Cuore in alta quota. Sintomi a cui prestare attenzione
Camminare fa bene ai muscoli, al cuore, all’umore e aiuta a restare in salute. In particolare la camminata riduce i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, il peso corporeo, la pressione sanguigna e il colesterolo. La montagna è tra le mete gettonate durante le vacanze estive per camminare o fare trekking nella natura. Sebbene sia radicata l’idea che l’alta quota sia incompatibile con la salute delle persone con malattie cardiovascolari, in realtà serve solo qualche accortezza in più. A ribadirlo è il dottor Alessandro Sticchi, cardiologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e presso gli ambulatori Humanitas Medical Care.
Malattie cardiovascolari e alta quota
Per alta quota si intende un luogo al di sopra dei 2500 metri sul livello del mare. Sotto sforzo, cioè durante l’attività aerobica, cuore e polmoni lavorano di più, aumentano la pressione arteriosa e il consumo di ossigeno, quindi si respira con più fatica.
Sebbene il sistema cardiocircolatorio sia messo alla prova, ciò avviene allo stesso modo in una palestra o a bassa quota. Gli studi ad oggi sono documentati soprattutto in associazione all’attività sportiva intensa. Per questo gli sport alpini o la scalata verso altitudini estreme creano un rischio molto diverso da un quello di un semplice trekking.
Il pericolo cresce all’aumentare dell’altitudine. Infatti in alta quota il clima cambia progressivamente: la pressione atmosferica diminuisce e si respira con più fatica. Caldo o freddo estremi e radiazioni solari più intense aggravano la situazione.
In base a queste variazioni la montagna può esporre maggiormente le persone con insufficienza cardiaca, cardiopatia ischemica e valvolare, ipertensione arteriosa o anomalie del ritmo cardiaco.
L’ossigeno salendo in alta quota si riduce e può creare stress cardiaco soprattutto se non si è abituati. “Per compensare la carenza di ossigeno, infatti, l’organismo richiede un maggior lavoro al cuore e ai polmoni – sottolinea il cardiologo”. Oltre a questo, si aggiunge anche la minore capacità dell’organismo di utilizzare l’ossigeno. Un altro rischio è lo sbalzo termico soprattutto in persone con cardiopatia ischemica, per la cosiddetta angina a frigore.
I sintomi del mal di montagna
Secondo gli studi, in media, la capacità fisica di una persona di esprimere uno sforzo si riduce dell’1% ogni 100 metri (superati i 1500 metri di altitudine). “Non esiste tuttavia un’indicazione di limite di altitudine valida per tutti – spiega il cardiologo – poiché ogni persona ha una storia specifica che richiede una valutazione specialistica”. In generale, i sintomi del mal di montagna da non sottovalutare sono: mal di testa, debolezza, nausea, mancanza di respiro e dolore toracico. Se perdurano oltre le 24 ore o compaiono altri disturbi, come difficoltà di coordinazione e di respirazione (ipossia), anche a riposo, è opportuno scendere a quote più basse e rivolgersi a un medico. Le persone con problemi al cuore devono prestare molta attenzione a sintomi cardiologici come: mancanza di respiro, dolore al petto, palpitazioni e sensazione di svenimento. In caso di disturbi è importante richiedere l’intervento medico quanto prima, sapendo sempre dove ci si trova e il riferimento del sentiero intrapreso.
Come preparare il cuore
Prima di un soggiorno in alta quota, è da evitare un lungo periodo di sedentarietà, sottolinea il cardiologo. È importante invece prepararsi fisicamente, pianificando una salita graduale per verificare la capacità dell’organismo di compiere lo sforzo in assenza di sintomi e la necessità di adeguare i livelli di ossigeno.
Una visita cardiologica con elettrocardiogramma è il primo passo per controllare la salute cardiovascolare e decidere eventuali approfondimenti o una terapia personalizzata. Il cardiologo infine può suggerire i farmaci da avere con sé adatti alla propria situazione.