Sclerosi multipla, oggi la diagnosi arriva prima
Per la Sclerosi multipla, una delle grandi differenze rispetto al passato è nella diagnosi della malattia, oggi più efficace grazie alla risonanza magnetica dell’encefalo e del midollo. «Un esame fondamentale – spiega il professor Carlo Pozzilli – perché ci permette di capire se sono presenti le placche di demielinizzazione, che sono tipiche della Sclerosi multipla. Il vantaggio è poter contare ormai su apparecchiature estremamente sofisticate, risonanze da 1,5 o 3 Tesla che ci permettono di individuare lesioni anche piccolissime in aree molto complesse come il midollo spinale». Uno dei problemi maggiori è legato al fatto che i pazienti arrivano spesso in ritardo rispetto all’esordio della malattia. Se è vero che le possibilità strumentali ci sono, altrettanto vero è che non sempre la risonanza viene chiesta per tempo, anche perché i sintomi dell’esordio possono essere i più vari.
«Uno dei più comuni – spiega Pozzilli – è un disturbo della vista. In questi casi il paziente si rivolge all’oculista, che solitamente richiede una risonanza magnetica e una visita neurologica». Il professore spiega che solitamente l’esordio della malattia si ha tra i 20 e 30 anni, ma alle volte la diagnosi arriva anche con 20 anni di ritardo. Casi limite sono quelli che riguardano pazienti completamente asintomatici. «Alle volte capita chela scoperta di placche arrivi casualmente, da una risonanza richiesta per altre ragioni».
Non è detto infatti che le lesioni determinino dei sintomi, è possibile che colpiscano zone del cervello “non parlanti”. Pozzilli ricorda ad esempio il caso di un paziente di 50 anni, che aveva la Sclerosi multipla da almeno 15 anni, ma che non sapeva di essere malato. Il problema grosso è che un cervello che è stato minato dalla malattia in giovane età ha poi negli anni una plasticità minore e non riesce più a sopperire alle lesioni. Ad ogni modo Pozzilli ricorda che «non tutte le forme di Sclerosi multipla sono gravi. Possono esserci forme silenti anche per tutta la vita. La sfida è riuscire ad arrivare ad una diagnosi sempre più precoce». Iniziare quanto prima la terapia è determinante e alla lunga fa la differenza.