Il diabete è una pandemia silenziosa con costi sociali e umani. Ad oggi in Italia colpisce circa 3,9 milioni di persone, ma è destinata a crescere. I dati Istat fanno riferimento al 2022, si tratta del 6,6 per cento della popolazione. Inoltre vanno aggiunti, secondo le stime, i casi non diagnosticati che sarebbero circa 1 milione e mezzo.
Sono 400mila i casi in più dopo i due anni di pandemia da Covid-19. Si stima, infatti, che la prevalenza del diabete sia cresciuta del 14 per cento nella popolazione tra il 2019 e il 2022. L’aumento è attribuibile per il 50 per cento al continuo invecchiamento della popolazione. Per l’altra metà secondo le analisi, potrebbe essere correlato da un lato al peggioramento di alcuni fattori di rischio durante la pandemia, come sedentarietà e aumento di peso, e dall’altro alla tendenza di diagnosi più precoci.
Per quanto riguarda il territorio, anche nello scorso anno sono emerse importanti differenze tra le regioni. Il sud Italia rimane il territorio con la maggior percentuale di persone con diabete. I dati completi sono presenti all’interno dell’Italian Diabetes Barometer Report “La pandemia del diabete e il suo impatto in Italia e nelle regioni: dati di una pandemia in continua evoluzione”, presentato nei giorni scorsi durante il 16th Italian Barometer Diabetes Summit 2023.
L’evento è stato realizzato in collaborazione con Intergruppo parlamentare Obesità, Diabete e malattie croniche non trasmissibili, Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO Foundation), Istat, Università Tor Vergata di Roma, Crea Sanità, Bhave, e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk, nell’ambito del programma Driving Change in Diabetes, con il patrocinio del Ministero della salute, Anci – Associazione nazionale comuni italiani, Istituto superiore di sanità.
Diabete, le disuguaglianze sociali
«Anche quest’anno i dati confermano in Italia un lieve incremento del numero di persone affette da diabete, oltre il 6 per cento della popolazione, cui si stima debba aggiungersi circa un milione e mezzo di casi non diagnosticati. Proprio per la sua prevalenza, per la tendenza al progressivo aumento e per la stretta relazione con le diseguaglianze sociali – come emerge dal monitoraggio continuo effettuato dal sistema di sorveglianza PASSI, attivo presso l’Istituto Superiore di Sanità – il diabete resta una delle sfide più impegnative con cui è chiamato a misurarsi il Servizio Sanitario Nazionale. Una sfida anche per valutare la capacità di tutelare in modo uniforme il diritto alla salute e di diminuire i gap tra Nord e Sud Italia», ha commentato Orazio Schillaci, Ministro della Salute, al quale è stato conferito il premio “Galileo Galilei”, riconoscimento attribuito a eccellenze cliniche, economiche, sociali e politico-sanitarie che si sono distinte per la lotta alle malattie croniche non trasmissibili.
In linea con gli anni passati, anche nel 2022 sono emerse importanti differenze tra le regioni del nord e del sud per quanto riguarda la percentuale di persone con diabete. si passa, infatti, dal 4,7 per cento nel nord-est al 6,9 per cento al sud. «Il sud Italia è il territorio con la maggior percentuale di persone con diabete, dove il triste primato lo detiene la Calabria con l’8,5 per cento di popolazione con la malattia. Se confrontiamo però i dati prima e dopo la pandemia da Covid-19, a parità di età, il maggior aumento di persone con diabete è stato registrato per il Nord-Ovest in Piemonte, che è passato dal 4,5 per cento al 5,7 per cento della popolazione colpita, mentre per il sud in Campania che è passato dal 6,3 per cento al 7,8 per cento. Un aumento importante in questi anni si è registrato anche nella PA di Trento, che nel 2019 aveva il 3,8 per cento della popolazione con diabete e nel 2022 il 5,5 per cento», ha sottolineato Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat.
Il peso della pandemia
«Negli anni della pandemia, la patologia diabetica ha comportato complicanze per molte persone, con un aumento significativo della fragilità degli individui e un aumento del rischio di decesso. Nel primo anno (2020) sono stati oltre 97 mila i decessi in cui il diabete è presente come causa iniziale o come concausa, il 13 per cento del totale. L’incremento rispetto al 2010 è stato del 33 per cento e molto significativo (+25 per cento) anche rispetto al 2019. Gli ultimi dati di mortalità per causa, diffusi di recente, testimoniano le notevoli evidenze del legame tra Covid-19 e diabete, rendendo sempre più urgente la messa in campo di interventi per prevenire e contrastare la diffusione della malattia», ha ribadito Francesco Maria Chelli, Presidente facente funzioni dell’ISTAT Vergata nella prefazione dell’IBDO Report.
«La ricerca sulle correlazioni e i nessi di causalità tra Covid-19 e diabete tipo 2 si sta interrogando non solo sulla probabilità di contrarre il virus e sull’intensità degli effetti da parte di persone che soffrono di diabete, ma anche sulla possibilità che chi abbia contratto il Covid-19 manifesti un rischio maggiore di diabete rispetto ai non contagiati, elemento che potrebbe, in proiezione, aumentare significativamente il numero di persone affette da questa malattia»,ha spiegato Nathan Levialdi Ghiron, Rettore dell’università di Roma Tor Vergata nella prefazione dell’IBDO Report.
Il futuro
«Negli ultimi anni si sono fatti grandi progressi nella lotta al diabete, ma si può ancora fare molto, soprattutto a livello politico-istituzionale, contro la crescente sfida posta da questa patologia a livello globale, europeo e italiano. Riuscendo a gestire in maniera adeguata il diabete tipo 2 si contribuirà in modo significativo anche alla prevenzione di altre malattie croniche che ne condividono i fattori di rischio, i determinanti e le opportunità di intervento», ha ribadito Paolo Sbraccia, Vicepresidente vicario IBDO Foundation. «L’IBDO Report vuole contribuire al dibattito e alla ricerca delle soluzioni, attraverso l’elaborazione di dati che evidenzino le problematiche e le fragilità epidemiologiche, cliniche, sociali, economiche e politico sanitarie».
«In questa prima fase di XIX Legislatura la sottoscrizione di un Patto di legislatura ci ha visto e ci vede impegnati, come parlamentari fondatori dell’Intergruppo, al fianco delle società scientifiche e delle associazioni pazienti, nell’identificare le iniziative legislative da porre in essere e portare avanti a sostegno delle persone con diabete. Su mia iniziativa, è stata depositata presso la Camera dei deputati la proposta di legge “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità”», ha dichiarato l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e malattie croniche non trasmissibili e Vicepresidente Vicario di Anci.
«Allo stesso modo, mi sono impegnata affinché venisse depositato il disegno di legge presso il Senato della Repubblica “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale”. Anche grazie all’attività dell’Intergruppo possiamo affermare che il dibattito parlamentare intorno a questa patologia si stia animando», ha aggiunto la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e malattie croniche non trasmissibili.
«Questo è il momento di ripensare i trattamenti e le cure nel diabete con una nuova visione dell’innovazione, in cui la semplificazione del trattamento, il miglioramento della qualità della vita, la sostenibilità ambientale e le soluzioni di sanità digitale siano i pilastri fondamentali», dichiara Drago Vuina, General Manager e Corporate Vice President Novo Nordisk Italy.