Dopo le ultime rivelazioni sulla morte della 27enne Valeria Fioravanti, la cui meningite fu scambiata per una cefalea e poi, a un secondo controllo, per una lombosciatalgia, si sono riaccesi i riflettori sui rischi – spesso nascosti – di questa malattia. Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele, ricorda che in Italia la malattia è endemica. Fortunatamente, si tratta di una patologia poco contagiosa, ma con un alto rischio di morte se la diagnosi non arriva in tempo.
Incidenza in calo
Fortunatamente, gli ultimi dati resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità evidenziano un calo delle infezioni nel nostro Paese nel triennio 2019-2021. In particolare, l’incidenza della meningite da meningococco è scesa dallo 0,32 a 0,04 casi ogni 100mila abitanti. L’ultimo report, risalente al 2021, precisa che nel nostro Paese i casi da meningococco sono stati 26, da meningite pneumococcica ammontano a 480 e da emofilo risultano 67. I tre tipi di meningite si sono tutti dimostrati in crescente diminuzione rispetto agli anni precedenti.
I sintomi
Resta un problema enorme arrivare a una diagnosi precoce, perché i sintomi sono spesso aspecifici. Il mal di testa è uno dei sintomi più importanti, ma è anche vero che è un sintomo molto poco specifico, può insorgere per tantissime altre cause. Oltre al mal di testa si possono presentare rigidità della nuca, febbre, senso di confusione, annebbiamento mentale, sonnolenza. In alcuni casi si può manifestare anche vomito.
I vaccini
Lo specialista sottolinea come oggi ci siano le armi per prevenirla, si pensi ai vaccini per la forma meningicoccica sia A, che C, che B. Ma non sempre i genitori scelgono la profilassi. In molti casi manca un’informazione corretta sui vaccini, in altri i pregiudizi spingono i genitori a considerare le vaccinazioni inutili e potenzialmente dannose. Un problema tutt’altro che risolto sul quale è importante mantenere alta la guardia.