Il vaccino contro il Covid-19, il virus che tiene il mondo in ostaggio da mesi, è in arrivo. Già dal prossimo mese dovrebbe iniziare la somministrazione, se avrà superato tutti i controlli delle autorità regolatorie (Ema e Aifa). Si tratta di un tempo record per la ricerca scientifica che ha visto un’alleanza internazionale senza precedenti, ma che potrebbe incontrare gli ostacoli generati dallo scetticismo della popolazione. Infatti il 43% degli italiani risulta esitante rispetto alla vaccinazione anti Covid-19, un dato in crescita rispetto a maggio, quando l’arrivo del vaccino sembrava ancora molto lontano. Il dato emerge dal monitoraggio psicologico sull’esitanza vaccinale condotto (a partire da maggio) dall’EngageMinds HUB, il centro di ricerca dell’Università Cattolica che si occupa di psicologia dei consumi e della salute sotto la direzione della professoressa Guendalina Graffigna, presentati in diretta sui social nell’incontro “Vaccino anti Covid-19. Le ragioni della scienza le preoccupazioni dei cittadini”. Stefania Boccia, docente di Igiene della Facoltà di Medicina, e Walter Ricciardi, docente di Igiene generale e applicata in Cattolica e Consigliere del Ministro della Salute nell’emergenza sanitaria (da Covid-19).
«Se la volontà di essere vaccinati prevarrà, allora si arriverà nel giro di un semestre a vaccinare gran parte della popolazione, naturalmente in dipendenza delle autorizzazioni e della disponibilità di vaccino – ha detto Giovanni Rezza, Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, intervenuto durante la presentazione – stiamo cercando di mantenere basso il livello di circolazione virale e questo comporta un forte impegno anche economico. È chiaro che un vaccino contro il Covid è necessario per avere una soluzione non solo transitoria contro questa pandemia».
Vaccino e scetticismo: i dati
Solo il 57% degli italiani (6 italiani su 10) si dichiara disponibile alla vaccinazione. Tuttavia diminuiscono rispetto a fine settembre coloro che sono certi che non si vaccineranno (oggi 16% rispetto al 20% della precedente rilevazione), ma rimane costante la fascia degli incerti che si attesta sul 27%. I più dubbiosi verso il futuro vaccino anti Covid-19 sono le donne e le fasce più giovani, sono invece più sicuri gli over 60 (75% contro il 57% del totale). Non ci sono differenze regionali in tema di esitanza vaccinale, a conferma che non è la situazione epidemiologica a determinare le percezioni di rischio Covid-19 e la conseguente motivazione a vaccinarsi, bensì fattori soggettivi e psicologici.
Come ha affermato Walter Ricciardi, “moderatamente ottimista”, pare evidente che «il vaccino è una grande conquista, ma non basterà. Occorre agire sull’analfabetismo scientifico e sull’arroganza degli anti vax. La cultura e la corretta informazione possono fare molto per cambiare l’approccio ai vaccini».
«Lo stato psicologico delle persone e, su un piano più culturale, la sfiducia nella scienza spiegano buona parte dell’alta esitanza vaccinale che riscontriamo, – ha concluso la professoressa Graffigna- si tratta di indicazioni importanti per il sistema sanitario pubblico e per i policy makers perché anche grazie a queste informazioni possono essere ben calibrate le future campagne di informazione sull’importanza della vaccinazione».