio corpo anche e sopratutto attraverso una corretta alimentazione. Ogni piano alimentare deve adattarsi alle abitudini, alle eventuali patologie e ai consumi di ciascuno. È infatti impensabile proporre la stessa dieta a un ragazzo di 20 anni, a un impiegato che trascorre le sue giornate in ufficio e a un atleta professionista; inoltre, nel corso dell’età adulta, si presentano anche situazioni che richiedono un aggiustamento delle dosi e delle composizioni del menù, come ad esempio la gravidanza. Gravidanza e allattamento sono due fasi della vita nelle quali la donna adulta ha esigenze nutrizionali davvero particolari, che devono soddisfare anche i bisogni del bambino – anche se questo non significa che si debba mangiare per due! Nei nove mesi dell’attesa è importante per esempio aumentare le proteine (ma non troppo), non eccedere con gli zuccheri,evitare alcol e prodotti animali crudi o poco cotti e assumere quantità sufficienti di ferro, calcio e folati. Queste regole sono importanti anche durante l’allattamento; gli alimenti vegetali devono mantenere un ruolo di primo piano a eccezione di quelli che possono dare un cattivo sapore al latte materno come, ad esempio, la cipolla, l’aglio o i cavoli
Malattie rare, alla Federico II ambulatori on line
News PresaL’offerta assistenziale del Policlinico Federico II di Napoli aggiunge un nuovo servizio, stavolta dedicato alle persone con patologia rara. Nascono così gli ambulatori in teleconsulto, soprattutto dedicati alle consulenze di specialisti esperti di malattie rare, come detto, grazie all’attivazione da parte della Regione Campania di una piattaforma informatica dedicata. Sono già attive le agende in teleconsulto nelle aree di endocrinologia pediatrica, allergologia pediatrica, emocoagulazioni e dislipidemie, immunodeficienze e allergologia, immunoreumatolgia. Un servizio che si aggiunge a quelli di telemedicina già messi in campo per far fronte alla pandemia da Covid «L’offerta sanitaria in teleconsulto attivata è rivolta ai consulti online tra medico e specialista con o senza la presenza del paziente – sottolinea il Direttore Sanitario dell’Azienda Emilia Anna Vozzella -. La visita in teleconsulto viene preparata in anticipo in base alla disciplina interessata e le varie strutture sanitarie della Campania possono richiedere un incontro con uno specialista della Federico II sulle patologie rare, sulla base delle agende di lavoro in teleconsulto elaborate ad hoc».
ON LINE
La piattaforma regionale consente di registrare il consulto, l’esito con la relativa diagnosi e la refertazione. Il risultato del teleconsulto è, infatti, un referto del nostro specialista delle malattie rare prodotto a seguito della richiesta del medico di una delle strutture sanitarie campane. «La televisita e il teleconsulto – conclude conclude il Direttore Generale dell’AOU Federico II Anna Iervolino – rappresentano un ampliamento delle opportunità di presa in carico e di cura per i pazienti ed offrono la possibilità per gli specialisti di fare rete e garantire un approccio interdisciplinare e di alta specializzazione. Dobbiamo lavorare in questa direzione soprattutto coinvolgendo i pazienti e condividendo con loro un progressivo avvicinamento alla tecnologia come strumento per migliorare la qualità dell’assistenza, preservando sempre i principi della personalizzazione delle cure e dell’umanizzazione dei percorsi». Una soluzione in più per evitare a pazienti fragili di esporsi ai rischi di contagio e rendere l’assistenza sempre più confortevole e di semplice accesso.
Farmaco anti Hiv efficace contro Sars-CoV-2
Ricerca innovazioneIl cobicistat è un farmaco usato nella terapia di HIV/AIDS. Oggi potrebbe rivelarsi efficace anche su Covid-19. Il risultato emerge da uno studio, per ora solo in vitro e in un modello animale, pubblicato sulla rivista dell’American Society of Microbiology, mBio. Gli autori sono un gruppo internazionale di ricercatori.
Il farmaco che inibisce la moltiplicazione di SARS-CoV-2
Secondo la ricerca il cobicistat inibisce la moltiplicazione del virus SARS-CoV-2 con un meccanismo diverso da quello dei farmaci ad ora utilizzati. In pratica ne blocca la fusione alle cellule bersaglio. Il farmaco inoltre, su un modello animale di criceto (Mesocricetus auratus), può attenuare la progressione della malattia potenziando l’effetto di un altro farmaco già testato contro il COVID, il remdesivir.
Il cobicistat è stato selezionato con un approccio di riposizionamento farmacologico, infatti viene normalmente usato come booster per potenziare l’attività di inibitori della replicazione di HIV, incrementandone i livelli nel sangue. Secondo studi condotti durante e subito dopo l’epidemia di SARS-CoV (2003), anche da Andrea Savarino (Istituto Superiore di Sanità), uno dei coordinatori di questa ricerca, l’uso di questa classe di booster avrebbe potuto inibire la proteasi dei coronavirus. In effetti, i tentativi di usare il cobicistat all´ insorgere dell’epidemia di SARS-CoV-2 non avevano portato risultati significativi. Come spiegano gli autori dello studio, uno dei motivi principale sono i dosaggi necessari per ottenere un effetto inibitorio contro la replicazione del virus. “Lo studio – spiega Savarino – infatti dimostra che il cobicistat inibisce efficacemente la moltiplicazione del virus SARS-CoV-2 a livelli circa quattro volte superiori a quelli somministrati nelle sperimentazioni cliniche iniziali. Inoltre, dalla ricerca è emerso che il meccanismo è diverso da quello inizialmente postulato sulla base di simulazioni al computer. Il farmaco non inibisce la proteasi di SARS-CoV-2, ma ostacola la corretta formazione della proteina Spike, la stessa contro cui agiscono i vaccini e che serve a far penetrare il virus nelle cellule”. Come descritto nell’articolo, questo meccanismo è stato confermato da una serie di esperimenti condotti con tecniche tradizionali ed innovative da tre gruppi di ricerca, due all’Università di Heidelberg, Germania, e l’altro alla Yale University, USA. Un aspetto importante riscontrato nello studio è che il cobicistat, a dosaggio pieno, può aumentare l’efficacia antivirale del remdesivir, non solo in provetta, ma anche in vivo in un esperimento su modello animale condotto alla Freie Universität di Berlino. L’importanza di quest’osservazione risiede anche nel fatto che il remdesivir ha finora dimostrato un’efficacia clinica parziale, come risulta evidente dai risultati discordanti delle grandi sperimentazioni cliniche. Pertanto l’aggiunta di un ulteriore componente in grado di incrementare l’efficacia del remdesivir potrebbe rappresentare un passo importante nello sviluppo di terapie efficaci contro il COVID. “L’aspetto più importante del nostro studio” afferma Iart Luca Shytaj, visiting professor all´ Universitá Federale di San Paolo, Brasile, e autore principale del lavoro “è la dimostrazione che un composto che coadiuva l’azione di altri farmaci possa anche avere un effetto antivirale in vivo. Questo doppio effetto potrebbe consentire di saggiare una vasta gamma di combinazioni farmacologiche per arrivare ad avere un cocktail ottimale che possa inibire completamente la replicazione del virus”.
Udito: 1 anziano su 5 ha un deficit, più a rischio depressione e isolamento
AnzianiIl 20% degli ultra 64enni italiani riferisce un deficit dell’udito e meno del 6% fa ricorso all’apparecchio acustico. Il restante 14% non fa ricorso ad alcun ausilio e rimane con un problema uditivo che è il più rilevante tra quelli sensoriali, infatti i problemi di vista colpiscono il 10% degli anziani e quelli di masticazione il 13%.
I problemi all’udito, secondo i dati, coinvolgono allo stesso modo uomini e donne (20% in entrambi), aumentano all’avanzare dell’età (interessa il 47% degli ultra 85enni) e sono più frequenti fra i residenti nel meridione: 25% rispetto al 20% del Centro e al 17% del Nord). Il deficit uditivo è fortemente associato allo svantaggio socio-economico, infatti coinvolge di più le persone economicamente più svantaggiate (30% vs 16% di chi non ha difficoltà economiche) e meno istruite (26% vs 14% di persone con livello di istruzione più elevato). Questi dati fanno riferimento al quadriennio 2017-2020 ed emergono della sorveglianza PASSI d’Argento.
“Proteggi il tuo udito, ascolta responsabilmente!” (To hear for life, listen with care!) è il claim della Giornata mondiale dell’udito 2022 promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 3 marzo.
L’attenzione è rivolta all’importanza di un ascolto sicuro e ai mezzi della prevenzione per mantenere un buon udito durante tutta la vita. Nel 2021, l’OMS ha lanciato il Rapporto mondiale sull’udito, mettendo in luce il numero crescente di persone che convivono e sono a rischio di perdita dell’udito, l’importanza del controllo del rumore e di mitigare l’esposizione a suoni forti.
Udito: quanto è diffusa l’ipoacusia in Italia
Tra i temi indagati dalla sorveglianza PASSI d’Argento (dedicata alla popolazione anziana) ci sono anche i problemi sensoriali di masticazione, vista e udito, che condizionano in modo non trascurabile la qualità di vita dell’anziano, inducendo spesso problematiche connesse all’isolamento e alla depressione.
I problemi di udito sono indagati da PASSI d’Argento attraverso una semplice domanda che non fa riferimento ad alcuna diagnosi medica ma semplicemente da conto della percezione del singolo di avere compromessa la funzionalità uditiva al punto da essere difficoltoso fare quattro chiacchiere con qualcuno. Alla domanda “Sente bene da poter fare quattro chiacchiere con qualcuno? gli intervistati di PASSI d’Argento possono rispondere in tre diversi modi: “si, abbastanza”, “si, solo se indosso l’apparecchio acustico”, “no, non sento bene”. Attraverso queste risposte è possibile avere una stima della prevalenza di ultra 65enni con un “deficit” della funzionalità uditiva (chi dichiara di non sentire bene o di sentire bene solo indossando un apparecchio acustico) e fra questi di coloro che fanno “ricorso ad un ausilio acustico” e delle persone che invece restano con un “problema di udito” (non corretto o non correggibile con alcun ausilio) che dunque vivono la loro quotidianità nella difficoltà di fare quattro chiacchiere con altre persone.
Se il deficit uditivo è associato allo svantaggio socio-economico anche la possibilità di accesso all’ausilio di un apparecchio acustico riflette e amplifica questo svantaggio poiché resta un’opportunità meno frequente fra le persone socialmente svantaggiate e dunque aumenta le differenze sociali fra coloro che rimangono con un problema di udito non corretto o non correggibile.
La quota di persone con problemi di udito (non corretto o non correggibile) che vive dunque nella quotidianità la difficoltà di fare anche solo quattro chiacchiere con qualcuno, mediamente pari al 14%, coinvolge in egual misura uomini e donne, è pari al 7% fra i 65-74 anni e sale al 34%fra gli ultr85enni, coinvolge il 24% delle persone con difficoltà economiche (vs 11% di chi non ne ha) e il 20% delle persone con basso livello di istruzione (vs 9% fra le persone più istruite).
Qualità di vita degli anziani con problemi uditivi
La salute e la qualità della vita delle persone con problemi di udito sono più compromessi rispetto al resto della popolazione. In questo gruppo di persone, secondo le stime di PASSI d’Argento sono maggiori le prevalenze di:
Il legame fra problemi di udito e sintomi depressivi, cadute e isolamento sociale sono statisticamente significative e confermate anche da analisi multivariate, controllando per genere, età e determinanti sociali.
PASSI d’Argento indaga anche gli aspetti legati all’accessibilità ai servizi socio-sanitari, da cui emerge che: un anziano su due con problemi uditivi ha dichiarato di avere difficoltà nel raggiungere i servizi della ASL o il medico di famiglia, quota che scende invece a 1 su 5 tra chi non dichiara deficit uditivi. Si tratta di un dato significativo, in quanto le condizioni di accesso ai servizi sanitari non dovrebbero dipendere dalla capacità o autonomia economica delle persone con 65 anni e più, ma essere garantire a prescindere.
“Il Sabato della Salute” del cuore: screening gratuiti nelle piazze
News PresaNegli ultimi due anni, l’affollamento degli ospedali, la paura del Covid e la necessità di essere accompagnati, hanno rallentato moltissimo le visite di controllo per la prevenzione cardiovascolare. Per contrastare questo trend preoccupante, l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari porta in piazza l’iniziativa “Sabato della Salute”. Dal 5 marzo un camper con attrezzature per ECG e personale medico effettuerà screening cardiologici gratuiti alla popolazione di 7 comuni del Centro Italia, per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei controlli diagnostici a tutela della salute.
Screening gratuiti nelle piazze. L’iniziativa
Tra gennaio 2019 e dicembre 2021, si stima che le diagnosi di fibrillazione atriale siano diminuite del 6%, corrispondenti a 41mila nuove diagnosi perse durante la pandemia, mentre l’accesso alle visite specialistiche sarebbe crollato del 36% (625 mila visite in meno), e diminuiti del 2% gli esami diagnostici (-393 mila elettrocardiogrammi). Per contribuire a invertire questo trend allarmante, l’Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari (INRC) ha deciso di portare la prevenzione cardiovascolare direttamente nelle piazze del Centro Italia con “Il Sabato della Salute,”un’iniziativa realizzata con il supporto non condizionato di Daiichi Sankyo Italia, che toccherà Lazio, Abruzzo e Umbria.
Dal prossimo 5 marzo e per i successivi weekend, infatti, le principali piazze di 7 comuni che si trovano in zone distanti dalle strutture ospedaliere, saranno raggiunte da un camperattrezzato di eco portatile-ECG e tutte le attrezzature necessarie per la valutazione cardiologica. In queste piazze, dalle ore 10 alle 15 del sabato o della domenica, il personale medico e infermieristico che accompagna il truck, sarà a disposizione dei cittadini per effettuare screening gratuiti di prevenzione cardiovascolare, con anamnesi, ECG con referto medico, ecocardiografia, controllo saturazione e misurazione delle pressione.
Salute del cuore. Dati preoccupanti a causa della pandemia
Secondo i dati dell’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, in Italia si continuano a effettuare meno visite specialistiche rispetto al periodo pre-pandemico. Una riduzione pesantissima del 29%, per esempio, riguarda gli accertamenti per gli esenti per età e reddito, cioè coloro che hanno meno di 6 anni o più di 65 e un reddito familiare inferiore ai 36mila euro. Seppur difficile stabilirlo con esattezza, si stima una diminuzione del 60% delle visite di controllo relative alla prevenzione primaria, ovvero quelle non dettate da una necessità conclamata ma che sono consigliabili per età, familiarità o altri fattori di rischio cardiovascolare. Invece le visite specialistiche delle persone affette da problemi cronici, che quindi hanno bisogno di costante monitoraggio, sono calate del 22%.
Anche la variante Omicron ha impedito diagnosi, accertamenti, interventi e terapie per i pazienti affetti da malattie cardiovascolari. Già uno studio della Società Italiana di Cardiologia aveva evidenziato che nei primi 3 mesi di pandemia il tasso di mortalità per infarto era salito dal 3,7% dello stesso periodo del 2019 al 14% del 2020, e oggi su tutto il territorio nazionale si riscontra un nuovo calo dei ricoveri e delle visite ambulatoriali, anche perché i pazienti preferiscono ancora rimandare. Da un’analisi realizzata da lqvia su dati real world provenienti da un campione di 900 medici di medicina generale e 450 specialisti nel periodo tra gennaio 2019 e dicembre 2021, risulta che le diagnosi di fibrillazione atriale sono diminuite del 6%, ovvero 41mila nuove diagnosi mancate durante la pandemia, mentre l’accesso alle visite specialistiche è crollato del 36% (625 mila visite in meno) e sono diminuiti del 2% gli esami diagnostici (-393 mila elettrocardiogrammi).
“Il ritardo nelle visite specialistiche e nel rivolgersi alle strutture ospedaliere, dovuto anche al timore dei contagi, ha purtroppo portato all’aumento di complicanze collegate ad eventi cardiovascolari, tra cui peggioramenti nella prognosi di patologie cardiache e aritmie maligne preesistenti. Ma chi soffre di patologie cardiovascolari, anche se non conclamate come può accadere a pazienti obesi, diabetici o ipertesi, ha anche un rischio maggiore di sviluppare complicanze da Covid-19. Per queste persone i controlli e gli interventi tempestivi diventano cruciali – Spiega il Prof. Francesco Fedele, Ordinario di Cardiologia presso il Policlinico Umberto I (La Sapienza, Università di Roma) e Presidente dell’Istituto Nazionale Ricerche Cardiovascolari – Per questa ragione l’INRC ha deciso di portare la prevenzione cardiovascolare direttamente nelle piazze di alcuni comuni del Centro Italia particolarmente distanti dalle strutture ospedaliere, sia per favorire l’accesso della popolazione ai controlli medici, sia per sensibilizzare la popolazione verso la tutela della salute”
Le date e i luoghi dei sabati della Salute
5/03 Piazza Unità d’Italia Roccasecca (FR)
6/03 Piazza Guglielmo Marconi Santo Padre (FR)
12/03 Campo Sportivo Broccostella (FR) – in occasione della partita amichevole della Nazionale di calcio
13/03 Piazza Iannucci, Loc . Madonna del Piano Castro dei Volsci (FR)
19/03 Avezzano (AQ)
20/03 Piazza Notarianni Lenola (LT)
26/03 Via Osteria Parrano (TR)
Per approfondire: www.inrc.it/sabatodellasalute
Le proprietà inaspettate dello zafferano campano
News PresaLo zafferano campano aiuta a restare in salute e a proteggersi dal rischio di ammalarsi di un tumore. Diciamolo subito, nessun elisir miracoloso e in nessun caso lo zafferano può sostituire farmaci prescritti da un medico; resta però interessante la scoperta fatta dall’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isa) pubblicata sulla rivista Foods. Il lavoro ha caratterizzato otto varietà di zafferano coltivate in differenti zone della Campania, vale a dire Fontanarosa, Capriglia, Lacedonia, Benevento, Raviscanina, Ottaviano e Agerola. I campioni di ciascuna varietà sono stati acquisiti da diversi produttori e analizzati separatamente. Si tratta di cultivar conosciute per le particolari note aromatiche e coltivate secondo le pratiche agronomiche «Grazie all’utilizzo della gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa – spiega Rosaria Cozzolino del Cnr-Isa e autrice dello studio – è stato determinato il contenuto qualitativo e semi-quantitativo dei composti organici volatili (VOCs), responsabili delle note sensoriali di questa spezia, chiamata anche oro rosso, ma anche di molteplici proprietà salutistiche che lo zafferano ha dimostrato di possedere».
PROPRIETÀ BENEFICHE
Le otto varietà di zafferano campano contengono alti contenuti di safranale e dei suoi derivati, molecole riportate in letteratura come composti chiave nell’impartire a questa spezia le peculiari caratteristiche olfattive, ma soprattutto responsabili dell’attività antiossidante mostrata dagli estratti di zafferano – spiega Rosaria Cozzolino del Cnr-Isa e autrice dello studio -. Alcuni campioni hanno presentato profili aromatici relativamente ricchi in terpeni, sostanze con proprietà antibatteriche, antimicotiche, antiproliferative, antitumorali, analgesiche e antinfiammatorie. Inoltre la presenza concomitante di diversi terpeni produce un effetto sinergico che esalta le proprietà biologiche dell’alimento». Per evidenziare le specificità dei diversi prodotti e identificarne le caratteristiche biochimiche, sono state impiegate tecniche molto complesse grazie alle quali è stato possibile paragonare, per la prima volta, l’impronta aromatica dei campioni, consentendo di rilevare una variabilità inter e intra-cultivar abbastanza elevata. «Lo studio fornisce una migliore conoscenza delle proprietà dello zafferano campano – conclude Cozzolino – e può contribuire a promuovere futuri programmi di selezione delle cultivar volti a salvaguardare e migliorare la produzione, anche alla luce delle loro eccellenti qualità nutrizionali e sensoriali». La ricerca è stata condotta presso il Centro de Quimica dell’Università di Madeira (Portogallo) nell’ambito del programma di Short Term Mobility del Cnr.
Covid: eccesso di mortalità pari a 178mila casi da inizio pandemia
News PresaDall’inizio della pandemia (marzo 2020) a gennaio 2022 l’eccesso di mortalità totale, rispetto alla media 2015-2019, è stato di 178 mila decessi. Gran parte dell’eccesso del 2021 è stato osservato nel primo quadrimestre quando la copertura vaccinale era ancora molto bassa. I dati emergono dal settimo rapporto congiunto sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità totale dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) pubblicato oggi. Il rapporto contiene dei capitoli aggiuntivi rispetto alle edizioni precedenti, fra cui l’analisi di un campione di 6.530 schede di morte relative a casi deceduti nel 2021 e riportati al sistema di sorveglianza integrata COVID-19 e un confronto l’andamento dell’eccesso di mortalità nell’UE.
Pandemia ed eccesso di mortalità, cosa significa
L’eccesso di mortalità associato alla Pandemia da Covid-19 è la differenza tra morti complessive per qualsiasi causa dall’inizio della pandemia ed il trend atteso di decessi basato sul trend storico atteso (media periodo 2015-2019) nel caso non si fosse verificata la pandemia COVID-19. Si tratta di un indicatore che permette di misurare l’impatto sia diretto che indiretto della pandemia dando una misura più oggettiva delle sole morti associate al COVID-19. Dal rapporto emerge anche il calo della mortalità con il progredire dei vaccini.