‘Ciao mamma, vado in africa’. E’ il saluto, simbolico, di tanti giovani medici e specializzandi che hanno deciso di partire per coronare un sogno, quello di lavorare nei paesi africani: partiti con la ong ‘Medici per l’Africa Cuamm’, raccontano il continente africano attraverso le storie e i volti conosciuti durante le loro missioni in una serie in cinque puntate. Il titolo è appunto ‘Ciao mamma, vado in Africa’, realizzata da Nicola Berti, con la sceneggiatura di Marco Lodoli, andrà in onda su Tv2000 oggi, proprio nel giorno dedicato all’amore, e resterà fino al 18 febbraio.
Tutti i medici lavorano per portare il diritto alle cure anche all’ultimo miglio del sistema africano, che per loro significa prima di tutto la salute di mamme e bambini. Molti di loro, professionisti non necessariamente in fuga, sono partiti alla volta dell’Africa insieme ai volontari del Cuamm per coronare un progetto o, semplicemente, per fare un’esperienza nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo. Non eroi, semplicemente persone che hanno il coraggio di mettersi in gioco, anche lontano da casa.
La serie indaga le motivazioni che hanno spinto i giovani trentenni a partire e descrive le situazioni, spesso davvero complicate, in cui hanno dovuto mettersi in gioco. Le loro testimonianze rappresentano istantanee su realtà in frenetico cambiamento, punti di vista che possono aiutare lo spettatore a capire qualcosa di più sull’Africa. Cinque puntate per altrettanti paesi e nove protagonisti: specializzandi in medicina e neo specialisti, ma anche logisti e amministrativi, tutti accomunati dal desiderio di aiutare chi ha bisogno.
“Non è facile – racconta una delle protagoniste, Sara Chiurchiu di Roma, 32 anni, specializzanda in pediatria ed ora impegnata in Tanzania – restare lontano dalla propria famiglia, ma qui senti non di fare, ma di essere un medico. L’Africa è difficile, è contraddittoria, però ti prende. La sensazione che hai è che ti riempie e quindi alla fine, ci torni”. Anche Francesca Gritti, 34 anni di Bergamo, laureata in Giurisprudenza, lavora con il Cuamm da due anni. Oggi è in Etiopia, dove coordina l’amministrazione dei progetti. In Italia, afferma, “l’immigrato è l’ultimo degli ultimi e mi sono detta: vorrei vedere come vivono, perché decidono di venire.
L’Africa è bella. Dovremmo essere tutti emigranti per un po’, per capire le motivazioni degli immigrati. Mi piacerebbe tornare in Italia e vedere trattare gli immigrati come qui trattano me: coinvolgendomi nella loro vita”.