L’Italia spende l’8,9% del suo Pil per la sanità. Una percentuale sotto la media europea che è pari al 9,6%. Al primo posto della classifica c’è la Svizzera che spende l’12,3% del pil. La Francia, invece, spende l’11,5% e la Germania l’11,3%. I numeri emergono da Health at a Glance, il rapporto dell’Ocse dedicato alla sanità in Europa, che analizza, oltre ai costi della sanità, anche lo stato di salute dei cittadini dell’Unione Europea, quindi passando al setaccio dati i clinici e raccogliendo anche la percezione delle persone.
La spesa della sanità
La spesa del nostro Paese è inferiore, in proporzione al Pil, anche rispetto al Portogallo (che rappresenta il 9%). Scendendo in fondo alla graduatoria si trova la Romania con il 5,2%, mentre al penultimo posto c’è il Lussemburgo con il 6,1%. L’Italia è all’undicesimo posto tra i 28 Paesi Ue, la spesa è salita dall’8,4% del 2005 fino al 9% del 2011-15, per poi scendere di 0,1 punti percentuali dal 2016. In Francia e Germania, invece, la spesa è aumentata dal 10,2% del Pil del 2005 in entrambi i Paesi. La spesa pro capite per la sanità in Italia – in base ai dati Ocse – era nel 2017 di 2.551 euro a parità di potere d’acquisto, contro una media Ue di 2.773 euro, dietro anche a Malta che spende 2.568 euro.
Al top della Ue, per spesa c’è il Lussemburgo con 4.713 euro pro capite, davanti alla Germania (4.160 euro) e alla Svezia (4.019), mentre la Francia è all’ottavo posto della graduatoria con 3.572 euro. Fanalino di coda è nuovamente la Romania (983 euro).
Tra il 2013 e il 2017, la spesa per la sanità in Italia è aumentata dello 0,6%, dopo essere diminuita dello 0,9% dal 2009 al 2013. In questa fascia di tempo, la contrazione della spesa maggiore è stata a carico della Grecia con -8,7%, solo marginalmente recuperata negli anni successivi (+0,7%). La Germania ha invece sempre aumentato la spesa (+1,6% fino al 2013 e +2,2% al 2017). In Italia la maggior parte della spesa va alla cura dei pazienti ricoverati (32% del totale, media Ue 30%), seguita dalla spesa per i pazienti esterni (31%, Ue 30%), per i medicinali (21%, Ue 20%), la lungodegenza (10%, Ue 13%) e i servizi collettivi (6%, Ue 7%). L’Ocse calcola in 1.149 euro la spesa ospedaliera pro capite in Italia, un po’ sopra la media Ue (1.059 euro). Al primo posto nell’Unione c’è la Danimarca con 1.653 euro, mentre la Svizzera resta al top assoluto con 2.030 euro. La spesa per farmaci in Italia è pari a 447 euro pro capite, una delle maggiori della Ue (settimo posto) a fronte di una media di 417 euro. Al primo posto, in questo caso, la Germania con 572 euro.
Il 74% della spesa sanitaria, inoltre, in Italia è a carico del servizio nazionale, al quarto posto nella Ue dietro a Danimarca e Svezia (84%) e al Regno Unito (79%) e oltre il doppio rispetto media Ue (36%, dove però in media il 41% della spesa è coperto da assicurazioni mediche obbligatorie). Il 23% della spesa per la sanità viene poi pagato direttamente dagli utenti e il 2% da assicurazioni private.
Salute mentale
L’Ocse calcola poi che il costo totale dei problemi di salute mentale in Italia sia del 3,3% del Pil, pari a oltre 54 miliardi di euro, sotto la media Ue che è del 4,1%. Un terzo dei costi, ovvero 18 miliardi di euro, si riferisce a costi indiretti legati alle minori occupazione e produttività delle persone con problemi mentali. In Italia si stima al 16,9% la popolazione con disturbi mentali (media Ue 17,3%) e in buona parte sono disturbi ansiosi (6%) o depressivi (4%). I Paesi con la maggiore proporzione di disturbi mentali sono la Finlandia, l’Olanda, la Francia e l’Irlanda (tra il 18% e il 18,5%), mentre quelli con la quota minore sono la Romania (14,3%) e la Bulgaria (14,8%). Tuttavia, precisa l’Ocse, le percentuali sono legate anche alla maggiore o minore consapevolezza di questo tipo di disturbi e alla disponibilità di servizi mentali, oltre alla possibile discriminazione sociale che possono causare e che induce a non riferirli.
Percezione della salute
Nel nostro Paese sette italiani su 10 dicono di sentirsi bene o molto bene, confortati anche dalla lunga aspettativa di vita (la seconda della Ue).
Gli italiani, in generale, si sentono bene: il 71% riferisce di essere in buona salute (media Ue 68%). Si sentono meglio le fasce a reddito più alto (77%) di quelle più disagiate (69%), ma si tratta in ogni caso di percentuali tra le più alte della Ue. Solo il 15% degli abitanti della Penisola riferisce di avere malanni cronici, la quota minima della Ue, ma con una netta differenza tra le fasce più abbienti della popolazione (13%) e quelle più povere (24%). Il 22% degli italiani dice poi di avere una qualche forma di invalidità (media Ue 24%), con una propensione maggiore tra i meno abbienti (22%) rispetto ai più benestanti (18%).
Gli adolescenti italiani
Preoccupano i dati che riguardano gli adolescenti sul consumo di alcol e fumo e sul tasso di obesità infantile. L’Italia purtroppo conta la maggiore percentuale dell’intera Ue di 15-16enni che fumano (37%), con una delle maggiori percentuali di adolescenti con ‘episodi di eccessivo consumo di alcol’, cioè che si ubriacano (34% nel 2015, quarto posto Ue) e con la seconda maggiore quota di teen-ager che fanno uso di cannabis (15% dietro al 17% francese). Poi c’è il dato sull’obesità infantile: è sovrappeso il 18% dei bambini italiani di 7-8 anni, la seconda percentuale più alta della Ue, dietro a Cipro (20%) e allo stesso livello della Spagna.
Tuttavia, l’Italia continua a brillare per l’aspettativa di vita, che è la seconda più elevata, con 83,4 anni, dietro alla Spagna (83,5), quasi 2 anni e mezzo più della media Ue.