Oncologia su WhatsApp, il dottore diventa smart
Un ambulatorio virtuale si aggiunge alle attività del reparto di Oncologia dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e dell’isola di Ischia. È la novità fortemente voluta da Gaetano Facchini, primario da poco più di un mese, ma che è già intervenuto nella riorganizzazione lavorativa della struttura.
L’ambulatorio virtuale si articola mediante l’utilizzo di WhatsApp ed e-mail, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì (9-14) ed è gestito da un infermiere e un medico. Possono accedervi i pazienti che afferiscono ai due presidi e, a breve, l’orario sarà prolungato anche il pomeriggio. «Il paziente oncologico ha bisogno di un’assistenza particolare che non può esaurirsi negli orari di ambulatorio o nelle sedute in reparto», sostiene Facchini, arrivato a Pozzuoli dopo una lunga esperienza al Pascale di Napoli. «C’è spesso bisogno di mettere a punto delle terapie o di verificare con un confronto tra medico e paziente delle variazioni alle cure previste. Per questo, è fondamentale una comunicazione continua; e il telefono può dimostrarsi un falso amico dell’oncologo e del care giver: a voce si possono interpretare male le parole del medico o ci si può dimenticare di quanto detto. WhatsApp ed e-mail ci permettono di lavorare in staff all’interno del reparto, di condividere le terapie tra i colleghi».
Una linea telefonica dedicata e un secondo servizio WhatsApp sono stati predisposti anche per i medici di famiglia, così da poter sviluppare una sinergia tra gli oncologi e i medici che hanno in carico i pazienti quotidianamente. «La collaborazione con i medici di famiglia è fondamentale – continua Facchini – abbiamo necessità di costruire una presa in carico globale, dalle mura domestiche e ai nostri reparti. Credo che in questo senso le realtà di Pozzuoli e di Ischia permettono grande sinergia tra ospedale e territorio. Tocca a noi vivere questa sfida assistenziale in nome di una maggiore qualità delle cure».
L’ambulatorio virtuale ha anche l’obiettivo di limitare gli accessi al reparto solo allo stretto indispensabile, evitando che i pazienti siano costretti a recarsi in ospedale anche per solo brevi consultazioni. Un modello assistenziale particolarmente utile in questo momento in cui la pandemia da Covid-19 impone di limitare il più possibile gli spostamenti a pazienti e operatori.
Ma cosa c’è alla base di una organizzazione di questo tipo? «Vi è una condivisione di dati e cartelle cliniche tra i diversi sanitari che lavorano in reparto: mi sono confrontato da subito con i colleghi e abbiamo rilevato la necessità di valorizzare il lavoro dell’equipe. Occorre superare la vecchia logica in base alla quale ciascun medico segue solo alcuni pazienti: tutti i pazienti sono dell’équipe e tutta l’équipe è per ciascun paziente», conclude Facchini.
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione