Menopausa, terapia ormonale contrasta demenza senile. Esperta chiarisce
La menopausa è un processo biologico naturale che segna la fine degli anni riproduttivi di una donna. Sebbene la metà della popolazione globale sia costituita da donne, la menopausa è stata fino a oggi poco considerata dalla ricerca scientifica. Lo dimostra una recente revisione scientifica, pubblicata sulla rivista Cell. La perdita degli ormoni può avere risvolti negativi sulla salute, anche a livello cognitivo.
Studi che risalgono a vent’anni fa sulla terapia ormonale sostitutiva riportano gli effetti positivi degli estrogeni sulla memoria verbale, spiega Manuela Farris, ginecologa per Intimina. Ora un recente studio conferma che l’uso di questa terapia viene considerato una strategia per mitigare il declino cognitivo come la memoria e sono implicati nei disturbi neuropsichiatrici come il morbo di Alzheimer. “È senz’altro vero – sottolinea Farris, ginecologa per Intimina – che non c’è un’indicazione alla prescrizione di una terapia ormonale sostitutiva solo ed esclusivamente per i sintomi di “brain fog” (o annebbiamento del cervello) e per una sicura prevenzione della demenza senile, ma sicuramente può aiutare”.
Menopausa, i rischi della riduzione degli estrogeni
La riduzione dei livelli di estrogeni può avere un impatto negativo sul cervello delle donne in menopausa. Cattivo umore e ansia improvvisa sono sintomi comuni. Possono manifestaresi, inoltre, cambiamenti cognitivi con la classica descrizione di ‘nebbia cerebrale’. “Esistono opinioni contrastanti sul ruolo della terapia ormonale nella gestione di questi sintomi. I dati hanno mostrato benefici sull’umore derivati da questo trattamento che è consigliato rispetto ai farmaci antidepressivi. L’effetto sull’ansia – prosegue Farris – è meno chiaro, anche se spesso vedo dei buoni miglioramenti. L’impatto sulla funzione cognitiva è più complesso. L’evidenza suggerisce un miglioramento quando la terapia ormonale viene utilizzata nelle donne più giovani, in particolare in quelle che sperimentano una menopausa precoce”.
Sintomi e buone abitudini
“Secchezza, prurito, bruciore, aumento delle secrezioni, sintomi urinari e sesso doloroso sono tutti sintomi potenziali”, continua Farris. “Le donne in post-menopausa, in particolare le donne anziane spesso lottano con infezioni ricorrenti del tratto urinario a causa di cambiamenti vaginali atrofici legati alla perdita di ormoni. Questi possono spesso essere diagnosticati erroneamente come problemi urologici”.
Per quanto riguarda le abitudini quotidiane, “consiglio di non usare prodotti profumati e di scegliere quelli per la salute intima con pH bilanciato, evitando qualsiasi pulizia vaginale interna. Può anche essere utile non dedicare troppo tempo ad attività che esercitano molta pressione sulla vulva – continua Farris – come andare a cavallo o andare in bicicletta per periodi di tempo molto lunghi (magari con un buon supporto/imbottitura). Possono essere utili prodotti idratanti specificamente progettati per l’uso vaginale, in particolare quelli che contengono acido ialuronico. Alcune donne trovano utili anche oli naturali come quello di cocco”.
Menopausa e trattamenti ormonali topici
I trattamenti più efficaci disponibili per la secchezza sono quelli ormonali somministrati localmente. “Si sono rivelati molto efficaci per combattere i sintomi dell’atrofia e secchezza vaginale e sono considerati sicuri poiché non causano alcun aumento dei livelli di estrogeni nel flusso sanguigno. Questi estrogeni locali – conclude Farris – vengono utilizzati anche per molte donne che hanno avuto un tumore al seno e che posso comunque contare anche sulla terapia alternativa del laser vaginale che ripristina il collagene a livello del derma riducendo la secchezza”.