Durante la pandemia sempre più persone hanno abbandonato le cure con gravi ripercussioni sulle diagnosi. Se ne è parlato al 95esimo Congresso SIDeMaST.
“Dopo la pandemia da Sars-CoV-2 bisogna urgentemente tornare a prenderci cura della nostra pelle, troppo a lungo trascurata, affidandoci con fiducia al dermatologo. Uno specialista che, soprattutto in caso di malattie conclamate o di lesioni sospette, prende in carico il paziente a 360 gradi facendo diagnosi, terapia locale o sistemica, asportazione chirurgica e follow-up completo”. È questo il messaggio lanciato dai Prof. Piergiacomo Calzavara Pinton e Nicola Pimpinelli, Presidenti del 95esimo Congresso Nazionale della SIDeMaST, La Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse presieduta dalla Prof.ssa Ketty Peris. Il Congresso, che per il secondo anno si è svolto fino al 16 ottobre in versione digitale, è stato anche l’occasione per presentare tutte le novità in fatto di terapie dermatologiche, da quelle locali a quelle sistemiche e immunologiche, senza dimenticare i grandi passi avanti compiuti dalla fototerapia e dal perfezionamento delle tecnologie diagnostiche.
“La pandemia ha creato un forte un disorientamento tra molti pazienti, che per paura del Covid hanno abbandonato le cure e soprattutto i controlli – hanno affermato i Prof. Calzavara Pinton e Pimpinelli – e questo ha determinato un ritardo diagnostico e quindi terapeutico di entità variabile soprattutto nei tumori cutanei. Adesso bisogna tornare a curarsi affidandosi al dermatologo, un professionista che in sé riunisce tre competenze, diagnostica, chirurgica e follow up: può infatti personalizzare le terapie mediche locali e sistemiche e quelle chirurgiche per ciascun paziente. Fondamentale, naturalmente, è il dialogo continuo con l’oncologo e il chirurgo”.
Nuove cure sempre più mirate
Durante il Congresso SIDeMaST sono state presentate le novità in fatto di terapie dermatologiche, partendo da quelle locali: “In questo Congresso – ha affermato il Prof. Nicola Pimpinelli – faremo un focus sul 5 Fluoro Uracile, chemioterapia locale che può rivelarsi molto utile in quanto non invasiva. Oggi le terapie locali sono sempre più stabili in quanto preservano meglio l’efficacia del principio attivo. Altro spazio sarà riservato all’Imiquimod, un immunomodulatore locale normalmente utilizzato in due concentrazioni: al 5% per i carcinomi basocellulari e al 3.75% per le cheratosi attiniche. Questo farmaco locale attiva una risposta immunitaria sistemica che consente il trattamento di più lesioni in aree diverse”.
Anche le terapie sistemiche sono sempre più mirate: “Molte novità – ha continuato il Prof. Calzavara Pinton – riguardano per esempio la terapia di precisione dei carcinomi basocellulari avanzati con Vismodegib e Sonidegib. Quest’ultimo è un farmaco di seconda generazione che mantiene sempre la stessa efficacia, ma con una maggior tollerabilità. Anche sul versante dell’immunoterapia ci sono grandi novità per la cura dei carcinomi squamocellulari avanzati grazie a Cemiplimab, un anticorpo monoclonale che soddisfa una esigenza fino ad oggi completamente inevasa. Infatti, questo nuovo farmaco ha dimostrato la sua efficacia in termini di progressività della risposta, aprendo nuove opportunità per quei pazienti con carcinomi squamosi della pelle talmente estesi che non potevano essere guariti con un’asportazione chirurgica o la radioterapia”.
L’armamentario terapeutico del dermatologo oggi aumenta grazie all’evoluzione della terapia fotodinamica: “La terapia fotodinamica oggi ha un impiego sempre più mirato – ha proseguito il Prof. Pimpinelli – le sostanze applicate sulla cute la rendono più ricettiva all’azione della luce; una volta attivate, sono incorporate solo dalle cellule tumorali senza che quelle sane vengano intaccate. Questo fa sì che si possa ottenere un risultato anche lì dove noi non ‘vediamo’ una lesione, perché spesso il tumore nasce su un terreno già ‘predisposto’. In sostanza questa terapia, grazie alla sua selettività, può agire anche dove c’è solo una predisposizione allo sviluppo della patologia”.
Gli strumenti diagnostici non invasivi a disposizione del dermatologo sono sempre più evoluti e avanzati e in grado di “leggere” immagini sempre più precise: “Attraverso il microscopio confocale – ha spiegato il Prof. Calzavara-Pinton – è possibile migliorare la risoluzione del campione così da aumentare in modo importante la capacità diagnostica senza ricorrere alla biopsia chirurgica. Quando poi la microscopia confocale è combinata con la tomografia ottica computerizzata possiamo avere una ricostruzione tridimensionale delle lesioni che ci consente di valutarle con esattezza prima che siano asportate”.
La tecnologia avanzata include anche gli strumenti che si sono rivelati utili durante la pandemia da Sars-CoV-2 e che hanno permesso di seguire i pazienti a distanza grazie alla “teledermatologia”: “Ma – hanno concluso i due esperti – la prima diagnosi va fatta sempre di persona, mentre per il follow up può trovare indicazione la teledermatologia. Ora bisogna recuperare i pazienti che non hanno potuto mantenere la consueta continuità delle cure: a causa della pandemia la condizione di molti di loro è peggiorata. Per questo rinnoviamo loro il nostro invito: affidatevi con serenità ai medici che vi accompagneranno lungo tutto il percorso di cura”.