Tempo di lettura: 3 minutiIl dolore cronico, che molti considerano un sintomo, è invece una vera e propria malattia. Sono circa 100mila i campani che ne soffrono e poco meno di 3mila di questi pazienti vivono la drammatica esperienza del dolore disabilitante. A svelare questi dati è stato Arturo Cuomo (Direttore Anestesia, IRCCS Pascale, Napoli) all’interno del Forum del “Progetto Relief: una lotta nelle regioni, un’emergenza per la sanità”, evento regionale tenutosi a Napoli e promosso dalla testata Italian Health Policy Brief-IHPB con il supporto non condizionato di Grünenthal Italia. Ed è proprio il primario a chiarire che «per dare risposta a questi cittadini ed ai loro bisogni è necessario avviare urgentemente sul nostro territorio la Rete regionale per la gestione del dolore cronico». A definire il dolore cronico una malattia è stata la legge 38/2010 ed è grazie a questa legge se oggi si possono tracciare i contorni di un fenomeno che appare enorme. In Italia sono infatti circa 1milione le persone colpite e 200mila di queste con dolore debilitante. Nello specifico accompagna le cefalee e le cervicali, le fibromialgie e le osteoartriti, le neuropatie centrali e periferiche, il low back pain ed i pazienti con condizioni di dolore post Covid 19. Eppure – nonostante la sua diffusione, il suo impatto socio-economico e le norme esistenti per affrontarlo – il dolore cronico è ancora sottostimato, poco percepito ed identificato come patologia, ed ancor meno curato, nonostante l’esistenza di centri Hub and Spoke dedicati. Aldo Sterpone, General Manager di Grünenthal Italia, ha sottolineato l’impegno del gruppo «a trasformare quest’area, anche a networking collaborativi a livello regionali come il Progetto Relief. Il sostegno di Grunenthal nasce da questo e ha l’obiettivo ultimo di rispondere al bisogno di salute nell’area e di migliorare la gestione del dolore cronico».
NETWORK
Purtroppo negli ultimi anni si è registrata una scarsa attenzione verso questa problematica, al punto che gli addetti ai lavori considerano ormai indispensabile dar vita con urgenza alle Reti richieste dall’accordo Stato-Regioni del luglio 2020, strumento che può assicurare una corretta clinical governance della patologia ed un’integrazione tra centri hub/spoke e territorio, connettendo tra loro le competenze e monitorando i risultati. «L’accreditamento della Rete di terapia del dolore in Campania è il nostro obiettivo come esperti multidisciplinari», dice Cuomo, che è anche membro del board nazionale Relief. E sempre Cuomo propone l’acquisizione regionale delle 5 azioni irrinunciabili messe a punto dal Progetto Relief: «creare consapevolezza socio-politica e istituzionale sulla necessità di prendere in carico i pazienti con dolore cronico; creare gli organismi di coordinamento regionale; monitorare le cure e l’equità di accesso alle stesse; fornire formazione continua per le figure professionali coinvolte; comunicazione e informazione corretta per i cittadini, per gli operatori e per i media». A questi cinque punti programmatici è giunto, dopo oltre un anno e mezzo di lavoro, il board Relief composto da esperti su scala nazionale (anestesisti, medici di medicina generale, rappresentanti di cittadini…) di cui faceva parte anche Maria Caterina Pace (professoressa Anestesiologia, Uni. Vanvitelli) che ha sottolineato come “per attivare correttamente la Rete sia necessario avviare azioni di formazione multiprofessionale assicurando pertanto la presenza diffusa di personale dedicato e formato, capace di affiancare pazienti e loro caregiver in un’azione non occasionale ma rispondente ai Livelli essenziali di Assistenza”
LA REGIONE
Durante il forum Ugo Trama (Direttore politiche del Farmaco e Interventi Socio-Asistenziali della Regione Campania), ha assicurato l’attenzione regionale, confermando che «La Regione Campania intende avvalersi dei messaggi che gli esperti del Progetto Relief hanno messo a punto, riprendendo il percorso ad oggi interrotto del Coordinamento regionale sul Dolore cronico, partito alcuni anni fa, ma poi rallentato bruscamente anche a motivo del periodo pandemico. Non intendiamo abbandonare i cittadini e i pazienti del nostro territorio: sappiamo che ci sono migliaia di persone che attendono ascolto, cure, assistenza e siamo decisi a creare le condizioni affinché la rete regionale possa prendere forma e diventare operativa anche grazie a piattaforme tecnologiche in grado di condividere tra operatori sanitari e organizzazioni i bisogni di salute».