Sebbene rappresenti il 19,8 per cento dei tumori maschili, la percezione del rischio rispetto al tumore della prostata è ancora bassa. La scarsa consapevolezza da parte degli uomini riguarda soprattutto la prevenzione. Fondazione Onda ha redatto un documento a partire dalle Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea e attraverso il confronto fra le tre Regioni Lombardia, Marche e Sicilia. Le regioni sono rappresentative delle tre macroaree geografiche italiane. L’obiettivo è promuovere una corretta informazione sul tumore della prostata e l’accesso alla diagnosi precoce.
I numeri
Secondo l’ultimo rapporto “I numeri del cancro in Italia”, pubblicato nel dicembre 2022, sono state stimate per l’anno 2022 circa 40.500 nuove diagnosi. Il Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato nel 2021, e la pubblicazione nel dicembre 2022 dell’aggiornamento delle Raccomandazioni sugli screening oncologici, sollecitando più attenzione verso la diagnosi precoce con l’obiettivo di ridurre la mortalità e le diseguaglianze, invitano a considerare lo screening organizzato, oltre che per altri tipi di tumore, anche per il tumore della prostata.
In Italia, dove un programma di screening organizzato per il tumore della prostata non è attivo, il Piano Oncologico Nazionale, che è stato licenziato lo scorso gennaio, ha recepito le Raccomandazioni del Consiglio europeo. In particolare sottolinea l’importanza di valutare modelli e protocolli tecnico-organizzativi anche in ambito di carcinoma della prostata e del polmone.
Diagnosi precoce nel tumore della prostata
“La diagnosi precoce rappresenta la strategia preventiva più efficace in ambito oncologico, poiché consente di intercettare il tumore in fase iniziale, anche prima della comparsa di sintomi, quando la malattia è ancora localizzata, aumentando le possibilità di cura e guarigione attraverso trattamenti meno invasivi, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita dei pazienti”, dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.
“A ciò si aggiunge la migliore razionalizzazione delle risorse economiche, con risparmio sui costi delle cure e delle relative complicanze nonché dell’assistenza a lungo termine. Il nostro auspicio è che, attraverso gli esiti del confronto sullo scenario delle tre Regioni individuate come rappresentative, Lombardia, Marche e Sicilia, emerga chiaramente l’urgenza di attuare un percorso di screening strutturato anche per il tumore della prostata, superando gli ostacoli che ad oggi lo lasciano inattuato, con particolare attenzione ai soggetti a rischio”.
Sintomi e prevenzione
La bassa percezione del rischio da parte degli uomini è uno dei principali ostacoli alla prevenzione.
Inoltre i sintomi sono spesso assenti nella fase iniziale del tumore della prostata e non hanno una specificità. Sono quindi comuni ad altre patologie benigne e hanno uno scarso impatto inizialmente sulla vita del paziente.
Il rischio di sovradiagnosi
Al rischio di incorrere in sovradiagnosi e soprattutto sovratrattamento si contrappone quello di non disporre di strumenti adeguati a intercettare precocemente le forme più aggressive e pericolose.
In particolare, il PSA è un marker organo-specifico e non tumore-specifico. In pratica può aumentare non solo in presenza di cancro della prostata, ma anche in condizioni fisiologiche o in caso di patologia benigna (ad esempio, infiammazioni o traumi, falsi positivi). D’altra parte, può anche risultare entro i limiti di riferimento, pur in presenza di patologia tumorale (falsi negativi). Da qui l’importanza della diagnosi precoce attraverso l’individuazione dei soggetti a rischio, sulla base dei fattori significativi. Uno di questi è l’età (con un’incidenza che cresce in particolare dopo i 50 anni), la familiarità (si stima che il rischio sia almeno raddoppiato nel caso di un familiare di primo grado affetto da questa neoplasia), e la presenza di specifiche mutazioni genetiche.
I fattori di rischio nel tumore della prostata
“Fra i fattori di rischio rilevanti per il carcinoma della prostata hanno grande peso la famigliarità e la presenza di specifiche mutazioni genetiche (come BRCA2 e BRCA1) fra i parenti di primo e secondo grado. Queste mutazioni riguardano trasversalmente anche altre neoplasie, quali pancreas, mammella, ovaio, probabilmente colon e melanoma, interessando dunque non solo la linea eredo-famigliare maschile ma anche quella femminile. La sfida dei prossimi anni, che coinvolgerà medici e istituzioni, sarà volta a identificare percorsi di mini-counseling e di counseling genetico che permettano di identificare precocemente i soggetti a rischio”, dichiara Giario Conti, Segretario SIUrO, Società Italiana di Urologia Oncologica.
“Per i malati di cancro l’informazione è la prima medicina. Europa Uomo rappresenta la principale rete di informazione sul tumore della prostata in Italia e in Europa. Oltre a tutelare i diritti dei pazienti e a organizzare per loro attività di sostegno, promuove la ricerca e svolge iniziative di sensibilizzazione su prevenzione, diagnosi precoce e cure multidisciplinari, con campagne di comunicazione, conferenze e giornate dedicate”, dichiara Claudio Talmelli, Consigliere, EuropaUomo Italia Onlus.
Obiettivi del documento
Definire percorsi interdisciplinari ospedale-territorio per la diagnosi precoce del tumore della prostata, e individuare i fattori di rischio, soprattutto quello eredo-familiare, sono tra gli obiettivi principali del documento. Secondo gli specialisti è importante potenziare la rete MMG, specialisti territoriali e ospedalieri interconnessa con gli specialisti ospedalieri oncologo/urologo, valorizzare il ruolo del MMG nell’accesso alla diagnosi precoce, intercettare i soggetti ad alto rischio con iniziative sia sul territorio che nel contesto ospedaliero.