Visite a lume di candela negli studi dei medici di famiglia di tutta Italia. Succederà domani, quando la medicina generale metterà in scena una protesta immaginata dalla Fimmg con il preciso scopo di far comprendere alla politica l’enorme disagio che colpisce la categoria. Una protesta che mira a non intaccare l’assistenza, tantomeno in un momento difficile come quello attuale a causa dell’influenza e del Covid. Così, al crepuscolo (a partire dalle 17.00) per un quarto d’ora le luci degli studi medici si spegneranno e le visite proseguiranno a lume di candela. «Ogni candela accesa rappresenterà il grido d’allarme, le difficoltà e la richiesta di aiuto di un medico di medicina generale e dei suoi pazienti», ricorda il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti. «In maniera simbolica – prosegue – abbiamo deciso di accendere le candele nei nostri studi per sottolineare le condizioni critiche in cui lavorano i medici di famiglia. Ma il nostro allarme resta e non deve restare inascoltato: siamo al lumicino, interveniamo prima che la medicina generale si spenga e con essa il Servizio sanitario nazionale».
DIMENTICATI
Immagine simbolo della protesta, affissa sulle bacheche reali e social dei medici di medicina generale, tre candele che compongono la scritta SSN, ormai consumate dalla fiamma. Poi, la scritta: “Più risorse, meno burocrazia, per i medici di medicina generale”. Forte, dunque, il richiamo di Fimmg alle forze politiche affinché la medicina generale, e quindi la salute dei cittadini, non sia ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell’inflazione. «Non possiamo accettare che la medicina generale sia dimenticata nei provvedimenti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici, per i quali è già stata prevista un’indennità una tantum per il 2023, come anticipo sul prossimo contratto, pari all’1,5 % dello stipendio. Né che sia esclusa, come invece accade, dai provvedimenti del cd. DL Aiuti quater a favore delle imprese. Probabilmente non è ancora chiaro che il medico di famiglia è un libero professionista convenzionato, assimilabile ad una piccola impresa, e come tale tutti gli oneri di gestione del proprio studio professionale sono a suo carico, compresa la presenza di personale amministrativo e sanitario (OSS e infermieri)».
SALVARE IL SISTEMA SANITARIO
Impossibile, dunque, comprendere perché i medici di medicina generale debbano essere esclusi dai provvedimenti che prevedono agevolazioni per le imprese, dal momento che – al contrario di altri professionisti che operano con partite IVA e con costi di gestione a proprio carico – il medico di medicina generale non può adeguare le tariffe delle proprie prestazioni ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione con il Servizio sanitario nazionale, peraltro ferma al 2018. «Intervenire a sostegno della medicina generale – conclude Scotti – significa consolidare la colonna portante del Sistema sanitario nazionale, garantire a tutti i cittadini parità di accesso alle cure e ad una medicina di prossimità. Nessun medico di medicina generale smetterà mai di battersi per tutelare questi diritti e con essi il rispetto dell’Articolo 32 della nostra Costituzione».
LA CAMPANIA
Tra le regioni che soffrono di più per la carenza di medici di famiglia c’è la Campania, non a caso in regione dovrebbero essere più di 3.000 gli studi che aderiranno alla protesta, più di 500 nella sola città di Napoli. «Depauperare la medicina di famiglia – dicono Corrado Calamaro e Luigi Sparano (Fimmg) – equivale a comprimere fortemente l’assistenza ai tanti cittadini / pazienti che ne hanno bisogni, molti dei quali con patologie croniche che devono essere seguite nel corso degli anni. Noi crediamo in una medicina di famiglia che invece valorizzi la prossimità e il rapporto di fiducia che può esistere solo tra il medico di famiglia e il cittadino che nel corso degli anni è preso in carico».