Tempo di lettura: 3 minutiDa Nord a Sud, il Covid ha costretto le direzioni strategiche di ospedali e policlinici a rivedere gli assetti organizzativi. Se è vero che nelle realtà più complesse molti interventi e visite sono stati cancellati, un ruolo centrale viene giocato oggi dalle nuove tecnologie, puntando sul virtuale per creare un’assistenza reale. Ma andiamo con ordine. Il viaggio nella sanità 4.0 prende il via da Ancona, nel reparto diretto dal professor Andrea Galosi, ordinario di Urologia e Direttore della Clinica Urologica, Ospedali Riuniti. Qui la chirurgia mininvasiva e robotica è stata potenziata, riducendo in modo significativo i giorni di degenza. La chirurgia maggiore non si è mai fermata, anche se con la pandemia la migrazione sanitaria verso il Nord si è ridotta ed è aumentata la richiesta di interventi indifferibili. Tecnologie e banda larga sono poi i pilastri dell’esperienza didattica sperimentata dal professor Ettore Mearini, ordinario di Urologia, direttore della Scuola di specializzazione e preside di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Perugia. Mearini ha “aperto” le porte della sala operatoria ai suoi studenti, proiettando le immagini in diretta durante i corsi. Un modo efficace per fare esperienza sin dai primi anni, per formare una generazione di medici già pronta alle grandi sfide della chirurgia moderna. Diagnosi e follow-up alla on-line contraddistinguono la strategia dei reparti reparti di Urologia del Policlinico di Bari, diretti dal professor Pasquale Ditonno e dal professor Michele Battaglia. Qui le scelte sono condivise da un team multidisciplinare, che sfruttando le potenzialità del web con piattaforme per videoconferenza e condividendo la diagnostica di laboratorio, per immagini e gli esami istologici, riesce a garantire il miglior approccio a ciascun caso. Recente anche la definizione di un Piano diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta) che riguarda le patologie oncologiche uro-genitali più frequenti (come il tumore della prostata), un percorso che ha consentito di ridurre il numero delle visite “in presenza”, senza però perdere in efficacia. Un’esperienza simile, fatta di condivisione web con un team multidisciplinare e di telemedicina, è quella messa in campo nel reparto del professor Massimo Madonia, direttore della Clinica Urologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari. A volte i device servono invece a restare in contatto con i pazienti in attesa di ricovero, come accade nel reparto di Urologia dell’Ospedale Umberto I di Nocera, guidato dal dottor Roberto Sanseverino, direttore Unità Operativa di Urologia dell’ASL di Salerno. Qui, medici e infermieri danno informazioni utili e tanto conforto in un momento nel quale si registrano difficoltà legate alla priorità dei ricoveri Covid. All’insegna del “contatto”, visto che il Covid ci mina persino negli affetti, è il progetto messo in campo nel reparto del professor Vincenzo Ficarra, ordinario di Urologia e direttore della Clinica Urologica di Messina. Dopo la cena, con l’ausilio del tablet, il personale si occupa di mettere in contatto i pazienti anziani, non autosufficienti, con i parenti a casa. Che la telemedicina sia «la strada del futuro» ne è convinto anche il professor Piercarlo Gentile, direttore del Centro di Radioterapia dell’Ospedale Fatebenefratelli San Pietro di Roma, consulente scientifico della clinica Villa Maria a Mirabella Eclano e del Marelli Hospital di Crotone. Qui, la rete creata tra le strutture permette al paziente selezionare quella più vicina al proprio domicilio, per incontri di valutazione, o di follow-up. Tecnologie che permettono di andare oltre gli ostacoli enormi di questo periodo. La pensa così anche il professor Cosimo De Nunzio, associato di Urologia alla Sapienza di Roma. «Nel nostro reparto, diretto dal professor Andrea Tubaro, si è potenziata sia la telemedicina, sia l’interazione con i parenti del paziente», dice De Nunzio. Sulla stessa linea anche il professor Rocco Papalia, del Campus Biomedico di Roma. E proprio al Campus si punta al tracciamento con i colori e imaging in fluorescenza, come ausilio anche nella chirurgia della prostata nerve sparig. Una chirurgia di precisione che permette risultati eccellenti e tempi di degenza ridotti al minimo. Un esempio virtuoso è poi quello che arriva dal policlinico universitario della Campania Luigi Vanvitelli. «Nonostante il Covid – spiega il professor Marco De Sio, ordinario di Urologia – non abbiamo mai sospeso il turnover operatorio, tenendoci sempre in contatto con i pazienti con strumenti di telemedicina». Tecnologia, dunque, per superare le restrizioni del Covid. Per ridurre il rischio del contagio ed affrontare l’inevitabile esigenza di impedire ai parenti l’accesso al letto dei propri cari. «Per quanto doloroso – dice il professor Luigi Schips, ordinario di Urologia all’Università di Chieti – il ricovero senza la presenza dei parenti in camera ci consente di limitare i rischi di contagio».
di Emanuela Di Napoli Pignatelli