Medicina di genere, ecco il futuro delle cure
Si chiama medicina di genere ed è quella particolare visione della medicina per la quale non basta prendersi cura del “paziente”, bisogna anche considerarne il genere. Uomo o donna, insomma, non possono essere guardati dal medico allo stesso modo. E del resto è bene noto che sia le donne che gli uomini hanno le proprie peculiarità in fatto di salute. E allora, in linea con questa visione decisamente più ampia delle cure, in tutta Italia stanno nascendo a macchia di leopardo esperienze virtuose.
MILANO
L’ospedale Macedonio Melloni di Milano è il primo ospedale per la salute della donna in Italia, ad opera della Regione Lombardia, l’Asst Fatebenefratelli Sacco e la Fondazione Onda. Guardando proprio alla medicina di genere, l’obiettivo è istituire un modello organizzativo dedicato interamente alla donna con percorsi specifici per le varie fasi della vita: sviluppo (11-18 anni), età fertile e riproduzione (19-50 anni), menopausa (45/50 – 65 anni), senescenza (65 anni). L’ospedale da oggi offrirà dei percorsi specifici dedicati alla presa in carico degli ambiti fisiologici e di sviluppo, delle patologie e delle necessità clinico assistenziali delle donne nelle varie fasce di età, integrandoli con quelli già esistenti, riservando particolare attenzione anche alla salute delle lavoratrici.
NAPOLI
Anche all’ombra del Vesuvio, in particolare al Cardarelli, questa sensibilità alla medicina di genere sta dando i suoi primi frutti. L’Azienda ospedaliera più grande del Mezzogiorno ha scelto di dare vita ad un percorso di formazione post-base inserendo nel Piano Formativo aziendale un corso politematico proprio sulla medicina di genere. Ma non è tutto, la convinzione della Direzione Generale che la formazione di base sia il primo passo verso un reale cambiamento ha portato l’Azienda Cardarelli (che è Polo Didattico Universitario) a chiedere e ottenere – unico esempio in tutta la Campania – l’inserimento di un’attività didattica elettiva completamente dedicata alla medicina di genere all’interno del corso di laurea in Infermieristica diretto da Gesualda La Porta. «Siamo fermamente convinti – dice il direttore generale Giuseppe Longo – che questa sia la strada da percorrere. Ecco perché stiamo per istituire un gruppo di coordinamento della Medicina di Genere, con esperti di questo settore, così da definire gli obiettivi generali da trasmettere a tutti i Direttori di Dipartimento e redigere relazioni annuali sui risultati ottenuti. La Medicina di Genere è uno strumento strategico di equità e appropriatezza delle cure, un argomento al quale ci dedichiamo con grande attenzione». Piccoli e grandi esempi di una rivoluzione in atto in tutto il Paese, che porteranno (si spera presto) a guardare non più al paziente, bensì alla persona. Uomo o donna in tutta la sua complessità e con le sue specifiche esigenze di salute.