Udito: 1 anziano su 5 ha un deficit, più a rischio depressione e isolamento
Il 20% degli ultra 64enni italiani riferisce un deficit dell’udito e meno del 6% fa ricorso all’apparecchio acustico. Il restante 14% non fa ricorso ad alcun ausilio e rimane con un problema uditivo che è il più rilevante tra quelli sensoriali, infatti i problemi di vista colpiscono il 10% degli anziani e quelli di masticazione il 13%.
I problemi all’udito, secondo i dati, coinvolgono allo stesso modo uomini e donne (20% in entrambi), aumentano all’avanzare dell’età (interessa il 47% degli ultra 85enni) e sono più frequenti fra i residenti nel meridione: 25% rispetto al 20% del Centro e al 17% del Nord). Il deficit uditivo è fortemente associato allo svantaggio socio-economico, infatti coinvolge di più le persone economicamente più svantaggiate (30% vs 16% di chi non ha difficoltà economiche) e meno istruite (26% vs 14% di persone con livello di istruzione più elevato). Questi dati fanno riferimento al quadriennio 2017-2020 ed emergono della sorveglianza PASSI d’Argento.
“Proteggi il tuo udito, ascolta responsabilmente!” (To hear for life, listen with care!) è il claim della Giornata mondiale dell’udito 2022 promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 3 marzo.
L’attenzione è rivolta all’importanza di un ascolto sicuro e ai mezzi della prevenzione per mantenere un buon udito durante tutta la vita. Nel 2021, l’OMS ha lanciato il Rapporto mondiale sull’udito, mettendo in luce il numero crescente di persone che convivono e sono a rischio di perdita dell’udito, l’importanza del controllo del rumore e di mitigare l’esposizione a suoni forti.
Udito: quanto è diffusa l’ipoacusia in Italia
Tra i temi indagati dalla sorveglianza PASSI d’Argento (dedicata alla popolazione anziana) ci sono anche i problemi sensoriali di masticazione, vista e udito, che condizionano in modo non trascurabile la qualità di vita dell’anziano, inducendo spesso problematiche connesse all’isolamento e alla depressione.
I problemi di udito sono indagati da PASSI d’Argento attraverso una semplice domanda che non fa riferimento ad alcuna diagnosi medica ma semplicemente da conto della percezione del singolo di avere compromessa la funzionalità uditiva al punto da essere difficoltoso fare quattro chiacchiere con qualcuno. Alla domanda “Sente bene da poter fare quattro chiacchiere con qualcuno? gli intervistati di PASSI d’Argento possono rispondere in tre diversi modi: “si, abbastanza”, “si, solo se indosso l’apparecchio acustico”, “no, non sento bene”. Attraverso queste risposte è possibile avere una stima della prevalenza di ultra 65enni con un “deficit” della funzionalità uditiva (chi dichiara di non sentire bene o di sentire bene solo indossando un apparecchio acustico) e fra questi di coloro che fanno “ricorso ad un ausilio acustico” e delle persone che invece restano con un “problema di udito” (non corretto o non correggibile con alcun ausilio) che dunque vivono la loro quotidianità nella difficoltà di fare quattro chiacchiere con altre persone.
Se il deficit uditivo è associato allo svantaggio socio-economico anche la possibilità di accesso all’ausilio di un apparecchio acustico riflette e amplifica questo svantaggio poiché resta un’opportunità meno frequente fra le persone socialmente svantaggiate e dunque aumenta le differenze sociali fra coloro che rimangono con un problema di udito non corretto o non correggibile.
La quota di persone con problemi di udito (non corretto o non correggibile) che vive dunque nella quotidianità la difficoltà di fare anche solo quattro chiacchiere con qualcuno, mediamente pari al 14%, coinvolge in egual misura uomini e donne, è pari al 7% fra i 65-74 anni e sale al 34%fra gli ultr85enni, coinvolge il 24% delle persone con difficoltà economiche (vs 11% di chi non ne ha) e il 20% delle persone con basso livello di istruzione (vs 9% fra le persone più istruite).
Qualità di vita degli anziani con problemi uditivi
La salute e la qualità della vita delle persone con problemi di udito sono più compromessi rispetto al resto della popolazione. In questo gruppo di persone, secondo le stime di PASSI d’Argento sono maggiori le prevalenze di:
- sintomi depressivi (26% vs 13% del resto della popolazione)
- cadute (l’11% è caduto nei 30 giorni precedenti l’intervista vs l’8% del resto della popolazione)
- isolamento sociale (il 42% riferisce che in una settimana normale non incontra né parla con nessuno vs il 18% del resto della popolazione).
Il legame fra problemi di udito e sintomi depressivi, cadute e isolamento sociale sono statisticamente significative e confermate anche da analisi multivariate, controllando per genere, età e determinanti sociali.
PASSI d’Argento indaga anche gli aspetti legati all’accessibilità ai servizi socio-sanitari, da cui emerge che: un anziano su due con problemi uditivi ha dichiarato di avere difficoltà nel raggiungere i servizi della ASL o il medico di famiglia, quota che scende invece a 1 su 5 tra chi non dichiara deficit uditivi. Si tratta di un dato significativo, in quanto le condizioni di accesso ai servizi sanitari non dovrebbero dipendere dalla capacità o autonomia economica delle persone con 65 anni e più, ma essere garantire a prescindere.