Tumore al seno, aumentano diagnosi ma è sempre più curabile
Secondo il report ‘I numeri del cancro in Italia 2022’ ogni anno sono circa 50 mila i nuovi casi di tumore al seno. I passi avanti della ricerca hanno permesso, nonostante l’aumento dell’incidenza ogni anno quasi dell’1%, un costante calo della mortalità. In altre parole, sebbene quella della mammella sia ancora la neoplasia più frequente nelle donne, cresce la sopravvivenza grazie all’innovazione e alla ricerca.
“Oggi, – ha affermato la dott.ssa Carla Campanella, medico oncologo di Villa Margherita a Roma – grazie alla ricerca scientifica, alla diagnostica sempre più accurata e all’introduzione di nuove terapie biologiche e molecolari, il numero dei tumori identificati ai primi stadi di sviluppo, quando il trattamento ha maggiori probabilità di essere efficace e meno invasivo è in forte aumento.” Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione femminile, l’arma più efficace contro questo tumore che colpisce 1 donna su 8. “Quindi – ha ribadito – è più che mai essenziale ricordare a tutte le donne l’importanza della prevenzione oncologica nella diagnosi precoce del tumore al seno”.
Ottobre mese della prevenzione del tumore al seno
La prima Campagna Nastro Rosa per la prevenzione senologica è nata in America nel 1992 e negli anni si è diffusa in tutto il mondo. Anche in Italia il mese di ottobre è dedicato alla prevenzione del tumore al seno e moltissimi centri in tutto il Paese garantiscono screening gratuiti a tutte le donne.
Il professor Massimo Monti, ordinario di Chirurgia Generale dell’Università La Sapienza di Roma, che opera presso Villa Margherita a Roma (struttura che partecipa al mese della prevenzione), ha sottolineato l’importanza di iniziative come l’Ottobre Rosa: occasioni preziose per sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione. Con un open day sabato 21 ottobre, presso la struttura le pazienti potranno effettuare un screening senologico completo e gratuito.
Fattori di rischio e prevenzione
Aumenta, inoltre, la consapevolezza dell’importanza di un approccio multidisciplinare nell’intero percorso dalla diagnosi alla terapia. “Oggi – ha spiegato Monti – non è più possibile ragionare per intervalli temporali identici per tutte le donne”, ha ribadito il professore. “Lo screening oncologico – ha continuato – deve identificare i fattori di rischio per lo sviluppo del tumore della mammella (età, familiarità, storia personale, obesità, esposizione a terapie ormonali), per diversificare le pazienti in base ai fattori di rischio ed effettuare valutazioni specifiche, rispetto alle quali si strutturerà un percorso preventivo, diagnostico e terapeutico personalizzato.”
“Per realizzare efficacemente uno screening – ha spiegato – non può essere sufficiente l’autopalpazione che, seppure utile, da sola certamente non basta. Le indagini radiologiche appropriate (ecografia, mammografia ed eventualmente risonanza) sono presidi insostituibili per la corretta diagnosi delle patologie mammarie sia benigne che maligne. L’esecuzione di tali esami richiede comunque l’intervento finale dello specialista senologo dedicato. Attualmente è possibile rilevare la presenza di noduli anche molto piccoli, prima che essi divengano palpabili e ciò permette una terapia efficace con il minimo “danno” estetico. Generalmente lo studio senologico consta di due tempi: uno radiologico di imaging ed uno clinico con lo specialista senologo. Rilevare e curare neoplasie mammarie molto piccole (inferiori al cm) significa realizzare una chirurgia di precisione che permette il massimo risparmio dei tessuti e ed il rispetto dell’estetica della donna.”
Anche le strumentazioni evolvono. “Oggi abbiamo la mammografia con tomosintesi, una tecnica 3D di ultima generazione che consente di eliminare le sovrapposizioni di strutture delle immagini 2D e di localizzare anche lesioni di piccolissime dimensioni. Quest’ultime possono sfuggire alla mammografia tradizionale”, spiega la dott.ssa Annalisa Marsella, medico radiologo di Villa Margherita.
Sempre più curabile con nuove terapie
“Grazie alla diagnosi precoce e alle nuove terapie, circa l’85-90% delle donne che sviluppano un cancro al seno guarisce. Tuttavia, nonostante la grande evoluzione in ambito terapeutico, la chemioterapia costituisce ancora una cura che suscita timori nelle pazienti”, ha spiegato il professor Salvatore Caponnetto, ricercatore di oncologia medica all’Università di Roma La Sapienza e oncologo a Villa Margherita.
“Oggi – ha proseguito – grazie alle profilazioni genomiche, riusciamo a ridurre del 45-50% le pazienti a cui in passato veniva raccomandato il trattamento chemioterapico precauzionale. Esistono anche terapie orali a bersaglio molecolare per casi selezionati di tumore del seno con mutazioni geniche ereditarie, come nel caso di mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2. Questo ci permette di ottenere maggiore efficacia terapeutica e minore tossicità”. In altre parole, “grazie alla prevenzione, il tumore della mammella oggi è una malattia curabile con ottime possibilità di guarigione.”