Era il 2012. I ricercatori dell’Harvard Medical School, scoprivano un ormone prodotto dal tessuto osseo e dai muscoli durante l’allenamento fisico (quando cioè si trovano in uno stato di sollecitazione). A questa sostanza viene dato il nome di Irisina anche se in molti la chiamano “l’ormone dello sport”.
Da allora è stata studiata in diversi centri di ricerca (università di Pechino, dall’università politecnica delle Marche in collaborazione con l’università di Bari, ecc.) dimostrando che l’irisina può contrastare l’osteoporosi (quindi ridurre il rischio di fratture) e l’atrofia muscolare (di conseguenza favorire l’irrobustimento dei muscoli). Entrambi questi effetti potrebbero essere molto importanti considerando il crescente invecchiamento della popolazione.
Ma come agisce l’originale? Gli effetti sono dovuti al fatto che questa sostanza favorisce la fissazione del calcio nel tessuto osseo e attiva gli osteoblasti stimolando la costruzione del tessuto osseo.
Inoltre migliorerebbe anche la sensibilità delle cellule all’insulina (fenomeno positivo per ridurre i rischi da diabete) e produrrebbe l’aumento della quantità del tessuto adiposo bruno cioè del “grasso bruno” corporeo (che grazie alla termogenina “brucia” i grassi per produrre calore cioè per attuare la termogenesi) e non del “grasso bianco” (che se in eccesso può essere pericoloso per la salute).
Un altro recente studio effettuato dall’università di Pechino su oltre cento donne e pubblicato sul “Joint Bone Spine Journal”, ha dimostrato che basse concentrazioni di irisina aumentano il rischio di fratture ossee.
Insomma, le evidenze scientifiche portano all’esigenza di ridurre la sedentarietà e optare per uno stile di vita dinamico attraverso un costante movimento fisico.
C’è da dire, in conclusione, che l’attività fisica, anche se moderata, specialmente in alcuni casi (anziani, defedati, ecc.), necessita dell’indicazione e il controllo di personale qualificato che possa suggerire l’esercizio più adatto alle caratteristiche del soggetto.[wl_chord][wl_cloud]