Sonno perso per il lavoro danneggia la salute in vecchiaia
Le ore di sonno perse per il lavoro possono causare danni alla salute. In sostanza gli uomini d’affari di mezza età che hanno lavorato più di cinquanta ore settimanali e riposato meno di quarantasette, nella vecchiaia hanno più probabilità di avere problemi di salute. Lo afferma uno studio canadese pubblicato su Age and Ageing e diffuso da Reuters Health. ”I risultati sono in linea con quello che avevamo ipotizzato, ma non eravamo sicuri che saremmo stati in grado di rilevare queste associazioni a lungo termine”, ha commentato l’autrice principale dello studio, Mikaela Birgitta von Bonsdorff dell’Università di Jyvaskyla. La ricerca è stata svolta utilizzando i dati dell’Helsinki Businessmen Study per studiare lo stato di salute di oltre 3.000 uomini bianchi nati tra il 1919 e il 1934. La metà avevano dato informazioni sul loro stato di salute, sulle loro abitudini lavorative e sulla durata del loro sonno nel 1974, quindi quando avevano circa 50 anni, e poi ancora nel 2000. Negli anni lavorativi, quindi, quasi la metà del gruppo originario ha avuto quello che i ricercatori considerano un normale orario di lavoro di meno di 50 ore alla settimana, mentre 352 uomini hanno lavorato più di 50 ore alla settimana. È emerso che gli uomini con un lungo lavoro e sonno breve o lungo lavoro e un sonno normale, durante la mezza età, avevano punteggi più scarsi di funzionamento fisico, vitalità e salute in generale rispetto a quelli con orario normale di lavoro e con un sonno normale. “Dormire poco aumenta lo stress e la tensione, che sono aspetti importanti della qualità della vita e i problemi di sonno potrebbero essere correlati a uno stile di vita non sano – ha commentato von Bonsdorff. “Dormendo poco, si verificano cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi, oltre a una diminuzione della funzione immunitaria”, aggiunge Marco Tulio de Mello, Universidade Federal de Minas Gerais a Belo Horizonte (Brasile), non coinvolto nello studio. “Questo è uno studio interessante perché il follow-up è insolitamente lungo: 26 anni”, conclude Mika Kivimaki dell’University College di Londra, anch’egli non coinvolto nello studio.
Ci sono poi altri fattori frequenti che influiscono sulla qualità della salute, come le cattive abitudini di vita. Il fumo, ad esempio, spiega alcune associazioni con gli stati di salute in età avanzata.