Lo stato di agitazione per i medici di famiglia, e più in generale per i medici di medicina generale, è stato deciso nel corso del congresso nazionale Fimmg in corso in Sardegna (a Villasimius). Sul tavolo la mancanza di risorse e i ritardi sul rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale e, più in generale, il timore per verso una professione che negli anni si è impoverita e ha perso di attrattività per i giovani.
La decisione
Ecco perché il Consiglio nazionale Fimm ha scelto di dare mandato al direttivo del sindacato per la dichiarazione dello stato di agitazione. Un mandato espresso con forza affidato al segretario generale Silvestro Scotti. In modo particolare, come detto, alla base della decisione, paventata già nelle scorse settimane, l’inaccettabile ritardo sulla definizione dell’atto di indirizzo, indispensabile per arrivare poi alla firma dell’Accordo collettivo nazionale (ACN) 2022 – 2024, ma anche l’assenza di risorse aggiuntive per il raggiungimento di obiettivi di politica sanitaria in riferimento ad un’assistenza di prossimità. Per questo il Consiglio nazionale si impegna alla mobilitazione attraverso il coinvolgimento assembleare delle sezioni provinciali del paese. «È imprescindibile e urgente la definizione dell’atto di indirizzo per avviare finalmente le trattative necessarie alla firma dell’ACN per il triennio 2022-2024», dice il segretario generale Silvestro Scotti.
Efficacia delle cure primarie
«La medicina generale, pilastro fondamentale del Servizio sanitario nazionale, ha affrontato negli ultimi anni sfide straordinarie, tra cui la pandemia e l’evoluzione costante delle esigenze sanitarie della popolazione. Per far fronte a queste sfide e garantire una presa in carico di prossimità moderna ed efficace, è fondamentale dotarsi di un quadro normativo e contrattuale aggiornato. Per la Fimmg, la programmazione asfittica che non va oltre il 2026 e l’assenza dell’atto di indirizzo rappresenta un ostacolo non solo per la categoria, ma per l’intero Servizio sanitario e per la qualità del servizio offerto ai cittadini. «Abbiamo bisogno di risposte concrete per poter mettere in atto le riforme necessarie, come l’integrazione della telemedicina, la digitalizzazione dei servizi, il potenziamento delle risorse per la medicina territoriale e una migliore tutela del lavoro dei medici di famiglia attraverso la loro organizzazione di offerta per gruppi di assistenza con personale e strumenti diagnostici», ricorda il leader Fimmg.
Il richiamo alla politica
Durissimo il richiamo che arriva dall’intera categoria al MEF e alla Conferenza delle Regioni, proprio per le questioni contrattuali. «Siamo pronti a batterci affinché la questione si definisca già nei prossimi mesi. Allo stato attuale i medici di medicina generale, che pagano in proprio tutte le spese legate alla professione, sono costretti con uno stipendio allineato al costo della vita del 2021, a supportare l’inflazione corrente. Non volevamo essere eroi in tempo di pandemia – conclude Scotti – non saremo vittime sacrificali ora. In assenza di risposte concrete, che devono arrivare soprattutto a tutela della salute dei cittadini, dallo stato di agitazione saremo pronti a dichiarare lo sciopero».
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