Farmaci, le materie prime per realizzarli parlano italiano. A dirlo è uno studio di settore presentato al Forum Aschimfarma 2016, al quale hanno partecipato i massimi esperti, che hanno commentato l’andamento e le caratteristiche di un comparto farmaceutico fiore all’occhiello della nostra economia. Da capogiro le cifre che ruotano attorno a questo mercato, visto che il fatturato mondiale del settore, che vale circa 43 miliardi di dollari, viene realizzato al 10% in Italia, dove operano circa 80 imprese. Su cosa si poggia questa leadership? Sulla qualità. Nel campo farmaceutico l’Italia mantiene una quota di export altissima, l’85%, e il personale dedicato alla ricerca e sviluppo è più che doppio rispetto alla media manifatturiera. Il costo del lavoro pro-capite supera del 50% la media manifatturiera, a dimostrazione della migliore qualificazione e professionalità del personale, ma anche della capacità di offrire anche in futuro opportunità di lavoro alle giovani generazioni.
Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma (associazione di Federchimica che rappresenta in Italia i produttori di principi attivi farmaceutici) spiega che il nostro paese «ha da tempo raccolto le più importanti sfide della globalizzazione, producendo secondo standard di alta qualità e sofisticata specializzazione; nonché del cambiamento tecnologico, con investimenti in capitale umano e Industria 4.0. Le multinazionali del farmaco premiano la strategia dei produttori italiani: molte big pharma negli ultimi anni sono tornate ad acquistare in Europa ed in particolare in Italia. Anche le nostre Istituzioni hanno vinto la scommessa della competitività, privilegiando la qualità come elemento strategico per la tutela della salute e la crescita industriale del settore chimico farmaceutico».
L’assunzione di questa strategia da parte di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), conclude Baccalani, ha favorito il mantenimento e il miglioramento degli standard qualitativi dei produttori italiani di principi attivi farmaceutici nei confronti della competizione mondiale».
Non mancano, tuttavia, alcune criticità, si pensi alla necessità di evitare che un eccesso di burocrazia interferisca con le politiche industriali, creando lentezza negli adempimenti e soprattutto incertezza, dovuta a interpretazioni non univoche e poco chiare delle normative vigenti. Secondo gli esperti occorre anche favorire un nuovo rapporto tra impresa e mercato dei capitali, sostenuto da programmi pubblici di investimento nelle imprese.
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