Nel mondo 35% donne subisce forme di violenza. Il progetto dell’ISS
Un fenomeno “strutturale” quello della violenza di genere, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha definito un problema di salute globale e ha stimato che nel mondo il 35% delle donne subisce una qualche forma di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica da parte solitamente di partner, ex partner, familiari o comunque persona conosciuta. Le conseguenze di queste violenze possono perdurare per anni, coinvolgendo anche le persone che circondano la vittima (in primis i figli), compromettendone la salute fisica e mentale, la formazione scolastica, l’occupazione, nonché l’economia generale del Paese. In tale contesto è importante il Pronto Soccorso (PS) degli ospedali, in quanto rappresentano spesso il primo accesso della vittima ad una struttura sanitaria. Per questo il Ministero della Salute ha incaricato l’ISS, nello specifico l’Unità Operativa Ricerca psico-socio-sanitaria, Comunicazione, Formazione (UO RCF – Dipartimento Malattie Infettive) di condurre un Progetto di formazione per gli operatori sociosanitari dei PS impegnati in interventi di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza rivolti alle donne che subiscono violenza, in collaborazione con il Servizio Formazione (SF – Presidenza). Il percorso formativo a distanza (FAD), “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso l’attivazione delle reti territoriali”, condotto da entrambe le strutture dell’ISS, è indirizzato a tutti i professionisti dei PS, e sarà accessibile sulla piattaforma www.eduiss.it da oggi 29 gennaio fino a luglio 2020, impegnando oltre 640 PS collocati nelle Regioni e Province Autonome, con una stima di circa 20.000 operatori sociosanitari coinvolti.
Violenza di genere: un fenomeno diffuso
La violenza di genere è un fenomeno diffuso e con una pluralità di quadri clinici, è indispensabile, quindi, che ogni presidio ospedaliero dotato di PS formi/aggiorni i propri operatori e definisca i percorsi di accoglienza della donna maltrattata. “Non è sufficiente – ribadisce l’Iss – la sola competenza dei medici e degli infermieri nel riconoscimento dei segni d’allarme per identificare la violenza di genere, risulta altresì fondamentale creare un modello d’intervento coordinato, multidisciplinare, multi-professionale, inter-istituzionale che risponda in modo articolato e completo ai bisogni delle donne vittime di violenza. C’è necessità, in altre parole, di protezione fisica, di strutture d’accoglienza in emergenza, di aiuto sanitario, psicologico, legale, economico e di un accompagnamento in un nuovo progetto di vita che porti la donna a superare la violenza subita”.