Chi si ammala di cancro e ha problemi economici muore prima. Non è una supposizione bensì una scioccante certezza emersa da uno studio del Pascale e della Sun di Napoli. Lo studio, presentato al congresso dell’Esmo a Copenhagen, è stato condotto mettendo insieme i dati di 16 sperimentazioni cliniche realizzate in Italia tra il 1999 e il 2015, coordinate proprio dall’Istituto dei Tumori di Napoli. Nel complesso, hanno partecipato a queste sperimentazioni 3.670 pazienti affetti da cancro del polmone, della mammella e dell’ovaio. Già all’inizio dello studio è stato constatato che un quarto dei pazienti riportava difficoltà economiche di grado variabile e che queste persone avevano un rischio del 35% in più di avere un peggioramento della propria qualità di vita rispetto a chi non aveva problemi finanziari. Inoltre, in un altro 22% di pazienti, i problemi economici aumentavano durante il trattamento chemioterapico e in queste persone il rischio di morte aumentava del 20% rispetto a chi non riferiva problemi.
«I dati – spiega il dottor Franco Perrone – sono importanti almeno per due ragioni, per la prima volta abbiamo dati che fotografano un paese europeo e sono, purtroppo, coerenti con quanto è stato già segnalato negli Stati Uniti dove però non esiste servizio sanitario nazionale. La dimensione, inoltre, dell’effetto negativo sulla sopravvivenza della tossicità finanziaria è simile alla dimensione dell’effetto benefico di alcuni nuovi farmaci».
Questo cosa significa?
«L’impatto di una “cura” contro la tossicità finanziaria avrebbe un effetto molto rilevante, e ovviamente senza effetti collaterali. In realtà ci aspettavamo che i pazienti con problemi economici avessero un peggioramento della qualità di vita più in generale, perché è intuitivo che questi due concetti siano collegati. Ci ha sorpreso, invece, trovare che il rischio di morte aumenta per i pazienti che peggiorano i problemi economici durante il trattamento».
Cosa si può fare in termini di governo della sanità?
«Il dibattito in sanità negli ultimi anni si è concentrato sul problema del costo dei farmaci, che aumenta in maniera irragionevole e sottrae risorse rilevanti. I nostri dati sono un campanello d’allarme e spingono a riflettere sul fatto che buona sanità non significa mettere solo farmaci a disposizione dei medici e dei pazienti».
La soluzione è politica?
«Evidentemente. Esiste altro su cui si può e si deve migliorare, all’interno di un sistema pubblico che rappresenta – e i nostri dati lo confermano – una solida base, per soddisfare i bisogni di assistenza degli ammalati di cancro. Inutile dire che le difficoltà economiche dello Stato e i tagli alla sanità non aiutano». Dunque, i soldi non fanno la felicità, ma a quanto pare aiutano a vivere più a lungo.