Il 10% degli italiani ha sofferto di calcoli alla colecisti almeno una volta nella vita. Il disturbo colpisce circa il 15% delle persone dopo i 40 anni.
Si tratta di piccoli sassolini duri formati da sali e colesterolo che bloccano il passaggio della bile, il liquido prodotto dal fegato per digerire i grassi. In altre parole colesterolo e sali possono aggregarsi e formare calcoli che ostruiscono il passaggio di questo liquido, causando così l’infiammazione della colecisti.
Esistono due tipi di calcoli: la prima con una formazione principale di colesterolo (più frequente negli adulti) e un’altra che ha invece la sua natura nella bilirubina, una delle sostanze di cui è composta la bile (più frequente nei bambini).
I fattori di rischio per la formazione di calcoli
Tra i fattori di rischio ci sono: il sesso, l’età, la familiarità e patologie come il diabete mellito e l’obesità.
Il dottor Massimo Colombo, specialista in Epatologia in Humanitas, ha spiegato che le donne, ad esempio, producono calcoli a un ritmo superiore all’uomo, soprattutto nella fase fertile o quando utilizzano estrogeni. Gli uomini, invece, invecchiando raggiungono le percentuali femminili, poiché con l’invecchiamento si perde la capacità di produrre acidi biliari in quantità sufficienti per sciogliere il colesterolo nella bile.
Alcuni comportamenti e stili di vita scorretti, come un’alimentazione tipica delle diete occidentali molto ricche di zuccheri raffinati e di grassi, facilitano l’accumulo di colesterolo nella bile e di conseguenza i calcoli, così come il sovrappeso (legato a una dieta ipercalorica e alla mancanza di attività fisica) e l’obesità.
Infine, c’è il fattore familiarità. Anche se, spiega Colombo, è difficile definire la familiarità perché dipende dal trasferimento di caratteristiche genetiche e da comportamenti e abitudini del nucleo familiare, tuttavia esistono per esempio rapporti con le etnie ad esempio riguardanti gli indiani del Cile che hanno tassi di calcolosi nelle donne giovani che sfiorano il 70%.
Calcoli. Le cure
“Il trattamento è richiesto solo per pazienti con colica biliare o complicanze infettive o ostruttive – ha spiegato lo specialista -. I calcoli di piccole dimensioni e recenti possono essere risolti con somministrazione orale di acidi biliari. Questa terapia funziona però solo in una minoranza di questi pazienti e va somministrata dopo aver verificato che il dotto è in grado di ricevere il farmaco, libero e non ostruito dal calcolo stesso. Se i calcoli invece sono di volume maggiore, si indica di solito la colecistectomia in laparoscopia” , ha detto l’epatologo.
“Nel 90% dei casi, la vita dei pazienti che sono stati trattati con l’intervento chirurgico della colecistectomia, decorre senza complicanze post chirurgiche. In solo il 5-10% dei casi si presenta la cosiddetta sindrome post colecistectomia che può durare da pochi giorni a qualche mese, a seconda del paziente e che comporta cattiva digestione e qualche dolore, ma che è trattabile e curabile con alcune procedure mediche”, ha concluso il medico.