Gli abusi e le violenze sui bambini lasciano segni indelebili. È importante saper leggere i segnali dei più piccoli per poter intervenire in loro aiuto. Tra i fattori chiave a cui guardare per individuare se un bimbo ha subito maltrattamenti o abusi, ci sono età e comportamento. L’età va sempre rapportata a ciò che è possibile osservare come segni sul corpo, un’ecchimosi in un bimbo che non cammina ha ad esempio un valore diverso rispetto a quella in un piccolo già autonomo. Il comportamento può dare, invece, indizi importanti. Ad esempio, in un bambino che ha già raggiunto una tappa evolutiva e poi in maniera rapida sembra come regredire o cambiare c’è qualcosa da approfondire. A spiegarlo è Stefania Losi, pediatra dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze. “I maltrattamenti e le violenze riguardano tutta l’età pediatrica, da 0 a 17 anni, l’età media rilevata è fra i 7 e gli 8 anni- spiega Losi – anche se, a volte, poi la questione emerge durante l’adolescenza, ma le origini sono legate a eventi del passato. “Al Meyer – evidenzia l’esperta- c’è un servizio apposito, chiamato GAIA (Gruppo Abusi Infanzia Adolescenza), di cui sono responsabile, nato nel 2005 e multispecialistico (ne fanno parte 12 professionisti, tra cui pediatri, psicologi, neuropsichiatri, esperti in ginecologia pediatrica, infermieri, assistenti sociali) che viene attivato dal Pronto Soccorso, dai reparti, dagli ambulatori quando un bimbo presenta delle problematiche e si hanno dei dubbi relativi alla ricostruzione di quanto gli e’ accaduto”. Uno dei cardini indicati però anche per prevenire questi episodi è la formazione, come ad esempio quella dei pediatri di base che come sottolinea Losi “può intercettare prima quel sommerso di trascuratezza, maltrattamento o abuso sessuale non evidente, reiterato nel tempo”. Come la formazione programmata col progetto sostenuto da Menarini, in collaborazione con Telefono Azzurro, Società Italiana di Pediatria (SIP), Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI), per creare una rete nazionale antiabuso di 15.000 pediatri e medici di base, con un primo corso nei mesi scorsi a Firenze.
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