Non solo stelle che testimonino la bravura dei nostri chef, da oggi i ristoranti potranno avere il ‘bollino blu’ per essere a prova di allergie. Il bollino, infatti, garantisce sicurezza ai circa 5 milioni di italiani che soffrono di allergie a cibi o intolleranze. L’iniziativa, che è partita da Roma, ma sarà poi estesa in tutta Italia, prevede dei corsi ad hoc dedicati a chef e ristoratori. L’obiettivo è quello di fornire nuovi strumenti (oltre a quelli da cucina) per gestire al meglio gli avventori con allergie, offrendo loro menu sicuri. Ciò prevede anche la conoscenza delle procedure da attivare in caso di emergenza.
Insomma, gli chef italiani potranno esporre d’ora in poi anche il ‘bollino blu anti allergie’. L’iniziativa, con i primi corsi per educare ristoratori e gestori a ridurre al minimo i rischi per i clienti allergici, prenderà il via a fine aprile presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, coordinata da Domenico Schiavino, responsabile del Servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma, e si estenderà poi in tutta Italia. Organizzati dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), i corsi sono stati presentati in occasione del 30/mo congresso SIAAIC a Firenze. «È una esigenza che parte dalla consapevolezza che i pazienti sono in continuo aumento», ha spiegato Giorgio Walter Canonica, presidente SIAAIC.
Gli allergici ai cibi in Italia sono oltre 2 milioni, secondo i dati forniti durante il congresso, a cui si aggiungono altri 2 milioni di intolleranti a uno o più alimenti. Ma sono moltissime le forme di allergia al cibo che si stanno diffondendo: si stimano per esempio circa 5 milioni di allergici al nichel, un metallo contenuto in vari alimenti, ma anche circa 100.000 persone, in incremento, che non tollerano gli additivi alimentari. Gli chef verranno informati anche sui problemi posti dagli alimenti ‘nascosti’ nelle preparazioni in apparenza a prova di allergico, e verranno loro chiarite le reazioni crociate tra alimenti.
L’obiettivo dei corsi è anche quello di rispondere alla raccomandazione del Regolamento Europeo che suggerisce la presenza di personale formato ad affrontare le allergie tra gli addetti al pubblico. Il fine, concludono gli allergologi, è dunque andare oltre la semplice etichettatura dei 14 gruppi alimentari allergizzanti individuati dall’Ue e per cui è obbligatoria la segnalazione.