Tempo di lettura: 3 minutiI maggiori specialisti nel campo della chirurgia oculistica si sono ritrovati a Napoli per discutere delle innovazioni nella chirurgia mini invasiva per la cura del glaucoma. Ad organizzare questo rendez vous nazionale è stato il dottor Mario Sbordone (direttore dell’Unità Operativa di Oculistica dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie), che in diretta streaming ha trasmesso alcuni interventi realizzati proprio con le nuove tecniche oggi disponibili. «Troppi pazienti con glaucoma ritardano l’intervento a causa di mancate diagnosi o, peggio ancora, dell’errata convinzione che evitare l’intervento chirurgico sia la scelta giusta. Oggi, a differenza di qualche anno fa, esistono infatti delle tecniche chirurgica mini-invasive che possono aiutate i pazienti affetti da glaucoma a preservare la vista senza dover sopportare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali. Quindi, una chirurgia “light” ma efficace, che è preferibile ad un uso prolungato di colliri», spiega Sbordone che da più di 15 anni si occupa di chirurgia mini-invasiva del glaucoma, facendo del Santa Maria delle Grazie un punto d’eccellenza anche per l’oculistica. «Queste tecniche – aggiunge – consentono oggi di evitare gli effetti collaterali degli interventi tradizionali, che pur avendo un ottimo rapporto di efficacia e sicurezza costringono ad un decorso post operatorio faticoso e sofferto per il paziente».
BENEFICI
Dunque, si punta oggi ad un minore rischio post operatorio e di conseguenza anche un minor disagio e una ripresa più rapida. Lo specialista spiega infatti che gli effetti collaterali che maggiormente si riscontrano dopo un intervento “tradizionale” sono l’ipotono e le emorragie.
Il dottor Mario Sbordone
Nel primo caso, «il problema è causato dall’improvviso passaggio che si ha da un occhio sottoposto ad una forte pressione, ad un occhio eccessivamente sgonfio. Cosa che causa un peggioramento della vista nel post operatorio». Altro effetto collaterale della chirurgia tradizionale sono le emorragie, che si generano all’interno dell’occhio e che dipendono proprio da questo repentino calo di pressione nel bulbo oculare. Di qui l’esigenza e l’importanza di un evento come il Glaucoma Day organizzato a Napoli, che aiuta a comprendere perché un intervento mini-invasivo sia oggi più che preferibile. «Queste tecniche – prosegue Sbordone – ci consentono di realizzare un deflusso programmato del lucido intra oculare e quindi si evitano i grassi vuoti di pressione all’interno dell’occhio, garantendo al paziente un decorso molto più confortevole». Questi interventi basati su tecniche mini invasive durano in media solo 15 minuti in un regine di day surgery, decisamente più “leggeri” rispetto a quanto avviene con la chirurgia tradizionale. Ma cosa avviene di preciso?
L’INTERVENTO
«Semplificando non poco, lo scopo della chirurgia mini-invasiva per il glaucoma – spiega Sbordone – è quello di creare una piccola fistola che consenta il drenaggio dell’umore in eccesso dal bulbo oculare. Si adoperano degli stent piccolissimi per regolare il deflusso del liquido, device di altissima precisione che hanno uno spessore inferiore a quello di un capello. Parliamo di interventi di assoluta precisione che si fanno in anestesia locale, senza alcun dolore per il paziente». Questo il messaggio che si leva con forza da Napoli: oggi esistono tecniche che possono arrestare il glaucoma. Ma bisogna giocare d’anticipo. «Una volta generati – conclude Sbordone – i danni al nervo oculare non possono essere riparati. Ecco perché è fondamentale parlare di glaucoma, far capire e informare, non solo i cittadini ma anche i colleghi oculisti che non sono chirurghi. Molti dei quali continuano ancora oggi a prescrivere colliri vari, cercando di procrastinare il più possibile l’intervento. Questa visione è resa ormai obsoleta dall’avvento delle tecniche mini-invasive e dobbiamo fare in modo che quanti più pazienti accedano alla chirurgia prima che il danno si generi. Una chirurgia, se più sicura, va consigliata presto».