Contro il mieloma la nuova frontiera è quella delle molecole killer. Nel caso del mieloma multiplo, una nuova molecola che presto arriverà in Italia è capace non solo di stimolare il sistema immunitario, ma anche di uccidere le cellule tumorali in maniera diretta e selettiva. La novità del “daratumumab” (questo il nome dell’anticorpo monoclonale) è proprio questo nuovo meccanismo d’azione, il primo e unico ad aver dimostrato di essere efficace anche in monoterapia. Gli studi realizzati sino ad oggi sui pazienti più difficili da trattare, perché refrattari e quindi non più responsivi alle terapie disponibili, hanno mostrato risultati di efficacia mai raggiunti prima in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia e di risposta generale alla terapia.
Il mieloma multiplo
Il mieloma multiplo è una malattia del midollo osseo di fatto incurabile ad oggi. La terapia tradizionalmente si è basata sui classici chemioterapici mentre negli ultimi 10 anni la ricerca ha portato a significativi progressi scientifici. Una fase successiva di sviluppo si è aperta negli ultimi anni, periodo in cui la ricerca si è mossa nel campo delle classi degli anticorpi monoclonali migliorando ulteriormente sia l’efficacia che la sicurezza delle terapie per il mieloma multiplo.
Un giro di boa
Il farmaco, in fase di approvazione in Italia, rappresenta un giro di boa nel miglioramento della terapia per il mieloma multiplo, delineando un nuovo paradigma di cura per i pazienti affetti da questa forma di tumore del sangue. «In pazienti con mieloma multiplo divenuti resistenti a tutte le classi di nuovi farmaci disponibili sino a questo momento, e con un’attesa di vita di pochi mesi – commenta Michele Cavo, professore ordinario di ematologia all’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica “Seràgnoli” dell’Università di Bologna – daratumumab in monoterapia ha prolungato la sopravvivenza di 3 o 4 volte».
Anticorpi monoclonali
«Gli anticorpi monoclonali hanno il potenziale per cambiare radicalmente la strategia terapeutica del mieloma multiplo – spiega Mario Boccadoro, professore ordinario al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute -. Daratumumab può essere aggiunto alle terapie in corso e ha consentito di ottenere ottimi risultati anche nei pazienti più complessi; in combinazione, in soggetti alla seconda o terza ricaduta ha consentito di ridurre la mortalità fino al 60 per cento. Ora sono in corso studi per utilizzarlo già alla diagnosi e si aprono nuovi orizzonti per cui in futuro potremmo essere in grado di cronicizzare il mieloma multiplo».