In Italia il caregiving familiare è nelle mani delle donne. Si trovano a dover mediare con le proprie necessità, i propri interessi e le proprie aspirazioni. Per quasi 9 donne su 10 questa è una realtà quotidiana e per 1 su 5 si tratta di un impegno sentito come gravoso, tanto da arrivare a trascurare persino la propria salute. E in alcuni casi sono lasciate sole nella gestione della propria malattia, anche se grave. Un terzo circa (28%) delle famiglie delle donne intervistate, ha almeno un soggetto bisognoso di accudimento. Nella maggior parte dei casi sono persone anziane, più o meno autosufficienti (20% in totale) ma in un caso su dieci si tratta di un malato grave o di un soggetto disabile. Il quadro emerge dall’evento di Farmindustria, in collaborazione con Onda, “Soprattutto donna! Valore e tutela del caregiver familiare” tenutosi ieri a Roma presso il Tempio di Adriano. Le donne ricoprono un ruolo sociale che produce risparmi economici per le casse dello Stato, hanno quindi bisogno, come risulta da un’indagine Ipsos, di un welfare che le aiuti a prendersi meglio cura della famiglia e ovviamente di se stesse.
“L’industria farmaceutica è consapevole del ruolo della donna – ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria –perché, da anni, è ‘rosa’: la quota femminile è del 42% sul totale, con punte di oltre il 50% nella R&S. Un dirigente su tre inoltre è donna, mentre negli altri settori la quota è di uno su dieci. Ecco perché le imprese si sono dotate di un welfare che permette di conciliare lavoro e vita privata. Abbiamo dimostrato di essere un settore innovativo – 4.0 – anche da questo punto di vista. Rispondiamo alle necessità attuali con strumenti diversi e flessibili e non ci accontentiamo. Vogliamo insistere sul fattore “D”, come donna. E trovare soluzioni concrete che possano essere di supporto alle donne”. “Si può fare di più e ne siamo consapevoli. Ma partiamo già da risultati incoraggianti. Le nostre aziende – ha concluso Scaccabarozzi – vogliono avere obiettivi sempre più ambiziosi e diventare un esempio da seguire. Tenaci e forti come le donne.”
I numeri
Su un campione di 800 donne adulte in Italia, soltanto per il 14% delle italiane di 18 anni ed oltre, il coinvolgimento come caregiver è nullo o quasi. Per l’altro 86%, con gradi diversi, è un impegno quotidiano. In generale, le necessità familiari che riguardano la salute, sono quasi sempre delle donne che sono presenti al momento della prevenzione (66%), vegliano sul percorso terapeutico (65%), sono l’interlocutore privilegiato del medico nella fase della diagnosi (58%), e della terapia (59%). L’incombenza è ancor più intensa quando si tratta della salute dei bambini. Persino quando è lei ad aver bisogno di cure spesso fa da sé, il livello di autonomia è nel 46% per i casi di problemi lievi di salute e nel 29% per gli eventi più gravi. Non solo: anche nel caregiving, il 68% delle donne si ‘arrangiano da sole’. Tutto ciò incide sulla soddisfazione personale (51% insoddisfatte, tra coloro che si occupano di un malato grave). Lo sforzo che il caregiving richiede loro fanno sì che la percezione delle donne rispetto allo stato delle politiche di welfare in Italia risulti arretrato quando confrontato al resto dell’Europa (per il 69% delle intervistate).
La crisi ha fatto la sua parte. Le italiane sono altresì consapevoli del fatto che il sistema così com’è non è sostenibile (46%) e pertanto la sua capacità di perequazione sociale è limitata (32%). Per metà delle intervistate (48%), il mondo dell’impresa potrebbe avere un ruolo positivo nel supporto. Tra le lavoratrici (circa il 40% delle intervistate) una lavoratrice su 4 (26%) non conosce il meccanismo, mentre circa un quarto (23%) dispone in azienda di una qualche misura di sostegno, ma solo il 7% ne fa uso e comunque lo giudica un’ottima misura di gestione del work-life balance.
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