9,6 milioni di persone in Italia soffrono di patologie cardio-cerebrovascolari, di cui il 54% sono donne. Con 800 mila nuove diagnosi l’anno, le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel nostro Paese, responsabili del 30,8% di tutti i decessi (dati ISTAT 2021), ovvero 1 persona su 3 muore di queste malattie. Riconoscere i primi sintomi dell’ictus può fare la differenza, ma prima ancora mantenere i livelli ottimali di colesterolo LDL a seconda del rischio cardiovascolare di ognuno. Infatti, lo stile di vita è il primo fra i fattori modificabili del rischio cerebro-cardiovascolare.
Lo hanno ricordato gli specialisti durante la giornata “Liberiamo la circolazione dal Colesterolo” a Roma. L’iniziativa, con il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo, è stata patrocinata dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce Italia ODV), Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore (Conacuore ODV), Fondazione Italiana per il cuore (FIPC), Società Italiana per lo studio dell’Aterosclerosi (S.I.S.A) e il sostegno di Roma Capitale.
Grazie allo stand presieduto da Federlazio i passanti hanno potuto effettuare controllo della pressione arteriosa, frequenza cardiaca, ecocardiogramma a una derivazione, misurazione della frequenza respiratoria.
La prevenzione del rischio cardiovascolare
“Ormai, grazie al progresso della ricerca medica, abbiamo a disposizione numerosi strumenti terapeutici per prevenire eventi cardiovascolari. Tuttavia solide evidenze scientifiche dimostrano che l’adesione attiva, convinta, e persistente a comportamenti salutari e all’assunzione dei farmaci prescritti ha un impatto molto importante sulla salute”, spiega il professor Alberico Catapano, Università degli studi di Milano e Multimedica IRCCS.
“Ancor meglio, aderendo e mantenendo stili di vita salutari lungo tutto il corso della vita, con accorgimenti semplici come una sana alimentazione, attività fisica adeguata, la rinuncia al fumo e la precoce identificazione di fattori di rischio cardiovascolari attraverso controlli periodici, possiamo nella maggior parte dei casi evitare che si instauri una patologia. Ma per raggiungere questo obiettivo bisogna perseverare nell’opera di sensibilizzazione ed educazione del pubblico”.
Il legame tra colesterolo, infarto e ictus
Le malattie cardio-cerebrovascolari comprendono varie condizioni, spesso asintomatiche, che colpiscono cuore e vasi sanguigni e sono caratterizzate da placche di grasso che si depositano all’interno delle pareti arteriose (aterosclerosi), determinando una riduzione o un’ostruzione del regolare flusso di sangue ai vari organi o tessuti.
La malattia coronarica, per esempio, riguarda i vasi sanguigni che irrorano il cuore e può tradursi in un’angina o infarto; mentre la malattia arteriosa periferica colpisce i vasi sanguigni che forniscono sangue alle estremità (quasi sempre a carico degli arti inferiori) che causa ischemia. Quest’ultima, malattia cerebrovascolare, può essere causata da aterosclerosi che colpisce i vasi sanguigni che arrivano al cervello e può tradursi in un ictus ischemico o in un attacco ischemico transitorio, quando l’interruzione del flusso sanguigno è temporanea.
Le dislipidemie importante fattore di rischio cardiovascolare
Le dislipidemie, sono alterazioni nella quantità di lipidi (grassi) nel sangue e sono un fattore di rischio di malattie cardio-cerebrovascolari. I lipidi viaggiano nel sangue legati a delle proteine, formando complessi lipoproteici differenti per densità, dimensione e composizione, tra cui il colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità (C-LDL) noto come colesterolo “cattivo” e il colesterolo lipoproteico ad alta densità (C-HDL) noto come colesterolo “buono”.
Per calcolare il rischio cardiovascolare occorre rivolgersi a uno specialista che potrà suggerire le strategie migliori da adottare per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo LDL ottimali.
Per chi è a rischio cardiovascolare (CV) estremamente elevato perchè ha avuto eventi multipli, infatti, i livelli di colesterolo LDL dovrebbero essere inferiori a 40 mg/dl.
In caso di rischio CV molto alto, la riduzione di C-LDL dovrà essere maggiore del 50% rispetto al basale, fino a raggiungere valori inferiori a 55 mg/dl. Chi è considerato a rischio CV alto, dovrà ottenere una riduzione maggiore del 50% rispetto al basale, fino a raggiungere livelli di C-LDL inferiori 70 mg/dl. Per coloro che sono considerati a rischio CV moderato i livelli target di C-LDL devono essere inferiori a 100 mg/dl, mentre chi è considerato a basso rischio deve mantenere i suoi livelli di colesterolo comunque inferiori a 116 mg/dl.