L’ influenza colpisce duro, e sono sempre più i casi di contagio in Italia anche se, va detto, in modo più graduale rispetto alla scorsa stagione. Il numero degli italiani costretti a letto nell’ultima settimana considerata – quella dal 17 al 23 dicembre 2018 – si aggira infatti sui 225.000. Questo significa che dall’inizio della sorveglianza si è arrivati a circa 1.500.000 casi di influenza. I dati sono quelli che arrivano dalla sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali, elaborati dal Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità attraverso il bollettino Influnet. Il livello di incidenza in Italia è pari a 3,7 casi per mille assistiti. Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 11,1 casi per mille assistiti. Si va dunque, per la fascia di età pediatrica, verso un’intensità media dell’influenza, stabilita nella soglia pari a 12,89 casi per mille assistiti. Abruzzo e Sicilia tra le Regioni maggiormente colpite.
I ceppi
«Al momento, anche se siamo entrati nella fase epidemica – spiega il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss – l’andamento dei casi è più a rilento rispetto alla scorsa stagione, pur rilevandosi un loro aumento. I virus influenzali che stanno circolando maggiormente sono l’AH3N2, che colpisce maggiormente gli anziani, e l’AH1N1, virus che è stato responsabile della pandemia influenzale del 2009. Ma il fatto che l’aumento dei casi proceda più a rilento – chiarisce – può dipendere da vari fattori, come la suscettibilità della popolazione o la mutazione dei virus».
I vaccini
Anche la vaccinazione antinfluenzale, che quest’anno sembrerebbe aver registrato un aumento, può aver avuto un peso: «Non ci sono ancora dati definitivi – afferma Rezza – ma le scorte vaccinali si sono esaurite prima ed è probabile un maggior ricorso alla vaccinazione specie da parte degli anziani, e questo ha diminuito notevolmente il rischio di casi gravi. Dal momento che la maggioranza dei casi si registra però tra i bambini, che solitamente non vengono vaccinati, l’andamento lento nella circolazione dei virus non credo possa attribuirsi all’effetto della vaccinazione». Quanto al picco di casi, «se negli ultimi due anni si è registrato in anticipo agli inizi di gennaio, quest’anno arriverà probabilmente tra fine gennaio e inizi febbraio. Cruciali – rileva l’esperto – saranno però le prossime settimane con la riapertura delle scuole».