Nonna Iolanda, 101 anni, è pronta a tornare a casa dopo un intervento per ricomporre la frattura del femore. Una storia di buona sanità che arriva dall’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Accompagnata al Pronto soccorso di Contrada Amoretta per una caduta accidentale in casa, è stata ricoverata lunedì scorso nell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia e oggi, dopo pochissimi giorni, tornerà a casa. Operata mercoledì mattina, il giorno successivo si è già alzata dal letto di degenza e ha cominciato a fare i primi passi. Oggi potrà tornare nel quartiere “Palazza” di Forino dove vive da sempre e dove troverà ad accoglierla i suoi quattro figli e i 13 nipoti.
TEMPI RECORD
«L’intervento è perfettamente riuscito – spiega Antonio Medici, Direttore dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda “Moscati” – ed è stato eseguito entro le 48 ore previste dal protocollo. Nonostante la carenza di personale, il reparto, grazie alla grande professionalità e allo spirito di appartenenza di tutti gli operatori, riesce a dare risposte tempestive ed efficaci alla sempre più alta richiesta di assistenza». Un’intensa attività che non ha conosciuto pause nemmeno durante il periodo di lockdown: dei 108 interventi chirurgici eseguiti dagli ortopedici del “Moscati” nel corso della fase 1 dell’emergenza Coronavirus – nello specifico, dall’8 marzo al 3 maggio – ben 51 hanno riguardato frattura di femore. Un dato significativo, che ha consentito all’Unità operativa diretta da Medici di essere inserita nella top-ten, per numero ed esito di interventi chirurgici, di uno studio condotto dall’Università degli Studi di Pavia su circa 20 reparti di Ortopedia di altrettanti ospedali italiani pubblicato sulla prestigiosa rivista “International Orthopaedics” e relativo alle prestazioni svolte durante il picco dell’emergenza sanitaria. La storia di nonna Iolanda è di quelle che riempiono il cuore, soprattutto ora che negli occhi ci sono ancora le immagini di ospedali pieni e di tante, troppe morti per il Covid. Una storia che riaccende la speranza e ci ricorda la qualità di un sistema sanitario nazionale che resta ancora tra i migliori d’Europa e del mondo.