PNRR, telemedicina per rispondere ai bisogni sul territorio
Non ci saranno tagli ai fondi previsti per le Case di Comunità. Lo ha da poco annunciato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, insieme allo spostamento di 500 milioni in più sulla telemedicina e 250 milioni in più sull’assistenza domiciliare dal PNRR. Dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale possono arrivare nuove opportunità anche per la divisione di compiti tra ospedale e territorio. A puntualizzarne l’importanza sono gli infettivologi della Simit, intervenuti sul tema dopo le dichiarazioni del ministro.
“Gli investimenti previsti in ambito tecnologico rappresentano un’opportunità da cogliere per favorire una maggiore attività sul territorio e per sgravare gli ospedali dalle numerose pressioni a cui sono sottoposti”. Lo ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, durante l’incontro: “Sanità pubblica del futuro tra ospedale e territorio” al Ministero della Salute, quarto appuntamento del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla SIMIT, con altre società scientifiche, l’Istituto Superiore di Sanità e associazioni di pazienti.
Lotta ai batteri resistenti agli antibiotici
“Il ruolo dell’infettivologo sul territorio può rivelarsi determinante nella prevenzione, negli screening o nella lotta ai batteri multiresistenti – ha spiegato il Prof. Claudio Mastroianni, Past President SIMIT. Può aiutare a identificare le situazioni a rischio di complicanze infettive con il fine ultimo di evitare l’ospedalizzazione. Questo processo si deve sviluppare in varie direzioni, seguendo a domicilio i pazienti che possono evitare ricoveri, collaborando con Medici di Medicina Generale e Igienisti per facilitare gli screening, monitorando patologie croniche come le infezioni da HIV”.
Gestire cronicità con telemedicina
Ricerca e operatività sono piani paralleli che comunicano, ma non sono confondibili e hanno regole diverse. Lo ha sottolineato il Prof. Francesco Gabbrielli, Direttore Generale Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecnologie, Istituto Superiore di Sanità Secondo questa visione. “L’ospedale del futuro sarà incentrato sull’emergenza, mentre il lavoro sulle patologie croniche sarà delocalizzato grazie alla telemedicina, con cui si costruirà un sistema diagnostico-terapeutico ad personam. Le regioni dovranno pertanto essere dotate di strumenti e capacità al passo coi tempi e dovranno provvedere alla formazione dei clinici e dei pazienti stessi”.
Device e controlli remoti, telemedicina è già realtà in cardiologia
La cardiologia è tra gli ambiti dove i progressi tecnologici trovano già maggiore applicazione. In questo campo la medicina si può definire con quattro “P”: preventiva, personalizzata, di precisione, predittiva. Lo ha ricordato il Prof. Marco Mazzanti, Expert on AI in Healthcare, Barts Heart Centre, London, UK, e di Antonino Nicosia, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Giovanni Paolo II, Ragusa, che ha lanciato la “Sicilian Academy” in Cardiologia Digitale che partirà dall’isola nel 2024 con una serie di incontri formativi sul territorio.
“Telemonitorare il paziente a domicilio significa poter vedere a distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturometria in vari momenti e valutare l’andamento della terapia, convocandolo in ospedale solo per reali necessità o controlli – spiega il Prof. Antonio Vittorino Gaddi. Si evitano così accessi inutili in ospedale, ricoveri non necessari, sovraffollamenti, riducendo anche le infezioni nosocomiali. Vi è poi il telecontrollo delle aritmie: oltre al classico holter, è possibile vedere gli episodi aritmici su un paziente con dispositivi elettronici come defibrillatori, pacemaker, loop recorder. I pazienti vengono dotati di un device collegato con wifi o bluetooth, per cui in caso di problemi i controlli remoti permettono di procedere a un’immediata convocazione in ospedale.
Il rischio di una riacutizzazione dello scompenso cardiaco può essere previsto anche con un anticipo di diverse settimane. La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi, permette con un clic di mettere a disposizione tutti i dati utili per i progressivi controlli. Vi sono poi i dispositivi indossabili, che sono già a disposizione. Con un tipo particolare di smartwatch, ad esempio, si può ottenere dovunque ci si trovi un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni, la cui attendibilità è stata confermata da studi scientifici”.
Digitalizzazione
Per arrivare sul territorio hanno un ruolo importante strutture diffuse come le farmacie, con l’utilizzo dei dati, ha ribadito il Prof. Andrea Gori, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Milano, Direttore Unità di Malattie Infettive 2° Divisione, ASST Fatebenefratelli Ospedale L. Sacco – Polo Universitario. Tuttavia, la disponibilità di un’enorme mole di dati non implica automaticamente che questi possano essere utilizzati in modo corretta. Per cercare una strada comune è stato costruttivo il dialogo con altre società scientifiche come la Società Italiana di Medicina generale e delle Cure Primarie.
Ricerca e impresa
La ricerca e il mondo dell’impresa giocano un ruolo nelle tante sfide, come quelle poste dall’antibiotico resistenza e dalle infezioni correlate all’assistenza disciplinate dal PNRR. La piattaforma software di Nomos, ad esempio, in una struttura sanitaria può correggere i comportamenti degli operatori rispetto alle attività quotidiane e normalizzare i dati e limitare l’uso poco previdente degli antibiotici. Inoltre digitalizza i flussi di lavoro per tenere sotto controllo interi processi: eventuali casi di infezioni correlate all’assistenza vengono così isolati e monitorati. Il futuro è già presente, ma resta da integrarlo in maniera omogenea sul territorio.