Si chiude oggi il Simposio FAO su “Agricultural Innovation for Family Farmers”: la tre giorni romana a cui ha preso parte anche il CREA. “Non si può fare innovazione senza tenere conto che nel mondo, così come in Italia, le aziende agricole familiari rappresentano la stragrande maggioranza del totale – ha detto il presidente CREA Salvatore Parlato – Per questo la ricerca deve impegnarsi a elaborare soluzioni per i grandi problemi dall’agricoltura mondiale, come per esempio il cambiamento climatico, che siano alla loro portata, facili da trasferire e da applicare”.
La partecipazione del CREA si colloca nell’ambito del Memorandum of Understanding, sottoscritto con la FAO dai principali quattro Enti di Ricerca che si occupano di agricoltura ed ambiente in Italia (CREA, CNR, ENEA, ISPRA) al fine di promuovere azioni concrete di cooperazione internazionale sul contrasto della fame e l’azzeramento della povertà, in collaborazione con la Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite. In questo quadro, gli Enti del Memorandum (siglato nel 2015) metteranno a disposizione 10 borse di studio per giovani ricercatori provenienti da Paesi in via di sviluppo, da formare presso le loro strutture di ricerca.
Nella 3 giorni romana, l’esperienza della ricerca CREA a sostegno dell’agricoltura familiare italiana, vero motore delle eccellenze made in Italy, è stata al centro di vari momenti. Sono state illustrate le innovazioni già trasferibili alle realtà produttive (agricoltura digitale, biotecnologie pulite, tecnologie per la trasformazione e conservazione dei prodotti alimentari, riciclo degli elementi nutritivi, processi a basso costo energetico, ecc.). Sono stati offerti prodotti della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’UNESCO.
Domani, invece, 50 delegati del Simposio, scelti dalla FAO, parteciperanno a una escursione tecnico-scientifica al polo CREA di Tor Mancina per visitare i Centri di ricerca di Zootecnia e Acquacoltura ed Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari nonché l’azienda agraria. Scopo della visita è anche quello di presentare alle organizzazioni internazionali le potenzialità che il polo tecnologico romano degli Enti di Ricerca ed in modo particolare quello di Tor Mancina può svolgere nel trasferimento dell’innovazione, innescando un percorso virtuoso di collaborazione tra Paesi in via di sviluppo e l’Italia.