Individuare le criticità per ottimizzare il percorso di cura dei pazienti con tumore del sangue. Con questo obiettivo nasce BRIDGE THE GAP – Insieme per una nuova assistenza ai pazienti oncoematologici. Pochi giorni fa si è tenuto all’Ospedale Niguarda, il secondo appuntamento del progetto a cura di Isheo srl e La Lampada di Aladino ETS con il Focus dedicato alla Lombardia.
È stata eseguita un’indagine in 3 Regioni italiane (Lazio, Lombardia e Puglia) coinvolgendo per ciascuna regione 5 stakeholder di riferimento. La ricerca è validata da un comitato scientifico composto da sei ematologi.
Successivamente, sulla base della Gap Analysis svolta contestualmente, verrà costruito un modello sostenibile di gestione dei pazienti con tumori ematologici. Il modello confluirà in un Piano di Intervento nazionale indirizzato a tutte le regioni italiane, alle aziende sanitarie locali e ai centri di cura e assistenza dei pazienti con neoplasie ematologiche.
Il Piano di Intervento operativo avrà il compito di definire i punti cardine inderogabili dell’assistenza al paziente oncoematologico, per rendere le cure uniformi su tutto il territorio nazionale.
L’indagine sui pazienti con tumore del sangue
Per quanto riguarda il focus sulla Lombardia, “sin dalla sua fase iniziale, la Rete Ematologica Lombarda – ha chiarito Luca Arcaini Professore ordinario del dipartimento di medicina molecolare Università degli Studi di Pavia – si è posta l’obiettivo di migliorare l’assistenza ai pazienti ematologici. Tra i punti di partenza, sicuramente quello imprescindibile è andare a identificare quelli che sono i gap dell’assistenza ma è di fondamentale importanza che tutti gli stakeholders coinvolti nel percorso di cura del paziente, partecipino al cambiamento – obiettivo cardine del progetto. Questo può contribuire, infatti, a cambiare la storia della malattia in termini di garanzia di appropriatezza diagnostica e terapeutica, tempestività delle cure, di un’adeguata assistenza dalla comunicazione della diagnosi, alla spiegazione del percorso terapeutico e al follow-up”.
Focus Lombardia
In merito ai risultati emersi dall’indagine condotta sul territorio lombardo, Davide Integlia general manager di Isheo e Davide Petruzzelli, presidente di Lampada di Aladino ETS spiegano che “a differenza di altre regioni dove le associazioni pazienti trovano difficoltà di coinvolgimento e colloquio, sul territorio lombardo abbiamo potuto registrare un elevato grado di strutturazione tra Associazione dei pazienti (AIL – Associazione Italiana contro Leucemie Linfomi e Mieloma) e i centri ematologici e altre organizzazioni di ricerca. I servizi di assistenza integrata, come ad esempio il supporto psicologico, sono sì presenti nel percorso di cura e nella presa in carico del paziente ma non sono organizzati all’interno di un quadro di offerta codificata. E se è vero che i dati provenienti dai registri di patologia sono ben valorizzati, d’altra parte, quei pazienti che non possono recarsi in ospedale per ricevere i farmaci possono al momento avvalersi solo dei canali distributivi messi in campo dalle aziende. Per i casi di patologie linfoproliferative o linfomi, poi in Lombardia, manca ancora un percorso diagnostico definito e condiviso con il territorio. E sempre riferendosi al territorio, i risultati del focus indicano come in Lombardia sia prioritario potenziare il ruolo del Medico di Medicina Generale quale cardine nella gestione dell’acuzie riscontrata a livello laboratoristico, definendo in primo luogo le modalità di contatto tra Laboratorio e MMG per le segnalazioni in urgenza”.
A sua volta, il Prof. Roberto Cairoli Professore Associato di Ematologia, Università Milano-Bicocca Direttore S.C. Ematologia presso dipartimento di Ematologia e Medicina Molecolare Niguarda Cancer Center ha spiegato, nel suo intervento, come “a seguito del DM 77/2022, siamo in una nuova fase nel concetto di assistenza del paziente in quanto si passa dal concetto dell’assistenza specialistica ospedale-centrica all’integrazione ospedale-territorio, valorizzando i servizi di prossimità. Il DM77 ci offre un’opportunità in questo senso, e questo vale anche per l’Ospedale Niguarda, prospettando una stretta collaborazione tra aziende ospedaliere, MMG, “case di comunità e ospedale di comunità”. Così si potrà coniugare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari con la qualità delle cure, creando sinergie tra medicina territoriale ed ospedaliera, anche grazie all’uso della telemedicina – tutto ben contestualizzato all’interno di PTDA operativi caratterizzati da multidisciplinarità e multiprofessionalità – per un miglioramento della qualità della vita del paziente.”