Arriva al Vomero il Camper della Salute dell’ASL Napoli 1 Centro per offrire gratuitamente, e senza prenotazione, visite ed esami per la prevenzione di eventuali patologie tumorali. Primo appuntamento: sabato 30 ottobre dalle 9.00 alle 18.00 in Piazza degli Artisti, con la partecipazione di medici esperti del Distretto Sanitario di base 27 diretto dal dottor Raffaele Iandolo. Le donne che lo vorranno potranno effettuare al momento presso l’ambulatorio mobile Pap test, Ecografia e Visita senologica. Sarà anche possibile prenotare ed effettuare già sabato, presso il Distretto Sanitario di base 27 (in via San Gennaro ad Antignano 42), la mammografia bilaterale digitale per la prevenzione del carcinoma della mammella. Sempre nella giornata di sabato, saranno distribuiti i kit per la ricerca del sangue occulto nelle feci quale screening del tumore del colon-retto. Ancora, sarà possibile effettuare una visita dermatologica per la prevenzione del melanoma e una visita pneumologica con spirometria per prevenire patologie respiratorie croniche. Una giornata, insomma, dedicata interamente alla salute per quanti vorranno raggiungere l’ambulatorio mobile dell’ASL Napoli 1 Centro, con screening gratuiti previsti dalla campagna “Mi voglio bene”, messa in campo dalla Regione Campania.
DIAGNOSI PRECOCE
«Un’occasione in più – sottolinea il Direttore Generale Ciro Verdoliva – nella quale l’ASL Napoli 1 Centro, in linea con gli indirizzi del Presidente Vincenzo De Luca, è al fianco dei cittadini nella prevenzione. Grazie all’impegno del nostro personale, in primis medici e infermieri, saremo in grado di diffondere un messaggio chiaro su quello che è l’importanza della prevenzione in merito alle malattie tumorali, e non solo». La novità è che ogni sabato una strada o una piazza diversa della città di Napoli sarà protagonista di questa campagna di comunicazione e prevenzione. Per comprendere l’importanza dell’iniziativa, basti pensare che negli ultimi anni in Italia mediamente sono stati diagnosticati 377.000 nuovi casi di cancro, di cui 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne. Fortunatamente c’è da dire che negli ultimi anni, grazie soprattutto alla maggiore adesione da parte dei cittadini alle campagne di screening, e grazie anche alla maggiore efficacia delle terapie, sono complessivamente migliorate le percentuali di guarigione. Molti tumori potrebbero essere prevenuti o diagnosticati in tempo se in tanti aderissero ai protocolli di screening e diagnosi precoce proposti dalla Sanità Regionale. «La nostra speranza – aggiunge il Direttore Sanitario della ASL Napoli 1 Centro Maria Corvino – è che la giornata accolga non solo tantissime adesioni da parte dei cittadini napoletani, ma che sia anche utile a trasmettere l’importanza che la diagnosi precoce riveste nella cura delle malattie».
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2016/12/14132_prevenzione-oncologica.jpg8531280Redazione PreSahttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRedazione PreSa2021-10-27 17:27:102024-06-09 14:13:43Tornano a Napoli i Sabato della Prevenzione
Nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino e una spesa pro capite annua di circa 660 euro. Sia a livello nazionale che regionale gli uomini mostrano un consumo superiore a quello delle donne, in tutte le classi di età. Per quasi tutte le categorie terapeutiche il consumo dei farmaci aumenta con l’età fino agli 84 anni, per poi diminuire nelle classi successive (“healthy survivor effect”). Nel 2019 i farmaci del sistema cardiovascolare, in particolare gli antipertensivi, sono stati tra quelli a maggiore prescrizione, mentre metà della popolazione ha ricevuto farmaci antibiotici o gastroprotettori. Tra le Regioni non si notano forti differenze per quanto riguarda la prevalenza d’uso e il costo medio per giornata di terapia; tuttavia, analizzando i dati in termini di consumo e di spesa, emerge un marcato gradiente territoriale Nord-Sud, con una differenza che raggiunge il 44% in termini di consumo e il 92% per la spesa. Sono i dati presentati nel primo Rapporto “L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia” (Anno 2019), realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) con il coordinamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il Rapporto descrive le caratteristiche della prescrizione farmaceutica nella popolazione ultrasessantacinquenne.
Salute over 65. Politerapia e ‘deprescrizione’
La politerapia, definita come l’utilizzo contemporaneo di più medicinali, è associata a una riduzione dell’aderenza al trattamento farmacologico nonché a un aumento del rischio di interazioni tra farmaci. A livello nazionale, il 29,0% degli uomini e il 30,3% delle donne di età ≥65 anni utilizzano 10 o più sostanze contemporaneamente. In questo Rapporto sono stati valutati diversi tipi di associazioni di farmaci potenzialmente responsabili di interazioni farmacologiche anche severe, o potenzialmente inappropriate in questa popolazione per rapporto rischio/beneficio sfavorevole. Ad esempio, l’uso concomitante di 2 o più farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento gastrointestinale è pari al 6,6%, con una più alta prevalenza al Sud (11,0%), rispetto al Centro (7,1%) e al Nord (3,6%). In questo quadro il processo sistematico di identificazione e “discontinuazione” di farmaci in circostanze in cui evidenti o potenziali effetti negativi superino i benefici è detto deprescribing e trova la sua collocazione nell’ambito di una “medicina personalizzata” dove è necessario tener conto di un contesto complesso, caratteristico dei pazienti anziani. Anche in questo caso le evidenze disponibili sono piuttosto esigue, tuttavia, in questo Rapporto vengono presentate e analizzate alcune esperienze locali (anche in real-life), svolte anche in contesti in cui il carico farmacologico sugli assistiti è elevato (RSA e ospedale).
A quanto pare il lockdown ha avuto un forte impatto sulla libido degli italiani. Un crollo verticale che ha interessato il 27% della popolazione, che ha tristemente “appeso gli scarpini al chiodo”, tanto per usare una metafora calcistica. A rivelarlo è uno studio condotto proprio in Italia e pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Epidemiology.In particolare, tra le persone confinate sotto lo stesso tetto tra marzo e maggio 2020, una coppia su cinque ha dichiarato un calo dell’attività sessuale rispetto alle abitudini pre-lockdown. A subire maggiormente l’impatto del lockdown sotto il profilo dell’attività sessuale sono stati i più giovani, costretti a stare a casa e quindi impossibilitati a normali frequentazioni, ma anche gli adulti più istruiti. E, come è facile comprendere, tutti coloro che sono costretti a vivere in condizioni abitative precarie. Neanche a dirlo, i più penalizzati sono stati i single, vista l’interruzione degli spostamenti e l’obbligo di distanziamento sociale. Ma un ruolo cruciale lo hanno giocato anche la paura del contagio, i sentimenti generalizzati di ansia e di tristezza, e per le coppie la presenza dei bambini a casa. Tutti fattori alla base di questo importante decremento nei partner conviventi.
IMPATTO SULLA NATALITÀ
Dunque, chi si attendeva un aumento delle nascite per effetto della lunga chiusura non solo è rimasto deluso, ma deve constatare le grandi difficoltà di coppia nate proprio nel pieno del lockdown. Altro che “baby boom”, il Covid ha drasticamente ridotto una natalità già molto bassa, soprattutto nelle regioni del Nord Italia, che sono state le più colpite nel pieno della prima ondata. Lo studio è frutto del lavoro di un consorzio multidisciplinare che coinvolge psichiatri, psicologi, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto Mario Negri, dell’ISPRO e dell’Azienda Ospedaliero–Universitaria Careggi. «Le nostre analisi si basano su un campione rappresentativo di oltre 6.000 soggetti che stiamo seguendo nel tempo – dice Silvano Gallus, ricercatore del Mario Negri e coordinatore del consorzio -. Queste analisi ci permetteranno di capire come gli stili di vita e le abitudini degli italiani si siano modificate e si stiano continuando a modificare a seguito dell’esperienza pandemica vissuta».
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2021/07/Tumore-della-prostata-.jpg434640Redazione PreSahttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRedazione PreSa2021-10-27 09:43:562024-06-09 14:13:46Il lockdown ha disintegrato il desiderio di coppia
Si è da poco conclusa la 77ª edizione del Congresso ASRM, American Society for Reproductive Medicine, uno dei più importanti convegni internazionali sulla Procreazione Medicalmente Assistita. Anche questa edizione si è tenuta in versione virtuale a causa della situazione sanitaria. Così, ricercatori e specialisti in Medicina Riproduttiva si sono incontrati online per condividere le ultime scoperte in questo settore.
Diagnosi preimpianto per anomalie cromosomiche (PGT-A) e ruolo dell’embriologo: elementi chiave per il successo dei trattamenti di PMA
Il ruolo dell’embriologo è fondamentale nei trattamenti di riproduzione assistita, dal momento che si occupa della selezione dell’embrione per il transfer. Fino ad oggi non era mai stato analizzato se i sistemi di classificazione morfologica, o altri metodi utilizzati dagli embriologi, aiutassero a selezionare embrioni euploidi (contenenti 46 cromosomi normali) con una probabilità maggiore rispetto a quelli aneuploidi (con uno squilibrio nella dotazione cromosomica). IVI ha studiato come questi sistemi di classificazione morfologica, utilizzati all’interno del laboratorio di embriologia, selezionino preferenzialmente gli embrioni euploidi. “Su un totale di 156 trasferimenti di singoli embrioni (SET), 129 erano euploidi, selezionati da embriologi che non hanno visionato i risultati della biopsia embrionale e del successivo PGT-A (test genetico preimpianto eseguito sull’embrione) per determinare la tipologia dell’embrione. Questo risultato dimostra l’abilità degli embriologi nel selezionare gli embrioni euploidi da trasferire nell’utero materno, secondo la classificazione morfologica”, ha spiegato il dottor Garrido, Direttore della Fondazione IVI.
Un altro studio presentato all’ASRM è nato con l’obiettivo di determinare l’origine degli errori cromosomici negli embrioni e il modo in cui tali anomalie possano alterare l’interpretazione dei risultati dei test PGT-A sull’embrione. “Il risultato riscontrato inizialmente, circa la natura euploide o aneuploide dell’embrione, nella quasi totalità dei casi è riconfermato nell’embrione stesso, dimostrando come gli errori meiotici – che avvengono durante la divisione cellulare – interessino l’intero embrione. Ne deriva che il tasso di discrepanza del 2%, osservato in queste analisi, è coerente con il tasso delle variazioni genetiche nella popolazione generale; quindi, la combinazione di una piattaforma analitica affidabile e i nuovi progressi nella comprensione della biologia degli errori embrionari, dovrebbe aumentare la fiducia nei risultati delle analisi PGT-A” ha affermato il dottor Garrido.
Gli studi confermano che i trattamenti di fecondazione assistita sono sicuri dopo il COVID-19
Il COVID-19 continua ad essere un argomento di primario interesse. A tal proposito, IVI ha presentato all’ASRM di quest’anno i risultati dei trattamenti di PMA su coppie di pazienti che hanno fatto ricorso alla medicina riproduttiva dopo aver superato l’infezione da COVID-19. “Quel che è certo è che, in una popolazione infertile, una diagnosi recente di COVID-19 non ha un impatto negativo sull’esito della gravidanza rispetto a una popolazione di controllo. Lo studio deve essere ampliato a un campione più ampio, ma ci aiuta comunque a rassicurare i pazienti che si chiedono se è sicuro intraprendere percorsi di fecondazione assistita dopo aver contratto il Coronavirus, esortandoli a non ritardare l’inizio del trattamento una volta superata la malattia” ha concluso il dottor Garrido.
Quest’anno IVI ha presentato quasi 70 studi, tutti mirati a garantire una maggiore sicurezza. “Sono molte le linee di ricerca cui dedichiamo il nostro lavoro quotidiano”, ha affermato Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma. “In particolare, la nostra priorità è fare in modo che le coppie riescano ad ottenere la gravidanza nel minor tempo possibile e con le massime garanzie di successo”.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2017/07/pma-puglia.jpg613990Sofia Gorgonihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngSofia Gorgoni2021-10-26 17:12:412024-06-09 14:13:48ASRM 2021: il ruolo dell’embriologo e l’impatto del COVID-19 sui trattamenti di PMA
Affamare il tumore e sottrarre calorie e zuccheri per rallentarne la progressione. E’ questo il punto di partenza di una ricerca che sta facendo molto parlare e che in molti considerano come un primo passo verso risultati importanti nella lotta ai tumori. Quello che gli scienziati hanno osservato è che una dieta ipocalorica può ridurre la disponibilità di acidi grassi, il che può portare a un rallentamento nello sviluppo dei tumori. In particolare, a rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Nature, portato a termine dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Val bene chiarirlo sin da subito, non si sta parlando di sostituire alle cure un’alimentazione ipocalorica; né siamo al cospetto di qualche dieta miracolosa. Il team, guidato da Matthew Vander Heiden, ha però fatto importanti osservazioni che aprono a possibilità ancora da esplorare.
CONSUMO DI GLUCOSIO
In laboratorio gli scienziati hanno sottoposto un gruppo di topi a diversi regimi alimentari associati a un ridotto apporto di zuccheri. Gli animali hanno seguito diete ipocaloriche e chetogeniche (prive di carboidrati), ma solo la prima tipologia sembrava in grado di diminuire la disponibilità di acidi grassi, il che ha suscitato un rallentamento nel decorso del tumore pancreatico nei topolini. Il meccanismo è legato a quello che si potrebbe definire il “metabolismo” del tumore. Le cellule cancerose consumano infatti una grande quantità di glucosio, di qui l’ipotesi di partenza: una particolare dieta potrebbe sottrarre il glucosio necessario al tumore per crescere. Lo studio ha dimostrato che un’alimentazione ipocalorica è associata a effetti più significativi rispetto ad una dieta chetogenica. «Ci sono molte evidenze del fatto che l’alimentazione possa influenzare la velocità di progressione del cancro – afferma Vander Heiden – ma è importante sottolineare che non si tratta di cure o rimedi. Questi risultati, inoltre, non supportano l’adozione di diete ipocaloriche per i pazienti oncologici. Saranno tuttavia necessari ulteriori studi per valutare la possibilità di introdurre alcuni accorgimenti a livello alimentare in determinati pazienti». In letteratura diverse sono le ricerche che hanno suggerito come una dieta ipocalorica possa in qualche modo rallentare la crescita dei tumori, mentre non ci sono prove dell’efficacia di alimentazioni chetogeniche.
PROSPETTIVE INCORAGGIANTI
I ricercatori hanno anche esaminato una coorte di pazienti con tumore pancreatico, valutando gli effetti di diversi regimi alimentari. «Non abbiamo dati abbastanza completi per trarre conclusioni definitive sulle conseguenze della dieta nella popolazione umana – riporta Brian Wolpin, un oncologo del Dana-Farber Cancer Institute e coautore dell’articolo – l’alimentazione povera di calorie può essere difficile da mantenere e può anche provocare effetti collaterali dannosi. È presto quindi per raccomandare determinati comportamenti alimentari ai pazienti oncologici, ma potremmo essere sulla buona strada per individuare i processi biologici che collegano la dieta alla velocità di crescita dei tumori».
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2021/10/tumore.jpg360640Redazione PreSahttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRedazione PreSa2021-10-26 10:00:482024-06-09 14:14:50Una dieta può rallentare la crescita del tumore
Quattro ricercatrici italiane descrivono per la prima volta al mondo il funzionamento di una barriera cerebrale (il plesso coroideo) che, per proteggere il cervello dall’infiammazione dell’intestino si chiude e genera stati di ansia e depressione. Questo spiega perché questi stati accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. Da anni la comunità scientifica ha riconosciuto un legame tra intestino e cervello, il cui funzionamento però è stato fino ad oggi indefinito. Lo studio italiano, pubblicato su Science, rappresenta quindi una svolta nella comprensione dell’asse intestino-cervello e apre la strada a nuove terapie.
La comunicazione tra intestino e cervello
Questi risultati aprono a nuovi scenari nella conoscenza del funzionamento di una delle barriere (o interfacce) fra circolo sanguigno e cervello, il plesso coroideo. Lo studio è stato coordinato dalla professoressa Maria Rescigno, capo del Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia Generale di Humanitas University.
“A livello del plesso coroideo abbiamo documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi grazie al flusso sanguigno. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto dell’organismo che è responsabile di alterazioni comportamentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia”, spiega la prof.ssa Rescigno. “Questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie”.
Lo studio è firmato inoltre dalla dott.ssa Sara Carloni, microbiologa di Humanitas University, la prof.ssa Michela Matteoli, docente di Farmacologia di Humanitas University e Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, e la dott.ssa Simona Lodato, capo del Laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas e docente di Istologia ed Embriologia di Humanitas University.
Le funzioni del plesso coroideo
Il plesso coroideo è una struttura che si trova all’interno del cervello, dove viene prodotto il liquido che avvolge l’encefalo e il midollo spinale, a protezione delle strutture del sistema nervoso centrale. Il plesso coroideo è anche un veicolo per l’ingresso di sostanze nutritive e l’eliminazione di quelle di scarto e ha un ruolo di difesa immunitaria.
“Abbiamo scoperto che all’interno del plesso coroideo, oltre alla nota barriera epiteliale, esiste un’ulteriore barriera vascolare, che abbiamo definito barriera vascolare del plesso coroideo”, spiega la dottoressa Sara Carloni.
“In condizioni normali questo ‘cancello’ consente l’ingresso di molecole derivate dal sangue e, in caso di infiammazione in organi distanti (in questo caso l’intestino), la barriera si riorganizza e si chiude per bloccare l’ingresso di possibili sostanze tossiche”.
Il team di ricercatrici, inoltre, si è chiesto a cosa serve, in condizioni di salute questo “cancello” vascolare (che in assenza di stimolo patologico rimane aperto). Per rispondere è stato usato un modello sperimentale genetico, che consente di “chiudere” la barriera cerebrale senza che ci sia infiammazione dell’intestino.
“Così facendo abbiamo dimostrato che la chiusura della barriera del plesso sembrerebbe di per sé correlata ad alterazioni del comportamento, determinando un aumento di ansia e un deficit nella memoria episodica”, conclude la prof.ssa Michela Matteoli. Ciò significa che una comunicazione fisiologica e dinamica tra intestino e cervello è fondamentale per una corretta attività cerebrale.
Per comprendere il comportamento della barriera vascolare del plesso coroideo è stata utilizzata la metodica del Single Cell Sequencing, cui ha partecipato anche un gruppo di ricerca dello IEO. “Questo ha permesso di identificare le componenti del sistema vascolare che sono principalmente coinvolte in questa risposta, i capillari e periciti, cellule che regolano la permeabilità dei vasi sanguigni”, racconta la dottoressa Simona Lodato. “Grazie a questa analisi è possibile conoscere il comportamento dinamico di ogni cellula del plesso coroideo al momento della chiusura della barriera”.
Prospettive di cura delle patologie infiammatorie
“Abbiamo descritto il meccanismo che regola l’interazione tra il cervello e il resto dell’organismo in relazione alle infiammazioni intestinali”, spiega la professoressa Maria Rescigno. “Le domande aperte sono ancora molte. Ad esempio, in quali altre malattie si attiva questa chiusura? Anche i pazienti con patologie neurodegenerative hanno un intestino permeabile, da cui quindi passano più molecole verso il flusso sanguigno. Ora sappiamo che questa migrazione è correlata a una chiusura della barriera cerebrale e quindi a depressione e ansia. Come possiamo riaprire ‘il cancello’ del plesso per combattere questi stati alterati? E ancora, come possiamo modulare la barriera per raggiungere il cervello e consentire il passaggio di farmaci?”.
“Siamo già al lavoro per capire quali molecole possano essere coinvolte nelle anomalie comportamentali per modulare la reazione della barriera; quali cellule e componenti utili per la nostra salute restano intrappolate fuori dal cervello quando il plesso si chiude”, specifica la dottoressa Sara Carloni.
“Siamo di fronte a un’ulteriore dimostrazione che un’attività immunitaria non solo eccessiva ma anche insufficiente sia dannosa per la funzione del sistema nervoso. Adesso sarà importante definire i meccanismi attraverso cui questo avviene”, spiega la professoressaMichela Matteoli.
“Stiamo studiando la microglia, ossia le cellule immunitarie presenti nel cervello. Sappiamo che la loro attività può essere influenzata dai segnali provenienti dal sistema immunitario periferico e molti studi, anche del nostro laboratorio, hanno confermato che la microglia influenza in modo importante la funzione della sinapsi. La sinapsi è il sito di contatto tra neuroni ed è la sede di tutti i processi alla base del funzionamento del cervello, inclusi apprendimento e memoria. Rappresenta quindi il bersaglio più promettente da analizzare nei prossimi studi”.
“Nel contesto della neurobiologia dello sviluppo, dobbiamo capire quando e come si crei questa interazione tra cervello e sistema gastrointestinale scoperta a livello del plesso coroideo. La composizione del liquido cerebrospinale (CSF), che è chiaramente influenza dall’attività di questa barriera, è dinamica nello sviluppo e fondamentale nella formazione dei circuiti neuronali. Se pensiamo alla disbiosi, ossia ad alterazioni nel microbiota dei bambini, o all’obesità infantile, ci rendiamo conto che sono situazioni in cui il link tra cervello e intestino potrebbe essere alterato da un forte stato infiammatorio con effetti sulla barriera vascolare del plesso ed importanti conseguenze sul cervello in sviluppo”, conclude la dottoressa Simona Lodato.
A Napoli un servizio psicologico dedicato a chi ha bisogno di sostegno e di accompagnamento al vaccino. A lanciare quella che appare come un’iniziativa da replicare a livello nazionale è l’ASL Napoli 1 Centro, che da così seguito alle disposizioni che la Regione ha previsto per la campagna “Vaccinarsi tutti per tornare alla «Proprio perché consapevoli di quanto la disinformazionectrovi il suo punto d’appoggio nel mondo emotivo e nelle angosce dei cittadini – dice Claudio Zullo, Direttore della Psicologia Clinica della Asl Napoli 1 Centro – abbiamo pensato di offrire il nostro intervento di supporto psicologico, inteso quale spazio di ascolto finalizzato ad attivare processi decisionali consapevoli nel rispetto dell’individualità del singolo». Il servizio di ascolto telefonico risponde ai numeri 081-2549083 (UOC Direzione DS Scampia), 081-2549283 (presso UOC A.T. piazza Nazionale) e 081- 2548410 (UOC AT Soccavo). Chiamando(dal lunedì al venerdì – ore 9,00 / 13,00) gli utenti dell’ASL Napoli 1 Centro che vogliono avere un sostegno psicologico per accedere alla vaccinazione troveranno ascolto diretto, con la possibilità di un vero e proprio accompagnamento psicologico alla vaccinazione.
L’ORDINE DEI MEDICI
Durante i weekend il percorso si potrà concludere con accoglienza e sostegno presso il centro vaccinale Mostra d’Oltremare dove (dalle ore 8.00 alle ore 20.00) saranno presenti gli psicologi dell’ASL Napoli 1 Centro in una postazione dedicata. «Il Servizio – spiega il direttore generale Ciro Verdoliva – nasce per dare la possibilità, a coloro che lo vorranno, di ottenere un sostegno in termini di ascolto e consapevolezza, così da superare condizioni emotive che bloccano o ostacolano processi decisionali importanti per la salute di tutti». Intanto, l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Napoli e provincia e l’ASL Napoli 1 Centro, in collaborazione tra loro, e grazie alla disponibilità offerta da numerosi medici volontari in pensione, hanno organizzato un numero verde a disposizione della cittadinanza, che fornisce riscontro a possibili quesiti di natura strettamente medico-scientifica, sulla base delle direttive fornite dai documenti elaborati dal Ministero della Salute, dall’I.S.S., dall’AIFA e dall’EMA. Il numero verde 800.95.44.27, è attivo dalle ore 09:00 alle ore 14:00 dal lunedì al venerdì. Per ulteriori informazioni è possibile consultare gli avvisi pubblicati periodicamente sul sito e sulle pagine social dell’ASL Napoli 1 Centro.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2021/10/Vaccinazione-in-campo-gli-psicologi.jpg427640Redazione PreSahttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRedazione PreSa2021-10-25 09:30:382024-06-09 14:14:53Vaccinazione Covid, un supporto per chi ha paura
Anche Gianfranco Nicoletti (rettore dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli), Giuseppe Paolisso (dipartimento di Scienze Mediche e rettore uscente dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli), Maurizio Di Mauro (Direttore Generale dell’Azienda dei Colli) e Attilio Bianchi (Direttore Generale dell’Istituto Pascale di Napoli) tra coloro che lunedì 25 ottobre riceveranno il Premio Buona Sanità, che quest’anno diventa itinerante. L’assegnazione dei premi si svolgerà infatti in diverse città d’Italia, e darà onore ai professionisti del mondo della Sanità, dell’Imprenditoria nazionale, del Giornalismo. Lunedì 25 ottobre, a bordo della “MSC Seashor”, verranno conferiti i premi “Buona Sanità” al mondo Accademico (premiate le due prestigiose Università della Campania: Luigi Vanvitelli e Federico II). E ancora, professionalità dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione Giovanni Pascale”, dell’Arpac, dell’Aiop Campania. Tra gli altri, saranno premiati appartenenti al VII Nucleo Elicotteristi dei Carabinieri di Pontecagnano, esponenti della Pastorale della Salute, l’U.O.C. Gestione Attività Tecniche e di Ingegneria Clinica del Cardarelli e tanti altri. Il Premio “Buona Sanità in Tour” si avvale quest’anno della collaborazione dell’Ospedalità Religiosa e Privata, Enti Pubblici, del supporto della “Pastorale della Salute” ed il patrocinio, tra gli altri, della Regione Campania, del Comune di Napoli, delle Università “Vanvitelli” e “Federico II”, della Chiesa di Napoli, dei Borbone di Napoli, dell’Unione Industriali di Napoli, dell’Ordine dei Medici e degli Ingegneri, dell’Opi, dell’Aiop, della MSC Crociere.
I MEDICI
Nato da un’idea dello scomparso Costantino Mazzeo, Direttore Generale dell’Asl Napoli 1 e della dottoressa Maria Rosaria Rondinella, già dirigente dell’ospedale “Cardarelli” di Napoli, il premio vuole tra l’altro dare «luce e visibilità – come spiega il presidente di Buona Sanità, Maria Rosaria Rondinella – ai professionisti della salute che, con la loro testimonianza di vita, possono essere esempio a quanti si avvicinano al mondo dell’umana sofferenza impegnandosi alla salvaguardia della salute e sicurezza dei cittadini e di tutti gli operatori sanitari». La presentazione di questa nuova edizione del premio è stata ospitata presso l’auditorium dell’Ordine dei Medici di Napoli e proprio il presidente Bruno Zuccarelli ha salutato con orgoglio questa cerimonia. «Purtroppo la buona sanità è qualcosa che non fa notizia – ha detto -. Se c’è un aspetto che il Covid ha messo in luce è il coraggio e l’abnegazione dei medici, che in un primo momento hanno combattuto la pandemia a mani nude. Medici che hanno rispettato il Giuramento di Ippocrate anche a costo della propria vita e senza arretrare di un metro. A questi medici, a tutti i medici, va il nostro ringraziamento e credo che questo premio sia fondamentale anche in quest’ottica».
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2021/10/Premio-Buona-Sanita.jpeg7681024Redazione PreSahttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRedazione PreSa2021-10-22 17:26:172024-06-09 14:14:55Napoli, un premio alla buona sanità
Dati allarmanti quelli che riguardano l’eccesso di peso dei bambini e ragazzi in età scolare in Italia. Numeri che hanno subito un aggravamento per via dell’emergenza covid che ha costretto molti ragazzi a rinunciare per lunghi periodi alle attività sportive e in generale a una vita in movimento. “Il sovrappeso in età scolare ha raggiunto in Italia dimensioni epidemiche: una recente indagine su 50 mila bambini ha riscontrato un eccesso ponderale nel 30% degli scolari: un 20% risultano in sovrappeso e ben il 10% sono francamente obesi. Tali squilibri si riflettono pesantemente in età adulta, con un 32% di italiani in sovrappeso ed il 10% di obesi, provocando l’incremento di gravi patologie, come il diabete e le malattie cardiovascolari e respiratorie. I quasi due anni di pandemia hanno aggravato ancor di più questi numeri, allontanando i giovani e gli adulti dall’attività fisica e generando effetti ansiogeni con conseguente maggior assunzione di carboidrati e di grassi. È necessario oggi invertire rapidamente la tendenza. CREA e Sport e Salute – che siglano oggi un programma di ricerca e di comunicazione comune – vogliono dare un grande contributo ed un importante segnale: riprendere congiuntamente stili di vita corretti, con una sana e varia alimentazione ed un regolare esercizio fisico, potrà certamente dare un contributo essenziale non solo per il controllo del peso, ma anche per la salute e per il benessere psicofisico di ragazzi, giovani ed adulti. E proprio da questa convinzione – ha affermato il presidente del CREA Carlo Gaudio – è nata l’iniziativa del protocollo d’intesa siglato con l’AD di Sport e Salute, Vito Cozzoli, alla presenza del Ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, nella sede centrale del CREA. Intendiamo unire le forze – ha aggiunto il prof. Gaudio – per promuovere stili di vita più sani, sin dalla scuola dell’obbligo, mediante campagne educative, formazione e ricerca”.
“Per corretti stili di vita, una delle missioni scritte nel DNA di Sport e Salute, intendiamo sicuramente un Paese con più sport e più praticanti anche per prevenire problemi di salute nei più grandi e il tema del sovrappeso tra i più giovani – ha detto il presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli -. Con questo accordo vogliamo unire il grande lavoro dell’Istituto di medicina dello sport a favore della prevenzione e la nostra campagna “Una goccia di sport” rivolta ad avere maggiore cura del corpo, alla competenza del Crea per lo stile alimentare, la nutrizione, l’educazione al cibo sano. Insomma, più benessere attraverso più sport”.
Il protocollo siglato oggi il CREA ( il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare) e Sport e Salute S.p.A. (la Società dello Stato che promuove lo sport e i corretti stili di vita sul territorio) intende: sensibilizzare ed informare con campagne mirate l’opinione pubblica; educare le giovani generazioni attraverso specifiche iniziative nelle scuole e una adeguata formazione di docenti e operatori e favorire la ricerca e l’innovazione, in un’ottica di tutela della salute, nei settori di interesse reciproco, quali appunto sport e alimentazione.
“Si uniscono alimenti e sport, due elementi essenziali per una vita sana, in particolare per i giovani. Questo accade il giorno dopo l’approvazione del documento programmatico di bilancio, dove reintroduciamo l’educazione motoria in quarta e quinta Primaria”, così il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, presente alla firma dell’accordo.
Per la prima volta al mondo un’equipe medica ha impiantato un sistema che consente la “resincronizzazione cardiaca”. Lo straordinario intervento è stato realizzato al Policlinico Federico II di Napoli, e in particolare nel laboratorio di elettrofisiologia e cardiostimolazione dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia, Emodinamica, UTIC diretta dal professor Giovanni Esposito.
LA PROCEDURA
Detto con parole semplici, questa procedura è molto efficace per migliorare prognosi e sintomi dei pazientiche soffrono di scompenso cardiaco e dissincronia di contrazione tra il ventricolo destro e sinistro. Si interviene sul cuore grazie ad elettrocateteri che di fatto “erogano la terapia”. Questi piccolissimi elettrodi vengono posizionati sull’atrio destro, il ventricolo destro e il ventricolo sinistro, così da ottenere una contrazione sincronizzata delle camere cardiache con un miglioramento della funzione di pompa. Il successo della terapia dipende quasi esclusivamente dal raggiungimento di aree adeguate da stimolare del ventricolo sinistro. Sfortunatamente, il 30-40% dei pazienti non risponde alla terapia di resincronizzazione perché è difficile posizionare un elettrocatetere in un ramo del seno coronarico adatto a stimolare un’area adeguata del ventricolo sinistro.
NUOVI DEVICE
L’intervento è stato eseguito dal professor Antonio Rapacciuolo, che spiega: «Recentemente, è stato sviluppato dalla Microport un elettrocatetere di dimensioni ridottissime, il cui diametro è 4 volte inferiore ai cateteri classici. Per effettuare questo impianto è necessaria una tecnica molto diversa da quella convenzionale, con navigazione dei rami del seno coronarico anche di calibro piccolo e tortuosità elevate. Avere a disposizione un elettrocatetere in grado di raggiungere qualunque zona del ventricolo sinistro ci dà la possibilità di stimolare in maniera più efficace una percentuale più elevata di pazienti. Ogni paziente, infatti, ha una diversa anatomia e fino ad ora i classici cateteri non ci consentivano di praticare una terapia individualizzata». Nell’equipe, i medici Aniello Viggiano e Teresa Strisciuglio, insieme agli infermieri Francesca Del Prete, Loredana De Cicco, Salvatore Cerino e ai tecnici Stefano De Maio e Rosa Rusciano. «Fornire al paziente la migliore terapia possibile per la sua condizione e lavorare ad una medicina di precisione, che coniughi elevate competenze specialistiche all’avanguardia delle tecnologie – sottolinea Anna Iervolino, Direttore Generale del Policlinico Federico II – è la direzione della nostra cardiologia, elemento cardine dell’assistenza della nostra azienda ospedaliera universitaria e del suo ruolo nel servizio sanitario regionale». cuore
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