Tempo di lettura: 3 minutiLa regione italiana con il sistema sanitario più efficiente è il Piemonte, che quest’anno toglie la prima posizione al Trentino Alto Adige. La regione “più malata”, invece, si conferma la Calabria. Le realtà territoriali definite “sane” sono in tutto quattro, nove aree sono “influenzate” e ben sette “malate”. Il Lazio precipita di 10 posizioni rispetto alla precedente classifica, collocandosi nell’area delle regioni “influenzate”. Perdono posizioni, uscendo dall’area delle realtà sanitarie d’eccellenza, Umbria e Liguria. Al Sud la migliore perfomance spetta al Molise che guadagna sei posizioni lasciando l’area dei sistemi sanitari locali più sofferenti.
La fotografia scattata alla sanità italiana si basa sull’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il secondo anno consecutivo, dall’Istituto Demoskopika. Sono sette gli indicatori con dati desunti da diverse fonti istituzionali: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, spesa sanitaria, famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica.
A caratterizzare l’area dei sistemi sanitari più virtuosi ben quattro realtà del Nord. A guidare la graduatoria, in particolare, il Piemonte che con un punteggio pari a 492,1, conquista la vetta, spodestando il Trentino Alto Adige che, pur collocandosi nell’area delle regioni con un sistema sanitario “d’eccellenza” con 403,9 punti, ha registrato una retrocessione di tre posizioni rispetto all’anno precedente. La Lombardia, con 450,5 punti, mantiene saldamente la sua seconda posizione immediatamente seguita sul podio dall’Emilia Romagna con 438 punti.
Nel gruppo, ben più consistente, delle regioni “influenzate” si collocano ben nove realtà: oltre al Lazio che, con 318,1 punti, si posiziona in coda all’area perdendo ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, si piazzano Valle d’Aosta (375,4 punti), Toscana (370,7 punti), Marche (364,7 punti),
Umbria (351,8 punti), Molise (347,2 punti). E, ancora, Veneto (336,3 punti), Liguria (335,9 punti) e Friuli Venezia Giulia (319,6 punti).
Sono tutte del Sud, infine, le regioni che contraddistinguono l’area dell’inefficienza sanitaria: Sardegna (277,9 punti), Basilicata (272,1 punti), Abruzzo (269,1 punti) e Campania (259,3 punti). Nelle ultime tre postazioni delle realtà sanitarie più “malate” si posizionano Puglia (243,3 punti), Sicilia (234,5 punti) e Calabria (223,8 punti).
Circa un italiano su tre (34,2%) dichiara di essere soddisfatto dei servizi sanitari legati ai vari aspetti del ricovero: assistenza medica, assistenza infermieristica, vitto e servizi igienici. L’indicatore mostra un divario più che significativo tra le diverse realtà regionali. I più appagati vivono in Trentino Alto Adige che ha ottenuto il massimo del risultato (100 punti) immediatamente seguito dalla Valle d’Aosta (85,9 punti) e dall’Emilia Romagna (85,2 punti), realtà in cui il livello medio di soddisfazione per i servizi ospedalieri, rilevata dall’Istat tra coloro che hanno subito almeno un ricovero nei tre mesi precedenti l’intervista, oscilla tra il 60% ed il 50%. Anche il Piemonte si difende. Sul versante opposto, il minor livello di soddisfazione, pari mediamente al 16%, si registra in Molise (28,4 punti), Campania (27,7 punti) e Puglia (14,7 punti).
Per Molise e Sardegna confermati i primati positivo e negativo relativi alla mobilità sanitaria attiva in Italia. In particolare, analizzando gli ultimi dati disponibili (primo semestre 2015), è il Molise, con 100 punti, a mantenere la prima posizione della graduatoria parziale relativa alla mobilità attiva, l’indice di “attrazione” che indica la percentuale, in una determinata regione, dei ricoveri di pazienti residenti in altre regioni sul totale dei ricoveri registrati nella regione stessa, e che in Molise, per l’appunto, è pari al 27,9%. Sul versante opposto, si colloca la Sardegna (3,2 punti) con un rapporto tra i ricoveri in regione dei non residenti sul totale dei ricoveri erogati pari allo 0,9%.
In valori assoluti, sono principalmente le regioni del Nord a ricevere il maggior numero di pazienti non residenti. In questa direzione le realtà più attrattive sono la Lombardia (78 mila ricoveri extraregionali), l’Emilia Romagna (54 mila ricoveri extraregionali), il Lazio (38 mila ricoveri extraregionali), la Toscana (34 mila ricoveri extraregionali) ed il Veneto (28 mila ricoveri extraregionali).
Come per la mobilità attiva, anche per la mobilità passiva restano immutate le “posizioni estreme” della classifica parziale rispetto all’anno precedente. I lucani, infatti, confermano la loro diffidenza, in maniera più rilevante rispetto agli altri, scegliendo di ricoverarsi e curarsi in strutture sanitarie fuori dai confini regionali. In particolare, con un indice di “fuga”, pari al 24,1%, che misura, in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali, la Basilicata ha totalizzato solo 16,6 punti nella graduatoria parziale di Demoskopika. Ciò significa che, nei soli primi sei mesi del 2015, la migrazione sanitaria può essere quantificabile in circa 10 mila ricoveri. Sul versante opposto, i più “fedeli” al loro sistema sanitario risultano i lombardi. Anche il Piemonte, regione “vincitrice”, registra una bassa migrazione. La Lombardia, con appena il 4%, registra il rapporto minore di ricoveri fuori regione dei residenti sul totale dei ricoveri totalizzando il massimo del punteggio (100 punti).