Bisogna accelerare i tempi del percorso dei tamponi, eseguirli e refertarli in tempi rapidi. Ad oggi ci sono troppe famiglie che si lamentano perché devono aspettare il test troppo a lungo. È quanto afferma, in un’intervista, Paolo Biasci, presidente della Fimp, il principale sindacato dei pediatri.
La procedura che serve per rilevare l’eventuale positività al Sars-CoV-2 di bambini e ragazzi che frequentano le scuole è ancora troppo lunga. Tra la richiesta del tampone da parte del pediatra e l’arrivo del risultati i tempi, in media 5 giorni, sono troppo lunghi.
I sintomi del COVID-19 comprendono febbre, tosse, mal di testa, dolori muscolari e raffreddore con muco e congestione nasale. Anche la gastroenterite è un sintomo, ma non deve esaurirsi in un solo episodio di vomito o diarrea. Anche il naso che cola potrebbe essere un sintomo di chi è stato infettato dal nuovo Coronavirus, per cui il tampone è previsto -per i bambini e ragazzi- anche in questi casi.
I pediatri devono richiedere il test immediatamente, appena vengono riferiti i sintomi correlabili al COVID-19, senza attendere l’evoluzione dei sintomi. Anche nel caso in cui i sintomi scompaiano dopo due giorni, il tampone va fatto comunque, altrimenti un bambino non potrebbe tornare a scuola, proprio perché il medico non avrebbe elementi per attestare che non è affetto da Coronavirus.
Per il rientro a scuola è necessario un attestato in tutti i casi in cui siamo in presenza di sintomi correlabili al COVID-19: quando c’è un sintomo, ci vuole il tampone. Se il tampone risulta positivo, segue la sua strada. Se è negativo, il pediatra non fa un vero e proprio certificato, ma un attestato in cui afferma di aver eseguito il percorso assistenziale.
Nel caso di insorgenza di altri tipi di patologie, non correlabili in alcun modo al COVID-19 (come ad esempio in caso di traumi), i pediatri possono produrre il certificato, come da recente circolare del Ministero.